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VISITA INAIL PER LAVORATORI ” FRAGILI”

Fermo restando quanto previsto per lo svolgimento in sicurezza delle attività produttive e commerciali in relazione al rischio di contagio, l’art. 83 d.l. 34 del 19 maggio 2020 prevede che i datori di lavoro pubblici e privati assicurano la sorveglianza sanitaria eccezionale dei lavoratori maggiormente esposti al rischio, in ragione dell’età, della condizione da immunodepressione e di una pregressa infezione da Covid-19 ovvero da altre patologie che determinano particolari situazioni di fragilità del lavoratore”. È quanto sottolinea l’Inail sul proprio sito.

“L’attività di sorveglianza sanitaria eccezionale – ricorda l’Istituto – si sostanzia in una visita medica sui lavoratori inquadrabili come “fragili” ovvero sui lavoratori che, per condizioni derivanti da immunodeficienze da malattie croniche, da patologie oncologiche con immunodepressione anche correlata a terapie salvavita in corso o da più co-morbilità, valutate anche in relazione dell’età,  ritengano di rientrare in tale condizione di fragilità”.L’Inail specifica poi che “per i datori di lavoro che non sono tenuti, ai sensi dell’art. 18, co. 1 lett. a), d.lgs. 81/2008, alla nomina di un medico competente, fermo restando la possibilità di nominarne uno per la durata dello stato di emergenza, la sorveglianza eccezionale può essere richiesta ai servizi territoriali dell’Inail che vi provvedono con i propri medici del lavoro”.

Una volta inoltrata la richiesta dal datore di lavoro o da un suo delegato, viene individuato il medico della sede territoriale più vicina al domicilio del lavoratore.

All’esito della visita medica per sorveglianza sanitaria eccezionale, è espresso un “parere conclusivo riferito esclusivamente alla possibilità per il lavoratore di riprendere l’attività lavorativa in presenza nonché alle eventuali misure preventive aggiuntive o alle modalità organizzative atte a garantire il contenimento del contagio”.
Successivamente all’invio del parere conclusivo, il datore di lavoro riceve una comunicazione con l’avviso di emissione della relativa fattura in esenzione da iva per il pagamento della prestazione effettuata. In attesa dell’emanazione di un decreto interministeriale per la definizione della tariffa, l’Inail ha stabilito in via provvisoria l’importo di € 50,85.

NUOVO TEST COVID 19 CON IGM QUALITATIVE.

DiaSorin annuncia il lancio del nuovo test Liaison Sars-CoV-2 IgM, marcato CE e reso disponibile negli Stati Uniti attraverso la notifica di validazione presentata alla Food and Drug Administration (Fda), alla quale conseguirà la richiesta di autorizzazione all’uso di emergenza. Il test è basato sulla tecnologia di immunodiagnostica Clia per l’identificazione qualitativa degli anticorpi specifici IgM sviluppati in risposta al SarsS-CoV-2 in campioni di siero o plasma umano e risponde alla necessità di identificare la presenza degli anticorpi IgM nelle persone infettate dal Sars-CoV-2, permettendo, inoltre, di distinguere se queste abbiano sviluppato l’infezione più o meno recentemente. Il test sierologico ha, inoltre, lo scopo di “supportare l’identificazione di individui con una risposta immunitaria adattiva al Sars-CoV-2 e di analizzare la risposta immunitaria dei pazienti affetti da Coronavirus”, afferma Diasorin. Il test sarà disponibile sulle oltre 5.000 piattaforme Liaison Xl già installate nel mondo.

