Arch. Mariangela Martellotta da architetturaecosostenibile
La lana di vetro e la lana di roccia sono Fibre Artificiali Vetrose (FAV) e risultano tra i prodotti più diffusi per l’isolamento termico e acustico degli edifici. Il motivo della loro vasta diffusione è da rintracciare nelle loro ottime prestazioni termiche e acustiche, economicità e reperibilità, inattaccabilità da umidità, microrganismi e agenti chimici.
La sicurezza della lana di vetro e di roccia
Di recente il Ministero della Salute ha fatto luce sulla sicurezza dei materiali isolanti maggiormente diffusi al mondo, con la redazione di un testo dal titolo: “Le Fibre Artificiali Vetrose (FAV) – Linee guida per l’applicazione della normativa inerente ai rischi di esposizioni e le misure di prevenzione per la tutela della salute”.
Al momento non esistono prove certe che la lana di vetro e la lana di roccia siano sostanze cancerogene, tanto è vero che negli ultimi anni sono stati condotti diversi studi sugli addetti alla produzione delle lane minerali ma questi non dimostrano né patologie correlate all’apparato respiratorio né altri sintomi collegati a tumori. Anche l’International Agency for Research on Cancer (IARC) ha classificato le lane minerali come non cancerogene per gli esseri umani, ma ha classificato la lana di vetro per scopi speciali come possibile cancerogeno per gli esseri umani.
I requisiti di sicurezza delle fibre artificiali vetrose
Per verificare se una fibra artificiale vetrosa è o meno cancerogena, il Regolamento (CE) n.1272/2008 ha definito due parametri: il fattore della bio-solubilità e il diametro geometrico medio ponderale.
- Il fattore della bio-solubilità
Il fattore della bio-solubilità è descritto nella “Nota Q” del Regolamento CE. È stato stabilito che le fibre classificate come “bio-solubili” – quelle con alta concentrazione di ossidi alcalini e alcalino-terrosi – sono smaltite dall’organismo prima che causino effetti nocivi perché, come dice anche il termine, sono decomponibili in natura. Quando le fibre minerali rispondono in maniera positiva ai test di bio-solubilità vengono classificate come “non cancerogene”. Bisogna fare attenzione anche al contenuto di sostanze chimiche fra le quali gli ossidi alcalino terrosi che, sebbene come detto poc’anzi contribuiscano alla “bio-solubilità” delle lane, devono essere contenuti in quantità inferiori al 18%.
- Il diametro geometrico medio ponderale
Altro parametro cui far riferimento è il diametro geometrico medio ponderale che determina la respirabilità delle fibre: più piccole sono e più facilmente penetrano nelle vie respiratorie. Tale parametro è trattato nella “Nota R” del Regolamento per cui il valore del diametro geometrico medio ponderale deve essere superiore ai 6 micron.
In sintesi le fibre artificiali vetrose non sono considerate cancerogene se superano il fattore della bio-solubilità e hanno diametri geometrici medi ponderali superiori ai 6 micron.
Le prescrizioni per chi manipola lane di vetro o di roccia
La produzione della lana di vetro inizia con la fusione a 1400°C di composto di vetro riciclato (80%), silice, calcare, carbonato di sodio e boro. Dopo il passaggio nel forno, il mix viene centrifugato, impastato con resine ed inserito in un forno di polimerizzazione per consentire l’indurimento delle resine.
La produzione della lana di rocciainizia con la fusione a 1500°C di roccia basaltica, calcare, coke e “briquette” (che deriva dal mix di lana di roccia di riciclo con una pasta cementizia). L’impasto fuso è trasformato in fibre e cosparso di resina e olio e poi inserito in un forno di polimerizzazione dove il legante si indurisce.
In entrambi i casi, dopo il passaggio nel forno di polimerizzazione, la lana, sia di vetro che di roccia, può essere tagliata e imballata e inviata ai cantieri dove gli operatori si occuperanno della messa in opera.
