News

“SALVO” PER IL MONITORAGGIO DEI LUOGHI DI LAVORO

Da teleborsa.it

Mettere insieme sistemi di localizzazione wireless, tecniche di intelligenza artificiale a basso costo energetico e sensori innovativi per rilevare gas nocivi e polveri sottili. Questa l’idea alla base di “Salvo”, il multisensore per il monitoraggio degli ambienti di lavoro che Enea, Università di Catania e STMicroelectronics svilupperanno nei prossimi tre anni nell’ottica della cosiddetta “Fabbrica Intelligente”.

La nuova tecnologia “intelligente”, in parte indossabile, per la sicurezza dei lavoratori e degli ambienti di lavoro – spiega Enea in una nota – prevede la realizzazione di un dispositivo multisensore da integrare in punti diversi dell’attrezzatura di lavoro in base alle specifiche necessità, a basso costo e connesso al cloud, che permetta il monitoraggio continuo del lavoratore in relazione all’ambiente in cui opera. Allo stesso tempo i dati acquisiti saranno fruibili sia al lavoratore stesso sia al management aziendale. Le informazioni fornite dai sensori, infatti, vengono inviate a una piattaforma di servizi IoT (Internet of Things) che permette di evidenziare situazioni di stress ambientale e possibili rischi per le persone, fornendo supporto decisionale a tutti soggetti coinvolti nel ciclo di produzione. Il dispositivo portatile potrà essere facilmente integrato in smart DPI (Dispostivi Protezioni Individuali), capaci di interagire in modo rapido e intuitivo con il lavoratore che li adopera. Grazie al monitoraggio in tempo reale delle condizioni ambientali relative ai processi produttivi, le informazioni disponibili – sottolinea Enea – consentiranno anche di migliorare il rapporto tra la fabbrica, l’ambiente e il territorio.

“L’Università di Catania – afferma Salvatore Baglio del Dipartimento di Ingegneria Elettrica Elettronica e Informatica, delegato del Rettore per la Ricerca Scientifica, Presidente della Bio-nanotech Research and Innovation Tower e responsabile scientifico del progetto Salvo per l’Università di Catania – ha un’ampia e consolidata esperienza nel campo dei microsensori e dei microsistemi realizzati con tecnologie integrate. Questo progetto rappresenta una sfida particolarmente ambiziosa e di natura fortemente multidiscplinare e riveste notevoli ricadute positive anche nei confronti dell’attuale emergenza pandemica, visto il ruolo negativo che gioca il particolato atmosferico nella diffusione del virus. Nel progetto, infatti, l’Università di Catania si occuperà dello sviluppo e della caratterizzazione di un innovativo sensore per la rilevazione e la misura del particolato atmosferico e il monitoraggio del grado di inquinamento da polveri sottili in maniera distribuita, utile alla verifica della salubrità degli ambienti di lavoro”.

“Enea nel campo dello sviluppo e della applicazione dei sensori chimici – aggiunge Girolamo Di Francia, responsabile del Laboratorio Sviluppo Applicazioni Digitali, Fotovoltaiche e Sensoristiche e responsabile del progetto Salvo per Enea – è partner privilegiato a livello mondiale di STMicroelectronics da circa un decennio. Il nodo multisensore che verrà realizzato riconoscerà situazioni di criticità ambientale, potenzialmente pericolose per il lavoratore e, coniugando queste informazioni con altre di tipo fisico, consentirà di mettere in atto azioni di mitigazione del rischio. Si tratta di un’innovativa tecnologia abilitante che, come già accaduto in tanti altri campi, permetterà la nascita di nuove applicazioni e di nuovi servizi con prevedibili ricadute positive sia sull’occupazione che sullo sviluppo di nuovi campi di studio”.

