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COME PREVENIRE L’ INFEZIONE COVID19 NEGLI AMBULATORI

In vista della riapertura degli ambulatori, il gruppo tecnico dell’Ordine dei Medici chirurghi e Odontoiatri di Roma e Provincia ha elaborato un documento per medici e odontoiatri contenente le Indicazioni Operative per la prevenzione da contagio SARS-CoV-2”.

Il documento è diviso per aree tematiche: misure di prevenzione e protezione per gli operatori; misure organizzative dei luoghi di lavoro; misure specifiche di prevenzione e limitazione del contagio per i pazienti; organizzazione degli spazi di lavoro; guida al corretto utilizzo dei Dpi, con specificate le differenze tra le varie mascherine; il triage telefonico; la sanificazione e la disinfezione degli ambianti di lavoro; i test sierologici.

ORGANIZZAZIONE DEGLI SPAZI DI LAVORO

AREE PRE-CLINICHE (sala d’attesa, reception, spazi amministrativi, bagno pazienti)

  • Rispettare la distanza interpersonale di almeno 1 metro (il rischio aumenta quando il contatto è ravvicinato (< 1 metro) e prolungato (> 15 minuti);
  • Affiggere all’ingresso e nei luoghi maggiormente visibili appositi depliants informativi;
  • Mettere a disposizione idonei mezzi detergenti per le mani anche grazie a specifici dispenser;
  • Organizzare le sedute in sala d’attesa considerando 2 mq per persona ed eliminare riviste, libri, giocattoli per bambini etc.;
  • Anche nei bagni utilizzare sempre materiale monouso;
  • Il personale adibito alle sole attività di segreteria dovrà indossare apposite mascherine chirurgiche e provvedere alla disinfezione delle mani con appositi prodotti. Potrà, eventualmente, utilizzare guanti monouso;
  • Sul bancone della reception, ove possibile, posizionare schermi protettivi trasparenti;
  • Se il paziente deve firmare dei documenti e non ha una penna con sè, fornire una penna che non verrà riconsegnata all’operatore.

AREE CLINICHE (sale visite, locali operativi)

L’operatore deve lavare le mani prima e dopo di ogni visita e indossare gli opportuni dispositivi di protezione individuale (DPI) per le vie respiratorie, gli occhi e le mucose (criterio di prossimità operatore-paziente):

  • Se il paziente può mantenere la mascherina durante la visita, allora l’operatore indosserà una mascherina con capacità filtrante FFP2 o equivalente;
  • Se il paziente non può mantenere la mascherina, l’operatore indosserà gli adeguati DPI (visiere/schermi, occhiali protettivi e mascherine con capacità filtrante FFP2 o superiore).

Tutte le attività che vengono svolte per il singolo paziente devono essere precedute da una opportuna preparazione dello strumentario, materiali etc. sui piani di lavoro adeguatamente disinfettati. Sostituire, ove possibile, strumenti che generano aerosol con strumenti che non generano aerosol e utilizzare sistemi di aspirazione che riducano la dispersione di aerosol nell’ambiente circostante. Coprire con materiale monouso, ove possibile, le superfici che possono venire a contatto col paziente. Per ridurre il consumo improprio ed eccessivo di DPI è opportuno che gli operatori evitino di uscire dalle aree cliniche durante la visita/trattamento al paziente.

AREE AD USO ESCLUSIVO OPERATORI SANITARI (sala sterilizzazione, spogliatoi, bagni e spazi privati)

  • Portare sempre la mascherina se vi è più di una persona nello stesso locale e non si può rispettare la distanza interpersonale di almeno 1 metro.
  • Le divise da lavoro non devono essere portate a casa ma lavate all’interno del presidio sanitario o consegnate a ditta specializzata (servizio lavanderia).

AREE MISTE (locali tecnici e qualsiasi ambiente che prevede il contatto con lavoratori esterni al presidio sanitario)

  • Per l’accesso di fornitori esterni o manutentori individuare opportune tempistiche al fine di evitare occasioni di contatto con i pazienti.
  • La consegna di materiale e dispositivi medici deve avvenire, ove possibile, ad orari concordati, previo appuntamento, e in prossimità dell’ingresso.
  • Gli involucri esterni dei materiali consegnati (dispositivi medici) devono essere opportunamente disinfettati con soluzione idroalcolica e panno monouso.

 

UTILIZZO DEI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE (DPI)

La selezione del tipo di DPI deve tenere conto:

  1. del tipo di trasmissione (da droplets e da contatto);
  2. se si eseguono manovre e procedure a rischio di produrre aerosol delle secrezioni del paziente. I dispositivi di protezione individuale possono essere considerati come una misura efficace per la protezione dell’operatore sanitario solo se inseriti all’interno di un più ampio insieme di interventi che comprenda controlli procedurali e organizzativi del lavoro.

