Dal quotidiano La Stampa
Articolo di Paolo Magliocco
Avete sentito dire qualcosa che non vi convince sul Covid19? Volete capire se l’informazione è affidabile? Scrivete una email a segnalazioni@lastampa.it mettendo nell’oggetto “Hai sentito l’ultima”. Raccoglieremo le vostre segnalazioni e cercheremo di dare una risposta più velocemente che si può. Ovviamente, non abbiamo una collezione di risposte: potrebbe volerci qualche giorno (sentiremo gli esperti del caso) e raggrupperemo per temi le segnalazioni più frequenti. Cercheremo di rispondere a tutti gli interrogativi.
La domanda dei lettori:
Da giorni gira sui social un’intervista a un virologo il quale sostiene che le mascherine non servono a nulla, perché le dimensioni del virus sono così minuscole da passare con facilità attraverso qualunque tessuto. “Sarebbe come – dice questo esperto – tentare di fermare una zanzara con un rete di recinzione”. E’ vero? E se è vero, perché il governo, la televisione e i giornali continuano a dire che dobbiamo tutti usare la mascherina?
Caro lettore,
le domande che lei pone sono molto importanti. Le risposte non sono semplici, ma tentiamo qui di riassumerle. Fornendo anche, come sempre faremo, tutti i link per approfondire e verificare le informazioni che diamo. Innanzitutto, bisogna chiarire la questione delle dimensioni del virus e della capacità di filtrarlo delle mascherine.
Il Coronavirus ha una struttura tondeggiante ed è piccolissimo: ha un diametro tra 50 e 200 nanometri, quindi al massimo è grande 0,0002 millimetri ovvero cinquemila volte più piccolo di un millimetro (si trova scritto in molti degli studi effettuati, come questo pubblicato dalla rivista medica The Lancet).
Dunque è vero che il virus è così piccolo che risulta difficilissimo bloccarlo. Però il virus non si sposta da solo. Quando esce dal nostro corpo lo fa a cavallo delle goccioline di saliva che fuoriescono insieme al fiato. Queste goccioline sono molto più grosse e dunque più facili da bloccare. Con il passare del tempo gli scienziati hanno cominciato a indagare sulla possibilità che il virus voli via anche attraverso goccioline più piccole, quelle che vengono definite aerosol.
L’indagine più importante condotta fino ad oggi è stata realizzata da un gruppo di ricercatori statunitensi in laboratorio che hanno fatto viaggiare il SARS-COV-2 su un aerosol inferiore ai 5 millesimi di millimetro di diametro cioè meno di 0,005 millimetri. Il risultato, pubblicato sul New England Journal of Medicine, è che il virus resta nell’aria anche per tre ore, seppure riducendo di almeno cento volte la propria presenza.
Per capire il significato di questo studio, però, bisogna tenere presente che nessuno sa se in realtà il virus venga emesso dalle persone anche sotto forma di aerosol. E neppure si sa “quanto” virus ci voglia per infettare una persona e se questa quantità sia uguale per tutti oppure no.
Le mascherine allora sono capaci di fermare il virus?
Bisogna distinguere subito tra le mascherine chirurgiche e quelle filtranti.
Le mascherine chirurgiche sono quelle fatte come una striscia di carta, spesso verde, ripiegata su se stessa. Come dice il nome, sono fatte soprattutto per i chirurghi e servono proprio a evitare che le goccioline di saliva presenti nel fiato dei medici in una sala operatoria finiscano magari sulla ferita aperta del paziente che stanno operando. Quindi, filtrano le goccioline di saliva, anche quelle che contengono il SARS-COV-2.
Il sito della Food and Drug Administration degli Stati Uniti (), cioè l’ente che si occupa di sicurezza alimentare e farmacologica, dice che lemaschere chirurgiche “se indossate correttamenente, aiutano a fermare le goccioline più grandi, schizzi, spruzzi, spray che possono contenere virus, evitando che raggiungano bocca e naso” e che possono anche aiutare a ridurre il rischio di esporre gli altri alla propria saliva e a ciò che viaggia con il nostro respiro. Però, aggiunge, proprio per il modo in cui sono progettate non bloccano o filtrano le particelle più piccole.