“STMicroelectronics – spiega Andrea Di Matteo, responsabile dei programmi finanziati (europei e nazionali) per la divisione Analog, Mems e Sensor (AMS) di ST in Italia e responsabile del progetto Salvo – è sensibile alle problematiche relative al miglioramento della sicurezza sul posto di lavoro. Come leader mondiale nelle tecnologie per l’IoT, ci è sembrato naturale provare a impiegare le competenze che abbiamo sviluppato negli ultimi decenni per lo sviluppo di un dispositivo intelligente di supporto al lavoratore all’interno del ciclo produttivo, migliorandone i livelli di sicurezza. Il progetto Salvo rappresenta un avanzamento delle tecnologie di progettazione e di processo di sensori per produzioni su larga scala nell’ambito dei sensori ambientali basati su tecnologia NDIR (non dispersive Infra-Red) e un nuovo sensore di particolato con riferimento alle particelle con diametro inferiore a 10um, definite particelle inalabili fortemente nocive per la salute dell’uomo”.

LE MASCHERINE RIDUCONO LA CARICA VIRALE DI 1000 VOLTE

Da Dottnet.it

Mascherine e distanziamento, misure centrali nel contrasto al nuovo coronavirus, potrebbero rivelarsi ancora più cruciali in questa seconda fase epidemica, sia al fine di contenere i contagi sia per ridurre la gravità della malattia. L’uso rigoroso delle mascherine e il rispetto del distanziamento fisico, infatti, abbassano di mille volte la carica virale del SarsCov2. A dimostrarlo è uno studio dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Vr) pubblicato su Clinical Microbiology and Infection e condotto su circa 400 casi di COVID-19.  Si è evidenziato che al diminuire dell’esposizione al contagio, la carica virale dei pazienti arrivati in Pronto Soccorso si è man mano ridotta fino a essere mille volte inferiore rispetto a marzo; in parallelo, anche la gravità della malattia si è ridotta.

Lo studio conferma dunque l’importanza di contenere l’esposizione al contagio: mantenere bassa la trasmissione del virus, avvertono i ricercatori, serve infatti anche a ridurre la carica virale con cui si può venire a contatto, diminuendo così la probabilità di comparsa di una malattia grave. Questo potrebbe rendere meno ‘pesante’ la seconda ondata di COVID-19, attutendo l’impatto sugli ospedali e i reparti di terapia intensiva. Lo studio è stato condotto su 373 casi di COVID-19 giunti nel Pronto Soccorso dell’ospedale Negrar fra il 1 marzo e il 31 maggio scorso. Per ciascun caso “è stato valutato il carico virale tramite tampone, quindi i pazienti sono stati seguiti per registrare la gravità dei sintomi e l’evoluzione della malattia – spiegano Dora Buonfrate e Chiara Piubelli, coordinatrici dello studio -. I dati raccolti indicano chiaramente che al diminuire della circolazione del Sars-Cov-2 grazie alle misure di contenimento, si è abbassata in parallelo e di ben mille volte la carica virale riscontrabile nei pazienti”. In altri termini, i casi arrivati in ospedale a maggio, quindi in un periodo di bassa esposizione al contagio, erano anche venuti a contatto con ‘dosi’ virali più basse e avevano meno Sars-Cov-2 in circolo nell’organismo, anche fino a mille volte meno rispetto ai pazienti ricoverati a marzo.

Questo ha portato i pazienti della tarda primavera a sviluppare COVID-19 in forma meno grave, come chiariscono Buonfrate e Piubelli: “A maggio i pazienti avevano in media sintomi di COVID-19 meno gravi e una minore probabilità di complicazioni; si è ridotta in parallelo la percentuale di malati che hanno avuto bisogno di terapia intensiva. Mantenere bassa la circolazione del virus e l’esposizione al contagio con l’uso di mascherine e il rispetto del distanziamento può perciò avere un impatto non solo sul numero assoluto di casi, ma anche indirettamente sulla severità dei casi stessi, contribuendo a mantenere i reparti COVID e quelli di terapia intensiva al di sotto della soglia critica di occupazione”. Gli sforzi per rispettare le norme anti-contagio, concludono le ricercatrici, “sono perciò fondamentali, perché possono realmente contribuire a rendere più gestibile la seconda ondata che stiamo vivendo, riducendo la pressione sul Sistema Sanitario Nazionale”.

