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UN PO’ DI PEPE SUI TESTS SIEROLOGICI RAPIDI

Da le Iene

Costano un decimo dei test sierologici a prelievo e in 12 minuti ci dicono se abbiamo il virus. Perché la Regione Lombardia, contrariamente al resto d’Italia, non usa i test “pungidito” preferendo quelli a prelievo? Ci racconta tutto Gaetano Pecoraro

Da qualche giorno siamo entrati nella Fase 2 e ciò che conta adesso è acquisire più dati possibili, per isolare i positivi, trovare gli asintomatici, insomma tracciare l’andamento del virus. Lo si potrebbe fare per esempio con il test sierologico rapido, o pungidito, che si basa su una sola goccia di sangue prelevata con l’aiuto di un aghetto.

Gaetano Pecoraro si sottopone  a questo test, che in quindici minuti rivela la sua negatività. E se molte regioni italiane sono partite con l’effettuare questi test a tappeto, la regione d’Europa più infettata, la Lombardia, ha scelto di non farlo. “La Lombardia ha bloccato fin dall’inizio questo tipo di attività”, sostiene Salvatore De Rosa, dirigente di Technogenetics, l’azienda che li propone e presso la quale effettuiamo il test rapido pungidito.

La Regione lo ha fatto a fine marzo, scrivendo a tutte le Ats del territorio che i test per la ricerca di anticorpi non potevano essere utilizzati nella diagnostica, rimandando qualsiasi decisione in merito ai virologi del San Matteo di Pavia, coordinati dal prof .Fausto Baldanti. Una posizione che ufficialmente sarebbe dettata dai dubbi che ancora permarrebbero sull’efficacia dei test sierologici, nonostante a garantirne l’affidabilità siano anche virologi di fama, come l’epidemiologo Massimo Galli, che dice: “L’attendibilità, sulle persone con l’infezione, è decisamente sopra il 93-94-95%. Questi test servono per scremare chi ancora butta fuori virus e chi non lo butta fuori più, s scusate se è poco… Tra i 10 e i 12 minuti si ha la risposta e questo è l’altro grande punto di forza. E poi il costo di un test pungidito è dieci volte inferiore a quello di un test con la puntura del braccio”.

Quando gli chiediamo perché la Lombardia, a differenza di altre regioni, non si stia muovendo in questa direzione, il prof Galli risponde così: “No comment. Ci vogliamo rendere conto che un atteggiamento ostile e preconcetto, in tempo di guerra, per l’utilizzazione dei test rapidi, è assurdo al limite dell’ingiustificabile?”. La spiegazione sembrerebbe darla uno studio del San Matteo di Pavia, che ha analizzato i test pungidito fatti ai pazienti giunti in pronto soccorso. Lo studio, che parla di una sensibilità del test inferiore al 20%, è stato firmato dal dottor Fausto Baldanti, membro del comitato che decide come si fanno le diagnosi in Lombardia.

De Rosa, che abbiamo già sentito, spiega: “Lo studio partiva da un presupposto non corretto, perché andava a valutare i pazienti non al decimo, al 12esimo, al 14esimo giorno, ma lo faceva immediatamente, all’arrivo in pronto soccorso. La scienza insegna che per fare avere validità a un test sierologico devono essere passati almeno 7-8 giorni dal contagio. È una cosa che sanno tutti”. La Regione punta adesso, in collaborazione con l’Università di Pavia, a un nuovo test sierologico, che però si deve avvalere di un prelievo di sangue vero e proprio. E che quindi costa decisamente di più.

A capo dell’équipe che sta sviluppando questo test alternativo è sempre il professor Fausto Baldanti, virologo del San Matteo di Pavia. “Se l’obiettivo è sapere in pochi minuti se una persona ha avuto o no contato con l’infezione, il test rapido è decisamente superiore”, ribadisce il prof. Galli. “Noi stiamo riaprendo la Lombardia senza avere uno screening epidemiologico ampio”, sostiene ancora De Rosa di Technogenetics. E questo, farebbe capire, perché i test del San Matteo, richiedendo il prelievo di sangue, richiedono anche molto più tempo a disposizione e comprensibilmente se ne sono fatti molti meno rispetto a quelli rapidi. “Se non ci accorgiamo immediatamente di un focolaio che riparte ci ritroveremo in grandissimo imbarazzo”, spiega ancora Massimo Galli.

Sul contratto che regola il rapporto tra il San Matteo e la Diasorin, l’azienda farmaceutica che è titolare del test a prelievo, è scritto che la Diasorin corrisponderà alla fondazione dell’Ospedale, a partire dalla prima vendita e per i successivi 10 anni, una rojalty al tasso dell’1% sul prezzo netto di ciascun kit venduto. “No comment”, è di nuovo la risposta del Prof. Galli. Poco dopo la validazione di quel test i titoli della Diasorin hanno guadagnato in borsa molto e Regione Lombardia ne ha comprati 500mila kit, per un valore di 2 milioni di euro. Dopo che quell’accordo è stato reso pubblico, Baldanti si è dimesso dal comitato scientifico della Lombardia.

Sul fatto che Regione Lombardia abbia comprato quei kit con affidamento diretto, senza gara, abbiamo sentito Renato Bonaita, presidente di confindustria Assodiagnostici: “Ho rilasciato un’intervista, dopo la quale io mi sono dimesso dal mio ruolo. Diciamo che se il 99% delle aziende erano contente del fatto che ci fosse qualcuno che diceva come stavano le cose, un 1% si è incazzato molto. E ha minacciato molte cose… Io però non contestavo un’azienda ma il metodo”.