Tutti i DPI, sia monouso che riutilizzabili, vanno cambiati, in caso di produzione di aerosol, tra un paziente ed un altro. Praticare l’igiene delle mani prima di indossare, prima di rimuovere e dopo aver rimosso i DPI. Durante l’esecuzione di procedure che possono determinare aerosol, schizzi di sangue o di altri liquidi biologici (es. saliva), bisogna indossare i corretti DPI (visiere/schermi, occhiali protettivi, filtranti facciali FFP2 o con capacità filtrante superiore, cuffia, camice idrorepellente, guanti, calzari) per proteggere l’operatore dal rischio di contaminazione.

MASCHERINE CHIRURGICHE

Le mascherine chirurgiche hanno lo scopo di evitare che chi le indossa contamini l’ambiente, in quanto limitano la trasmissione di agenti infettivi e ricadono nell’ambito dei dispositivi medici di cui al D.Lgs. 24 febbraio 1997, n.46 e s.m.i. e al nuovo Regolamento UE 2017/745. Sono utilizzate in ambiente sanitario e in luoghi ove si presti assistenza a pazienti.

Le mascherine chirurgiche, per essere sicure, devono essere prodotte nel rispetto della norma tecnica UNI EN 14683:2019, che prevede caratteristiche e metodi di prova, indicando i requisiti di:

  • resistenza a schizzi liquidi;
  • traspirabilità;
  • efficienza di filtrazione batterica;
  • pulizia da microbi.

In ambiente sanitario sono consigliate anche per l’utilizzo da parte dei pazienti e di altre persone per ridurre il rischio di diffusione delle infezioni.

 

TRIAGE TELEFONICO

È consigliabile contattare il paziente prima dell’appuntamento (preferibilmente il giorno antecedente) per raccogliere alcune informazioni inerenti il suo stato di salute, rassicurandolo che si tratta di semplici domande rivolte a tutti i soggetti che richiedono prestazioni sanitarie. Il triage telefonico serve a valutare la presenza di sintomi che possano essere correlati ad un’infezione di COVID-19.

Compilare una scheda, con le informazioni richieste, che sarà poi rivista insieme al paziente durante l’appuntamento in sede. Informare il paziente che al suo arrivo verrà misurata la temperatura corporea. In caso di sintomi sospetti riconducibili a COVID-19, la scelta di confermare o procrastinare l’appuntamento è in capo esclusivamente al personale medico-odontoiatrico, nel rispetto delle indicazioni degli organi competenti.

 

TRIAGE IN OFFICE

  1. Sottoporre il paziente al controllo della temperatura corporea mediante termometro senza contatto;
  2. Ridurre, per quanto possibile, l’ingresso ad accompagnatori che, ove presenti, devono essere anch’essi sottoposti a triage;
  3. Evitare strette di mano o contatti fisici;
  4. Fornire al paziente e all’eventuale accompagnatore (dopo aver fatto loro disinfettare le mani) apposita mascherina chirurgica, se sprovvisti o considerata inadeguata;
  5. Informare il paziente sulle necessarie cautele e le misure adottate per ridurre al minimo il rischio di contrarre il virus SARS-CoV2.

In caso di paziente sintomatico o con febbre pari o superiore a 37,5°, il medico o l’odontoiatra valuterà l’indifferibilità della prestazione e contatterà il medico di medicina generale del paziente per informarlo sulle condizioni di salute rilevate. Il paziente deve riporre abiti non indispensabili, oggetti personali, borse, telefoni, etc. in un apposito contenitore personale (borsa, sacco, zaino monouso) consegnato prima di entrare nell’area clinica e che potrà portare via con sè al termine dell’appuntamento.

In via alternativa, è possibile utilizzare contenitori deposito da disinfettare tra un paziente ed un altro. A conclusione della prestazione medico-odontoiatrica, fornire al paziente tutte le informazioni utili, invitandolo a contattare il professionista per qualsiasi nuova sintomatologia riscontrata e non evidenziabile al momento della visita/trattamento, imputabile ad una possibile infezione da SARS-CoV2.