MASCHERINE E DISAGIO TERMICO

LA PREVENZIONE DEL DISAGIO TERMICO CAUSATO DAI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DELLE VIE RESPIRATORIE

I dispositivi o apparecchi di protezione delle vie respiratorie (APVR) sono progettati per proteggere i lavoratori dall’inalazione di sostanze pericolose come polveri, fibre, fumi, vapori, gas, microrganismi e particolati che possono essere presenti nell’ambiente di lavoro e provocare patologie a carico delle vie respiratorie. Un’eccessiva esposizione a sostanze pericolose può causare danni significativi alla salute. I dati INAIL (INAIL, 2019) mostrano che nel 2019 le malattie professionali a carico dell’apparato respiratorio occupano il quarto posto per le denunce protocollate (2809), facendo registrare un trend in aumento rispetto al 2018 (2613).
Si ricorre all’uso dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie (ovvero ai dispositivi di protezione individuale, DPI) quando non è possibile applicare mezzi di protezione collettiva (art.75 del D.Lgs. 81/2008) ovvero misure tecniche, organizzative e procedurali idonee ad eliminare l’esposizione dei lavoratori a sostanze pericolose.
La scelta del corretto dispositivo dovrebbe avvenire solo dopo il completamento della valutazione dei rischi e dovrebbe tener conto di diversi fattori. Secondo la UNI EN 529:2006, infatti, accanto agli aspetti connessi alla valutazione dell’adeguatezza (livello di protezione offerto) è necessario tener conto anche degli aspetti connessi alla valutazione dell’idoneità del dispositivo. Tra questi sono inclusi fattori ergonomici come, ad esempio, l’aspetto termico.
Al punto D.5 si pone l’attenzione sull’affaticamento termico che potrebbe causare il dispositivo di protezione delle vie respiratorie in zone come la testa, dovuto ad un effetto barriera rispetto agli scambi termici e che potrebbe determinare un discomfort per il lavoratore che lo indossa.
Questo fattore diventa più evidente in presenza di condizioni microclimatiche sfavorevoli e di attività lavorative più intense, e rappresenta un problema di interesse igienistico emergente alla luce dei cambiamenti climatici in corso e delle ondate di calore sempre più intense e frequenti. (WMO 2015).
Il discomfort dovuto all’accumulo di calore percepito sul viso, o sulla parte di esso coperto dal facciale è uno dei motivi di intolleranza per chi indossa il dispositivo (Roberge et al, 2012a; Laird et al. 2002; Radonovich et al. 2009). Tener conto di questo aspetto vuol dire ridurre i fattori di non accettabilità del dispositivo ed evitare che il lavoratore decida arbitrariamente di rimuoverlo e/o di non utilizzarlo o di utilizzarlo in maniera inappropriata
Nell’ambito della letteratura scientifica internazionale alcuni studi hanno evidenziato che il dispositivo di protezione delle vie respiratorie può avere un impatto sulla temperatura del viso o sulla parte di esso coperto dal facciale (Roberge et al. 2012a; Roberge et al. 2012b; Du Bois et al. 1990; Del Ferraro et al., 2017; Del Ferraro et al. 2020) ed un effetto molto minore sulla temperatura interna (Roberge et al. 2012b). Altri studi hanno cercato di correlare il giudizio soggettivo associato al discomfort con la temperatura superficiale del viso sotto la maschera quando il lavoratore indossa ed utilizza un tale dispositivo (Nielsen et al. 1987, Du Bois et al. 1990). I risultati ottenuti mostrano che il lavoratore percepisce come calde, e quindi non confortevoli, temperature della pelle del viso sotto la maschera superiori ai 34,5°C (Du Bois et al. 1990).
Un altro fattore che può aumentare la sensazione di discomfort durante l’utilizzo del dispositivo è il cambiamento del modo di respirare. In condizioni di riposo la maggior parte degli adulti ha una respirazione nasale (inspirazione ed espirazione attraverso il naso).
