Novità

E-BOOK SUL COVID-19

Da 01health.it

L’instant book “COVID-19 che cos’è, come si trasmette, come comportarsi, come gestire la vita professionale e privata” a firma del noto virologo Prof. Fabrizio Pregliasco è disponibile per il download, previa registrazione.

L’ebook spiega cosa sono i corona virus, dove e quando è nata la malattia e come il coronavirus è arrivato all’uomo

Poi Pregliasco passa a spiegare le caratteristiche del virus, quanto dura il periodo di incubazione e come si trasmette, con anche il ruolo dei bambini.
Indicazioni anche per le donne in gravidanza o che hanno da poco partorito e stanno allattando.

Infine Pregliasco passa a indicare come limitare il rischio di contagio e cosa fare incaso di contatto stretto, quali sono i sintomi e cosa fare incaso di sintomi sospetti, con indicazioni per le cure a domicilio, su come verificare la positività e quali farmaci abbiamo a disposizione.

Scarica il libro

COVID 19: CINA IL FUTURO CHE VERRA’

Purtroppo abbiamo assistito allo scoppio della epidemia di Covid 19 in Cina e giorno dopo giorno le immagini della lotta all ‘infezione ci sono diventare più familiari fino a che non le abbiamo vissute qui strada per strada.

Proprio per questo la Cina é anche il nostro futuro prossimo e quindi guardiamo con un sorriso e tanta speranza a questa notizia

(ANSA) – PECHINO, 17 MAR – La Cina ha registrato ieri un solo caso a Wuhan, focolaio del coronavirus, e altri 20 di contagio di ritorno. Secondo gli aggiornamenti della Commissione sanitaria nazionale (Nhc), i morti sono stati 13, di cui 12 nella provincia dell’Hubei – di cui Wuhan è capoluogo – e uno in quella di Shaanxi. Tra i casi mortali, nove sono stati rilevati a Pechino, tre a Shanghai e nel Guangdong, e uno nelle province di Zhejiang, Shandong, Guangxi, Yunnan e Shannxi. I contagi di ritorno sono così saliti a 143.

CRITICHE ANMA E SIML AL PROTOCOLLO CONDIVISO

Da omceomi.it
ANMA (Associazione Nazionale Medici d’Azienda e Competenti) e SIML (Società Italiana di Medicina del Lavoro) esprimono osservazioni critiche in relazione al Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione della covid-19 negli ambienti di lavoro firmato il 14/03/2020:

“…Molto consapevoli che tutti stiamo agendo in una situazione gravemente emergenziale, siamo davvero stupiti e disorientati dalle decisioni prese nel “Protocollo Condiviso” per quanto attiene il nostro esercizio professionale che sono in assoluta controtendenza rispetto alle raccomandazioni pubblicate e diffuse dal Governo e dalle Autorità sanitarie…”

Nota ANMA

Nota SIML

Protocollo condiviso

Coronavirus, come rafforzare il sistema immunitario.

Coronavirus, come rafforzare il sistema immunitario. Il Nobel Montagnier e l’evidenza scientifica

Tra coronavirus e ‘infodemia’ (l’epidemia dell’informazione, ridondante e spesso contraddittoria) appare utile fare il punto sul da farsi. Il professor Luc Montagnier, Nobel per la medicina, insiste sulla necessità di rafforzare il sistema immunitario. E l’evidenza scientifica ci mostra come, con la dieta anzitutto.

Coronavirus, la parola al prof. Luc Montagnier

Luc Montagnier – medico, biologo e virologo, premiato con il Nobel per la medicina nel 2008 per la scoperta del virus HIV – ha rilasciato un’ampia intervista sul coronavirus a Giulietto Chiesa, il 25.2.20 su Pandora TV. Ne riportiamo alcuni brevi estratti, a partire dall’invito a non farsi prendere dal panico. Ci si trova di fronte a ‘un virus altamente trasmissibile’ che si va diffondendo in molti Paesi e non è pericoloso di per sé, quanto nelle possibili complicazioni a livello polmonare. ‘Perciò dovremmo prendere alcune precauzioni aggiuntive‘:

– adottare prassi igieniche essenziali. ‘Occorre lavarsi le mani molto spesso, non respirare con la bocca ma respirare solo con il naso’. Aggiungiamo noi, richiamando le prassi igieniche che vigono da decenni in estremo Oriente, chi tossisce, anche per una semplice influenza, dovrebbe evitare di uscire e comunque indossare una mascherina per proteggere gli altri. Dato atto che il virus può venire trasmesso anche da parte di persone a esso positive anche prima o in assenza della comparsa di sintomi. (Aggiornamento: per le buone prassi igieniche e di sanificazione da adottare, anche nei luoghi di lavoro, si veda il protocollo sulle misure di contenimento del Covid-19 concordato tra le parti sociali il 14.3.20),

– rafforzare il sistema immunitario, per prevenire che un virus di per sé non particolarmente pericoloso, ove contratto, possa causare complicazioni (polmonari).

‘Non abbiamo specifici inibitori del virus, ma abbiamo tutti un buon sistema immunitario’. (…) La nostra più importante difesa, adesso, è il sistema immunitario’.

Bisogna quindi rafforzare, o almeno ‘mantenere in buona forma il nostro sistema immunitario. A questo scopo dobbiamo assumere tutti i tipi di antiossidanti che esistono. Infatti una parte della malattia, causata dal virus, è dovuta allo stress ossidativo. E lo stress ossidativo è dovuto ai radicali liberi (ROS), molecole che ne ossidano altre. Perciò dovremmo controllare lo stress ossidativo prendendo antiossidanti’.

Gli antiossidanti disponibili anche in Italia indicati dal prof. Montagnier sono l’estratto di papaya fermentata, che lui stesso propone da molti anni ed ‘è un buon prodotto perché mantiene alti gli enzimi antiossidanti’. Il glutatione è un altro prodotto ‘meno noto ma molto attivo. Può venire assunto oralmente, in pillole, e anche questo funziona molto bene. Ma anche la vitamina C, la vitamina D sono molto utili. E per il futuro stiamo lavorando con alcuni amici cinesi che hanno individuato alcuni enzimi antiossidanti ancora più efficaci, che spero saranno presto disponibili’.