SANIFICAZIONE E DISINFEZIONE DEGLI AMBIENTI

  • L’aerazione naturale all’interno dei locali chiusi, ovvero il ricambio d’aria meccanico quando quello naturale non è possibile, rappresenta il sistema di sanificazione più semplice e rapido da adottare per ridurre il rischio di trasmissione di agenti infettivi.
  • Al termine della giornata lavorativa, prima di uscire dai locali, detergere il pavimento, senza asciugarlo, con acqua e ipoclorito di sodio 1% in soluzione (solo per superfici compatibili all’utilizzo di tale sostanza). Accendere l’impianto di condizionamento e posizionarlo sulla funzione «deumidificatore»: al mattino si avrà un ambiente asciutto e le eventuali goccioline che contengono il virus, posizionate sulle superfici, saranno disidratate.
  • Aumentare il livello di pulizia ambientale: le superfici a maggior contatto, come piani di lavoro, maniglie delle porte e delle finestre, gli interruttori della luce, tastiere PC, mouse etc. devono essere disinfettati periodicamente durante la giornata lavorativa.
  • Per i servizi igienici va effettuata, dopo ogni utilizzo, una disinfezione delle superfici con acqua ed ipoclorito di sodio 0,5% in soluzione, areando opportunamente dopo l’impiego. Si consiglia di lasciare tale spruzzatore all’interno dei locali e disinfettarlo ogni volta con soluzione idroalcolica. Agli utenti va comunicata tale procedura, prestando particolare attenzione negli studi pediatrici o in studi frequentati da bambini.
  • Pulire settimanalmente, in base alle indicazioni fornite dal produttore e ad impianto fermo, i filtri dell’aria dei sistemi di ricambio e climatizzazione. Evitare di utilizzare e spruzzare prodotti per la pulizia, quali detergenti/disinfettanti spray, direttamente sul filtro per non inalare sostanze inquinanti durante il funzionamento.
  • La pulizia e disinfezione dei locali può essere svolta manualmente o meccanicamente e deve essere commisurata al tipo di attività, con particolare riferimento a prestazioni che generano la produzione di aerosol (in quest’ultimo caso deve essere effe4uata tra un paziente ed un altro).
  • In caso di persona positiva a COVID-19 o quarantena certificata prevedere una sanificazione straordinaria da parte di una di4a specializzata che rilasci apposita attestazione.

ULTERIORI INDICAZIONI

Aggiornare il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR), ove previsto, secondo il D.Lgs. 81/08 e s.m.i. Procedere ad aggiornare la formazione e informazione del personale, con specifico addestramento sull’utilizzo dei DPI forniti, in base alle disposizioni del D.Lgs. 81/08 e s.m.i. È opportuno che sia coinvolto il Medico Competente, ove previsto, per le identificazioni dei lavoratori con particolari situazioni di fragilità e per il reinserimento di soggetti con pregressa infezione da COVID-19. Prevedere, ove richiesto dal fabbricante o produttore, una manutenzione delle apparecchiature. Predisporre, ove possibile, uno spazio dedicato per effettuare il triage in office ai pazienti. Potrà essere effettuato il controllo della temperatura del personale (previa sua autorizzazione) all’inizio di ogni turno di servizio, con l’obbligo di rimanere al proprio domicilio in presenza di febbre o altri sintomi influenzali.

 

IMASK LA MASCHERINA FFP3 RIUTILIZZABILE

Da startupbusinness. It
Tutti noi in questo periodo di emergenza abbiamo pensato che uno dei nuovi, potenti, business fosse quello delle mascherine. E in tanti abbiamo pensato che servisse qualcosa di riutilizzabile, sostenibile, intelligente.
Loro l’hanno fatta: Giovanni Gallo e Salvatore Cobuzio sono i fondatori di iMask, la mascherina che mancava, che serviva e che si presenta decisamente più intelligente di tutte le altre.
IMask ha filtro FFP3, è eterna, riciclabile, ideata e prodotta in Italia e anche in versione trasparente. iMask è un innovativo dispositivo di protezione, personale e medico, che coniuga design e vestibilità, sicurezza, sostenibilità e convenienza e rappresenta la risposta alla necessità di indossare le mascherine protettive, a causa della pandemia di Covid-19.
iMask è una delle mascherine più sicure al mondo grazie alle proprietà del filtro, che utilizza un innovativo tessuto a base di polipropilene certificato nella classe di protezione FFP3.

Dietro il design essenziale di iMask c’è una grande complessità – ha commentato Giovanni Gallo, designer, co-founder e COO di iMask – “Progettarla è stata una grande sfida. Il punto di partenza è stato la scelta dei materiali, che ha richiesto un lungo e approfondito lavoro di ricerca. Il risultato è una mascherina innovativa, realizzata con un unico materiale senza l’utilizzo di elastici, bottoni, velcro o stoffa. iMask è anche una mascherina concepita per durare, non è un oggetto usa e getta pensato per un uso giornaliero, perché oggi il design, anche quello industriale, non può prescindere dal rispetto dell’ambiente”.

L’emergenza sanitaria mondiale provocata dalla diffusione della pandemia di Covid-19 ha reso indispensabile il rispetto di rigorose procedure di prevenzione e controllo dei contagi. La risposta alla necessità di indossare le mascherine protettive è iMask, un innovativo dispositivo di protezione, personale e medico, che coniuga design e vestibilità, sicurezza, sostenibilità, convenienza.

Vediamola nel dettaglio:

  • iMask è sicura: è l’unica mascherina senza valvola in grado di proteggere sia chi la indossa sia chi ci sta vicino grazie alle proprietà del filtro, che utilizza un innovativo tessuto a base di polipropilene certificato nella classe di protezione FFP3, lo standard più elevato disponibile sul mercato per le mascherine semipermanenti di protezione individuale e chirurgiche.

