Sono gli Usa e la Gran Bretagna i Paesi che hanno per ora il primato della diffusione dei vaccini tra tutti gli Stati del mondo. A fronteggiarsi nel FarmaRisiko, dove le superpotenze stanno riscrivendo gli equilibri della geopolitica, al momento ci sono anche la Cina, la Russia e l’India. Ma attenzione, in questo gioco in cui in palio non ci sono solo le vite umane ma anche il ritmo e la consistenza della ripresa economica degli Stati, ciò che conta non è solo avere sviluppato un vaccino, ma anche aver contribuito a finanziarlo. Ed essere in grado di produrlo in massicce quantità, come fa l’India. Quella che segue è l’analisi della diffusione dei vaccini somministrati in 132 Paesi, equivalenti all’85% della popolazione mondiale.
Gli americani e i tre vaccini in campo: Pfizer, Moderna, Johnson & Johnson
Con tre vaccini in campo, gli Usa sono la vera superpotenza. Sono partiti per tempo, forti di cospicui finanziamenti pubblici e privati e dei migliori ricercatori, individuati anche fuori dai propri confini. È il caso dei coniugi tedeschi di origine turca Ugur Sahin e Özlem Türeci, fondatori di BioNTech. È l’azienda, specializzata nelle ricerche di immunoterapie contro i tumori, a cui l’americana Pfizer ha offerto un ricco accordo per lo sviluppo di un vaccino contro il Covid-19, finanziato anche dallo Stato tedesco e dalla Bei (la Banca europea degli investimenti). Il che spiega il favore riservatole dall’Ue e dalla Germania in particolare. Il vaccino Pzizer-BioNTech oggi è già somministrato in 77 Paesi, spesso in accoppiata con Moderna (presente in 32 Paesi): oltre a Usa, Canada, Australia e Nuova Zelanda, è stato scelto da tutti i Paesi europei, compresi quelli dell’Est, tranne la Moldavia e l’Ucraina che usano solo AstraZeneca, e San Marino che ha scelto il russo Sputnik. Questo vaccino è approdato anche alla Santa Sede.
È invece assente nel continente africano, tranne che in Rwanda, insieme con AstraZeneca e Moderna. Passando al Medio Oriente, Israele lo ha scelto con quello di Moderna, mentre è l’unico vaccino in Libano, Kuwait e Qatar. Così come in Giappone, Malesia e Singapore. Poco presente nel Centro-America (in Messico c’è ma con AstraZeneca e Sputnik), in Sud America non ha conquistato i Paesi più grandi, tranne la Colombia. Quanto alle isole, è la scelta esclusiva di Bermuda, Cayman e Turks e Caicos.
Il terzo vaccino Usa: Johnson & Johnson
Le recenti autorizzazioni del terzo vaccino Usa, lo Janssen di Johnson & Johnson, ne vedono l’utilizzo al momento solo negli Stati Uniti e in Sud Africa, ma molti Paesi lo hanno autorizzato, tra cui l’Italia.
Il vaccino inglese di AstraZeneca: il più utilizzato al mondo (merito del prezzo basso)
Sviluppato dallo Jenner Institute dell’Università di Oxford, prodotto e distribuito dall’azienda farmaceutica anglosvedese AstraZeneca, il vaccino inglese è al momento il più utilizzato al mondo, forte del prezzo più basso. Tra i 78 Paesi che ne stanno già facendo uso ci sono quasi tutti gli europei, anche dell’Est. A differenza degli americani, AstraZeneca è molto opzionato in Africa, dove ha conquistato sette sui 13 Paesi che hanno in corso le vaccinazioni, tra cui l’Angola, il Ghana, il Kenia, il Marocco (con il cinese SinoPharm), il Rwanda e l’Uganda.
È poco presente in Medio Oriente, tranne in Arabia Saudita con Pfizer-BioNTech, e nel Bahrain e negli Emirati (che hanno opzionato tutti i maggiori vaccini).
In Asia è stato adottato in India, Myanmar, Nepal, Bangladesh, Pakistan, Sri Lanka, Thailandia, Vietnam e Mongolia. Tra le isole, Antigua, Barbados, Maldive, Mauritius.
Il russo: il vaccino Sputnik è stato il primo registrato al mondo
È stato il primo vaccino al mondo registrato contro il Covid-19 nell’agosto scorso, grazie alla ricerca che il Centro Gamaleya aveva già fatto sull’Ebola e sulla Mers. Lo Sputnik al momento è stato autorizzato in quasi 50 Paesi ma è operativo in 18. L’Autorità europea (Ema) non gli ha dato il nullaosta: politicamente non c’è la volontà di foraggiare il regime di Vladimir Putin. Al momento viene iniettato oltre che a San Marino anche in Montenegro, in Serbia e in Ungheria, l’unico Paese al mondo in cui si utilizzano tutti i vaccini in circolazione. Sono molti i Paesi con regimi autoritari che l’hanno scelto: Algeria e Tunisia, Iran e Venezuela. È presente anche in Argentina, Bolivia e Paraguay.
L’Italia è l’unico Paese europeo che ha siglato un accordo per la produzione di dieci milioni di dosi di Sputnik. Questa rottura del fronte antirusso è stata accolta con freddezza dai maggiori Paesi Ue.
I dieci miliardi di dollari che la Russia incamererebbe dalla vendita ipotetica di un miliardo di dosi in tutto il mondo inquietano, considerando che eguagliano quasi il valore delle sue esportazioni di armi dello stesso periodo. Intanto il laboratorio siberiano Vektor ha registrato il secondo vaccino russo: l’EpiVacCorona.
I vaccini cinesi
Turchia, Egitto, Ungheria. Basterebbero questi tre Stati, che hanno accolto i vaccini cinesi SinoPharm e SinoVac, a dare la misura di come la Cina si muova offrendo alleanze a Paesi-chiave in quadranti strategici. In Sud America le esportazioni riguardano colossi come Argentina, Brasile e Perù. Nella propria area ha conquistato le Filippine, in rotta con l’alleato Usa per non avere avuto le dosi promesse di Pfizer-BioNTech, e l’Indonesia, altro partner Usa deluso, accanto a Thailandia, Laos e Cambogia. L’offensiva è tale che Stati Uniti e Giappone sono pronti a finanziare un miliardo di dosi, da produrre in India e far distribuire dall’Australia in tutto il Sud-Est asiatico.
L’india: due vaccini «nazionali» e la produzione del 60% dei vaccini mondiali
L’India ha elaborato un paio di vaccini con cui sta mettendo in sicurezza la propria popolazione (1,3 miliardi di abitanti) ma produce il 60% dei vaccini distribuiti nel mondo, in particolare AstraZeneca. Questo ne fa una potenza sullo scacchiere dei vaccini.
I vaccini e le tentazioni «autarchiche»
Una notazione a proposito dell’India, Cina e Stati Uniti: il fatto che la Cina produca la maggior parte delle molecole e dei principi attivi, che l’India produca il 60% dei vaccini mondiali e che gli Usa monopolizzino il settore dei bioreattori e dei materiali plastici necessari per i vaccini, spiega perché una loro torsione autarchica sarebbe foriera di seri problemi soprattutto per l’incauta Europa.
da il corriere.it