Con l’intensificarsi dell’attività fisica può accadere che la respirazione da nasale diventi oronasale. Questo cambiamento incide sulle due componenti degli scambi di calore legati alla respirazione (per evaporazione, Eres e convezione, Cres): la respirazione oro-nasale, infatti, prevede una maggiore dispersione del calore verso l’ambiente rispetto alla respirazione nasale. L’aria espirata rimane bloccata dal facciale e si percepisce maggiormente il calore a seguito dell’aumentata presenza di vapore acqueo.
Infine non va dimenticato il fattore psicologico, che può avere un impatto indiretto sul carico termico associato all’uso del dispositivo di protezione delle vie respiratorie. L’uso del dispositivo può causare una sensazione di claustrofobia. Alcuni soggetti affetti da disturbi di ansia mostrano un disturbo d’ansia “respiratorio”, caratterizzato da un’attività respiratoria intensa durante un attacco di panico che è probabilmente legata ad un falso allarme di soffocamento proveniente dal Sistema Nervoso Centrale (Roberge et al. 2012a; Freire et al., 2010) e sono molto sensibili agli aumenti dei livelli di CO2 nell’organismo.
La risposta abituale all’insorgenza di un attacco di panico o di una reazione claustrofobica, indipendentemente dall’evento scatenante, è una risposta simpaticomimetica provocata dal rilascio di neurotrasmettitori (ad es. catecolamine come l’adrenalina e la noradrenalina). Tale rilascio causa un aumento dell’attività metabolica che si manifesta con un’elevata frequenza cardiaca e respiratoria, palpitazioni, pressione sanguigna elevata, ecc. Una sensazione di calore associata a questi eventi può essere dovuta all’aumento dello sforzo respiratorio dovuto ad una maggiore resistenza respiratoria percepita del dispositivo, oppure all’aumento della sudorazione nel microambiente del facciale dovuto allo stress psicologico che potrebbe aumentare la temperatura di quella zona del viso.
Una delle strategie che può essere messa in atto per alleviare l’impatto dell’uso del dispositivo delle vie respiratorie è il raffreddamento del viso, che risulta essere una delle più efficaci, insieme ad una attenta programmazione di pause di recupero e reidratazione durante il lavoro.
Prima della pandemia l’uso dei dispositivi delle vie respiratorie era previsto per un numero limitato di attività professionali. La recente emergenza sanitaria da COVID 19 ha reso obbligatorio o consigliato l’uso dei DPI (maschere) nella maggior parte degli ambienti di lavoro al chiuso o all’aperto.
È da evidenziare che attività lavorative che in assenza di DPI non presentano particolari criticità di natura ergonomica o termica possono diventare critiche sotto tale aspetto, soprattutto per soggetti particolarmente sensibili.
È pertanto indispensabile che l’introduzione di tali dispositivi negli ambienti di lavoro sia sempre accompagnata da un’attenta valutazione dell’accettazione e delle potenziali ricadute sulle condizioni ergonomiche dell’attività lavorativa svolta, prendendo in esame:
  • l’adattabilità dei DPI alle caratteristiche fisiche e alle condizioni individuali di tutte le lavoratrici e lavoratori, con particolare riferimento ai soggetti sensibili;
  • il comfort termico del DPI, in considerazione della durata dell’impiego e del contesto d’uso.
Si raccomanda l’istituzione di procedure ad hoc relative all’impiego del DPI che prevedano tra l’altro:
  • graduale adattamento all’impiego del DPI in relazione alla tipologia di attività svolta
  • effettuazione di specifiche pause durante il lavoro per la rimozione del DPI e la reidratazione;
  • individuazione di adeguate aree di riposo al fresco ove togliere il DPI e rinfrescare il viso;
Un elenco non esaustivo di soggetti particolarmente sensibili per cui potrebbe essere richiesto di istituire procedure ad hoc relative all’uso del DPI delle vie respiratorie è di seguito riportato:
  • Gravidanza
  • Ipertensione e malattie cardiovascolari
  • Disturbi della coagulazione
  • Patologie neurologiche o assunzione di psicofarmaci
  • Disturbi della tiroide
  • Malattie respiratorie croniche
  • Claustrofobia o attacchi di panico.

