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CAMPAGNA NAZIONALE PREVENZIONE MACULOPATIA

 CAMO Centro Ambrosiano Oftalmico
in collaborazione con l’Ospedale San Raffaele di Milano e ASST H Fatebenefratelli-Sacco di Milano promuove dal 23 gennaio al 28 febbraio 2020 la Campagna Nazionale di Prevenzione della Maculopatia e Retinopatia Senile. Questa importante iniziativa medico-sociale ha avuto il patrocinio del Ministero della Salute, del Comune di Milano, della Società Oftalmologica Italiana e di IAPB Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità.

Partendo dalla certezza che la miglior cura è sempre la prevenzione, quest’anno sono 26 i centri in 12 regioni in cui si potrà effettuare un esame gratuito volto alla rilevazione di queste due invalidanti patologie che, se non diagnosticate per tempo, possono portare alla cecità. Gli screening saranno effettuati da equipe medico-infermieristiche altamente qualificate e dotate delle attrezzature più all’avanguardia.

La degenerazione maculare senile, legata all’invecchiamento della retina, colpisce in Italia oltre un milione di persone, soprattutto dopo i 65 anni di età. Ma i numeri sono in crescita, proprio perché sta aumentando la popolazione anziana potenzialmente candidata alla malattia. L’aspettativa di vita è in aumento nel mondo, ma vivere più a lungo è un premio senza valore se la qualità della vita è compromessa da cattive condizioni di salute e dalla perdita di autonomia, come quando si perde la capacità di vedere. Investire negli screening e in efficaci terapie per mantenere e migliorare la funzionalità dell’individuo è di cruciale importanza. “Questa è la linea da seguire e lo scopo e finalità del nostro impegno”, afferma il Dott. Lucio Buratto.

COME FUNZIONALO SCREENING

Generalmente lo screening avrà una durata massima di circa 20 minuti e non causerà alcuno stress al paziente. Durante lo screening per la maculopatia saranno eseguiti due esami.

  • TEST DI AMSLER

    Il test d Amsler è utile ad individuare subito la presenza di metamorfopsia, cioè una visione distorta e/o deformata delle immagini. Le metarmofopsie sono sintomi tipici della maculopatia. Si tratta di un test assolutamente non invasivo e davvero molto “facile”, in quanto consiste nell’osservare – prima con un occhio e poi con l’altro – una semplice griglia a quadretti.

  • OCT

    La Tomografia ottica a radiazione coerente (OCT) utilizza un raggio di luce e permette di analizzare così vari strati della retina. Questo esame fornisce moltissime informazioni sullo stato della retina centrale, e, quindi, riveste un ruolo fondamentale nello studio di numerose patologie della macula. Anche in questo caso l’esame non è invasivo, in quanto eseguito senza alcun contatto con l’occhio e senza alcuna somministrazione di farmaci.

INFO E PRENOTAZIONI

Data la natura della patologia, gli screening della maculopatia senile sono riservati alle persone di età superiore ai 50 anni, che non abbiano già una diagnosi di maculopatia.

Agli screening gratuiti si potrà accedere tramite prenotazione online, scegliendo giorno e orario preferiti sul sito curagliocchi.it a partire dal 23 gennaio e fino ad esaurimento delle disponibilità.

Per maggiori informazioni: Tel. 02 6361 1999

Curagliocchi.it

LAVORO IN SOLITARIO LA GUIDA DELLA SUVA


Questo opuscolo spiega a quali condizio
ni una persona impiegata nel settore dell’artigianato o dell’industria è autorizzata a lavorare da sola. Contiene informazioni sui requisiti che devono soddisfare le persone tenute a lavorare da sole, i posti di lavoro occupati da una persona sola e il piano di emergenza in base alle disposizioni di legge e all’esperienza.

puoi caricare la guida cliccando qui sotto

GUIDA 1

 