Nel frattempo la Technogenetics, ha fatto ricordo al Tar della Lombardia, che ha fissato un’udienza per questo mercoledì. Gaetano Pecoraro prova a chiamare il prof Baldanti, che però non vuole rilasciare nessuna intervista. “È una storia nella quale io non c’entro niente”, dice e riattacca il telefono.

LOMBARDIA :LA DELIBERA SUI TEST SIEROLOGICI PRIVATI

Da quotidiano sanità
In particolare si sottolinea che, in questo secondo caso, “l’esecuzione di test sierologici, al di fuori di percorsi organizzati di verifica dei risultati
ottenuti, riveste scarso significato e può contribuire a creare false aspettative e comportamenti a potenziale rischio nei cittadini interessati”.L’utilizzo dei test sierologici al di fuori del SSR comporta in ogni caso il rispetto di quanto segue:

A. Come indicato nella circolare ministeriale 0016106-09/05/2020-DGPRE-DGPRE-P, i test per la ricerca di immunoglubuline non essendo autodiagnostici, non devono essere venduti o messi a disposizione di “profani”, come definiti dall’articolo 1, comma 1, lettera d) del Decreto legislativo 8 settembre 2000, n. 332 recante “Attuazione della Direttiva 98/79/CE relativa ai dispositivi medico-diagnostici in vitro”: pertanto esiti derivanti esclusivamente da tali modalità erogative non saranno presi in considerazione (vedi punto c);

b. E’ necessario l’uso di test marcati CE ai sensi del D. Lgs. 332/00, prevedendone la refertazione solo da parte di personale di laboratorio.

c. I test sierologici sia rapidi che con metodica CLIA o ELISA o equivalenti devono essere effettuati esclusivamente in laboratori di microbiologia e virologia o con sezione specializzata in microbiologia e virologia autorizzati e/o accreditati e/o a contratto con il SSR.

d. Qualora all’interno di una offerta extra SSR vengano utilizzati i test rapidi basati sull’identificazione di anticorpi IgM e IgG specifici per la diagnosi di infezione da SARS-CoV-2, l’eventuale positività riscontrata deve essere accertata e refertata dal laboratorio e ad essa deve seguire la verifica mediante sierologia con metodica CLIA o ELISA o equivalenti.

e. La positività a test sierologico con metodica CLIA o ELISA o equivalenti comporta la verifica della
contagiosità mediante ricerca dell’RNA virale (tampone).

PER APPROFONDIRE 

https://www.lombardianotizie.online/test-sierologici-privati/

APPROVATE LE LINEE GUIDA PER I TESTS SIEROLOGICI IN LOMBARDI

Potranno essere effettuati in laboratori pubblici e privati, a pagamento per aziende

Test sierologici
Test sierologici

Milano, 12 maggio 2020 – Via libera dalla giunta regionale alla delibera che detta le linee guida per i test sierologici che potranno essere eseguiti in Lombardia, compresi quelli rapidi e a pagamento. Gli esami sierologici per anticorpi Sars-Cov-2 potranno essere erogati dai laboratori pubblici e privati specializzati in microbiologia e virologia o con sezioni specializzate in microbiologia e virologia.

Nel caso in cui lo screening si voglia effettuare in uno  specifico ambito collettivo, ad esempio sull‘ambiente di lavoro, va data comunicazione all’Ats e i costi non saranno a carico del Servizio sanitario regionale. Le aziende potranno chiedere i test anche a laboratori esterni alla rete lombarda, purché riconosciuti dal Ministero della Salute. I laboratori accreditati ed autorizzati inseriti nella rete lombarda per Covid 19, invece, dovranno processare in via prioritaria i test secondo le indicazioni regionali e per quantitativi non inferiori a quelli che verranno definiti con un’apposita delibera.

In base ai test disponibili “è fortemente raccomandato – si legge nel testo – l’utilizzo di test del tipo CLIA e/o ELISA che abbiano una specificità non inferiore al 95% e una sensibilità non inferiore al 90%, al fine di ridurre il numero di risultati falsi positivi e falsi negativi” mentre “i test rapidi (test  eseguiti su sangue capillare), essendo di natura puramente qualitativa, possono solo indicare la presenza o assenza di anticorpi”.

La delibera ribadisce comunque “che l’esecuzione di test sierologici, al di fuori di percorsi organizzati di verifica dei risultati ottenuti, riveste scarso significato e può contribuire a creare false aspettative e comportamenti a potenziale rischio nei cittadini interessati”.

da www.ilgiorno.it/

PROPOSTA DI STRATIFICAZIONE DEI SOGGETTI FRAGILI NELLA SARS2-COV19

Da puntosicuro.it.

Questo documento di lavoro va considerato una base di riflessione per sviluppare un approccio strutturato alla delicata questione dei lavoratori “fragili”. Esso nasce dal confronto tra due medici del lavoro, le cui opinioni qui espresse non impegnano in alcun modo le istituzioni o organizzazioni di appartenenza, che operano nei differenti ambiti del Dipartimento di Prevenzione e del territorio. La nostra convinzione, condivisa da tantissimi altri colleghi, è che la medicina del lavoro sia una sola, che possono essere certo differenti gli ambiti in cui la si esercita, ma che proprio i vincoli che ogni contesto pone, devono essere lo stimolo affinché si sviluppi lo scambio più ampio possibile di informazioni e di buone prassi.

 

Il documento verrà rivisto in base alle acquisizioni scientifiche e cliniche che ancora emergeranno. Chiediamo a chiunque voglia contribuire a svilupparlo di segnalare alla mail info@asmeco.it, eventuali errori di impostazione, ulteriori elementi utili a meglio stratificare il rischio o aspetti di dettaglio che fossero da integrare.