Rafforzare il sistema immunitario con la dieta

Una strategia realistica per affrontare la situazione è fornire al nostro organismo tutte quelle molecole che la scienza ha dimostrato essere capaci di rafforzare il sistema immunitario. È noto infatti che una immunocompetenza ottimale dipende dallo stato nutrizionale e le carenze di micronutrienti – così come le diete squilibrate, possono ridurre le difese contro le infezioni.

Risultato immagini per vitamine

Esiste un’interazione bidirezionale tra nutrizione, infezione e immunità:

– la risposta immunitaria è compromessa se la nutrizione è insufficiente, predisponendo le persone a infezioni, e al tempo stesso

– un cattivo stato nutrizionale può essere aggravato dalla stessa risposta immunitaria all’infezione.

La resistenza alle infezioni può quindi venire migliorata dedicando attenzione all’apporto di alcuni micronutrienti – rispetto ai quali si può riscontrare carenza, soprattutto in alcune fasi della vita (anziani e bambini) – e a una dieta ottimale, cioè varia ed equilibrata.

Vitamine e sistema immunitario

I micronutrienti hanno ruoli vitali per tutto il sistema immunitario. Quelli maggiormente essenziali per sostenere l’immunocompetenza sono le vitamine A, C, D, E, B6 e B12, l’acido folico. Oltre a ferro, rame, selenio e zinco.

Vitamina D. Le cellule immunitarie innate (ad es. monociti, macrofagi, cellule dendritiche) hanno il recettore della vitamina D che ne fa aumentare il differenziamento, ne stimola la proliferazione e la produzione di citochine. La forma attiva della vitamina D (1,25-diidrossivitamina D3) regola la produzione di proteine antimicrobiche, che possono uccidere direttamente i patogeni, in particolare i batteri.

  • Gli alimenti più ricchi di vitamina D sono l’olio di fegato di merluzzo, i pesci grassi (es. sgombro, sardina, tonno e salmone), ostriche e gamberi, tuorlo d’uovo; funghi (unica fonte vegetale di vitamina D, in particolare maitake e finferli), formaggi grassi e burro.

Vitamina C. Efficace antiossidante contro i ROS (Reactive Oxygen Species) che si formano quando i patogeni vengono uccisi dalle cellule immunitarie. Rigenera altri antiossidanti, come il glutatione e la vitamina E. Promuove la sintesi del collagene, sostenendo in tal modo l’integrità delle barriere epiteliali. Stimola la produzione, la funzione e il movimento dei leucociti (ad es. neutrofili, linfociti, fagociti). Ha un ruolo nelle attività antimicrobiche e nella chemiotassi. Il professor Montaigner, nella sua intervista, ne suggerisce un apporto di 1000 mg/die.

  •  Le prime fonti di vitamina C sono coriandolo, peperoni, ribes nero, timo fresco, prezzemolo, crucifere (cavolo, verza, broccoli), kiwi e agrumi.

Vitamina A. Aiuta a mantenere l’integrità strutturale e funzionale delle cellule della mucosa, barriere innate (es. pelle, vie respiratorie, etc.). È importante per il normale funzionamento delle cellule immunitarie innate (macrofagi, neutrofili). Necessaria per il corretto funzionamento dei linfociti T e B, quindi per la generazione di risposte anticorpali all’antigene. Coinvolta nello sviluppo e nella differenziazione delle cellule Th1 e Th2, supporta la risposta antinfiammatoria Th2.

  •  Si trova in olio di fegato di merluzzo, fegato, peperoncino piccante, albicocche secche, carote, broccolo e cavolo verde, patata dolce, zucca.

Vitamina E. È un importante antiossidante liposolubile, che protegge l’integrità delle membrane cellulari dai danni causati dai ROS. Migliora la produzione di IL-2, le funzioni delle cellule T-mediata e la proliferazione dei linfociti. Ottimizza e migliora Th1 e sopprime la risposta Th2.

  •  Ne sono ricchi gli oli vegetali (arachidi, mais, girasole, olio extravergine di oliva), peperoncino, semi di girasole, mandorle, curry, origano, nocciole, avocado, kiwi.

Vitamine B6 e B12 aiutano a regolare l’infiammazione. Hanno un ruolo nella produzione di anticorpi, nella produzione di citochine e nella proliferazione e nella differenziazione dei linfociti. Mantengono la risposta immunitaria Th1.

  •  I cibi di riferimento per la B6 sono cereali e farine integrali, lenticchie, latte, avocado, frutta secca, peperoni, spinaci, broccoli. Per la B12 i formaggi stagionati, prodotti a base di soia, uova, latte, fegato e frattaglie, molluschi, pesce (tonno, merluzzo, sardine e sgombro).

Acido folico. Mantiene l’immunità innata. È importante per la risposta anticorpale agli antigeni. Supporta la risposta immunitaria mediata da Th1.

  • Abbonda in fegato e frattaglie; asparagi, broccoli, carciofi, cavoletti di Bruxelles, cavolfiori e cereali integrali, legumi, arance, fragole e frutta secca.

Metalli e difese immunitarie

Alcuni metalli sono altresì importanti nel modulare le riposte immunitarie. Per la differenziazione e proliferazione dei linfociti T, la produzione di anticorpi e nell’immunità cellulare, nonché per l’azione antiossidante (selenio e zinco). Quali e dove:

– selenio in cereali integrali, semi di senape e girasole, uova;

– ferro nel fegato, carne bovina e di cavallo, uova, alcuni pesci (acciuga, cefalo, sarda, tonno), legumi e frutta secca,

– zinco nel pesce e la carne, cereali (germe di grano e avena), legumi, frutta secca e semi (zucca, sesamo e girasole),

– rame in fegato e frattaglie, funghi, anacardi, lenticchie, mandorle.