Il filtro è lavabile e sterilizzabile e dai test effettuati nei laboratori della tedesca Fiatec Filter & Aerosol Technologie GmbH assicura una protezione di livello FFP3 fino a un mese dopo il suo primo utilizzo.

  • ETERNA: può essere utilizzata infinite volte grazie al filtro FFP3 sostituibile, che può durare fino ad un mese. Lavabile e sterilizzabile non è un dispositivo usa e getta.
  • ECOLOGICA: ideata pensando anche all’ambiente, iMask è riciclabile, riduce il consumo delle mascherine usa e getta e limita il problema dello smaltimento dei prodotti monouso.
  • ERGONOMICA: realizzata con una gomma termoplastica anallergica certificata per uso medicale è leggera e ha una vestibilità unica grazie al suo “comportamento elastico”.

Costo di iMask

iMask non è solo uno dei dispositivi più sicuri al mondo, è anche conveniente, perché il prezzo di una mascherina, che contiene il filtro e che dai test effettuati assicura una copertura fino a ad un mese di effettivo utilizzo, è pari a 15€, mentre un blister con cinque filtri, che garantiscono una copertura fino a cinque mesi di effettivo utilizzo, costa 10€, solo 2€ a filtroCon una spesa totale di 25€ si ottiene una protezione completa dal Covid-19 valida fino a sei mesi. Se usiamo come termine di paragone la mascherina chirurgica usa e getta più economica disponibile sul mercato, che costa 0,60€ centesimi, la spesa mensile per un utilizzo multiplo di cinque mascherine al giorno sarebbe di 100€ al mese, che diventano 600€ per sei mesi. Con un impatto ambientale devastante e livelli di protezione meno elevati rispetto a quelli garantiti da iMask.

Disponibile in versione trasparente, bianca, grigia e rosa, iMask è in vendita online dal 4 maggio 2020 sul sito http://www.imask-official.com/.

Entro la prima settimana del mese di giugno sarà disponibile anche in altre colorazioni: nella versione rossa, celeste, verde militare, verde, nero, giallo e blu. La versione trasparente, unica nel suo genere, può rivelarsi particolarmente vantaggiosa nelle situazioni in cui, per motivi di sicurezza, è necessario potere verificare l’identità di una persona e, perché no, per potere regalare qualche sorriso. iMask è stata infatti ideata pensando all’estetica oltre che alla sicurezza, per non rischiare di sembrare un rapinatore quando si va in banca, un delinquente quando si va allo stadio o un terrorista in aeroporto.

Gli ideatori di iMask

Ideata, realizzata e venduta da iMask srlstartup innovativa siciliana che vuole rivoluzionare la produzione di mascherine, iMask nasce dall’incontro di cinque imprenditori, tra cui Salvatore Cobuzio, founder di Martha’s Cottage, il più grande e-commerce dedicato ai matrimoni in Europa e Giovanni Gallo, designer e founder del laboratorio di progettazione e fabbricazione digitale Gallo-Lab con il medico chirurgo Otorinolaringoiatria presso l’Ospedale “Vito Fazzi” di Lecce Giovanni Leo Tomacelli. Punti di vista e specializzazioni differenti ma complementari che unendosi hanno dato vita a una mascherina innovativa, che risponde alle esigenze di estetica, funzionalità, sicurezza e convenienza.

“Mentre tutti si sono messi a produrre mascherine che già esistono sul mercato, noi ci siamo focalizzati sul prodotto e sul benessere, non solo fisico ma anche psicologico, di chi le deve indossare – dichiara Salvatore Cobuzio, co-founder e CEO di iMask – Abbiamo preferito studiare e concentrare i nostri sforzi per trovare una soluzione innovativa che fosse in grado di risolvere non uno ma più problemi. Basta mascherine usa e getta che, oltre a non proteggerti abbastanza, incidono pesantemente sulla capacità di spesa di ogni individuo e sull’ambiente. iMask può essere utilizzata infinite volte ed è riciclabile. Ma soprattutto, basta coprirsi il volto rendendoci tutti irriconoscibili, iMask è l’unica mascherina al mondo a permettere il riconoscimento facciale”.

iMask è una mascherina semipermanente composta da tre parti: il corpo principale, realizzato in un unico materiale con caratteristiche gommose simili al silicone, avvolge e si adatta alla forma del viso; l’innovativo filtro sostituibile e, terzo elemento, la cartuccia che lo contiene, che evita il contatto con la pelle. La mascherina è regolabile attraverso una fibbia mutuata dalle maschere subacquee.

iMask è un dispositivo di protezione individuale con certificazione in deroga ed è in corso l’iter di certificazione come dispositivo medico, che richiede 20 giorni lavorativi dall’avvio della procedura, nel rispetto della norma europea UNI EN 149:2001+A1:2009 sui “Dispositivi di protezione delle vie respiratorie – Semimaschere filtranti antipolvere – Requisiti, prove, marcatura”. Ideata, progettata e realizzata interamente in Italia, iMask è protetta da tre brevetti internazionali (depositati nell’aprile del 2020).