 

Data la incessante modificazione del quadro normativo preferiamo al momento non addentrarci nella disamina delle problematiche poste dall’ultima circolare del Ministero della Salute del 29/04/2020 sulle attività del Medico Competente nel contesto emergenziale Covid-19.

È ovvio che le considerazioni qui contenute potranno essere utili anche alla formulazione di un giudizio di idoneità per le visite ai sensi dell’art. 41 del D. Lgs. 81/08 s.m.i. Va anche ribadito che i medici competenti svolgono la loro attività coniugando le evidenze scientifiche disponibili con il quadro normativo esistente. In questo caso l’elenco (che non si può pretendere possa mai considerarsi esaustivo) delle condizioni che possono far rientrare un soggetto nella condizione di fragilità, deriva dai Report dell’Istituto Superiore di Sanità che contengono le caratteristiche individuali e di salute riscontrate nei soggetti deceduti durante dell’infezione da Sars-CoV-2. Riguardo la definizione del termine “ fragili” riportiamo in calce una nota ripresa da altro documento

In nessun modo vogliamo suggerire una applicazione acritica delle informazioni contenute in questo documento, né che si possano individuare soglie numeriche in funzione delle quali una persona possa essere considerata o meno fragile. Non solo ogni situazione ed ogni lavoratore vanno considerati nella loro singolarità e complessità, ma soprattutto rimarrà sempre centrale ed insostituibile in queste valutazioni, la competenza clinico-diagnostica del medico e la sua libertà di maturare un intimo convincimento in scienza e coscienza. Esprimiamo anche dei dubbi in merito all’ipotesi che si possa, tramite questionari autosomministrati, valutare la condizione di salute dei lavoratori.

Il numero potenzialmente molto elevato di soggetti fragili e la incerta collocazione durante il periodo di astensione cautelativa impongono una attenta stratificazione della loro condizione. Questo al fine di evitare sia un non giustificabile eccesso di cautela, sia un ancor meno accettabile rischio di escludere persone per le quali invece essa fosse stata necessaria.

Per la maggior parte dei lavoratori tale valutazione non presenta particolari difficoltà, una volta verificate l’assenza di specifiche patologie d’organo, di condizioni oncologiche o di meiopragia immunitaria.

Qualche dubbio può ancora persistere, ferma restando la necessità di evitare ogni forma di inopportuna sovratutela, nel soggetto che abbia oltre ad una età maggiore di 55 anni almeno due delle seguenti condizioni (che definiremo provvisoriamente “fattori accessori”): sesso maschile, forte e/o inveterato fumatore, obeso, iperteso ancorché compensato.

A proposito dell’età si riporta per comodità una sintesi del contenuto del Report dell’Istituto Superiore di Sanità del 29 aprile, sulle caratteristiche dei pazienti deceduti e positivi. Ne risulta che la loro età media è di 79 anni e che l’età mediana è più alta di oltre 15 anni rispetto a quella dei pazienti che hanno solo contratto l’infezione. Le donne in generale sono il 38,0%, mentre quelle decedute dopo aver contratto infezione hanno in media 5 anni in più rispetto agli uomini. La figura sotto mostra in maniera evidente l’importante aumento di mortalità nel passaggio oltre i 60 anni.

La presenza di problematiche connesse ad una patologia oncologica in terapia o ad un deficit immunitario franco, invece, lasciano pochi margini al medico competente e potrebbero comportare l’impossibilità di adibire la persona a qualsiasi mansione anche quando fosse possibile ottenerne il completo isolamento pure durante il tragitto casa-lavoro. Una situazione simile pare comunque prospettarsi anche quando nel soggetto siano presenti più di una patologia. Come si evince dai dati estratti sempre dal Report ISS citato, infatti, solo il 3,8% dei deceduti non presentavano patologie ed il 14,5% ne presentavano una. Il 21,4%, invece, ne presentavano due ed addirittura il 60,3% ne presentavano tre o più.

Più complessa appare la valutazione, invece, di quelle patologie la cui semplice presenza, senza nessuna altra informazione in merito a compenso e gravità, non permetterebbe di arrivare ad una conclusione riguardo l’inclusione della persona nella categoria dei fragili. In qualche considerazione, innanzitutto, potrà essere tenuto il dato che vede l’insufficienza respiratoria come la complicanza più comunemente osservata (97,1%), seguita dal danno renale acuto (23,3%), dalla sovrainfezione batterica (12,6%) ed infine dal danno miocardico acuto (10,9%). Nella figura sotto si vede quali sono le patologie preesistenti più frequentemente osservate nei pazienti deceduti e positivi.

Al solo scopo di rendere più agevole la loro stratificazione se ne riportano di seguito i più comuni criteri di inquadramento ed alcune liste di controllo. Il livello di dettaglio ed il numero di items risulterà nella stragrande maggioranza dei casi eccessivo; lo strumento è però pensato come un ausilio al lavoro che permetta di poter arrivare agevolmente al livello di approfondimento necessario in quei rari casi che lo richiedano.

Terminato questo percorso potrebbero ancora essere presenti dei margini di incertezza e potranno divenire allora dirimenti la considerazione dei fattori di rischio specifici e delle modalità di svolgimento dell’attività lavorativa. Si pensi, ad esempio, alla situazione in cui un soggetto di età superiore ai 55 anni affetto da una condizione di immunodepressione lieve o incerta, presenti anche due dei “fattori accessori” ed operi in condizioni di rischio medio secondo la metodologia Osha. O ancora ad un portatore di una broncopatia in fase iniziale ma forte fumatore, che svolga l’attività in condizioni di rischio basso secondo Osha ma sia al contempo un saldatore o un verniciatore. Rifuggendo da ogni schematismo, appare chiaro che in tali situazioni potrebbe essere giustificato assumere la cautela più ampia per questi soggetti.