Amminoacidi e sistema immunitario

Due amminoacidi non essenziali hanno a loro volta un ruolo di rilievo per il sistema immunitario:

– glutammina. Amminoacido importante per le cellule immunitarie come i linfociti, le cellule killer naturali, e la proliferazione dei macrofagi. Indispensabile per la sintesi di glutatione.

  • Sono ricchi di glutammina le uova, la carne di manzo, latte, tofu e riso bianco,

– arginina. Migliora la funzione dei linfociti T, è il precursore dell’ossido nitrico che ha un ruolo importante nella coagulazione, la vasodilatazione, la permeabilità vascolare e la distruzione di agenti patogeni microbici.

  • Ricchi in arginina sono la soia, i semi di zucca, il merluzzo, i frutti di mare, le uova, la carne rossa e bianca.

Il triptofano, un amminoacido essenziale, ha a sua volta un ruolo importante nella stimolazione del sistema immunitario. Grazie al metabolismo da parte del microbiota della sua parte residua (all’assorbimento intestinale) e la formazione di derivati indolici che attivano efficacemente i recettori antinfiammatori (AhR).

  •  Fonti di triptofano sono uova, soia, sesamo e girasole, formaggi stagionati, carne e pesce.

Acidi grassi Omega 3 e prevenzione

Gli acidi grassi Omega3 (EPA e DHA) sono importanti precursori di molecole atte a promuovere la risoluzione dell’infiammazione, a migliorare l’uccisione batterica da parte dei macrofagi e ad aumentare la rigenerazione dei tessuti.

Microbioma, dieta e sistema immunitario

Il microbioma – la comunità microbica presente nel tratto intestinale – gioca un ruolo fondamentale nel modulare le risposte metaboliche e il sistema immunitario. E la dieta, ancora una volta, ha un ruolo determinante.

microbioma fig1

Le fibre alimentari nutrono il microbiota che, metabolizzandole, produce acidi grassi a catena corta (SCFA). Gli SCFA a loro volta, tramite i recettori dell’intestino (il ‘secondo cervello), inviano ‘segnali’ al sistema nervoso centrale con lo scopo di modulare, nell’intervallo fisiologico, l’omeostasi energetica, il metabolismo dei carboidrati e dei lipidi e sopprimono segnali infiammatori.

  • Alcune fibre in particolare hanno un effetto immunostimolante sulle cellule immunitarie. Tale effetto è stato dimostrato nell’arabina della pectina – presente nella buccia di mele, pere, albicocche e prugne – e nel β-1,3- glicano (presente nei funghi).

Il sistema immunitario viene poi stimolato da importanti recettori antinfiammatori (AhR, Aryl Hydrocarbon Receptor), attraverso i ligandi esogeni per AhR che derivano da tessuti vegetali commestibili, es. verdure, frutta, tè ed erbe.

  • I polifenoli possono a loro volta attivare la funzione immunitaria mediante stimolo dei recettori AhR. I polifenoli sono una famiglia di circa 5000 molecole organiche naturali, presenti nei vegetali. I più noti per le proprietà benefiche sulla salute umana sono la quercitina, il resveratrolo, l’epigallocatechina, le antocianine, il tirisolo.

Dieta mediterranea, sistema immunitario e salute

Una dieta mediterranea autentica può offrire tutte le molecole che hanno azione importante sul nostro sistema immunitario. Con abbondanza e varietà di vegetali e frutta (tanto meglio se bio), fibre e polisaccaridi complessi (cereali integrali e legumi), proteine di varie matrici e olio extravergine d’oliva.

  • Gli integratori alimentari possono aiutare a garantire la copertura del fabbisogno quotidiano di micronutrienti, a volte anche a stimolare altre reazioni favorevoli. Ma nessun supplemento potrà mai compensare uno squilibrio nutrizionale di fondo. Il microbiota va nutrito con alimenti sani, senza ingolfare l’apparato gastrointestinale con cibo spazzatura che invece innesca processi infiammatori.

Uno studio scientifico appena pubblicato su Gut dimostra, del resto, come la ‘correzione nutrizionale’ basata sulla dieta mediterranea – con aumento degli apporti di fibre, vitamine (C, B6, B9, tiamina) e minerali (Cu, K, Fe, Mn, Mg) – possa rimodulare favorevolmente in pochi mesi il microbiota intestinale anche nelle persone anziane.

da  https://www.greatitalianfoodtrade.it/

COVID-19 PICCO PREVISTO IL 18 MARZO

 

 

Da il sole24ore

Novantaduemila italiani contagiati dal coranavirus fino a fine aprile e oltre 360mila in quarantena con il picco dei contagi atteso intorno al 18 marzo.

Questa la previsione ufficiale sulla diffusione del virus fatta dal Governo che si legge nella relazione tecnica del terzo decreto sull’emergenza atteso in consiglio dei ministri.

Una previsione che tiene conto delle ultime misure più stringenti adottate nei giorni scorsi dal Governo che hanno trasformato l’Italia in una zona rossa e che produrranno i loro effetti – come dicono tutti gli epidemiologi – dopo circa 7-10 giorni. Da qui la previsione del picco al 18 marzo.

Contagi raddoppiati fino a metà marzo
La stima dei 92mila contagi complessivi in Italia – numeri tra l’altro simili a quelli cinesi – si legge nella bozza del decreto e in particolare nella relazione tecnica dell’articolo relativo al riconoscimento della malattia per chi viene messo in quarantena perché venuto a contatto con persone positive al Covid 19.

Ecco cosa dice il testo: «Sulla base dei dati riportati sul sito del ministero della Salute sull’andamento dei contagi fino al 8 marzo u.s. e ipotizzando un andamento futuro dei contagi giornalieri come dal grafico seguente, elaborato considerando un raddoppio dei contagi in circa 3 giorni fino a metà marzo e successivamente un graduale calo dovuto alle misure di contenimento varate dal Governo. Questo andamento porterebbe ad un numero di soggetti contagiati complessivi pari a circa 92mila».