FAQ COVID 19 E PRIVACY

Che cosa si può chiedere ai lavoratori riguardo alle loro condizioni di salute? Si può rendere noto se uno di loro ha la febbre oppure se è positivo? Sono solo alcune delle domande alle quali risponde il garante della Privacy Antonello Soro sul sito dell’Autorità con le Faq (risponde a domande frequenti).

Febbre a 37,5

Si può misurare la febbre ai dipendenti?
Sì, si può misurare la temperatura ma «la rilevazione in tempo reale della temperatura corporea, quando è associata all’identità dell’interessato, costituisce un trattamento di dati personali non è ammessa la registrazione del dato relativo alla temperatura corporea rilevata, ma solo la registrazione della circostanza del superamento della soglia stabilita dalla legge» e quando è necessario «le ragioni che hanno impedito l’accesso al luogo di lavoro».

Cause Febbre, sintomi e rimedi | Saperesalute.it

Si può misurare la febbre ai clienti di uffici o negozi?
Sì, si può misurare la febbre a clienti e visitatori occasionali «ma non è necessario, qualora la temperatura risulti superiore alla soglia non è necessario registrare il dato relativo al motivo del diniego di accesso».

Autocertificazioni

L’azienda può chiedere al dipendente di autocertificarsi per dire se è stato esposto al contagio?
Sì, perché «il dipendente ha uno specifico obbligo di segnalare al datore di lavoro qualsiasi situazione di pericolo per la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro e il dipendente pubblico deve segnalare all’amministrazione di provenire (o aver avuto contatti con chi proviene) da un’area a rischio».

L’azienda può vietare l’accesso a chi è a rischio?
Sì, «si può impedire l’accesso alla sede di lavoro a chi, negli ultimi 14 giorni, abbia avuto contatti con soggetti risultati positivi al Covid-19 o provenga da zone a rischio secondo le indicazioni dell’Oms». Non si possono invece chiedere i dati «relativi alla persona risultata positiva, alle specifiche località visitate o altri dettagli relativi alla sfera privata».

Contatti dei lavoratori

Si possono pubblicare sul sito istituzionale i contatti dei funzionari per consentire al pubblico di prenotare servizi, prestazioni o appuntamenti?
No, «le indicazioni operative impongono di limitare la presenza del personale negli uffici mediante, prevalentemente, il ricorso al lavoro agile. Per gli utenti si possono pubblicare i soli recapiti delle unità organizzative competenti (numero di telefono e indirizzo PEC) e non quelli dei singoli funzionari preposti agli uffici».

Obbligo dei medici

Il medico competente può informare l’azienda sulle condizioni del lavoratore?
No, «anche nell’emergenza permane il divieto di informare il datore di lavoro circa le specifiche patologie occorse ai lavoratori».

Il Medico del Lavoro è necessario per 10 motivi | Area81

Il medico deve però «segnalare al datore di lavoro quei casi specifici in cui reputi che la particolare condizione di fragilità connessa anche allo stato di salute del dipendente ne suggerisca l’impiego in ambiti meno esposti al rischio di infezione, ma non la specifica patologia eventualmente sofferta dal lavoratore ».

Il medico può decidere visite straordinarie per i dipendenti?
Sì, «il medico competente può farlo come misura di prevenzione nel rispetto dei principi di protezione dei dati personali e rispettando le misure igieniche».

Lavoratori contagiati

Il datore di lavoro può comunicare al Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza l’identità dei dipendenti contagiati?
No, «i datori di lavoro non possono comunicare il nome del dipendente o dei dipendenti che hanno contratto il virus a meno che il diritto nazionale lo consenta».

Obblighi del lavoratore dipendente in caso di malattia

Il datore di lavoro può comunicare alle autorità sanitarie l’identità dei dipendenti contagiati?
Sì, «i nominativi del personale contagiato va comunicato alle autorità sanitarie competenti e collaborare con esse per l’individuazione dei “contatti stretti” al fine di consentire la tempestiva attivazione delle misure di profilassi».

Il datore di lavoro può rendere nota l’identità del dipendente contagiato ai colleghi?
No, «spetta alle autorità sanitarie competenti informare i “contatti stretti” del contagiato, al fine di attivare le previste misure di profilassi. Il datore di lavoro è, invece, tenuto a fornire alle istituzioni competenti e alle autorità sanitarie le informazioni necessarie, affinché le stesse possano assolvere ai compiti e alle funzioni previste anche dalla normativa d’urgenza adottata in relazione alla predetta situazione emergenziale».

Dal corriere.it

TEST RAPIDI STUDIO SULLA SENSIBILITA’ E SPECIFICITÀ

Da Dottnet.it

I test sierologici possono essere utili per migliorare l’accuratezza del test molecolare ed essere utilizzati a scopo di screening nella popolazione.