GUIDA 2

FAQ CORONAVIRUS 2019 NCOV

FAQ – Infezione da coronavirus 2019-nCoV

1. Che cos’è un coronavirus?
I coronavirus sono una vasta famiglia di virus noti per causare malattie che vanno dal comune raffreddore a malattie più gravi come la sindrome respiratoria mediorientale (MERS) e la sindrome respiratoria acuta grave (SARS).
2. Che cos’è un nuovo coronavirus?
Un nuovo coronavirus (CoV) è un nuovo ceppo di coronavirus che non è stato precedentemente mai identificato nell’uomo.
3. Gli uomini possono essere infettati da un nuovo coronavirus di origine animale?
Indagini dettagliate hanno scoperto che, in Cina nel 2002, SARS-CoV è stato trasmesso dagli zibetti agli uomini e, in Arabia Saudita nel 2012, MERS-CoV dai dromedari agli uomini. Numerosi coronavirus noti circolano in animali che non hanno ancora infettato esseri umani. Man mano che la sorveglianza migliora in tutto il mondo, è probabile che vengano identificati più coronavirus.
4. Quali sono i sintomi di una persona infetta da un coronavirus?
Dipende dal virus, ma i sintomi più comuni includono febbre, tosse, difficoltà respiratorie. Nei casi più gravi, l’infezione può causare polmonite, sindrome respiratoria acuta grave, insufficienza renale e persino la morte.
5. I coronavirus possono essere trasmessi da persona a persona?
Sì, alcuni coronavirus possono essere trasmessi da persona a persona, di solito dopo un contatto stretto con un paziente infetto, ad esempio tra familiari o in ambiente sanitario.
6. Esiste un vaccino per un nuovo coronavirus?
No, essendo una malattia nuova, ancora non esiste un vaccino. Possono essere necessari anche anni per sviluppare un nuovo vaccino.
7. Esiste un trattamento per un nuovo coronavirus?
Non esiste un trattamento specifico per la malattia causata da un nuovo coronavirus. Il trattamento deve essere basato sui sintomi del paziente. La terapia di supporto può essere molto efficace.
8. Cosa posso fare per proteggermi?
Le raccomandazioni per ridurre l’esposizione e la trasmissione di una serie di malattie respiratorie comprendono il mantenimento dell’igiene delle mani (lavare spesso le mani con acqua e sapone o con soluzioni alcoliche) e delle vie respiratorie (starnutire o tossire in un fazzoletto o con il gomito flesso, utilizzare una mascherina e gettare i fazzoletti utilizzati in un cestino chiuso immediatamente dopo l’uso e lavare le mani), pratiche alimentari sicure (evitare carne cruda o poco cotta, frutta o verdura non lavate e le bevande non imbottigliate) ed evitare il contatto ravvicinato, quando possibile, con chiunque mostri sintomi di malattie respiratorie come tosse e starnuti.

In particolare, per quanto riguarda il nuovo coronavirus identificato in Cina, si raccomanda di posticipare i viaggi non necessari a Wuhan.

Se ci si reca in Cina, nella città di Wuhan, provincia di Hubei, si raccomanda di vaccinarsi contro l’influenza stagionale almeno due settimane prima del viaggio.

È raccomandato, inoltre, di evitare di visitare i mercati di prodotti alimentari freschi di origine animale e di animali vivi, evitare il contatto con persone che hanno sintomi respiratori.

Qualora una persona sviluppi sintomi respiratori (tosse, mal di gola, difficoltà respiratorie) mentre si trova a Wuhan, dovrebbe rivolgersi immediatamente a un medico.

Qualora una persona di ritorno da un viaggio a Wuhan sviluppi sintomi respiratori nei 14 giorni successivi al rientro, dovrebbe immediatamente rivolgersi ad un medico e informarlo del viaggio.