 

Conclusioni

I dispositivi di protezione delle vie respiratorie sono introdotti per proteggere i lavoratori dall’inalazione di sostanze pericolose che possono essere presenti nei luoghi di lavoro, quando non è possibile ricorrere ad altri metodi tecnici, organizzativi e procedurali efficaci ai fini della protezione. La scelta del corretto dispositivo dovrebbe avvenire solo a seguito di un’attenta valutazione dei rischi. Accanto agli aspetti connessi alla valutazione dell’adeguatezza (livello di protezione offerto) è necessario tener conto anche degli aspetti connessi alla valutazione dell’idoneità del dispositivo, tra cui i fattori ergonomici, termici.

 

L’utilizzo del dispositivo può determinare un accumulo di calore percepito sul viso, o sulla parte di esso coperto dal facciale, che può causare disagi di varia natura, e può comportare l’insorgenza di stress termico in relazione alla tipologia di attività svolta, all’ambiente termico e alle condizioni individuali della lavoratrice o del lavoratore.

 

E’ importante tener presente che attività lavorative generalmente non considerate critiche sotto il profilo microclimatico possono diventare tali se è richiesto l’impiego protratto e continuativo di DPI delle vie respiratorie, soprattutto in ambienti indoor privi di condizionamento adeguato, in caso di ondate di calore o in presenza di condizioni di suscettibilità individuale.

 

E’ indispensabile che l’impiego dei DPI delle vie respiratorie sia sempre accompagnato da una idonea formazione volta al corretto impiego degli stessi ed a migliorarne l’accettabilità e l’adattabilità alle condizioni individuali di ciascun lavoratore.

 

Si richiama infine quanto espresso dall’OMS (WHO, 2020) in merito agli aspetti di criticità legati all’impiego di DPI facciali per la popolazione generale, che è sempre opportuno siano tenuti sotto stretto controllo negli ambienti di lavoro, nell’ambito della valutazione dei rischi:

Potenziale rischio di auto-contaminazione a seguito della manipolazione della mascherina e successivo contatto delle mani contaminate con viso ed occhi;

  • Potenziale rischio di auto-contaminazione se non si provvede alla sostituzione di maschere inumidite o sporche;
  • Emicrania o difficoltà di respirazione in relazione alle caratteristiche individuali;
  • Sviluppo di lesioni cutanee o dermatiti o peggioramento di patologie dermatologiche;
  • Difficoltà di comunicazione verbale chiara, soprattutto per attività al pubblico;
  • Disagio termico, anche in relazione alle caratteristiche di suscettibilità individuale;
  • Difficoltà di comprensione della comunicazione verbale per persone con problemi uditivi per impossibilità di leggere il movimento delle labbra, anche in relazione alle caratteristiche acustiche dell’ambiente.
A cura di:
Vincenzo Molinaro, Tiziana Falcone, Simona Del Ferraro
INAIL Dipartimento di Medicina, Epidemiologia, Igiene del Lavoro ed Ambientale Laboratorio di Ergonomia e Fisiologia
Iole Pinto
Azienda Usl Toscana Sud-Est – Laboratorio Sanità Pubblica – Agenti Fisici
Francesco Picciolo
Dipartimento di Scienze della Terra, Fisiche e Naturali Università degli Studi di Siena

FOTO INVECCHIAMENTO CUTANEO E VIDEOTERMINALI

Da Dottnet.it

Rughe e colorito spento del viso e persino il collo che finisce vittima dell’utilizzo eccessivo di smartphone e tablet, con la formazione delle cosiddette “Collane di Venere”, linee che decorrono in parallelo, circolari, chiamate collane perché le mimano. Ecco alcuni degli effetti del digital aging, l’invecchiamento digitale, che per gli esperti rappresenta la “malattia del millennio e della generazione dei Millenials in particolar modo ” e che con il lockdown legato all’emergenza coronavirus ha visto un’amplificazione, legata al fatto che i device hanno rappresentato una forma quasi esclusiva di contatto con il mondo esterno, sia per lavoro che nella vita privata.

Oltre a interrompere i normali ritmi sonno-veglia, a,provocare dolore a collo, testa e spalle, persino problemi ai pollici legati alla digitazione, tablet e telefonini tendono quindi sempre più a invecchiare la pelle. “I danni- spiega Marco Iera, del team di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva della Breast Unit dell’Ospedale Maggiore Policlinico Universitario di Milano, IRCCS Fondazione Cà Grande, che esercita anche presso L’Istituto Clinico Brera- sono provocati dalle radiazioni emesse da questi device che in pratica emettono una luce blu , che si può dire sia pericolosa quanto quella emessa dal sole. Ciò provoca un precoce invecchiamento cutaneo, perché penetra in profondo del derma provocando un grande sviluppo di radicali liberi dannosi”. Il danno, spiega l’esperto, e’ appunto multi organo: dalla pelle del viso su cui compaiono rughe, perché “le onde elettromagnetiche aumentano la temperatura dei tessuti, favorendo così il surriscaldamento dei tessuti stessi ricchi di acqua come il derma e portano a un deterioramento delle fibre collagene” al collo, con la comparsa di righe sempre più evidenti in virtù della postura che assumiamo. I rimedi sono vari, e vanno da un sano stile di vita ad alcuni possibili interventi del medico.