390mila in quarantena
Il Governo poi ipotizza che per ogni nuovo contagio vengano messe in quarantena con sorveglianza attiva o in permanenza domiciliare fiduciaria 4 persone. Da qui i 390mila in quarantena. Il decreto pubblica anche un grafico dal quale si vede come il boom dei contagi avverrà dopo metà marzo quando i nuovi casi al giorno si dovrebbero aggirare sui 4mila positivi in più al giorno per poi cominciare a scendere dopo il 18 marzo per arrivare alla fine della diffusione dei contagi verso fine aprile.

Cosa sappiamo finora del Coronavirus

Se fossero confermati i 92 mila contagi complessivi e si rispettasse una percentuale di decessi del 3%-4% le morti da coronavirus potrebbero essere in tutto oltre 3mila.

ANDAMENTO CONTAGI GIORNALIERI
ANDAMENTO CONTAGI GIORNALIERI

ACCORDO PARTI SOCIALI GOVERNO SICUREZZA SUL LAVORO

DA IL SOLE 24 ore


Le parti sociali hanno raggiunto un accordo sulle misure di contenimento della diffusione del coronavirus in tutti i luoghi di lavoro. Un protocollo condiviso con indicazioni operative per le aziende, per attuare in modo uniforme su tutto il territorio nazionale le prescrizioni del legislatore e dell’Autorità sanitaria, è stato sottoscritto questa mattina da sindacati e associazioni datoriali, in videoconferenza con il Governo, dopo una giornata di trattative.

È stato lo stesso premier, Giuseppe Conte, a promuovere questo confronto a distanza, preoccupato per gli scioperi proclamati dai sindacati che denunciavano carenze sul versante della salute e sicurezza e le chiusure decise autonomamente da diverse aziende Conte ha così chiamato i vertici di Confindustria, Confapi, Confartigianato, Cgil,Cisl e Uil, per condividere una serie di regole comuni. «Dopo diciotto ore di un lungo e approfondito confronto è stato finalmente siglato tra sindacati e associazioni di categoria il protocollo di sicurezza nei luoghi di lavoro per la tutela della salute di lavoratrici e lavoratori. Il Paese non si ferma» ha twittato il premier che ha assicurato la distribuzione di gratuita di guanti e mascherine ai lavoratori.

Furlan: protocollo molto dettagliato
«È previsto il coinvolgimento dei lavoratori e delle loro rappresentanze a livello aziendale o territoriale – sottolineano Cgil, Cisl e Uil in una nota – per garantire una piena ed effettiva tutela della loro salute». Soddisfatta la leader della Cisl, Annamaria Furlan: «È un protocollo molto chiaro e dettagliato che ora va attuato in tutte le aziende ed in tutti i luoghi di lavoro – commenta -. Definisce con chiarezza tutto quello che le imprese sono obbligate a fare, coinvolgendo i rappresentanti sindacali, per contenere la diffusione del virus e tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori in questa fase di grave emergenza sanitaria, anche utilizzando un periodo di sospensione della produzione e delle attività».

Barbagallo: prevalso buon senso
Per il numero uno della Uil, Carmelo Barbagallo è «prevalso il buon senso, abbiamo fatto prevalere il principio della priorità della sicurezza sul profitto».

TUTTO SUL CORONAVIRUS COVID-19

 

Da il sole 24ore

La guerra è iniziata un giorno imprecisato dell’­autunno del 2019. Durante l’inverno del 2020 si ripeterà che il primo colpo è stato sparato in un mercato umido di Wuhan, metropoli di 11 milioni di persone nel cuore della Cina. Sembra che la munizione sia stato un pipistrello che lì viene usato per fare zuppe. Forse un po’ meno dopo l’epidemia perché il regime di Pechino si è mosso per mettere gli animali selvatici al bando.

Una malattia che viene dal pipistrello è ora la verità sull’origine del nuovo coronavirus, non la più esatta: l’Istituto superiore di Sanità si limita a scrivere sul sito che il virus è passato dall’animale all’uomo ma non specifica che è stato il pipistrello. Conferma però che il virus ha fatto il “salto di specie”, “Spillover” in inglese, titolo del profetico romanzo di David Quammen edito in Italia da Adelphi. Il 31 dicembre 2019 è stato per la prima volta intercettato, il 7 gennaio 2020 sequenziato dai ricercatori cinesi. Intorno al 20 gennaio, inizio delle feste per il capodanno lunare, Pechino lo ha comunicato al mondo.

Cos’è il coronavirus

Lo chiamano nuovo coronavirus perché fa parte di una famiglia già conosciuta di sette virus, un gruppo che include la normale influenza ma anche la Sars che nel 2003 provocò un’altra grave epidemia ma circostritta alla Cina, o la Mers diffusa dal 2012 nel Medio Oriente. Il gruppo coronavirus si chiama così per la sua forma che sembra essere una corona con le spine e comporta problemi respiratori ma non tutti della stessa gravità, la Sars era più grave del nuovo coronavirus e la Mers è più grave della Sars. Il coronavirus che ha colpito più di 90 Paesi in un mese e in particolare l’Italia è l’ultimo arrivato del gruppo, è nuovo perché non era mai stato tracciato prima ed è particolarmente contagioso, si stima che un infetto contagia almeno altre due persone. Questo è uno dei principali problemi.

Come si chiama davvero

Il nome ufficiale del nuovo coronavirus è Sars-CoV-2. La malattia che origina è la Covid-19, dove C sta per corona, V per virus, D per disease (malattia in inglese). 19 come 2019, anno in cui il virus è stato per la prima volta intercettato.