Test rapidi anche per rientrare al lavoro in fase 2 - Tiscali Notizie

Recentemente, sono diventati disponibili test per l’individuazione rapida (pochi minuti) degli anticorpi combinati IgG e IgM al SARS-Cov-2 nel plasma/sangue umano, anche capillare (metodica: rapid lateral flow immunoassay). Uno di questi (Beijing Diagreat Biotechnologies) è stato valutato su 27 pazienti con Covid-19 confermato e in un piccolo campione di pazienti con malattia probabile, più uno di controllo. La presenza di ciascun anticorpo è stata espressa rispettivamente come positiva o negativa. Dopo un tempo mediano di 18 giorni dall’insorgenza dei sintomi, il tasso di sieroconversione è stato del 90,4% e quello di concordanza tra RT-PCR e test anticorpale dell’86,4%. Considerando il test molecolare il gold standard per la diagnosi, la sensibilità e la specificità del test anticorpale erano rispettivamente dell’83% e del 93%. Altri studi sono necessari per definire il valore diagnostico e di screening di test questi sierologici.

Spicuzza L, Montineri A, Manuele R et al

Reliability and usefulness of a rapid IgM‐IgG antibody test for the diagnosis of SARS-CoV-2 infection: a preliminary report

Journal of infection – Available online 23 April 2020

https://doi.org/10.1016/j.jinf.2020.04.022

MEDICI DEL LAVORO E FASE 2

Dovranno monitorare sulla sicurezza dei lavoratori. Anelli: “E’ troppo presto per pensare a un ritorno in servizio dei lavoratori più fragili”

 Identificare immediatamente i casi sospetti di Covid-19 e procedere al loro isolamento, tracciando anche i contatti. E’ questa una delle priorità per la fase 2, per evitare nuovi possibili focolai con la riapertura di molte aziende e la ripresa di varia attività lavorative. Un ruolo cruciale lo avranno dunque i medici del lavoro, che dovranno monitorare sulla sicurezza dei lavoratori. Ma la fase 2, avvertono, “parte a rischio perchè un monitoraggio effettivo è possibile solo effettuando test e tamponi ai lavoratori nelle aziende, cosa al momento non consentita”. In questo momento di riapertura “è fondamentale essere in grado di eseguire immediatamente tamponi nei casi sospetti e provvedere immediatamente al tracciamento e all’isolamento, non domiciliare, dei contatti”, afferma il virologo dell’ospedale San Raffaele di Milano Roberto Burioni. Questi, avverte, sono gli “elementi cruciali per evitare una ripresa del contagio”.

MASSAGGITANTRAROMA – Il BenEssere dall'India

Anche il direttore del dipartimento Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, Gianni Rezza, ammette una “certa preoccupazione perchè – spiega all’ANSA – ogni volta che si ha una riapertura un minimo di rischio in più c’è. Finora siamo stati sotto una campana di vetro, quindi ora è necessaria la massima attenzione”. Ciò significa che “bisogna essere pronti ad identificare subito i casi sul territorio e sono favorevole ad estendere i tamponi ai contatti dei soggetti positivi”. Oggi, sottolinea, “abbiamo aumentato il numero delle terapie intensive ma l’obiettivo è quello di non riempirle di nuovo. Per questo vanno subito bloccati eventuali focolai”. In particolare, nelle aziende, afferma Rezza, “è fondamentale il distanziamento”. Una misura, quest’ultima, non sempre però applicabile, e dunque insufficiente, secondo i medici del lavoro. Il punto è che “non abbiamo strumenti reali perchè non possiamo prescrivere ai lavoratori nè i test sierologici nè i tamponi – afferma Giuliano Pesel, responsabile del servizio Medicina del lavoro al Policlinico Triestino Spa e medico competente in alcune aziende multinazionali – ma per garantire la sicurezza è necessario poter effettuare un monitoraggio sullo stato immunitario effettivo dei lavoratori proprio attraverso tali esami, altrimenti il rischio di nuovi focolai è più probabile”.

ANSA - Wikipedia

Si crea inoltre una condizione “paradossale: molte multinazionali, ad esempio nel settore gas, o compagnie di navigazione, stanno richiedendo il tampone ai lavoratori. Questi non possono però effettuarlo nella sanità pubblica, che lo prevede solo per i sintomatici, e le aziende si rivolgono ai medici competenti. Noi non possiamo che indirizzare a laboratori privati, o in vari casi il lavoratore della multinazionale deve effettuarlo all’estero”. Il Servizio sanitario, rileva, “vuole mantenere il monopolio nella gestione di tali test ma poi non riesce a garantire il servizio. Forse, si teme un eccesso di diagnosi positive che sarebbe poi molto difficile da gestire”. Intanto, la Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo) lancia l’allarme per le categorie di lavoratori ‘a rischio’: “E’ troppo presto per pensare a un ritorno in servizio dei lavoratori più fragili. Immunodepressi, con patologie croniche invalidanti, persone sottoposte a terapie salvavita sono più suscettibili al Covid-19”, afferma il presidente Filippo Anelli.    Da qui la richiesta al governo di un provvedimento per prorogare il termine della norma, scaduto il 30 aprile, che prevedeva la possibilità per tali categorie di astenersi dal servizio.