“Staccare gli occhi dal monitor almeno ogni venti minuti- sottolinea Iera- una dieta ricca di antiossidanti che comprende soprattutto frutta e verdura, alimenti ricchi di omega 3 come il pesce azzurro, poi salmone, noci. Inoltre, e’ importante un’idratazione corretta della pelle : per questi problemi si consigliano dei sieri a base di vitamina C ed E e anche in medicina estetica quella che viene denominata biorivitalizzazione, che rallenta l’invecchiamento e riattiva il microcircolo, andando a nutrire”. Si può poi eseguire ginnastica facciale e muscolare per il collo, e sempre per il collo “vi è anche il mesobotox, procedura in chirurgia ambulatoriale, che prevede l’applicazione di una tossina botulinica più diluita rispetto al normale e infiltrata in un piano più superficiale con la funzione di distendere la pelle”.  Il sole, in generale ma soprattutto quest’anno che nei primi mesi di primavera si è usciti poco, va bene “in piccole dosi, meglio se non nelle ore centrali della giornata, perché innesca la produzione di vitamina d, sempre con una crema protettiva.  Dipende dal tipo di pelle si inizia in genere da una protezione 50 per poi scalare , ma è bene utilizzare anche creme anti aging DA giorno o notte, che hanno polipeptidi o fattori di crescita e che aiutano il processo di riparazione del danno cellulare”

SEMPRE PIÙ RACCOLTA DIFFERENZIATA

Da Avvenire.it

Nel 2019 nel nostro Paese è stato avviato a riciclo il 70% dei rifiuti di imballaggio: 9 milioni e 560 mila tonnellate sui 13 milioni e 655 mila immessi al consumo. Il che si traduce in un incremento del 3,1% rispetto al 2018. La crescita è trainata da un aumento del 6,2% nel riciclo dei rifiuti provenienti dalla raccolta urbana. E se alle cifre del riciclo si sommano quelle del recupero energetico, ecco che le tonnellate di rifiuti di imballaggio recuperate superano gli 11 milioni, quasi l’81% dell’immesso al consumo che vuol dire che più di quattro imballaggi su cinque non finiscono in discarica.

«Il sistema nel complesso ha superato gli obiettivi di riciclo che l’Europa chiede entro il 2025» sottolinea il presidente del Consorzio Giorgio Quagliuolo. «L’economia circolare in Italia funziona e si impone per l’efficacia del suo modello. Anche i risultati per i sei materiali di imballaggio che CONAI gestisce sono molto positivi: per quasi tutti gli obiettivi al 2025 sono stati superati. Manca solo la plastica, che resta indietro di pochi punti percentuali, recuperabili nei prossimi cinque anni».

Nel dettaglio, lo scorso anno abbiamo riciclato 399mila tonnellate di acciaio, 51mila di alluminio, 3 milioni e 989mila di carta, 1 milione e 997mila di legno, 1 milione e 54mila di plastica e 2 milioni e 69mila di vetro.