9. Gli operatori sanitari sono a rischio a causa di un nuovo coronavirus?
Sì, possono esserlo, poiché gli operatori sanitari entrano in contatto con i pazienti più spesso di quanto non faccia la popolazione generale. L’OMS raccomanda che gli operatori sanitari applichino coerentemente adeguate misure di prevenzione e controllo delle infezioni in generale e delle infezioni respiratorie, in particolare.
10. Dove si stanno verificando le infezioni da 2019-nCoV?
Il 31 dicembre 2019 la Commissione Sanitaria Municipale di Wuhan (Cina) ha segnalato all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) un cluster di casi di polmonite a eziologia ignota nella città di Wuhan, nella provincia cinese di Hubei.

La maggior parte dei casi aveva un legame epidemiologico con il mercato di Huanan Seafood, nel sud della Cina, un mercato all’ingrosso di frutti di mare e animali vivi.

Il 9 gennaio 2020, il CDC cinese ha riferito che è stato identificato un nuovo coronavirus (2019-nCoV) come agente causale ed è stata resa pubblica la sequenza genomica.

Al 21 gennaio 2020, sono stati segnalati in totale 295 casi confermati di infezione da 2019-nCoV, inclusi 4 decessi: 291 dalla Cina di cui 270 da Wuhan, 14 a Guangdong, 5 a Pechino e 2 a Shanghai, e 4 casi in altri paesi asiatici: 2 in Thailandia, 1 in Giappone e 1 in Corea del Sud.

11. Quali sono i rischi di propagazione in Europa?
La probabilità di introduzione del virus nell’UE è considerata moderata, anche se non può essere esclusa.
12. Come si contrae questo coronavirus?
Sono necessarie maggiori informazioni per comprendere meglio le modalità di trasmissione e le manifestazioni cliniche di questo nuovo virus. La fonte di questo nuovo virus non è ancora nota. Pertanto, sarebbe prudente ridurre il rischio generale di infezioni respiratorie acute durante i viaggi verso o dalle aree colpite (attualmente Wuhan City).
13. Che fare se si è soggiornato di recente a Wuhan?
Se nelle due settimane successive al vostro ritorno si dovessero presentare febbre, tosse, mal di gola, difficoltà respiratorie, a scopo precauzionale contattate il vostro medico di fiducia, riferendo del vostro recente viaggio
14. Che fare se si è soggiornato in un ospedale in cui è stata ricoverata una persona malata?
Il rischio di trasmissione esiste solo se si è stati in stretto e prolungato contatto con il paziente. I malati affetti da infezione da nuovo Coronavirus, inoltre, vengono ricoverati in ambienti separati dagli altri degenti. Sinora non è stata segnalata alcuna infezione da nuovo coronavirus contratta in ospedale o altra struttura sanitaria.
15. Che fare se si presentano i sintomi del virus?
In caso di sintomi riferiti a una malattia respiratoria, prima, durante o dopo il viaggio, i viaggiatori devono rivolgersi a un medico e informarlo del loro viaggio.
16. Quali raccomandazioni dell’OMS per i paesi?
L’OMS incoraggia tutti i paesi a rafforzare la sorveglianza delle infezioni respiratorie acute acute (SARI), a rivedere attentamente eventuali casi insoliti di SARI o di polmonite e a comunicare all’OMS qualsiasi caso sospetto o confermato di infezione da nuovo coronavirus.

I paesi sono incoraggiati a continuare a rafforzare la loro preparazione alle emergenze sanitarie in linea con il regolamento sanitario internazionale (2005).

17. Quale dispositivo di monitoraggio è stato introdotto per questo virus a livello nazionale?
In Italia, è attiva una rete di sorveglianza delle gravi infezioni respiratorie acute (SARI) e delle sindromi da distress respiratorio acuto (ARDS).

La situazione è costantemente monitorata dal Ministero, che è in continuo contatto con l’OMS e l’ECDC, e pubblica tempestivamente ogni nuovo aggiornamento sul suo Portale.