Quando è arrivato

Come ripetono ricercatori e medici, il coronavirus si conosce da pochi mesi, il primo grande focolaio è scoppiato in Cina  tra novembre e dicembre 2019, è stato tracciato per la prima volta il 31 dicembre 2019. Ragionevolmente da gennaio ha iniziato a propagarsi in tutto il mondo, sicuramente in Italia ma anche in Europa. Ufficialmente dal 21 febbraio affligge l’Italia, giorno della notizia del paziente 1 a Codogno, provincia di Lodi, Lombardia.

Con il paziente 1, il virus ha colpito l’ospedale del Lodigiano. Il paziente zero d’Europa è invece probabilmente un tedesco di 33 anni che il 24 gennaio ha manifestato febbre alta e problemi respiratori, una forma lieve che è durata fino al 27, giorno in cui è tornato al lavoro. La notizia è stata da un gruppo di medici tedeschi che ha inviato una lettera pubblicata sul New England Journal of Medicine. L’uomo era stato a contatto con una collega di Shangai che è tornata in Cina senza mai avere sintomi.

La mappa del coronavirus in Italia

I dati dei contagi sono aggregati per provincia e i morti per regione. Per gli altri Paesi europei il dato è nazionale.

Made with Flourish

 

Le differenze con l’influenza

Dopo settimane di domande e risposte, si può sintetizzare: il coronavirus sembra ma non è influenza. I sintomi sono simili ma per il nuovo coronavirus non esiste vaccino, provoca polmoniti per cui non esistono specifici antivirali, il virus penetra negli alveoli polmonari e può provocare crisi respiratorie che necessitano di ossigeno e terapia intensiva.

È questo quello che può mettere in crisi un sistema sanitario nazionale, anche quello italiano che viene ancora lodato nonostante i dolorosi progressivi tagli. Da qui la paura che si è fatta quotidianità a tre settimane dall’arrivo ufficiale dell’epidemia in Italia.

I sintomi

Gli ultimi dati Oms (sempre missione di febbraio) hanno fatto una gerarchia utile dei sintomi più comuni quando c’è infezione da coronavirus: febbre (88%), tosse secca (68%), spossatezza (38%), muco quando si tossisce (33%), respiro corto (18%), gola infiammata (14%), mal di testa (14%), dolori muscolari (14%), raffreddore (11%). Meno frequenti nausea e vomito (5%), naso chiuso (5%), e diarrea (4%). Il naso che cola non è sintomo di infezione da coronavirus.

Le persone più vulnerabili

Il tasso di letalità (cioè il rapporto tra contagiati e vittime) è del 3,4% a livello globale. Il rischio di non superare la malattia che l’80% delle persone supera senza cure ospedaliere, dipende dall’età dei pazienti e dalle patologie pregresse, anche dal sesso (il tasso di letalità tra i maschi è più o meno il doppio di quello delle femmine) ma cruciale è anche la risposta del sistema sanitario del paese colpito.

Questo è quello che comunica l’Oms ma è anche quello a cui si assiste in Italia: la maggior parte dei decessi riguarda ottantenni e persone con altre importanti malattie tra cui i diabetici e coloro che hanno problemi cardiovascolari e in generale gli immunodepressi. È però anche vero che la reazione a questo virus varia da persona e persona e a volte prescinde da età, sesso e malattie preesistenti: dipende molto da come l’organismo e il sistema immunitario reagiscono all’attacco del patogeno. Così si spiega il paziente 1 italiano, il trentottenne sano e sportivo di Codogno che ha combattuto in un letto di terapia intensiva per venti giorni. Così si spiega che il 30% degli intubati in Italia al 9 marzo ha tra i 50 e i 64 anni, quindi non anziani.

Cosa dice la ricerca più importante

Dopo nove giorni di lavoro della missione Oms sui dati cinesi, questi i risultati:
Trasmissione. Quando è scoppiato un focolaio in Cina, nella maggioranza dei casi (78-85%) è stato causato da un contagio all’interno di una famiglia attraverso le ormai famose gocce del respiro o altri vettori di trasmissione fra persone contagiate. Secondo questi dati, le piccole gocce che rimangono sospese nell’aria e ricadono a distanza da chi le emana non sono tra le principali cause di diffusione. Più di 2.055 operatori sanitari sono stati contagiati o a casa propria o nella prima fase del diffondersi dell’ epidemia quando non disponevano degli strumenti di protezione (camici, guanti, mascherine).

Cure e tempi. Il 5% dei pazienti affetti da coronavirus ha avuto bisogno della respirazione artificiale. Un altro 15% ha avuto bisogno di ossigeno per respirare, e non per pochi giorni. Dalla comparsa dei primi sintomi, la malattia dura in media tra le 3 e le 6 settimane. Decorso. La grande maggioranza degli infettati prima o poi sviluppa la malattia. Sono rari i casi di infettati senza sintomi che restano asintomatici.

picco dell’epidemia con e senza misure

Questo grafico spiega qual è a oggi la strategia nei confronti del virus: ovvero quella di dilatare nel tempo la sua diffusione. Con l’obiettivo di ridurre l’impatto sul sistema sanitario dei Paesi e ridurre la mortalità.

Il picco dell'epidemia di coronavirus con e senza misure

I primi 10 Paesi al mondo per contagio

La stragrande maggioranza dei contagi e delle vittime sono in Cina, ma il coronavirus cresce anche in altri paesi.

TEMPI DI INCUBAZIONE DEL CORONAVIRUS

I sintomi in media 5,1 giorni dopo l’esposizione al virus. “Ecco perché la quarantena è di 14 giorni”

Nuova analisi della Johns Hopkins University. La media dell’incubazione da coronavirus è 5 giorni e la maggior parte dei casi mostra i sintomi entro 11 giorni
I PRIMO sintomi del coronavirus, a fine incubazione, iniziano in media circa dopo 5,1 giorni dalla prima esposizione al virus. In pochissimi casi si sono manifestati oltre i due giorni dopo, nella maggior parte dei casi si manifestano entro undici giorni: il valore medio è dunque stimato intorno ai 5 giorni. E’ quanto affermano i ricercatori dell’Università americana Johns Hopkins in un articolo pubblicato oggi sulla rivista Annals of Internal Medicine.