Gennaro Bilancio, Cristiano Mirisola – Strumenti di lavoro per individuare i lavoratori fragili (pdf)

Gennaro Bilancio, Cristiano Mirisola

Medici del lavoro

BIBLIOGRAFIA

Task Force per la Diagnosi ed il Trattamento dell’Ipertensione Arteriosa della Società Europea dell’Ipertensione Arteriosa (ESH) e della Società Europea di Cardiologia (ESC): Linee guida 2013 ESH/ESC per la diagnosi ed il trattamento dell’ipertensione arteriosa; Iper Prev Cardiovasc; aprile-settembre 2 0 13; volume 20 n. 2-3 supp.

– Global Obstructive Lung Disease (GOLD): Strategia globale per diagnosi, il trattamento e la prevenzione della BPCO; Report 2019

– Global initiative for Asthma (GINA): Strategia globale per la gestione e la prevenzione dell’asma; 2019

– Società italiana di Medicina del Lavoro (SIML): Ruolo del medico competente (Mc) e malattia Covid-19 Ambito non sanitario; 27/04/2020

– Associazione Nazionale Medici d’Azienda e Competenti (ANMA): COVID-19 Fase 2. Accompagnare il lavoratore al rientro al lavoro. Vademecum del Medico Competente. Rev. 0 Versione 28/04/2020

– Istituto Superiore di Sanità (ISS): Report sulle caratteristiche dei pazienti deceduti positivi all’infezione da SARS-CoV-2 in Italia Aggiornamento del 29/04/2020

– Ministero della Salute: Circolare 14915. Indicazioni operative relative alle attività del medico competente nel contesto delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus SARS-CoV-2 negli ambienti di lavoro e nella collettività; 29/04/2020

– Di Pasquale G: Coronavirus COVID-19: quali implicazioni per la Cardiologia?; G Ital Cardiol 2020;21(4):243-245

NUOVE FAQ MEDICO COMPETENTE IN TOSCANA

La ASL regione Toscana  centro ha attivato un portale per rispondere ai numerosi quesiti che arrivano quotidianamente al servizio da parte dei Medici Competenti. È stata organizzata una pagina sul sito del Dipartimento di Prevenzione della ASL in cui inserire le FAQ di interesse generale.

Nella pagina sono state suddivise le domande in 4 argomenti principali:

Sorveglianza sanitaria – Lavoratori fragili – Test Sierologici – Tutela Inail

Troverete anche allegate alcune ordinanze e circolari di riferimento, in modo che siano facilmente accessibili.

Di seguito il link per accedere direttamente alla pagina delle FAQ attività Medico Competente

 

https://www.uslcentro.toscana.it/index.php/dipartimento-prevenzione/prevenzione-igiene-e-sicurezza-nei-luoghi-di-lavoro/20323-faq-attivita-del-medico-competente

 

Comunque è la pagina è raggiungibile anche con il motore di ricerca nella home page del sito dell’ASL Toscana Centro

https://www.uslcentro.toscana.it

inserendo ‘faq medico competente’ in Cerca nel sito

NUOVE DISPOSIZIONI REGIONE LOMBARDIA PER I MEDICI COMPETENTI

Gentilissima/Gentilissimo,

come sa, ci troviamo oggi in una nuova fase di gestione della pandemia da COVID-19. I primi passi della “fase 2” devono essere  caratterizzati dalla messa in campo di azioni che possano prevenire una nuova ondata di contagio, favorendo così il graduale ritorno verso la normalità.

Regione Lombardia, con delibera 3114 del 7 maggio 2020 (scaricabile dal link in fondo alla mail), ha coinvolto nell’attività di sorveglianza attiva un’estesa rete di medici, fra i quali i medici competenti, con l’obiettivo di identificare tempestivamente  e isolare i casi sospetti e i loro contatti stretti.

Il coinvolgimento dei i datori di lavoro, quindi, non si limita agli aspetti già normati e legati ai percorsi di screening della temperatura per l’accesso all’attività lavorativa, ma prevede una segnalazione immediata dei casi sospetti e dei contatto di caso per le finalità di sanità pubblica.

In tale contesto, il Medico Competente, che collabora con il datore di lavoro per tutelare la salute dei lavoratori anche attraverso la sorveglianza sanitaria, rappresenta per ATS un interlocutore di grande importanza, con il quale si intende stabilire un canale di comunicazione efficace e tempestivo.