Da il giornale

IGIENIZZAZIONE E SANIFICAZIONI: LE NUOVE REGOLE DAL 4 MAGGIO

Da ilsole24ore.it

Da lunedì a ripartire sono anche professionisti imprenditori, alle prese in questi giorni con la gestione del rischio e con i protocolli di sicurezza. In molti casi si fa affidamento sul buon senso, sulla prudenza individuale, sul giudizio di ciascuno.

Come gestire il rischio
L’ultimo Dpcm del 26 aprile scorso prevede che siano le aziende e i professionisti a gestire il rischio e ad adottare le misure di sicurezza idonee ad evitare il contagio. Per le attività produttive il richiamo è ai protocolli del 14 marzo e del 24 aprile scorso, che consentono la riapertura soltanto a condizione che vengano assicurati adeguati livelli di protezione ai lavoratori. In caso di controlli, l’azienda rischia la sospensione fino al ripristino delle condizioni di sicurezza. Se il lavoratore si ammala di Covid-19 durante l’ attività lavorativa, con prova del relativo nesso di causalità quasi diabolica, la responsabilità è del datore di lavoro.
Si tratta infatti di infortunio sul lavoro, come stabilito dall’articolo 42 comma 2 del cosiddetto decreto Cura Italia e ribadito dalla circolare n. 13 dell’Inail dello scorso 3 aprile.
Sul piano pratico, l’allegato 4 del Dpcm dello scorso 26 marzo prevede, tra le altre cose, di pulire le superfici con disinfettanti a base di cloro e alcol. Tutte indicazioni che devono valere anche per i professionisti.

Gli studi professionali
Da lunedì gli studi potranno riaprire in tutta Italia. Due Regioni, per ora Toscana Abruzzo, hanno imposto la sanificazione straordinaria dei locali e degli impianti di aria condizionata. Griglie, bocchette e filtri dell’aria devono essere sanificati da manutentori certificati che rilasceranno una dichiarazione di avvenuto intervento e delle metodologie utilizzate.

Ancora poco chiara quale sia la procedura di sanificazione specifica in grado di scongiurare il rischio di contagio da Covid-19.
In ogni caso, il ministero della Salute ha suggerito per le aziende e per gli studi la sanificazione di tutti gli ambienti.
Il decreto Cura Italia ha previsto per tutti un credito di imposta del 50% per la sanificazione degli ambienti di lavoro e l’acquisto di mascherine e protezioni per un massimo di 20mila euro.

Gli studi odontoiatrici sono ancora in attesa dei protocolli specifici approvati dal Ministero della Salute. Nel frattempo da lunedì riapriranno non solo per le urgenze, garantendo gli standard di sicurezza e protezione più elevati, dettati dagli ordini professionali. I medici odontoiatri si assumeranno in proprio le relative responsabilità professionali in caso di errori.

Gli altri professionisti
Le indicazioni minime previste dall’allegato 4 del Dpcm del 26 aprile scorso devono valere per tutti. Occorrerà quindi sanificare gli ambienti di lavoro, utilizzare la mascherina anche all’interno degli studi, soprattutto quando non si possono rispettare le distanze di sicurezza. È raccomandabile, poi, posizionare in sala d’attesa dispositivi igienizzanti ed evitare contatti fisici con i clienti, oltre a distanziare gli appuntamenti.
Auspicabile mettere a diposizione guanti e mascherine, oltre a posizionare cartelli con indicazioni sul rispetto delle distanze di sicurezza.

La sanificazione degli ambienti di lavoro
Le postazioni di lavoro, spogliatoi, mezzi aziendali, aree comuni, distributori automatici, dovranno essere igienizzati costantemente.
Ogni lavoratore dovrà provvedere alla sanificazione della propria postazione di lavoro utilizzando i prodotti forniti dall’azienda. La pulizia della postazione verrà effettuata all’inizio o alla fine dell’utilizzo della postazione, a seconda del caso. Se la postazione viene utilizzata da più operatori nell’arco della stessa giornata, ogni lavoratore la dovrà sanificare prima dell’utilizzo. Rientrano nella postazione di lavoro anche tavoli, scrivanie, tastiere, mouse, touch screen, pulsantiere, distributori automatici, attrezzature varie.