Così anche nel 2019 le performance nostrane nell’economia circolare sono migliorate, con un trend che non si arresta, al cui consolidamento contribuisce il lavoro condotto con i Comuni grazie all’Accordo ANCI-CONAI: in Italia sono oltre 58 milioni gli abitanti serviti grazie all’intesa per il ritiro dei rifiuti di imballaggio in modo differenziato. A stipulare convenzioni con il sistema consortile, lo scorso anno, è stato oltre il 92% dei Comuni. E per coprire i maggiori oneri della raccolta differenziata, nel corso del 2019 CONAI ha trasferito ai Comuni 648 milioni. «Stiamo parlando di una percentuale significativa della spesa sostenuta per la raccolta differenziata degli imballaggi che, rispetto al totale dei rifiuti urbani, rappresentano una percentuale che oscilla fra il 25% e il 28%» spiega Quagliuolo. «Si tratta di risorse provenienti dalle 800mila aziende che, aderendo al Consorzio, si fanno carico della responsabilità di una corretta gestione degli imballaggi che immettono sul mercato, quando questi diventano rifiuti». Altri 421 milioni sono stati invece destinati da CONAI alla copertura dei costi per attività di trattamento, riciclo e recupero. Del resto, lo scorso anno i quantitativi di rifiuti di imballaggio conferiti al sistema dai Comuni sono cresciuti del 14,3%. «Un incremento notevole – commenta Quagliuolo -. Una delle sue cause è sicuramente il crollo dei listini del macero a fine 2019: avviare la carta a riciclo non era più profittevole. Per questo abbiamo aperto finestre che hanno consentito a molti Comuni l’ingresso in convenzione con Comieco, il nostro consorzio che si occupa degli imballaggi in carta e cartone. CONAI si è quindi fatto carico dei maggiori oneri per l’avvio a riciclo di questo materiale in un momento in cui il suo valore di mercato era negativo, dimostrando ancora una volta il suo ruolo di sussidiarietà al mercato nel considerare l’interesse ambientale superiore a quello economico».

La crescita del Centro-Sud

A influenzare l’incremento del 14,3% ha contribuito anche lo sprint delle macro-aree geografiche del Centro e del Sud, che hanno messo a segno rispettivamente un +16,4% e un +16% di raccolta in convenzione. Crescono in particolare la raccolta della plastica, che al Centro passa da 237mila a 268mila tonnellate e al Sud da 362mila a 442mila, e quella del vetro, che balza da 314mila a 364mila tonnellate nel Centro e da 472mila a 541mila tonnellate nel Sud.

Ordinanza di Regione Lombardia n.573/2020

l’Ordinanza di Regione Lombardia n.573/2020, riguardante ulteriori disposizioni per l’emergenza Covid-19.

L’ordinanza è in vigore dall’1 al 14 Luglio 2020.

In particolare:

  • Permane l’obbligo di indossare le mascherine fuori dalla propria abitazione (salve le eccezioni già previste per bambini di età inferiore ai 6 anni, per persone con disabilità incompatibile e di loro relativi accompagnatori),
  • Le attività di lavoro devono essere organizzate nel rispetto dei protocolli di prevenzione di cui al punto 1.3 del provvedimento, a tutela del lavoratore e degli utenti che entri in contatto con il personale.
  • Vengono aggiornate le linee-guida regionali per la disciplina delle attività economiche di cui era già stata disposta la riapertura,
  • A decorrere dal 10 Luglio 2020 potrà essere ripresa l’attività sportiva a contatto,
  • A decorrere dal 10 Luglio 2020 potranno riaprire le discoteche e le sale da ballo.

Coronavirus, scatta l'obbligo di utilizzo delle mascherine nel ...