Gli scienziati, che hanno studiato una serie di casi cinesi nel periodo di febbraio, hanno condotto una analisi sull’incubazione del Covid-19 e stabilito che il 97.5% delle persone che sviluppano sintomi di infezione da SARS-CoV-2 mostrerà questi sintomi entro 11,5 giorni dall’esposizione. In pratica, scrivono gli esperti, ogni 10 mila persone messe in quarantena per due settimane solo 101 in media potrebbero sviluppare qualche sintomo dopo essere rilasciate dalla quarantena.

Per questo gli scienziati della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health indicano che il periodo di 14 giorni di quarantena usato per esempio nei Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie per individui potenzialmente esposti da coronavirus è un “periodo di tempo ragionevole per monitorare gli individui e lo sviluppo della malattia”. In sostanza due settimane sono quelle necessarie (anche se ci può essere qualche caso extra, che va dunque oltre questo lasso di tempo) per rendersi conto di un possibile contagio.

Per affermare ciò i ricercatori della Johns Hopkins, lo stesso istituto che da mesi ha diffuso e resa pubblica la mappa del contagio in tempo reale, hanno analizzato 181 casi provenienti soprattutto dalla Cina (zona Hubei) e rilevati prima del 24 febbraio. Per lo più si tratta di persone che potevano avere una idea del periodo del contagio, dato che avevano viaggiato da o verso Wuhan, città cinese considerata al centro dell’epidemia. Questi cittadini, secondo gli studi effettuati, mostravano in media un periodo di incubazione di 5,1 giorni.
Sono stati registrati il possibile periodo dell’esposizione, l’insorgenza dei primi sintomi, della tosse, della febbre, e grazie a ogni caso rilevato è stato creato un modello di distribuzione del periodo di incubazione. E’ emerso appunto che meno del 2,5% delle persone infette mostrava sintomi entro 2,2 giorni e più del 97% entro i 11,5 giorni.

Per Justin Lessler, professore di epidemiologia della Johns Hopkins, “in base alla nostra analisi dei dati disponibili  l’attuale raccomandazione di 14 giorni per il monitoraggio attivo o per la quarantena è un periodo ragionevole, anche se alcuni casi potrebbero andare oltre”. La stima accurata del periodo di incubazione potrebbe, chiosano gli scienziati, aiutare epidemiologi ed esperti a valutare meglio la dinamica e i meccanismi dell’epidemia e allo stesso tempo studiare, da parte dei funzionari di sanità pubblica, sistemi e misure efficace per la quarantena o l’isolamento, esattamente come sta avvenendo ora in Italia.

AGENTI CANCEROGENI :quali sono i passi in avanti della direttiva 2019/130?

Un intervento riporta l’attenzione sull’importanza delle recenti modifiche alla direttiva 2004/37/CE sui rischi derivanti da un’esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni. Le novità nella lista dei cancerogeni e nei valori limite di esposizione.

Milano, 11 Feb – Nel 2016 la Commissione Europea ha segnalato che la prima causa di morte correlata al lavoro sono i tumori e che il numero di morti attribuibili ai tumori professionali nell’Unione Europea supera addirittura i centomila all’anno.

Di fronte a questi dati, e in relazione alla necessità di migliorare la prevenzione, il nostro giornale torna periodicamente a parlare delle novità normative in materia di agenti cancerogeni e mutageni.

Torniamo dunque a parlare della recente Direttiva (UE) 2019/130, che ha modifica la Direttiva 2004/37/CE sulla protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da un’esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni durante il lavoro, con riferimento ad un intervento al workshop “La nuova Direttiva cancerogeni 2019/13” che, organizzato dalla Associazione Ambiente e Lavoro e dalla Consulta CIIP, si è tenuto a Milano il 6 giugno 2019.

 

Nell’articolo ci soffermiamo in particolare sui seguenti argomenti:

Le novità normative in materia di agenti cancerogeni o mutageni

Nell’intervento “Le novità introdotte dalla nuova Direttiva cancerogeni”, a cura dell’Ing. Gianandrea Gino (Studio SIRT Milano, membro del Consiglio direttivo AIDII), si ricorda che la Direttiva (UE) 2019/130 “modifica la 2004/37/CE sulla protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da un’esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni”.

Inoltre la direttiva:

  • “è destinata ad avere un importante impatto igienistico-occupazionale sotto diversi profili e in molteplici attività produttive
  • dovrà essere recepita entro il 2021, modificando il D.Lgs 81/2008 (Titolo IX Capo II)
  • da subito è raccomandabile l’adeguamento programmatico dei sistemi di gestione SSL e DVR”.

Prendiamo dall’intervento uno schema relativo alle variazioni apportate al previgente testo della direttiva 2004/37/CE e alle corrispondenze nel D.Lgs. 81/2008:

Si ricorda poi la presenza di 31 considerando, che hanno la funzione di motivare le norme dell’atto legislativo, e si sottolinea la formazione del supporto tecnico-scientifico:

  • “SCOEL – Comitato scientifico per i limiti d’esposizione professionale
  • CCSS – Comitato Consultivo per la Sicurezza e la Salute sul lavoro (tripartito Governi + Sindacati + Datoriali)
  • IARC – Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro”.

 

L’intervento si sofferma anche sul riconoscimento degli Accordi delle Parti Sociali:

  • “L’accordo sulla protezione della salute dei lavoratori attraverso la manipolazione e l’uso corretti della silice cristallina e dei suoi prodotti (NEPSI- European Network for Silica), e altri … costituiscono validi strumenti a complemento delle misure normative.
  • Anche se l’attuazione di detti accordi non dovrebbe costituire una presunzione di adempimento degli obblighi.
  • È opportuno che sul sito web dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) sia pubblicato un elenco degli accordi”.