 

fonte: Clinical Microbiology and Infection

L’UNIVERSITA’ DI BOLOGNA STUDIA UN INTEGRATORE ANTI-COVID

da ansa.it

Università di Bologna culla dell'atlantismo | Bye Bye Uncle Sam

Un integratore alimentare a base di ingredienti naturati alleato del sistema immunitario nella lotta al Coronavirus: a svilupparlo il progetto europeo ‘Spin’ (Spermidin and eugenol Integrator for contrasing incidence of coronavirus in Eu population), coordinato dall’Università di Bologna. L’iniziativa è promossa da Eit Food, la rete europea di imprese ed enti di ricerca e d’insegnamento che è tra i ‘bracci operativi’ dello European Institute for Innovation & Technology, e contribuisce in modo diretto alla risposta dell’Unione europea alla pandemia di Covid-19.

L’integratore, in via di sviluppo, punta ad aiutare l’azione del sistema immunitario nella lotta all’infezione da Coronavirus per la popolazione ad alto rischio: sarà ricco di spermidina, molecola ricavata dal germe del grano che ha un ruolo cruciale nel favorire l’autofagia, cioè il meccanismo grazie al quale si rimuovono i componenti cellulari danneggiati, e di eugenolo, un olio essenziale antivirale ad alto spettro che agisce diminuendo la capacità di replicazione dei virus. L’integratore è pensato come aiuto contro il Coronavirus finché non ci sarà un vaccino disponibile per tutti e anche in seguito, per mitigare la gravità dei sintomi e dei contagi attraverso un approccio antivirale naturale. Non avrà, sottolineano i ricercatori, il ruolo di potenziare o sostituire i vaccini in fase di sviluppo.

Il consorzio di studiosi è al lavoro per individuare le fonti di materie prime ad alto contenuto di spermidina e di eugenolo: le migliori fonti di principi attivi verranno elaborate per ottenere l’integratore.

GLI INTEGRATORI CHE RAFFORZANO IL SISTEMA IMMUNITARIO

Quali sono i cibi ‘amici’ che possono rafforzare le difese immunitarie e da preferire in questo periodo di emergenza sanitaria da coronavirus? Le risposte dell’esperta

Avere un sistema immunitario efficiente è fondamentale per difenderci dalle malattie e dalle infezioni. Questo vale sempre, ma ancora di più in un periodo di emergenza sanitaria come quella che stiamo vivendo.

Cosa si può fare per alzare le nostre difese immunitarie? Quali sono gli alimenti e le sostanze utili che non dovrebbero mancare nella nostra alimentazione?

Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Claudia Delpiano, dietista e biologa nutrizionista del Centro per i disturbi alimentari del Policlinico San Pietro.

Echinacea | Benefici, Immunità, Bellezza della Pelle

Alimentazione e sistema immunitario: un legame molto stretto

“La più importante difesa che abbiamo contro i virus, in assenza di farmaci inibitori – spiega la dottoressa –  è il nostro sistema immunitario. È noto che la nutrizione svolge un ruolo essenziale nello sviluppo e mantenimento del sistema immunitario.

Da un lato, le carenze nutrizionali possono compromettere la risposta immunitaria e rendere la persona maggiormente esposta alle infezioni.

D’altro, un buono stato nutrizionale può prevenire la comparsa di malattie (non solo infettive) e l’immunodepressione”.

La funzione importante degli antiossidanti

“La resistenza alle infezioni (che possono essere causate da virus o batteri) – continua l’esperta – può essere migliorata fornendo all’organismo antiossidanti.

Gli antiossidanti sono molecole che aiutano a difendersi dall’attacco di agenti nocivi e dallo stato di stress ossidativo (processo che porta alla formazione di radicali liberi ovvero molecole dannose).

Essi, infatti, sono in grado di prevenire o riparare i danni prodotti dai radicali liberi.