18. Quale misura sanitaria specifica per i viaggiatori è stata avviata nel nostro paese?
L’Italia (aeroporto di Roma Fiumicino) ha tre voli diretti con Wuhan, e numerosi voli non diretti, il cui traffico di passeggeri dovrebbe aumentare in occasione del capodanno cinese. Come previsto dal Regolamento Sanitario Internazionale (2005) (RSI), presso l’aeroporto di Fiumicino è in vigore una procedura sanitaria, gestita dall’USMAF SASN, per verificare l’eventuale presenza a bordo degli aeromobili provenienti da Wuhan di casi sospetti sintomatici ed il loro eventuale trasferimento in bio-contenimento all’Istituto Nazionale Malattie Infettive L. Spallanzani di Roma.

È in corso di rafforzamento la sorveglianza dei passeggeri dei voli diretti da Wuhan (e di ogni altro volo con segnalati casi sospetti di 2019 nCoV). Nei prossimi giorni i passeggeri in arrivo con questi voli saranno sottoposti in aeroporto al controllo della temperatura corporea. I casi eventualmente positivi potranno subire ulteriori controlli ed eventualmente verranno posti in isolamento, con attivazione della sorveglianza per gli altri passeggeri a rischio.

È stato predisposto materiale informativo da affiggere negli aeroporti per informare i viaggiatori internazionali.

Fonte: Direzione Generale della prevenzione sanitaria

Data di ultimo aggiornamento: 22 gennaio 2020

ALTRE INFO GOVERNATIVE:

CIRCOLARE MINISTERO SALUTE

IL TUMORE ALLA VESCICA ANCHE ASSOCIATO ALLE ACQUE DI RUBINETTO

Da dottnet.it

In Europa uno su 20 sarebbe collegato a prodotti chimici presenti nell’acqua

LE PATOLOGIE UNGUEALI DI ORIGINE PROFESSIONALE


Le patologie professionali delle unghie sono alterazioni prodotte o aggravate dal lavoro, possono colpire lavoratori di ogni tipo, sesso ed età. Si tratta di segni frequenti anche se spesso non molto specifici.
A maggior rischio sono i lavoratori dell’industria manifatturiera, gli alimentaristi, gli edili, i metalmeccanici, i lavoratori dell’industria siderurgica, i tipografi e gli agricoltori.
Le patologie ungueali professionali possono essere schematicamente suddivise in base alle cause ossia meccaniche, chimiche, fisiche, infettive
Negli operai le malattie professionali delle unghie causate da agenti meccanici o chimici sono spesso conseguenza di traumi ripetuti a livello della matrice e/o della lamina ungueale. I sintomi solitamente sono presenti su una o più unghie.

Le patologie ungueali in cui deve essere sempre considerata una possibile eziologia professionale sono la coilonichia, perionissi, fragilità, alterazioni di colore, granulomi da corpo estraneo e fenomeno di Raynaud.

Coilonichia
La lamina ungueale si presenta a forma di cucchiaino, assottigliata, con aspetto concavo. E’ la conseguenza di microtraumi e/o contatti ripetuti con sostanze chimiche che ammorbidiscono la lamina ungueale quali oli minerali, alcali o acidi, solventi organici, cheratolitici. Più frequente al I, II e III dito della mano.

Più evidente alla
mano dominante. La coilonichia unghie dei piedi è rara, ed è causata dalla ripetuta pressione/attrito nelle persone che lavorano a piedi nudi (tiratori di rickshaw, operai che lavorano a piedi nudi nel fango alcalino – risaie)

Fragilità ungueale
Comune in lavoratori che si lavano spesso le mani (medici, infermieri, parrucchieri). Le donne sono maggiormente predisposte a sviluppare fragilità ungueale quando lavorano in ambienti umidi.