In particolare, ai fini di intercettare tempestivamente i possibili casi di infezione da Covid-19 è fatto obbligo ad ogni medico di segnalare tutti i casi, anche solo sospetti, attraverso uno specifico portale, messo a disposizione da ATS: dal link riportato in fondo alla mail possono essere scaricate le indicazioni per potersi registrare ed accedere ai fini della segnalazione di casi sospetti

Le indicazioni regionali prevedono inoltre che in presenza di caso sospetto il medico debba:

  1. disporre l’isolamento del paziente e  dei contatti lavorativi stretti ove già noti;
  2. acquisire i dati per realizzare la segnalazione tra cui:
    • sintomi, specificando febbre >=37,5°, tosse, coriza, dispnea, polmonite, affaticamento, anosmia e ageusia diarrea, o altri sintomi;
    • data inizio sintomi (OBBLIGATORIO);
    • recapito telefonico (OBBLIGATORIO) ed il domicilio del caso sospetto (OBBLIGATORIO);
    • i nominativi dei contatti stretti lavorativi per cui ha disposto l’isolamento domiciliare (OBBLIGATORIO);
    • altre informazioni utili e rilevanti per la gestione dei casi;
    • l’avvenuta (o la non avvenuta) acquisizione del modulo di presa a visione dell’isolamento domiciliare;
  3. inviare la segnalazione del caso all’ATS di residenza del lavoratore: per i lavoratori residenti in ATS tramite il portale  di cui sopra;
  4. informare l’assistito dell’avvenuta segnalazione all’ATS di residenza del lavoratore che provvederà a contattarlo per disporre l’effettuazione dei test diagnostici per la ricerca di RNA virale.

Sulla base delle informazioni ricevute ATS completerà l’inchiesta epidemiologica, identificando tutti i contatti e le collettività coinvolte, confermando l‘isolamento già effettuato e attivandone di nuovi ove necessario e applicabile.

In esito all’inchiesta ATS segnalerà/confermerà al Medico Competente segnalante la presenza di un caso, per le azioni di isolamento necessarie e per gli approfondimenti dell’inchiesta epidemiologica (contact tracing in ambito lavorativo).

In seguito all’esito del tampone del caso sospetto:

  • se positivo si procederà alla conferma dell’isolamento del caso e dei contatti stretti, per i quali occorre prevedere l’effettuazione del test diagnostico per la ricerca di RNA virale, attivando il monitoraggio clinico al fine di rilevare l’insorgenza di sintomatologia da parte del medico curante;
  • se negativo si procederà a comunicare ai contatti la fine dell’isolamento e al caso, in presenza di sintomi, la necessità di rivalutazione clinica da parte del curante.

 

Si coglie l’occasione per precisare che non è previsto alcun tampone per i lavoratori in relazione alla ripresa dell’attività lavorativa di un’azienda sottoposta a fermo per disposizione nazionale/regionale, fatti salvi i soggetti sottoposti a quarantena per i quali il periodo di isolamento non è stato ancora concluso.

L’ATS attiverà un raccordo telefonico con i Medici Competenti per l’aggiornamento e verifica della situazione all’interno delle aziende.

Per ogni necessità o chiarimento, è possibile rivolgersi a covid@ats-milano.it .

I documenti citati sono scaricabili ai seguenti link (prestare particolare attenzione a copiare tutto il codice di lettere e numeri casuali, il link e’ l’unico riferimento assoluto per raggiungere il file):

ATS provvederà ad inviare analoga comunicazione anche ai Datori di Lavoro per favorire il massimo raccordo con i rispettivi Medici Competenti.

Certo della Vostra collaborazione nell’interesse dei lavoratori e della collettività, porgo cordiali saluti,

Il Direttore Generale

Walter Bergamaschi

ATS Città Metropolitana di Milano

Direzione Generale
+39 02 8578.2007-2001
Corso Italia, 19 – 20122 Milano (MI)

direzionegenerale@ats-milano.it

www.ats-milano.it

PROTOCOLLO PER GLI AMBULATORI MEDICI PER LA GESTIONE POST EMERGENZA COVID 19

da REDAZIONE DOTTNET | 10/05/2020 

Scotti: Ruolo e responsabilità combinate all’autonomia organizzativa impongono procedure per la tutela dei pazienti, del personale di studio e dei medici stessi

Un vademecum a disposizione dei medici di famiglia per garantire la sicurezza nei loro studi nell’era del coronovavirus. Una serie di protocolli operativi a cui attenersi scrupolosamente per gestire al meglio la Fase 2. E’ il contenuto del documento “Protocollo per gli Ambulatori Medici per la gestione post-emergenza Covid-19” messo a punto dalla FIMMG per i medici di medicina generale italiani. (clicca qui per scaricare il documento completo)

All’interno una serie di misure organizzative strumentali ad assicurare la massima sicurezza gestionale degli studi di medicina generale. Indicazioni generali che i medici potranno poi adattare alla situazione reale e concreta dei singoli studi.

Prosegue con questo documento l’attività di indicazione ai colleghi sulle procedure per la tutela loro e dei pazienti – sottolinea il segretario nazionale della FIMMG Silvestro Scotti

Protocollo per gli Ambulatori Medici per la gestione post-emergenza Covid-19

L’esperienza nel contenimento della infezione da Covid-19 ha insegnato che il contenimento si ottiene principalmente tramite un valido filtro sul territorio che impedisca un accesso non perfettamente regolato agli ospedali. È evidente che in tal senso un ruolo importante hanno gli ambulatori medici e specialistici. È altrettanto evidente che negli ambulatori medici, ove non siano contemplate condizioni di massima sicurezza nella concreta gestione degli studi, possono determinarsi situazioni critiche, talvolta gravi sia per i medici che per i pazienti, con pericolo di ulteriore diffusione della infezione virale. Al fine di evitare l’insorgenza di tali situazioni critiche appare necessario predisporre idonei protocolli operativi anche per la gestione degli studi, a cui ci si attenga scrupolosamente.

Appare opportuno, quindi, fornire alcune indicazioni di ordine generale operative che possano costituire un parametro di riferimento per definire best practice per la gestione degli studi. È evidente che tali indicazioni (di ambito generale) dovranno essere declinate, in particolare, in modo adeguato con riferimento alla tipologia della singola struttura, anche in relazione alla eventuale presenza di collaboratori (sia amministrativi che para-sanitari) ed al numero di professionisti sanitari che vi afferiscono. Sotto tale profilo, peraltro, sembra opportuno provvedere, da parte dei responsabili delle singole strutture che abbiano adottato tale documento, all’aggiornamento e all’integrazione del Documento valutazione rischi (DVR).