Gli antiossidanti più potenti sono:

  • il Glutatione: prodotto dal nostro organismo, si trova anche in alcuni vegetali tra cui l’asparago, l’avocado, gli spinaci, le pesche e le mele. Ci sono poi alimenti in grado di stimolare la produzione di Glutatione tra cui quelli ricchi di Selenio: aringhe, sarde, tuorlo d’uovo e senape, aglio, cipolla, frutta e verdura di colore rosso, latte e carne;
  • la Vitamina C: le principali fonti sono coriandolo ed erba cipollina, uva, peperoni, peperoncino, ribes nero, timo fresco, prezzemolo, rucola, crucifere (cavolo, cime di rapa, verza, broccoli), kiwi e agrumi;
  • la Vitamina E: ne sono ricchi gli oli vegetali (arachidi, mais, girasole, olio extravergine di oliva), avocado, nocciole, arachidi, cereali integrali, semi di girasole, mandorle, curry, origano, avocado, kiwi;
  • la Vitamina D:  gli alimenti di origine animale più ricchi sono l’olio di fegato di merluzzo, i pesci grassi (sgombro, sardina, tonno e salmone), gamberi, tuorlo d’uovo, formaggi e burro. I funghi rappresentano l’unica fonte vegetale;
  • il B-Carotene (precursore della Vitamina A): si trova maggiormente nell’olio di fegato di merluzzo, fegato, peperoncino, carote, albicocche secche, zucca, prezzemolo, pomodori maturi, broccolo e cavolo verde”.

FITOTERAPIA - Dottor Vito Pipino

Gli altri alleati

Ci sono poi anche altri micronutrienti utili a mantenere il sistema immunitario efficiente e pronto a reagire alle “aggressioni” esterne, ovvero:

  • Vitamina B6 che si trova in cereali e farine integrali, avocado, spinaci, broccoli, frutta secca;
  • Vitamina B12 in uova, latte e formaggi, frutti di mare e pesci grassi;
  • Selenio e Zinco, metalli importanti per la loro attività antiossidante, si trovano in pesce e carne, grano e avena, legumi;
  • Ferro (in carne bovina, uova, lenticchie, acciughe, sarda, tonno) e Rame (contenuto nel fegato, funghi, lenticchie, mandorle) per la loro partecipazione all’immunità cellulare e alla produzione di anticorpi (cioè proteine prodotte dal sistema immunitario in grado di riconoscere e neutralizzare gli agenti estranei e pericolosi);
  • Glutammina: aminoacido indispensabile per la sintesi di Glutatione ( in uova, riso e latte);
  • Arginina: aminoacido che si trova nella frutta secca, uova, pesce, carne e legumi.

Probiotici e prebiotici per un intestino sano

Delle difese immunitarie forti passano anche da un intestino sano: “Non da ultimo – approfondisce la dottoressa –  è importante mantenere l’intestino in salute.

È nota da tempo la relazione tra l’efficacia di risposta del sistema immunitario e lo stato di salute del microbiota intestinale.

Per mantenere in equilibrio (eubiosi) l’intestino è necessario assumere regolarmente alimenti cosiddetti probiotici (microorganismi, soprattutto batteri, viventi e attivi).

Fonti naturali di probiotici sono:

  • lo yogurt e il kefir (si possono anche preparare in casa evitando così zuccheri e conservanti impiegati dall’industria alimentare);
  • crauti;
  • il tempeh;
  • la soia fermentata.

Per vivere e proliferare, i probiotici hanno bisogno di un corretto nutrimento, ovvero di prebiotici, fibre alimentari non digeribili (FOS), che si trovano in alcuni alimenti in particolare:

  • porro;
  • aglio;
  • cipolla;
  • fagioli; 
  • banane;
  • farina di frumento”.

La Papaya fermentata e l’Echinacea

“Infine – aggiunge la dietista – numerosi studi scientifici hanno dimostrato che alcuni principi attivi estratti dalle piante, come la Papaya fermentata e l’Echinacea possono modulare e stimolare le difese immunitarie.

L’Echinacea, inoltre, aumenta la flora batterica intestinale è può essere usata in sinergia con i probiotici in quanto ne potenzia l’efficacia”.

Quando ricorrere agli integratori

Spesso solo con l’alimentazione non si riesce ad assumere queste sostanze in quantità adeguate. Ecco allora che si ricorre agli integratori.

“Attenzione, però – avverte la Dottoressa Delpiano –  ogni supplementazione attraverso l’assunzione di integratori alimentari, soprattutto se finalizzata all’immunostimolazione, deve essere rigorosamente personalizzata e gestita da personale medico.