Nell’ordinanza vi sono delle schede con tutte le regole e norme che alcune categorie di attività devono rispettare.
Tutte le indicazioni riportate nelle singole schede tematiche devono intendersi come integrazioni alle raccomandazioni di distanziamento sociale e igienicocomportamentali finalizzate a contrastare la diffusione del virus in tutti i contesti di vita sociale. A tal proposito, relativamente all’utilizzo dei guanti monouso, considerandone il possibile uso scorretto, si ritiene di privilegiare la rigorosa e frequente igiene delle mani con acqua e sapone o soluzione idro-alcolica o altri prodotti igienizzanti, sia per clienti/visitatori/utenti, sia per i lavoratori (fatti salvi, per questi ultimi, tutti i casi di rischio specifico associato alla mansione). Per tutte le procedure di pulizia e disinfezione, di aerazione degli ambienti e di gestione dei rifiuti si rimanda alle indicazioni contenute nei seguenti rapporti (dei quali resta inteso che va considerata l’ultima versione disponibile): Rapporto ISS COVID-19 n. 19/2020 “Raccomandazioni ad interim sui disinfettanti nell’attuale emergenza COVID-19: presidi medico chirurgici e biocidi”; Rapporto ISS COVID-19 n. 5/2020 “Indicazioni ad interim per la prevenzione e gestione degli ambienti indoor in relazione alla trasmissione dell’infezione da virus SARS-CoV-2”; Rapporto ISS COVID-19 n. 3/2020 “Indicazione ad interim per la gestione dei rifiuti urbani in relazione alla trasmissione dell’infezione da virus SARS-CoV-2”; Rapporto ISS COVID-19 n. 21/2020 “Guida per la prevenzione della contaminazione da Legionella negli impianti idrici di strutture turistico-ricettive e altri edifici ad uso civile e industriale non utilizzato durante la pandemia COVID-19”.

SCHEDE TECNICHE

• Ristorazione
• Stabilimenti balneari e spiagge
• Attività ricettive e locazioni brevi
• Strutture turistico-ricettive all’aria aperta (campeggi e villaggi turistici)
• Rifugi alpinistici ed escursionistici ed ostelli per la gioventù
• Acconciatori, estetisti, tatuatori e piercers, centri massaggi e centri abbronzatura
• Commercio al dettaglio in sede fissa e agenzie di viaggi
• Commercio al dettaglio su aree pubbliche (mercati, fiere, sagre, posteggi isolati e attività in forma itinerante)
• Uffici aperti al pubblico
• Piscine
• Palestre
• Manutenzione del verde
• Musei, archivi e biblioteche e altri luoghi della cultura
• Attività fisica all’aperto
• Noleggio veicoli e altre attrezzature
• Informatori scientifici del farmaco e vendita porta a porta
• Aree giochi per bambini
• Circoli culturali e ricreativi
• Formazione professionale
• Spettacoli
• Parchi tematici, faunistici e di divertimento
• Servizi per l’infanzia e l’adolescenza
• Professioni della montagna
• Guide turistiche
• Impianti a fune e di risalita ad uso turistico, sportivo e ricreativo
• Strutture termali e centri benessere
• Sale Slot, Sale Giochi, Sale Bingo e Sale Scommesse
• Congressi e Manifestazioni Fieristiche di cui all’art. 121 L.R. 6/2010
• Discoteche e sale da ballo

clicca qui per scaricare l’ordinanza con le relative schede.

MASCHERINA FFP3 CON APP QUALITÀ DEL FILTRAGGIO

Da Ilsole24ore

La indossi ed è subito effetto Bane, il cattivo del terzo capitolo del Batman di Christopher Nolan. Narvalo Urban Mask, è il primo prodotto della startup milanese Narvalo, incubata al Polihub. Tecnicamente è una mascherina protettiva FFP3, sigla che certifica il massimo livello di protezione per questo tipo di prodotti. E’ nata per essere bella esteticamente, progettata per proteggere dall’inquinamento, le polveri e i pollini e pronta per essere connessa allo smartphone per fornire una analisi della qualità dell’aria.

L’emergenza del Covid-19 e quindi i virus e i batteri hanno reso questi prodotti popolari e essenziali per girare all’aperto durante il lockdown. La mascherina è dotata di una valvola intelligente ad espirazione facilitata che ottimizzando il deflusso di aria impedisce l’accumulo di calore e di umidità. Filtra il 99,9% degli agenti inquinanti oltre a virus, batteri, polveri ed odori, grazie allo strato in carbone attivo. Allo stesso tempo, la confezione di Narvalo Urban Mask prevede un tappo “anti-Covid” che, se applicato, blocca la fuoriuscita di goccioline anche durante l’espirazione.

A partire dal 10 luglio arriverà la app con cui si interfaccia la mascherina per monitorare la qualità dell’aria e che ti dice quanto sei protetto da agenti inquinanti ecc. Per la fine dell’anno è inoltre previsto il rilascio della versione “Active” della maschera, con una valvola elettronica dotata di una ventola di estrazione intelligente e di sensoristica a bordo.
A questo punto l’effetto Bane è davvero assicurato. Il prezzo? 89 euro ma se fate il pre-order dal sito c’è uno sconto del 30%.