In tale ottica funzionale, dunque, appare opportuno indicare una serie di misure organizzative che siano strumentali ad assicurare la massima sicurezza gestionale degli studi di medicina generale, con la precisazione che tali indicazioni sono certamente meritevoli di specificazioni ed adattamenti in relazione alla concreta struttura organizzativa dei singoli studi. In tale ottica collaborativa, dunque, al solo fine di fornire uno strumento di orientamento per i destinatari del presente documento, si forniscono una serie di chiarimenti organizzativi sulle più idonee misure organizzative riferite a:

1) protocollo per il personale di segreteria;

2) protocollo per i percorsi;

3) protocollo per l’ambulatorio del medico e gestione dei pazienti;

4) protocollo per l’ambulatorio del medico e gestione pazienti casi sospetti o in situazione di emergenza;

5) procedure di sanificazione e disinfezione;

6) dispositivi di Protezione Individuale e Dispositivi Medici.

1) Protocollo per il personale di segreteria

a) Prenotazione telefonica della visita ambulatoriale: viene effettuata dal personale di segreteria, secondo il processo di seguito indicato:

 identificazione del paziente fruitore della prestazione,

 indicazione dell’orario della visita,

 elencazione ed informazione sulle principali indicazioni che il paziente deve rispettare per l’accesso allo studio e per lo svolgimento della visita, per tutto il tempo di permanenza.

b) Misure di protezione per il personale:

 La segretaria mantiene la pulizia scrupolosa delle superfici ove si volge la sua attività (monitor, tastiera computer, penne, telefono, stampanti, ecc.). Il personale di segreteria deve indossare guanti e mascherina che vanno cambiati ogni turno di lavoro, salva l’ipotesi di immediata sostituzione di tali presidi di protezione individuale nell’ipotesi in cui essi risultino inumiditi o esposti a pericolo di eventuale contaminazione per effetto del contatto con oggetti del paziente, come bancomat, carte di credito, denaro, ecc.. Sul bancone della reception, ove possibile, posizionare schermi protettivi trasparenti.

c) Accoglienza:

 l’accesso all’ambulatorio di norma è consentito solo al paziente fruitore della prestazione; unica eccezione è costituita dall’ipotesi in cui il paziente sia persona non autosufficiente;

 nei locali di immediato accesso dello studio e di sosta dei pazienti è esposta una specifica informativa scritta sulle misure di sicurezza da rispettare a tutela della salute del personale sanitario, amministrativo, para-sanitario e dei pazienti;

 consegna al paziente fruitore della prestazione, qualora ne sia sprovvisto, di mascherina e guanti monouso. Utilizzazione, prima di indossare i guanti monouso, da parte del paziente, della soluzione idroalcolica al 70% per la disinfezione delle mani;

d) Sala d’aspetto:

 se necessario il paziente fruitore della prestazione viene fatto accomodare nella sala d’aspetto;

 tenuto conto che la visita è stata programmata dalla segreteria è obbligatorio che nella sala d’aspetto sia ampiamente e scrupolosamente rispettato il distanziamento personale (oltre 1 metro) anche attraverso apposite sedute idoneamente allocate;

 qualora occasionalmente non sia possibile attuare tale distanziamento, previa informativa si darà indicazione al paziente di ritornare al poliambulatorio dopo un opportuno intervallo di tempo;

 porre a disposizione dei pazienti idonei mezzi detergenti per le mani anche grazie a specifici dispenser;

 eliminare dalla sala d’aspetto riviste, libri, giocattoli per bambini, ecc.;

 le sedute della sala sono disposte in maniera da consentire il distanziamento superiore ad un metro tra i pazienti. Ciò si può ottenere o eliminando sedie o ponendo dei nastri segnaletici su quelle che non devono essere utilizzate;

 la sala d’aspetto deve essere idoneamente e periodicamente arieggiata, sanificata ed igienizzata.

2) Protocollo per i percorsi

a) Viene identificato un percorso “pulito” e uno “sporco”; qualora non siano disponibili locali ad hoc possono essere utilizzati armadi appositi per il pulito ove depositare materiale monouso confezionato necessario alla pratica assistenziale e i dispositivi da utilizzare. Per il percorso dello sporco se non sono disponibili locali ad hoc possono essere previsti armadi dove allocare il materiale per le pulizie e per i rifiuti. Questi ultimi devono essere considerati sempre come rifiuti pericolosi a rischio infettivo e smaltiti secondo le normative vigenti.

b) Percorso fruitori dell’assistenza, percorsi personale. I fruitori dell’assistenza possono accedere ad una sala d’aspetto, regolata da un preciso distanziamento sociale. Deve essere presente un bagno dedicato. Il percorso del personale prevede l’alloggiamento della segreteria con spazi idonei in cui viene rispettato il distanziamento sociale con i pazienti, a tale scopo è prevista apposita segnalazione visiva. È, inoltre, presente l’indicazione del bagno dedicato per il personale; anche nei bagni utilizzare sempre materiale monouso. Per i servizi igienici va effettuata, dopo ogni utilizzo, una disinfezione delle superfici, areando opportunamente dopo l’impiego.

c) Per l’accesso di fornitori esterni o manutentori individuare opportune tempistiche al fine di evitare occasioni di contatto con i pazienti.