Nessun supplemento, infatti, potrà mai compensare uno squilibrio nutrizionale di fondo, soprattutto se si vuole ottenere un effetto rapido, e la vera prevenzione non potrà mai essere un trattamento generalizzato di massa.

Ogni persona è diversa dall’altra e presenta una capacità di risposta individuale molto variabile”.

TRATTO DA grupposandonato.it

GUIDA ALLE MASCHERINE CHIRURGICHE E FACCIALI

Le mascherine protettive sono purtroppo diventate in pochi mesi un accessorio comune a tutti ma imprescindibile. Tutti quanti e non solo gli operatori della sicurezza sanno ormai  del significato di “mascherina chirurgica” e di “mascherina ffp2” ma purtroppo molti comuni cittadini sono convinti che le mascherine chirurgiche siano un mezzo di protezione adeguato in tutte le situazioni. Invece le mascherine chirurgiche, proprio perché dispositivi medici nati peró per proteggere il paziente da infezioni e non tanto il medico, hanno evidenti limiti di protezione in situazioni critiche. Riportiamo uno schema per fare un po’ di chiarezza sperando di essere utili.

 

Maschere chirurgiche e di protezione devono necessariamente rispettare le normative e i regolamenti in vigore nel Paese.

MASCHERE CHIRURGICHE(PROTEGGONO PREVALENTEMENTE GLI ALTRI)

 

  • Maschere chirurgiche: queste maschere vengono testate nel senso dell’espirazione, ossia dall’interno verso l’esterno. I test valutano l’efficacia della filtrazione batterica e permettono di stabilire la conformità delle mascherine con le seguenti normative:
    • Normativa europea EN 14683: in base a questa normativa il livello di efficacia di una mascherina può essere di quattro tipi: tipo I, tipo II, tipo IR e tipo IIR.
      • Tipo I: efficacia di filtrazione batterica superiore al 95%.
      • Tipo II: efficacia di filtrazione batterica superiore al 98%.
      • Tipo R: la normativa europea prevede anche un test di resistenza alla proiezione, in base al quale le mascherine possono essere di tipo IR e IIR. Le mascherine IIR sono quelle più RESISTENTI. Noi consigliamo queste ultime
    • Negli Stati Uniti le maschere chirurgiche devono devono essere soddisfare gli standard previsti dalla normativa ASTM, la quale prevede tre livelli di protezione:
      • Livello 1: basso rischio di esposizione ai fluidi.
      • Livello 2: rischio moderato di esposizione ai fluidi
      • Livello 3: alto rischio di esposizione ai fluidi.
  • MASCHERE DI PROTEZIONE( PROTEGGONO L’OPERATORE E SE SENZA FILTRO GLI ALTRI) 

  • Maschere di protezione: queste mascherine vengono testate nel senso dell’ispirazione, ossia dall’esterno verso l’esterno. I test a cui sono sottoposte valutano l’efficacia del filtro e la tenuta verso l’interno della mascherina.
    • Normativa europea EN 149:2001: in base a questa normativa gli apparecchi monouso di protezione delle vie respiratorie che sono in grado di filtrare le particelle si dividono in tre classi:
      • FFP1: filtrazione minima dell’80% e penetrazione all’interno non superiore al 22%. Si tratta di dispositivi utilizzati principalmente come maschere antipolvere (bricolage e altri lavori).
      • FFP2: filtrazione minima del 94% e penetrazione all’interno non superiore all’8%. Sono dispositivi utilizzati principalmente nell’edilizia, nell’agricoltura, nell’industria farmaceutica e dal personale sanitario contro i virus influenzali, l’influenza aviaria, la SARS, la peste polmonare, la tubercolosi e, più recentemente, il COVID-19, impropriamente chiamato “coronavirus”.
      • FFP3: filtrazione minima del 99% e penetrazione all’interno inferiore al 2%. Le maschere FFP3 sono quelle che offrono la migliore efficacia di filtrazione e proteggono anche contro particelle molto fini, come quelle di AMIANTO o virus. 
    • Normativa americana: negli Stati Uniti le maschere di protezione respiratoria devono rispettare i requisiti stabiliti dal NIOSH (National Institute for Occupational Safety and Health). Questa normativa prevede che le maschere vengano classificate in base al loro grado di resistenza all’olio, rappresentato, a seconda della classe, dalla lettera N, R o P. Il numero che segue queste lettere indica invece la percentuale di filtrazione delle particelle in sospensione. Le maschere di protezione, di conseguenza, possono essere suddivise in:
      • Classe N: nessuna resistenza all’olio. All’interno di questa classe, si possono distinguere mascherine di tipo N95, N99 e N100.
      • Classe R: resistenza all’olio non superiore a 8 ore. All’interno di questa classe, si possono distinguere mascherine di tipo R95, R99 e R100.
      • Classe P: resistenza totale all’olio. All’interno di questa classe, si possono distinguere mascherine di tipo P95, P99 e P100.