 

Riprendiamo a questo proposito il contenuto dell’articolo 13 bis (Accordi delle parti sociali) aggiunto alla direttiva 2004/37/CE: ‘Gli accordi delle parti sociali eventualmente conclusi nell’ambito della presente direttiva sono elencati nel sito web dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA). L’elenco è aggiornato periodicamente’.

 

Le novità nella lista degli agenti cancerogeni

Veniamo poi alla modifica dell’Allegato I “Elenco di sostanze, miscele e procedimenti”.

 

Il relatore segnala che si allunga l’elenco dei cancerogeni.

Infatti “vi sono sufficienti elementi di prova della cancerogenicità degli oli minerali usati nei motori a combustione interna per lubrificare e raffreddare le parti mobili all’interno del motore:

  • Lo SCOEL ha individuato la possibilità che tali oli siano assorbiti in misura significativa attraverso la pelle e concluso che l’esposizione professionale avviene per via cutanea …
  • Il CCSS ha convenuto che gli oli motore minerali usati dovrebbero essere aggiunti alle sostanze, miscele e procedimenti cancerogeni …”.

Inoltre “vi sono sufficienti elementi di prova della cancerogenicità delle emissioni di gas di scarico dei motori diesel derivanti dalla combustione di gasolio nei motori ad accensione spontanea:

  • Il CCSS ha convenuto che le emissioni di gas di scarico dei motori diesel tradizionali dovrebbero essere aggiunte alle sostanze, miscele e procedimenti cancerogeni e ha richiesto ulteriori indagini sugli aspetti scientifici e tecnici dei nuovi tipi di motori.
  • Lo IARC ha classificato i gas di scarico dei motori diesel come cancerogeni per l’uomo e ha precisato che, se è vero che l’entità di particolato e sostanze chimiche è ridotta nei nuovi tipi di motori diesel, non è però ancora chiaro in che modo le modifiche quantitative e qualitative possano incidere sulla salute.
  • Lo IARC ha precisato che il carbonio elementare, che costituisce una quota significativa di tali emissioni, è comunemente utilizzato come marcatore di esposizione.
  • Tenuto conto … e del numero di lavoratori esposti … definire un valore limite per le emissioni di gas di scarico dei motori diesel calcolato in base al carbonio elementare”.

Si ricorda poi – continua la relazione – che “le voci degli allegati … dovrebbero riguardare … tutti i tipi di motori diesel”.

Dunque, come indica la Direttiva 2019/130 nel primo articolo, all’allegato I della direttiva 2004/37/CE sono aggiunti i punti seguenti:

  • 7. Lavori comportanti penetrazione cutanea degli oli minerali precedentemente usati nei motori a combustione interna per lubrificare e raffreddare le parti mobili all’interno del motore.
  • 8. Lavori comportanti esposizione alle emissioni di gas di scarico dei motori diesel.

I valori limite di esposizione professionale

Veniamo infine ai valori limite di esposizione professionale (VLE).

Si segnala che, con riferimento alla direttiva 2019/130:

  • per la maggior parte degli agenti cancerogeni e mutageni “non è scientificamente possibile individuare livelli al di sotto dei quali l’esposizione non produrrebbe effetti nocivi”;
  • nonostante la fissazione di VLE non elimini i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori (rischio residuo), contribuisce comunque ad una riduzione significativa dei rischi nell’ambito di un approccio graduale …
  • si introducono 2 tipologie di cancerogeni senza VLE inalatorio con il solo riferimento all’assorbimento cutaneo”.

Altre indicazioni relative ai valori limite di esposizione professionale:

  • “Individuati sulla base delle informazioni disponibili:
    • dati scientifici e tecnici
    • fattibilità economica,
    • valutazione approfondita dell’impatto socioeconomico
    • disponibilità di protocolli e tecniche di misurazione dell’esposizione
  • Principio di precauzione ove vi siano incertezze.
  • Gli Stati membri hanno facoltà di stabilire VLE vincolanti o altre misure di protezione più rigorosi”.

Nella relazione è ripreso integralmente il contenuto dell’articolo 235 del D.Lgs. 81/2008:

Articolo 235 – Sostituzione e riduzione

1. Il datore di lavoro evita o riduce l’utilizzazione di un agente cancerogeno o mutageno sul luogo di lavoro in particolare sostituendolo, se tecnicamente possibile, con una sostanza o una miscela132 o un procedimento che nelle condizioni in cui viene utilizzato non risulta nocivo o risulta meno nocivo per la salute e la sicurezza dei lavoratori.

2. Se non è tecnicamente possibile sostituire l’agente cancerogeno o mutageno il datore di lavoro provvede affinché la produzione o l’utilizzazione dell’agente cancerogeno o mutageno avvenga in un sistema chiuso purché tecnicamente possibile.

3. Se il ricorso ad un sistema chiuso non è tecnicamente possibile il datore di lavoro provvede affinché il livello di esposizione dei lavoratori sia ridotto al più basso valore tecnicamente possibile. L’esposizione non deve comunque superare il valore limite dell’agente stabilito nell’ALLEGATO XLIII.

 

E si sottolineano alcune parti degli articoli 236 e 237:

  • Art. 236/81 – … La valutazione del rischio deve tener conto di tutti i possibili modi di esposizione, compreso quello in cui vi è assorbimento cutaneo.
  • Art. 237/81 – Il DdL … d) provvede alla misurazione di agenti cancerogeni o mutageni per verificare l’efficacia delle misure di cui alla lettera … con metodi di campionatura e di misurazione conformi alle indicazioni …

Questo il futuro dei VLE:

  • “Riesame alla luce del REACH
  • Pareri dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA)
    • RAC Comitato per la valutazione dei rischi
    • SEAC Comitato per l’analisi socioeconomica
  • Tener conto … , ove disponibili, dei DNEL – Livelli derivati senza effetto”

Riprendiamo dalle slide una sintesi della Direttiva:

 

In definitiva, conclude la relazione, siamo di fronte ad una direttiva importante che:

  • “riporta al centro dell’attenzione i rischi CMR (e non solo) per una valutazione senza banalizzazioni” (i rischi CRM sono i rischi associati all’esposizione a sostanze cancerogene, mutagene o tossiche per la funzione riproduttiva, ndr)
  • “oltre ad un impatto quali-quantitativo importante quanto pragmatico, introduce un’interessante prospettiva evolutiva correlata con le conoscenze scientifiche
  • da queste premesse emerge, ad esempio, la necessità di trovare un’identificazione condivisa, fondata, trasparente, autorevole, del confine fra esposti, potenzialmente esposti e non esposti”.