La consegna di materiale e dispositivi medici deve avvenire, ove possibile, ad orari concordati, previo appuntamento, e in prossimità dell’ingresso dello studio.

3) Protocollo per l’ambulatorio medico e gestione pazienti.

a) Programmazione nel caso di studi condivisi tra più medici:

Nei casi in cui l’utilizzo degli studi è ordinariamente previsto in fasce orarie diverse (ad esempio medico 1 al mattino, medico 2 al pomeriggio) è necessario:

 condividere tutti i protocolli e le procedure necessari alla gestione dell’attività;

 provvedere a sanificare gli arredi, l’ambiente e gli strumenti a fine utilizzo, tassativamente nel caso di condivisione della stanza;

 prevedere la custodia separata degli indumenti da lavoro di ciascun medico;

 avvisare preventivamente i Colleghi nel caso di eventuali spostamenti di orario o di visite effettuate in orario diverso, per prevenire assembramenti in sala d’aspetto.

Nel caso di studi in cui sono presenti più medici nelle stesse fasce orarie si definiscono procedure per il coordinamento dell’attività:

1. Le prenotazioni vengono fatte secondo procedura concordata tra i medici in modo che in sala d’aspetto sia sempre presente un numero di pazienti complessivo compatibile con le dimensioni del locale e le misure di distanziamento, in modo da prevedere una distanza superiore ad un metro.

2. Può essere utile concordare ed uniformare il tempo programmato per ogni visita e prevederne inizio sfalsato tra i vari medici

3. Ove possibile si individua la parte della sala di aspetto riservata ai pazienti di ciascun medico

b) Procedure generali:

 Prediligere l’utilizzo degli strumenti informatici, secondo procedure conformi alle norme della privacy, per l’acquisizione di documentazione, la richiesta dei farmaci ripetitivi da parte dei pazienti e l’invio delle prescrizioni, al fine di limitare l’accesso agli studi.

 ammettere nell’ambulatorio solo il fruitore della prestazione;

predisporre indicazioni anche visive per il rispetto del distanziamento sociale;

 il medico deve lavare le mani prima e dopo di ogni visita;

 il medico verifica che il paziente sia dotato di guanti e apposita mascherina; se necessario da indicazione di usufruirne presso la segreteria, o secondo una modalità alternativa ed idonea;

 il medico indossa mascherina, schermo facciale, o appositi occhiali (ove necessario), guanti monouso e, in generale, qualsiasi ulteriore dispositivo di protezione individuale sia idoneo al fine di minimizzare il rischio di contagio virale. Durante l’esame obiettivo del paziente, se ritenuto necessario, il medico attua tutte le precauzioni possibili anche attraverso apposite informative al paziente;

 tutte le attività che vengono svolte per il singolo paziente devono essere precedute da una opportuna preparazione delle attrezzature e dei presidi diagnostici, materiali, ecc. adeguatamente disinfettati;

 coprire con materiale monouso, ove possibile, le superfici che possono venire a contatto con i pazienti.

4) Protocollo per l’ambulatorio medico e gestione pazienti casi sospetti o in situazione di emergenza.

 Il medico in situazioni dubbie valuta le circostanze tramite triage telefonico prima della indicazione dell’appuntamento per la visita;

 qualora vi sia un sospetto di paziente covid-19 positivo il medico fornisce le indicazioni previste dai protocolli regionali/aziendali dedicati alla gestione dei casi sospetti anche rispetto all’eventuale visita domiciliare da parte del personale a ciò preposto;

 qualora per situazioni straordinarie non previste il medico constata di trovarsi di fronte ad un caso di paziente sospetto per covid-19 positivo effettua un rigoroso distanziamento del paziente con invio al domicilio per la quarantena e prescrizione delle misure necessarie previste dai protocolli regionali/aziendali;

 il medico predispone quanto previsto dai protocolli regionali/aziendali anche rispetto alla richiesta di un intervento domiciliare all’abitazione del paziente.

 il medico sospende l’attività ambulatoriale e annota le persone che possono essere venute a stretto contatto con il paziente;

 fornisce immediate indicazioni, secondo un protocollo precedentemente predisposto, al fine di disporre la sanificazione ed igienizzazione dei locali.

5) Sanificazione e disinfezione.

Le procedure di sanificazione e disinfezione sono raccomandate secondo le modalità di disinfezione continua, periodica e terminale.

L’aerazione naturale all’interno dei locali chiusi, ovvero il ricambio d’aria meccanico quando quello naturale non è possibile, rappresenta il sistema di sanificazione più semplice e rapido da adottare per ridurre il rischio di trasmissione di agenti infettivi.

La modalità di disinfezione continua, si attua costantemente quando necessaria:

 è necessario effettuare una pulizia giornaliera e la sanificazione periodica dei locali, degli ambienti di lavoro (ivi compresi i relativi strumenti quali, in via esemplificativa, tastiere, schermi touch, mouse, etc.) e delle aree comuni e di svago con adeguati detergenti (Circolare del ministero della Salute del 22 febbraio 2020, n. 5443: ipoclorito di sodio 0,1%- 0,5%, etanolo 62%- 71% o perossido di idrogeno 0,5%);

 qualora sia presente in studio una persona affetta dal virus, è necessario disinfettare le superfici con ipoclorito di sodio 0,1% dopo pulizia con detergente neutro (Circolare del Ministero della Salute del 22 febbraio 2020, n. 5443) unitamente alla loro ventilazione. In aggiunta, il datore di lavoro può «organizzare interventi particolari/ periodici di pulizia».