Mascherine chirurgiche:

  • EN 14683: Tipo I, tipo II, tipo R
  • ASTM: Livello 1, 2 e 3

Maschere di protezione:

  • EN 149: FFP1, FFP2, FFP3
  • NIOSH: Classe N, Classe R, Classe P

Quali sono le mascherine che proteggono contro le malattie contagiose e i virus?

Qualora rischino di entrare in contatto con persone affette da malattie contagiose, comprese quelle di origine virale, gli operatori sanitari devono indossare maschere che offrono loro un adeguato livello di protezione. Qui di seguito esaminiamo i casi specifici di tubercolosi, coronavirus, SARS e H1N1 e attacchi biologici.

  • Tubercolosi:
    • Paziente con tubercolosi in fase contagiosa: è necessario indossare una maschera chirurgica per evitare che le goccioline di saliva o le secrezioni delle vie aeree superiori proiettate durante l’espirazione contaminino l’ambiente e le persone che si trovano nelle vicinanze del paziente.
    • Operatori sanitari e visitatori: devono indossare almeno una maschera di protezione FFP1, oppure, in caso di tubercolosi multiresistente o di situazione ad alto rischio (intubazione, procedure di tosse, ecc.), una maschera di protezione FFP2.
  • CODIV-19  SARS2-Cov:
    • Paziente infetto: al minimo sospetto di contagio, il paziente dovrà iniziare ad indossare una maschera chirurgica.
    • Personale medico-sanitario: deve indossare come minimo una maschera di protezione di classe FFP2, oppure, qualora esista il rischio di un contatto con pazienti infetti o potenzialmente infetti, una mascherina FFP3 al fine di ottenere la massima filtrazione di particelle e aerosol.

D-HEART ELETTRO CARDIOGRAMMA PREMIATO

 

Da 01health.it

D-Heart ha ricevuto il Premio Compasso d’Oro 2020 dell’Associazione di Design Industriale per il dispositivo ECG portatile a 8/12 derivazioni, progettato in collaborazione con Design Group Italia.

D-Heart è un elettrocardiografo a 8/12 derivazioni per smartphone e tablet, clinicamente affidabile e portatile.

Consente a chiunque di eseguire un ECG di livello ospedaliero in totale autonomia e di inviare i risultati al servizio di telecardiologia attivo24 ore su 24, 7 giorni su 7.

D-Heart si basa su due valori: semplicità di utilizzo per il paziente e affidabilità dei dati per il medico, perché garantisce le stesse prestazioni degli elettrocardiografi ospedalieri, essendo certificato e validato clinicamente.

Tramite l’app per smartphone e tablet, collegata al dispositivo, D-Heart permette di registrare un ECG a 8 derivazioni da parte del paziente e un ECG a 12 derivazioni da parte dell’operatore sanitario.

Con un unico prodotto si possono così realizzare due diversi casi d’uso: soluzione per il paziente cronico, che non possiede particolari competenze mediche, e per il personale sanitario, come un medico di base, un infermiere, un farmacista.

Queste, infatti, le motivazioni che hanno indotto la giuria ad assegnare il premio: “D- Heart rende familiare la tecnologia medica e la traspone nella vita quotidiana. Non fa paura e permette al paziente di essere seguito a distanza”.