AIUTI E SGRAVI:QUALI REGOLE SEGUIRE

Da informazione fiscale.it

Aiuti di stato e sgravi, con la circolare numero 26 del 25 giugno 2020 l’INAIL ricapitola le regole da seguire in relazione ai premi assicurativi.

La registrazione nell’esercizio successivo a quello di fruizione nel RNA, Registro nazionale degli aiuti di Stato, è infatti obbligatoria.

L’Istituto rientra tra i soggetti concedenti, per cui è previsto l’obbligo di registrazione degli aiuti individuali fruiti dalle imprese beneficiarie.

Sono due le tipologie di aiuti individuali che rientrano nell’obbligo di registrazione:

  • gli sgravi sui premi assicurativi che costituiscono aiuti di Stato concessi per le navi iscritte al Registro internazionale italiano;
  • gli sgravi assicurativi per l’assunzione di lavoratori svantaggiati.

Aiuti di Stato e sgravi, le istruzioni INAIL per la registrazione al RNA

La circolare numero 26 del 25 giugno 2020 dell’INAIL fornisce le istruzioni per la registrazione al RNA per gli sgravi ai premi assicurativi che sono considerati aiuti di Stato

VENTILAZIONE E CLIMATIZZAZIONE : RAPPORTO ISS E COVID19

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L’adeguamento alle condizioni contingenti per contrastare la diffusione dell’epidemia di SARS-CoV-2 e per garantire una buona qualità dell’aria degli ambienti indoor necessita di appropriate risposte per il contenimento del rischio di trasmissione del virus. In questo ambito, nel documento presentato verranno descritti i principali componenti dei sistemi di ventilazione e di climatizzazione che possono favorire la movimentazione dell’aria in ambienti indoor all’interno di strutture comunitarie non sanitarie e di ambienti domestici e verranno altresì fornite raccomandazioni operative per la gestione di questi impianti.
Autori del documento: Gruppo di Lavoro ISS Ambiente-Rifiuti COVID-19

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FLASH SAFETY LAB DI INAIL

Da Inail.it

Il Flash Lab è un ambiente di apprendimento condiviso e interconnesso che utilizza la dimensione creativa e digitale del DIY (do it by yourself) al fine del trasferimento dei contenuti tecnico scientifici della cultura della sicurezza sul lavoro.

L’evoluzione social di Internet e la distribuzione di massa dei devices di connessione hanno impattato fortemente i sistemi di apprendimento: make, do it by yourselfes, share, sono le parole chiave della cultura condivisa per la quale il discente apprende, crea e insegna, è responsabile dei suoi contenuti e influenza chi decide di seguirlo. Le strutture della conoscenza, mutate dalla tecnologia, hanno acquisito una vocazione esperienziale, artigianale e laboratoriale e attraverso internet, innescano nuovi ambienti dalla duplice natura: formativa e produttiva. Anche la cultura della sicurezza si misura coi nuovi scenari dell’innovazione tecnologica e il rischio di un indebolimento dell’efficacia delle metodologie formali di formazione: una cultura condivisa e interconnessa della sicurezza in materia di salute e sicurezza sul lavoro, che affronti i nuovi rischi fi gli di una tecnologia pervasiva e rivoluzionaria, è uno degli obiettivi che si prefi ggono coloro che si occupano di trasferimento tecnologico ed in particolare nei contesti sociali, di relazione e di incontro peer-to-peer, come le grandi piattaforme social di rete o le manifestazioni fieristiche. Un fab-lab dell’informazione, il Flash Safety Lab, realizzato da alcuni ricercatori Inail, viene ad essere un prezioso alleato nella concretizzazione produttiva dell’apprendimento condiviso e della sperimentazione sinergica tra competenza e creatività personale, attraverso la rete, un contributo alla prevenzione e all’informazione.

Prodotto: Fact sheet
Edizioni: Inail – 2019
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it