Altri lavoratori a rischio di fragilità ungueale sono: addetti alle pulizie, fotografi, imbianchini, parrucchieri, baristi e alimentaristi

Onicolisi


Una porzione più o meno estesa di lamina ungueale appare distaccata dai tessuti sottostanti. A livello delle mani le cause più frequenti sono meccaniche e irritanti. Puó essere complicata dalla penetrazione di corpi estranei sotto la lamina ungueale (parrucchieri e macellai).

Emorragie a scheggia/ematomi

Gli ematomi subungueali e le emorragie del I dito del piede colpiscono in particolar modo ballerini, tennisti, calciatori, giocatori di squash. Il Primo dito è coinvolto più frequentemente nei giocatori di tennis. Il secondo e il terzo nei calciatori, Il Quarto e il quinto nei maratoneti o nei corridori

Perionissi o Girodito


Affezione infiammatoria della piega ungueale ad andamento cronico recidivante che colpisce soprattutto donne adulte ed alimentaristi. Lo sviluppo della malattia è preceduto dalla distruzione della cuticola da parte di cause meccaniche o chimiche. Questo determina la penetrazione di microorganismi e particelle ambientali al di sotto della piega provocando una reazione infiammatoria.

Cause infettive
Batteriche/micotiche e Virali

Le unghie artificiali sono serbatoio di infezione infatti l’impiego di smalti ungueali scoraggia un energica detersione delle mani. Determinati batteri come la Serratia o l’Acinobacter si ritrovano unicamente nelle infermiere che indossano unghie artificiali.
Le onicomicosi sono favorite da scarpe occlusive e ambiente umido. E‘ aumentata la frequenza delle onicomicosi da dermatofiti delle unghie dei piedi nei nuotatori.
Le verruche periungueali si verificano particolarmente in macellai e pescivendoli. I noduli del mungitore ***si ritrovano in agricoltori e veterinari. Le infezioni erpetiche in medici e paramedici.

articolo di Antonella Tosti

Centro di Allergologia, Clinica dermatologica Alma Mater Studiorum, Università di Bologna

da SIDAPA

*** NODULI DEI MUNGITORI

Questi noduli sono causati dal virus paravaccinico, un parapoxvirus responsabile di lesioni mammarie nei bovini. L’infezione richiede un contatto diretto e causa macule che evolvono attraverso gli stadi di papule, flittene e noduli. Questa infezione ha 6 stadi, che sono simili a quelli dell’ectima contagioso. Febbre e linfoadenopatia sono rare.

La diagnosi dei noduli del mungitore si basa sull’anamnesi del contatto e sui reperti cutanei. La diagnosi differenziale varia in base alla morfologia, tuttavia può comprendere tubercolosi (un sifiloma che può svilupparsi nel sito dell’inoculazione della tubercolosi), sporotricosi, carbonchio e tularemia.

Nodulo del mungitore
Nodulo del mungitore
Le lesioni guariscono spontaneamente; non occorre alcun trattamento.( msdmanuals.com)

“SI VIAGGIARE” GUIDA SAIPEM ALLE MISSIONI ALL ‘ESTERO

L’applicazione SAIPEM SI VIAGGIARE è la versione interattiva aggiornata della quarta edizione del manuale Saipem approvato a cura dell’équipe medica (Nicosia, Consentino e Gialdi). Fornisce una serie di indicazioni e misure essenziali per preparare un viaggio all’estero e valuta le specificità della destinazione, il clima e tutti i possibili rischi di infezione. L’applicazione facilita la pianificazione in anticipo di misure sanitarie preventive (vaccinazioni, chemioprofilassi, certificati ecc.) E consente ai viaggiatori di registrare la loro frequenza e le date di scadenza.

Significa anche che i viaggiatori hanno a portata di mano informazioni critiche per viaggi in paesi in cui ogni ulteriore informazione potrebbe rendere il viaggio più sicuro prevenendo l’esposizione ai rischi per la salute.