Il premio Compasso d’Oro dell’Associazione di Design Industriale è nato nel 1954, ideato da Giò Ponti. È uno dei più antichi e prestigiosi premi di design al mondo. Premia personalità, organizzazioni o aziende che si sono distinte per innovazione e creatività nel campo del design. Giunta alla 26esima edizione, quest’anno sono stati 18 i vincitori e 38 le menzioni d’onore.

NUOVO DPCM :LE FAQ SU QUARANTENA E SMART WORKING

Da il sole24ore

QUARANTENA

Sono un positivo asintomatico al Covid. A quali regole devo attenermi?

Le nuove regole ridefinite dal Comitato tecnico scientifico dell’11 ottobre 2020 hanno abbreviato a 10 giorni il periodo di isolamento. Dovrà fare alla fine di questo periodo di quarantena un tampone molecolare unico che dovrà risultare negativo per essere fuori dall’isolamento.

Sono un positivo sintomatico. Quali sono le nuove disposizioni?

Le nuove regole ridefinite dal Comitato tecnico scientifico dell’11 ottobre 2020 hanno abbreviato a 10 giorni il periodo di isolamento, dei quali gli ultimi tre devono essere in completa assenza di sintomi. Al termine della quarantena è necessario effettuare un tampone molecolare unico che dovrà essere negativo.

Sono positivo asintomatico e non mi negativizzo. Che percorso mi aspetta?

L’isolamento nel suo caso è di almeno 21 giorni, con riscontro di positività al test molecolare al 10° e al 17° giorno. Il Comitato tecnico scientifico ha reso noto che in questi casi l’isolamento si interrompe al 21° giorno «in quanto le evidenza disponibili non documentano alcun caso di presenza di virus competente per la replicazione».

Il mio compagno è positivo al Covid-19. Che devo fare?

Per i contatti stretti è previsto un isolamento fiduciario di 10 giorni più il tampone antigenico rapido o molecolare

Cosa si intende per contatti stretti di un positivo al Covid-19?

Per “contatto stretto” di un caso positivo di Covid-19, in base alle indicazioni del ministero della Salute, si intende: 1) una persona che vive nella stessa casa di un positivo; 2) una persona che ha avuto un contatto fisico diretto col positivo (per esempio una stretta di mano): 3) una persona che ha avuto un contatto diretto non protetto con le secrezioni di un caso positivo: ad esempio ha toccato a mani nude fazzoletti di carta usati; 4) una persona che ha avuto un contatto diretto – faccia a faccia – con un caso positivo, a distanza inferiore ai due metri e per almeno 15 minuti; 5) una persona che si è trovata in un ambiente chiuso – come un’ aula, una sala riunioni, la sala d’attesa dell’ospedale – con un caso Covid-19 in assenza di dispositivi di protezione idonei; 6) un operatore sanitario o altra persona che fornisce assistenza diretta a un caso Covid-19 o personale di laboratorio addetto alla manipolazione di campioni di un caso Covid-19 senza l’impiego dei dispositivi di protezione raccomandati o mediante l’utilizzo di dispositivi di protezione non idonei; 7) una persona che ha viaggiato seduta in treno, aereo o qualsiasi altro mezzo di trasporto entro due posti in qualsiasi direzione rispetto a un caso Covid-19; 8) sono contatti stretti anche i compagni di viaggio e il personale addetto alla sezione dell’aereo o del treno dove il caso indice era seduto.Inoltre il ministero segnala che «gli operatori sanitari, sulla base di valutazioni individuali del rischio, possono ritenere che alcune persone, a prescindere dalla durata e dal setting in cui è avvenuto il contatto, abbiano avuto un’esposizione ad alto rischio».

SMART WORKING

È possibile continuare a lavorare in smart working?

Il provvedimento ampliare lo smart working al 70-75%, per ridurre non solo le occasioni di contatto ma anche gli spostamenti. Il “lavoro agile” in forma semplificata potrebbe essere applicato per tutta la durata dello stato di emergenza (attualmente prorogato al 31 gennaio). L’esecutivo punta anche ad aumentare il ricorso al lavoro da remoto per la pubblica amministrazione portando al 70% le attività degli uffici pubblici da svolgere da casa. Da settembre per i dipendenti pubblici era iniziato il rientro e le attività da svolgere in remoto si fermavano al 50% del personale, se compatibile con il tipo di mansione svolta.