Vanno tenute presente, inoltre, altre considerazioni.
La prima è che queste mascherine non sono nemmeno vagamente ermetiche: una certa quantità di aria continua a passare sui lati e attorno al naso (la mascherina deve coprire anche il naso). La seconda è che il tessuto si impregna dell’umidità e diventa sempre più impermeabile, come ha spiegato in questo articolo il virologo Donato Greco. La terza è che non proteggono gli occhi, e anche le mucose degli occhi sembrano suscettibili all’infezione da SARS-COV-2. La quarta è che sarebbero da usare una sola volta: sono nate per quello.
Al contario, si può aggiungere che indossare una mascherina scoraggia dal toccare naso e bocca, evitando rischi di contagio.
La maschere filtranti
Le maschere filtranti hanno una efficacia molto maggiore. In Europa vengono identificate con le sigle FFP-1, FFP-2 e FFP-3. Questa è la classificazione della norma europea di riferimento (la UNI EN 149:2009) in cui vengono indicate nella traduzione italiana come “semimaschere filtranti antipolvere”. Tescicamente si tratta di un dispositivo che “copre il naso, la bocca e il mento e può avere una o più valvole di inspirazione e/o espirazione”. I numeri 1, 2 e 3 corrispondono ad altrettanti livelli minimi di filtraggio garantiti, sia in termini di tenuta, sia di dimensioni delle particelle filtrate. In particolare, le FFP-2 devono bloccare almeno il 94% degli aerosol e non far entrare più dell’8% di aria, quella che si infila dalle fessure tra maschera e viso, mentre le FFP-3 devono bloccare il 99% degli aerosol e far passare il 2% al massimo di aria non filtrata. La dimensione minima delle particelle che sono in grado di filtrare è attorno ai 5-6 millesimi di millimetro. Dunque riescono a bloccare quasi tutte le particelle, anche molto più piccole delle goccioline di saliva contenute nel respiro (l’aerosol usato nel laboratorio statunitense aveva però particelle ancora più piccole). Se poi compare la lettera R vuol dire che sono anche riutilizzabili, mentre NR significa che non lo sono.
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Uno studio pubblicato nel 2016 aveva stimato che le maschere FFP hanno una capacità di proteggere da 10 a 15 volte superiore rispetto alle mascherine chirurgiche. Negli Stati Uniti e altrove si usa la sigla N95, che significa, come dice di nuovo il sito della FDA, che una mascherina filtra il 95% di particelle fino a 3 millesimi di millimetro, circa la metà di quelle bloccate da FFP-2 e 3.
Usarle o no?
Per quello che riguarda l’ultima parte della sua domanda, non risulta che il governo e i giornali continuino a dire che dobbiamo usarle. Non tutti, almeno.
L’Organizzazione mondiale della sanità e l’Istituto Superiore di Sanità italiano indicano sui propri siti che l’uso delle mascherine è indicato solo per le persone che siano positive al Coronavirus, per proteggere gli altri, o per chi abbia a che fare con una persona positiva, per proteggersi. Il Centre for Diseases Control degli Stati Uniti (simile, come funzione, al nostro ISS) è più prudente e dice chi sta bene non c’è bisogno che usi la mascherina, a meno che abbia a che fare con un malato. Insomma, non è necessario usarle, ma neppure viene detto di non farlo.
I virologi sono divisi tra coloro che raccomandano di seguire le indicazioni di Oms e Iss e coloro che pensano che usare maggiore prudenza e indossarle quando si è in presenza di altre persone non sia una cattiva idea.
Gli ultimi studi, d’altra parte, parlano di almeno un 25% di persone positive che non sanno di esserlo perché non hanno sintomi. Lo studio effettuato su tutti gli abitanti di Vò, in Veneto, l’unico effettuato sull’intera popolazione di un Comune, realizzato dal professor Andrea Crisanti e dall’Università di Padova, ha rivelato che il 50% delle 90 persone positive non dichiaravano alcun sintomo della malattia.
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