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L’applicazione SAIPEM SI VIAGGIARE include una guida esaustiva ai rischi di viaggio, ai rischi climatici e ai rischi infettivi suddivisi per agenti patogeni, nonché informazioni vitali su vaccinazioni e chemioprofilassi con un pratico sistema di allerta per ricordare ai viaggiatori di ottenere le loro iniezioni o booster. L’applicazione include anche una serie di schede informative per i paesi di tutto il mondo, compresi fatti su religione, lingua, clima e misure sanitarie preventive, per non parlare di una ricca galleria di immagini uniche. Infine, la funzione “Intorno a me” consente ai viaggiatori di trovare informazioni geolocalizzate e c’è un divertente quiz per verificare le tue conoscenze di viaggio.

Ricordiamo  anche la consultazione sullo stesso argomento  la GUIDA NIOSH disponibile al link indicato nel nostro post al seguente

LINK http://www.tecomilano.it/tag/guida-viaggio-lavoro-estero-niosh/

 

 

 


		

PIOPPI CONTRO LA PLASTICA


I pioppi sono dei “mangiaplastica”: le loro radici sono infatti in grado di assorbire e accumulare i principali composti inquinanti, gli ftalati, eliminandoli dall’ambiente. Lo dimostra una ricerca tutta italiana pubblicata sulla rivista Environmental Science and Pollution Research e guidata Francesca Vannucchi, dell’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Lo studio pone le basi anche per approfondire il meccanismo con cui queste sostanze tossiche vengono degradate all’interno dei tessuti vegetali.

Gli ftalati sono microinquinanti dagli effetti decisamente negativi sul funzionamento degli ecosistemi e sulla salute umana. Si tratta di una famiglia di composti chimici usati nell’industria delle materie plastiche, in particolare nel Pvc, per migliorarne flessibilità e modellabilità, ma trovano impiego anche in profumi, pesticidi, smalti per unghie e vernici.

La ricerca, cui ha collaborato anche l’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) di Pisa, ha dimostrato che il pioppo della specie Populus alba Villafranca, potrebbe essere il candidato adatto per ridurre gli impatti negativi dovuti alla persistenza di questi composti nell’ambiente: le sue radici, infatti riescono ad assorbire e immagazzinare gli ftalati, confermando la grande tolleranza di questa pianta alle sostanze inquinanti. Ulteriori studi saranno necessari per capire come i composti vengono poi smaltiti e utilizzati all’interno dei tessuti vegetali.

 

da Repubblica.it

IL BURN OUT DEL PERSONALE SANITARIO


«È tardi. Arriva la mia ultima paziente. Dai suoi esami emergono cattive notizie. Il tumore è cresciuto. So come comportarmi in questi casi. Parlo piano, utilizzo le parole “giuste”. Lei crolla, gli occhi le si riempiono di lacrime. Arriva l’infermiere specializzata, le prende la mano. In questo vortice di emozioni, io non provo niente. Non piango, non sono triste. Spiego con calma quali dovranno essere i passaggi successivi, sperando disperatamente che lei non colga il vuoto che c’è dietro le mie parole».

Inizia così la lettera che la dottoressa Eileen Parkes, del reparto di oncologia dell’ospedale di Belfast, ha inviato al Guardian per denunciare un problema forse poco conosciuto, ma che colpisce molti medici e professionisti sanitari: il burnout, che causa «un’attenuazione delle emozioni, un sentimento di distacco», lo descrive la dottoressa. «Lo riconosco in me stessa e nel black humour dei miei colleghi. O in quella collega che si lamenta ad alta voce chiedendosi a quante persone ha rovinato la giornata», prosegue.

«Qual è la parte più difficile del mio lavoro? Chiedere scusa, ogni giorno, per cose su cui non ho alcun controllo. Scusi, la sua TAC è stata rimandata. Mi dispiace se l’antidolorifico non ha ancora fatto effetto. Scusi, il suo trattamento è stato cancellato. Scusi ma questa è la data disponibile più vicina. Mi scusi per averla fatta aspettare, quando ogni singolo minuto prezioso è contato e scorre via troppo velocemente per permetterci di far bene in un sistema sovraccaricato».