MASCHERINE AL LAVORO SONO OBBLIGATORIE?

Da ilsole24ore.it

Proroga della versione “semplificata” dello smart working, fruibile in un numero maggiore di situazioni, e utilizzo rafforzato delle mascherine. Le regole anti covid relative alle attività lavorative registrano alcune novità per effetto di due provvedimenti, uno già in vigore mentre l’altro lo sarà a breve.

Il decreto legge 125/2020 proroga al 31 dicembre di quest’anno (e non al 31 gennaio 2021 che è invece la nuova scadenza dello stato di emergenza) la facoltà del datore di lavoro di disporre l’attività in modalità agile senza necessità di accordo individuale con il dipendente e l’utilizzo della procedura semplificata per la relativa notifica al ministero del Lavoro.

Tuttavia su questo fronte è opportuno tener presente che la conversione in legge del decreto agosto, che avverrà nei prossimi giorni, consente ai genitori di lavorare da remoto (o in alternativa di fruire di un congedo indennizzato al 50% della retribuzione) se il figlio under 14 viene posto in quarantena per un contatto con un positivo avvenuto a scuola (già previsto nel Dl in vigore) o durante l’attività sportiva o ricreativa (novità apportata dalla conversione in legge).
Come precisato dalla circolare 115/2020 dell’Inps, smart working o congedo possono essere usati senza limite, entro il 31 dicembre, per tutta la durata della quarantena, anche in caso di proroga o ripetizione della stessa nel tempo e per figli differenti. A fronte della diffusione crescente di contagi e conseguenti misure di isolamento preventivo in ambito scolastico, questa disposizione può incidere in misura consistente e imprevedibile sulla presenza dei dipendenti in azienda o anche da remoto.

Sempre la conversione in legge del decreto agosto estenderà fino al 30 giugno 2021 il diritto allo smart working per i genitori di figli con disabilità grave, mentre dal 16 ottobre e fino al 31 dicembre per i lavoratori “fragili” lo smart working sarà la regola, anche ricorrendo all’assegnazione a mansioni diverse da quelle svolte in presenza, purché rientranti nella stessa categoria o area di inquadramento previste dai contratti collettivi.

Le nuove regole sulle mascherine

Quanto alle mascherine, il Dl 125/2020 prevede l’obbligo di indossarle nei luoghi chiusi diversi dalle abitazioni private, ma al contempo fa salvi i protocolli per le attività economiche e produttive, amministrative e sociali. E il protocollo del 24 aprile per il contrasto del Covid negli ambienti di lavoro indica l’obbligo di mascherina quando non si può garantire la distanza di almeno un metro.

L’obbligo di indossare la mascherina nei luoghi chiusi diversi dalle abitazioni private, previsto dal Dl 125/2020 in tutti casi in cui non sia possibile garantire in modo continuativo l’isolamento rispetto alle altre persone (concetto ben diverso dal mero distanziamento), non sembra estendersi automaticamente ai luoghi di lavoro – osserva l’avvocato giuslavorista Aldo Bottini – . Per questi ultimi, infatti, vengono fatte espressamente salve le previsioni dei protocolli anti contagio, che in molti casi prevedono l’obbligo di mascherina solo dove non sia possibile il distanziamento minimo. Da un punto di vista di interpretazione letterale della norma, non sembra possibile una diversa lettura. Ciò non esclude che, in un’ottica di massima prudenza e di coerenza del sistema, si possa ritenere opportuno prevedere più rigorose procedure sull’uso delle mascherine nei luoghi di lavoro».

Invece è venuto meno, già da agosto, l’obbligo di sorveglianza sanitaria eccezionale, che comportava il ricorso al medico competente anche da parte delle aziende che, in via ordinaria, non vi erano tenute. Ciò non cancella, però, la necessità che il datore di lavoro effettui la sorveglianza sanitaria per i dipendenti con particolari situazioni di fragilità, nonché a fronte di espressa richiesta del lavoratore e se il medico la ritiene correlata ai rischi lavorativi.