Spogliatoi, pavimenti, bagni
Dovranno essere igienizzati quotidianamente
Aree comuni e aree pasti
Dovranno essere igienizzate dopo ogni utilizzo. In ogni caso dovrà essere utilizzata dai lavoratori come fosse una postazione di lavoro
Distributori automatici
Il singolo utilizzatore dovrà provvedere a pulire, dopo l’uso, la pulsantiera e la zona di prelievo prodotto
Mezzi aziendali
Dovranno essere igienizzati dopo ogni singolo utilizzo
Gestione delle pause
Saranno differenziate, nei locali saranno presenti cartelli informativi che spiegheranno a lavoratori, soci, collaboratori come usare gli spazi, igienizzarli e lavarsi le mani

IMMUNITA’ DA COVID-19

Da ilfattoquotidiano.it

Uno studio cinese pubblicato su Nature Medicine, e firmato da scienziati della Chongqing Medical University, che per il virologo Roberto Burioni è una “buona notizia”, perché dimostra che chi guarisce dopo essere stato contagiato dal coronavirus sviluppa anticorpi. “Seppure in quantità variabili, i pazienti guariti da Covid-19 producono anticorpi contro il virus. Questo è bene perché rende affidabile la diagnosi sierologica e, se gli anticorpi fossero proteggenti, promette bene per l’immunità”. Burioni posta su Twitter il grafico dello studio dove si dimostra, riassume dalla Emory University di Atlanta il virologo italiano Guido Silvestri, che “285 su 285 (100%) pazienti con Covid-19 sviluppano IgG contro Sars-CoV-2 entro 19 giorni dall’inizio dei sintomi clinici”.

COVID-19 VIAGGIARE IN SICUREZZA :LA CIRCOLARE DEL MINISTERO

Da quotidianosanità.it

29 aprile – “È necessario mettere in pratica una efficace riorganizzazione del sistema di trasporto pubblico, nell’ottica della ripresa del pendolarismo, anche garantendo la tutela della salute del personale addetto nelle stazioni e sui mezzi di trasporto, per sostenere la ripresa delle attività e quindi della mobilità delle persone attraverso la gestione efficiente delle criticità legate ai rischi di affollamento e di esposizione a possibili fonti di contagio”. LA CIRCOLARE

TEST COVID RAPIDI ACCREDITATI: A BREVE L’ELENCO

Da Dottnet.it

Diversi da quelli Abbott, arriva la lista tra i 200 in commercio

Test sierologici per avere un quadro completo dell’epidemia in Italia e test sierologici rapidi, insieme ai tamponi, per rientrare al lavoro in sicurezza: è questo il bagaglio essenziale per affrontare la riapertura.

Se dei test sierologici assegnati nei giorni scorsi alla Abbott si è parlato molto, è attesa a breve dal ministero della Salute la lista dei test sierologici rapidi accreditati: meno complessi dei primi, ma comunque da eseguire in laboratori indicati dalle Regioni, e più economici, dal costo stimato attorno a 20 euro. Sono circa 200 quelli in commercio e la lista attesa a breve dal ministero della Salute dovrebbe indicare quelli che possono dare i risultati più attendibili, ha osservato il virologo Francesco Broccolo, dell’Università Milano Bicocca e direttore del laboratorio Cerba di Milano.

Questi test sono uno strumento importante per “riaprire in modo graduale e sicuro, mantenendo l’attenzione estremamente alta sulla comparsa di eventuali nuovi focolai, ma per fare questo – ha osservato – vanno fatti estensivamente, soprattutto considerando che, come molti scenari indicano, la maggior parte dei contagi potrà avvenire nell’ambito lavorativo“. Per questo, ha aggiunto, “i medici del lavoro e i medici di base, per i liberi professionisti e per il resto della popolazione, dovranno valutare il rischio legato al rientro al lavoro utilizzando, con la scheda amnestica, test sierologici economici e rapidi”. Sono test orientativi alla diagnosi, che forniscono il risultato in tempi rapidi e possono cercare gli anticorpi sia nel sangue sia nel siero; in quest’ultimo caso, ha osservato Broccolo, hanno una maggiore sensibilità ma richiedono un tempo più lungo. “Test orientativo è una definizione corretta – ha osservato – perché aiuta il medico del lavoro, o quello di base, a valutare i rischi”.

I test possono identificare sia gli anticorpi IgM, indicativi di un alto rischio di contagiosità e dell’infezione che risale a una settimana prima del contagio, sia gli anticorpi IgG, indicativi di un basso rischio di contagiosità e dell’infezione avvenuta da almeno due settimana. Se il test è positivo, bisogna eseguire il tampone per capire se c’è ancora il virus; se anche il tampone è positivo il lavoratore dovrà andare in quarantena e sottoporsi a tamponi successivi, finché questi non daranno un risultato negativo. Soltanto allora sarà possibile tornare al lavoro in sicurezza.

E’ auspicabile – ha rilevato l’esperto – che il test rapido venga fatto al maggior numero di persone possibili in questo particolare momento di riapertura. Per chi non lavora in un’azienda, quindi liberi professionisti o qualsiasi altra categoria di persone, dovrebbero essere prescritti dal medico di base secondo scienza e coscienza e dovrebbero par parte della diagnostica consueta quotidiana“. Come i test sierologici per l’indagine epidemiologica, anche quelli rapidi dovranno essere eseguiti da laboratori accreditati, pubblici e privati, indicati da ciascuna Regione.