Chi lavora in stabilimenti in cui si produce lana di vetro e di roccia e chi si occupa della messa in opera di questi materiali o chiunque debba manipolare lane minerali rispondenti alla “Nota Q” o alla “Nota R” (classificate come “non pericolose”), deve adeguarsi alle norme base di prudenza indicate dalle linee guida secondo le quali l’operatore deve indossare guanti e occhiali protettivi e idonei indumenti, oltre a una maschera protettiva contro la possibile inalazione di particolato.
Per quanto riguarda la fase di smaltimento delle lane minerali le Linee guida del Ministero attestano che tali rifiuti, se classificati come bio-solubili non rientrano nella casistica dei rifiuti pericolosi ma verranno trattati come “rifiuti speciali non pericolosi” – a volte anche gestibili in maniera ecosostenibile – il cui deposito deve avvenire in apposita discarica in celle simile a quella per i rifiuti inerti.
Come prescritto dalle Linee guida del Ministero della Salute, in occasione di eventuali lavori di ristrutturazione o di demolizione di parte di immobili, per essere sicuri che le lane minerali rinvenute non siano pericolose bisogna conoscerne la composizione chimica (tenore degli ossidi alcalino e alcalino terrosi e diametro delle fibre). In questi casi il progettista o l’impresa devono poter accertare la sussistenza di pericolosità dei materiali presenti in un cantiere pertanto, in diverse regioni d’Italia, vige la prassi che ci si possa rivolgere a laboratori pubblici e ad Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente per avere riscontri utili e attendibili.
Il parere del medico del lavoro
Dott Domenico Spinoso da medicitalia.it
Prendendo spunto da un recente consulto a cui ho risposto dal quale si evidenzia un diffuso timore, vorrei dare alcuni chiarimenti sulla paventata cancerogenicitá delle cosiddette fibre artificiali vetrose e nello specifico la lana di vetro e la lana di roccia che oggi risultano tra i prodotti più diffusi per l’isolamento termico e acustico.
L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) nel 2002 ha inserito le lane minerali nel Gruppo 3, cioè fra le sostanze “non classificabili quanto alla cancerogenicità per l’uomo”
Il Ministero della Salute ha redatto un testo dal titolo: “Le Fibre Artificiali Vetrose (FAV) – Linee guida per l’applicazione della normativa inerente ai rischi di esposizioni e le misure di prevenzione per la tutela della salute”.
Anche il Ministero conclude che al momento non esistono prove certe che la lana di vetro e la lana di roccia siano cancerogene.
Per verificare se una fibra artificiale vetrosa è o meno cancerogena, bisogna rifarsi a due parametri definiti dal Regolamento (CE) n.1272/2008: il fattore della bio-solubilità e il diametro geometrico medio ponderale.
Il fattore della bio-solubilità, descritto nella “Nota Q” del regolamento, stabilisce che le fibre classificate come “bio-solubili”, quelle cioè con alta concentrazione di ossidi alcalini e alcalino-terrosi, vengono smaltite dall’organismo prima che causino effetti nocivi.
Il diametro geometrico è il parametro che determina la respirabilità delle fibre: più piccole sono e più facilmente penetrano nelle vie respiratorie.
Tale parametro, trattato nella “Nota R” del Regolamento, deve essere superiore ai 6 micron per garantirne la sicurezza.
Quindi le fibre artificiali vetrose non sono considerate cancerogene se rispettano il fattore della bio-solubilità e hanno diametri geometrici medi ponderali superiori ai 6 micron.
In conclusione possiamo dunque dire che chi lavora in aziende di produzione, chi si occupa della posa in opera o comunque chi manipola lane di vetro o di roccia conformi alla “Nota Q” o alla “Nota R” (e quindi classificate come “non pericolose”), deve soltanto rispettare le norme base di prudenza (indossare guanti e occhiali protettivi e idonei indumenti, oltre a una maschera protettiva contro la possibile inalazione di particolato).
Anche in ambito hobbystico e del bricolage è necessario che gli interessati in fase di acquisto del materiale si assicurino che questo risponda ai requisiti di non pericolosità sopra richiamati e segua durante l’utilizzo, le norme base di prudenza come per gli operatori professionali.
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