RTM
Scarica il documento da cui è tratto l’articolo:

“ Le novità introdotte dalla nuova Direttiva cancerogeni”, a cura dell’Ing. Gianandrea Gino (Studio SIRT Milano, membro del Consiglio direttivo AIDII), intervento al convegno La nuova Direttiva cancerogeni 2019/13” (formato PDF, 637 kB).

Scarica la normativa di riferimento:

Direttiva (UE) 2019/130 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 16 gennaio 2019 che modifica la direttiva 2004/37/CE sulla protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da un’esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni durante il lavoro

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FORMAZIONE IN REALTÀ VIRTUALE

Un’esperienza immersiva, che sfrutta le enormi potenzialità mutuate dalle simulazioni aerospaziali e militari. È la formazione in realtà virtuale proposta da SAEF, primo ente formativo in Italia ad applicare sistematicamente questa tipologia di erogazione ad un corso “obbligatorio”, ovvero la prova di evacuazione legata al corso antincendio previsto dal decreto 81/2008 in materia di sicurezza sul luogo di lavoro. Basata sull’utilizzo della realtà virtuale, fa leva su tecnologie che permettono soluzioni di simulazione e training, in passato riservate esclusivamente agli astronauti e ai piloti. Ora non più. Grazie a un semplice visore e alla costruzione di un background virtuale, c’è la possibilità di immergersi letteralmente in un ambiente a rischio e decidere cosa fare, come agire, che scelte intraprendere. E da un visore alla realtà il passo è breve.

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Come funziona la realtà aumentata? La tecnologia al servizio della formazione

La soluzione tecnologica adottata da SAEF per questa tipologia di corsi si basa sulle esperienze più moderne e innovative: lo strumento sono visori di realtà virtuale (Samsung GEAR VR) nei quali viene installata una applicazione di formazione immersiva. Non solo: per aumentare l’aderenza a una situazione reale di rischio, grazie all’utilizzo di semplici cuffie, viene ricreato anche l’ambiente sonoro di un incendio e di un accadimento di emergenza, perché proprio il grande disturbo legato alla confusione è spesso l’elemento che può condizionare la scelta di un’azione anziché un’altra. E per poter esplorare l’ambiente a 360 gradi gli utenti dei corsi vengono fatti sedere su seggiole girevoli a base fissa, così da potersi destreggiare, con pochi e semplici movimenti del corpo.

Come avviene una simulazione immersiva in realtà virtuale

Per simulazione immersiva si intende il modulo che compone il corso erogato in realtà virtuale. La realtà virtuale, quindi, rappresenta la tecnologia con la quale i moduli vengono realizzati, ovvero lo strumento di erogazione. Alla base di questa tecnologia ci sono video, fotografie a 360 gradi, modelli ed effetti in tre dimensioni. Ma la simulazione è composta non soltanto dalla proiezione in un mondo virtuale (molto vicino ad un incendio vero e proprio), ma anche dalla possibilità di interagire per mettere in atto azioni adeguate alla gestione della situazione. Si tratta di un elemento molto importante: non si subisce da spettatori come in un cinema, ma si ricopre un ruolo attivo, a scopo didattico, formativo e esercitativo. Tale interazione avviene grazie ad un’interfaccia a controllo oculare: basta fissare con lo sguardo sui punti attivi che appaiono nel visore per far scattare le relative azioni. Il tutto in forma molto semplice e intuitiva. Per approcciare il sistema e la tecnologia, all’utente è richiesto di svolgere un mini test di navigazione prima di avviare la simulazione vera e propria.

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Il valore della realtà virtuale applicata alla formazione dei lavoratori

Tutto ruota attorno ad un principio. Gli anglosassoni lo chiamano il “learning by doing” traduzione di “imparare facendo“. Soprattutto nel caso di situazioni limite come quelle di un’emergenza in un luogo (di lavoro o altro), di un incendio, di uno scoppio o di una esplosione, la teoria sul cosa fare potrebbe non essere sufficiente. Proprio perché nelle scelte della persona intervengono moltissime variabili legate alla confusione, all’emozione, alla paura, alla non famigliarità con una situazione di rischio. Ecco perché il provare materialmente con un simulatore che proietta in un ambiente molto simile a quello reale, può essere utile per imparare come agire in una simile situazione. E non è finita: la multi sensorialità dell’esperienza che permette di coinvolgere vista, udito, movimento corporeo fa in modo che l’esperienza vissuta dal fruitore rimanga fortemente e a lungo impressa, così da avere un’elevata efficacia dal punto di vista dell’apprendimento. La curva dell’attenzione viene sollecitata al punto di essere innalzata come nel caso di un gioco, anche se si tratta di un “gioco serio”.

La rosa di applicazione della realtà virtuale in ambito formativo

La simulazione di un incendio in realtà virtuale di SAEF, introdotta da maggio 2017, è il primo caso in assoluto in Italia di applicazione di questa tecnologia innovativa non solo a livello sperimentale o di comunicazione, ma sistematicamente all’interno di corsi strutturati. SAEF offre oggi questa modalità in realtà virtuale non solo ai partecipanti ai suoi corsi, ma anche su richiesta ad aziende ed enti di formazione, con forme di personalizzazione del format e, se necessario, del contenuto.

da www.saef.it