Il personale competente o le Ditte incaricate effettuano le attività di igienizzazione quotidiana prestando particolare attenzione alla pulizia dei piani di lavoro, delle maniglie delle porte e delle finestre, degli interruttori della luce. La disinfezione periodica viene effettuata quotidianamente secondo quanto previsto dal protocollo Regionale che prevede la pulizia e detersione dei pavimenti e delle superfici. Particolare attenzione viene assicurata ai bagni e agli ambulatori. La disinfezione terminale è necessaria quando si è venuti a contatto con un caso sospetto di COVID-19. In tale situazione oltre alle procedure di sanificazione devono essere diffusamente utilizzate procedure di disinfezione.

6) Dispositivi di Protezione Individuale e Dispositivi Medici.

Il personale medico deve indossare di norma guanti e mascherina chirurgica e schermi facciali.

In caso di accesso alle vie respiratorie ravvicinate i DPI da indossare sono:

 mascherina Ffp2 o Ffp3;

 i DPI per occhi: maschere o schermi facciali che garantiscano la protezione degli occhi anche laterale;

 camice monouso;

 guanti in lattice o nitrile.

Praticare l’igiene delle mani prima di indossare, prima di rimuovere e dopo aver rimosso i DPI.

È preferibile che le divise da lavoro non siano portate a casa ma lavate all’interno del presidio sanitario o consegnate a ditta specializzata (servizio lavanderia).

7) Ulteriori misure.

 aggiornare ed integrare il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR), ove previsto;

 aggiornare la formazione e informazione del personale (ove presente), con specifico addestramento sull’utilizzo dei DPI forniti;

 rispettare le regole di corretta manutenzione delle apparecchiature prescritte o suggerite dal fabbricante o produttore.

OCCHIO SECCO E COMPUTER :IL PARERE DELL ‘ESPERTO

Il centro Oftalmico CARONES é da molti anni sinonimo di eccellenza nel campo oculistico ed Oftalmico.

In questo WEBINAR il Dott Vigo ci spiega tutto ciò che riguarda un disturbo oculistico molto diffuso sicuramente accentuato dall ‘uso ormai sempre più necessario di videoterminalisti.

Buona visione

 

IN ARRIVO I TEST SALIVARI PER IL COVID 19

Da La Repubblica

Messo a punto dall’università dell’Insubria, rileva il virus in pochi minuti. Si potrebbe usare anche in autonomia ma l’autorizzazione più breve, che arriva in 15 giorni, è per un utilizzo sotto controllo medico

Funziona e sarà presto in produzione il Test rapido salivare (Trs) che può rilevare in pochi minuti la presenza del Coronavirus: un nuovo strumento che può essere utile nella fase 2 dell’emergenza, per la riapertura in sicurezza delle attività sociali e produttive. Funziona un po’ come un test di gravidanza: su una piccola striscia di carta assorbente si applica qualche goccia di saliva diluita con una soluzione apposita e da tre a sei minuti si ottiene il risultato: una banda se il soggetto è negativo, due bande se è positivo.
Il test è il risultato di un lavoro di squadra dell’Università dell’Insubria e dell’Asst dei Sette Laghi. L’idea è di Lorenzo Azzi, ricercatore di Odontoiatria, e Mauro Fasano, professore di Biochimica. La realizzazione dei reagenti e dei kit è avvenuta nei laboratori dell’Insubria a Busto Arsizio ed è stata coordinata dalla ricercatrice Tiziana Alberio. La sperimentazione è stata condotta nel laboratorio di Microbiologia all’Ospedale di Circolo di Varese, dove in poco più di due settimane, dal 16 aprile al 4 maggio, sono stati esaminati i campioni di saliva di 137 soggetti sottoposti al tampone e risultati sia affetti da Covid-19 che sani.Ogni campione di saliva è stato valutato con due test: quello molecolare, condotto dalla ricercatrice Andreina Baj, e quello sperimentale. «Il test rapido è semplice e sicuro da usare – spiega Lorenzo Azzi – e consente di fare uno screening immediato di primo livello della popolazione. Lo scopo è identificare i soggetti positivi, soprattutto gli asintomatici portatori del virus, da inviare successivamente a eseguire i test diagnostici di riferimento che, basandosi su metodiche molecolari, necessitano del laboratorio con tempi più lunghi di elaborazione».

Spiega il professor Mauro Fasano: “Dai dati che abbiamo raccolto la sensibilità del test è risultata alta, con margini di miglioramento già previsti per la prototipizzazione industriale. Questo passaggio dallo studio alla realizzazione di un progetto a favore della comunità dà grande valore all’attività di ricerca scientifica”.
L’Università dell’Insubria ha stilato un accordo con la NatrixLab di Reggio Emilia: l’azienda è già al lavoro per fornire in tempi rapidi alcuni prototipi con assemblaggi leggermente diversi tra loro, che saranno validati in tempi altrettanto brevi quanto quelli in cui si è svolta la sperimentazione ospedaliera. In questo modo si potrà passare alla realizzazione del test su larga scala e a costi contenuti.

La certificazione

L’ultimo passaggio necessario prima di arrivare sul mercato è la certificazione: “Il nostro test salivare – puntualizza Fasano – è così semplice da poter realmente essere utilizzato da chiunque, ma la certificazione per uso autonomo richiede tempi molto lunghi, mentre sono necessari solo 15 giorni per ottenere quella sotto controllo medico. Dunque il test, come quello sierologico, sarà inizialmente gestito da una figura sanitaria, che collabori per esempio con le forze dell’ordine per controlli, oppure con un’azienda che voglia sottoporre i dipendenti all’esame. E speriamo che possa essere messo a disposizione anche dei medici di base».