Un ruolo importante, secondo la dottoressa Parkes, quello giocato dal sistema sanitario in questa partita: «L’austerity ha contributo a creare questo sistema raffazzonato, questa apparente assistenza sanitaria. Il tempo da dedicare a pazienti con bisogni complessi è minimo. E se lo dilatiamo risultiamo inefficienti. Se proviamo a riorganizzare gli appuntamenti il management ci chiede perché sprechiamo così tanto tempo. L’umanità è rimossa, negata ai pazienti e prosciugata nei medici».

«Non sono ancora chiare le conseguenze di questa situazione – spiega la dottoressa -. Sicuramente il burnout è associato all’aumento della possibilità di commettere errori a livello medico. Ma ciò che è certo è che i pazienti ne soffrono per l’assenza di connessione, per non sentirsi compresi, ascoltati, o presi a cuore. E se si perde la fiducia del paziente a causa di appuntamenti ravvicinati ed un personale sanitario stressato, il costo del burnout è inestimabile».

«Anche i medici, oltre ai pazienti, sono trattati come numeri – continua -. Vengono spostati da A a B, ogni minuto della loro giornata lavorativa può essere messo in discussione, ci si aspetta che lavorino oltre le loro possibilità. La vita al di fuori del lavoro non ha alcun valore e il numero di suicidi dei medici è aumentato: la cultura e il sistema non sono riusciti a valorizzare il lavoro del medico».

«Quale risposta viene offerta? Flessibilità. Curare i medici e fare in modo che imparino a gestire il carico di lavoro. Non è ammissibile che quel carico di lavoro non sia gestibile. Non è il sistema ad essere criticato, ma sono i problemi caratteriali dei camici bianchi ad essere ritenuti la causa di questa epidemia di burnout. Continueremo a camminare sul filo, in perfetto equilibrio. Occhi fissi in avanti, piedi ben attaccati alla corda. Finchè la pressione aumenta, perché un collega ci scarica il suo lavoro, perché prendiamo velocemente una decisione che poi si rivela sbagliata, o perché un paziente scoppia a piangere alla fine di una giornata particolarmente intensa. Allora iniziamo a dondolare, le gambe vacillano, ma poi riusciamo a riconquistare l’equilibrio, e continuiamo a camminare. La pressione non diminuisce. La corda si fa più stretta. E si muove sempre di più, e richiede sempre più sforzo. Ogni tanto qualcuno cade, troppo esausto per continuare. Ma la colpa non è della corda – conclude la dottoressa Parkes -. È dell’incapacità di restare in equilibrio».

da sanitaonformazione

COME PROTEGGERSI DAI MICROINQUINANTI ALLA GUIDA

Gli inquinanti atmosferici tossici come l’anidride carbonica e l’ossido di azoto non sono presenti solo nell’aria esterna: anche  all ‘interno delle nostre auto possiamo inalare micro inquinanti che possono nuocere alla nostra salute.

Esistono modalità preesistenti per filtrare l’aria della cabina della tua auto, in particolare con le impostazioni sul cruscotto della tua auto. La velocità della ventola, la modalità di ventilazione e le opzioni di ricircolo dell’aria in cabina possono proteggere la salute respiratoria, ma in questo caso non filtrano molte delle particelle più piccole e pericolose presenti nell’aria.

Una ricerca dell’Università della California, Riverside, sta studiando quali metodi potrebbero  filtrare al meglio l’aria della cabina e proteggere la salute respiratoria.

I filtri abitacolo sono stati originariamente progettati per rimuovere grandi particelle come polline e polvere dall’aria della tua auto. Di conseguenza, non sono funzionali a filtrare le particelle submicrometriche più piccole dalle emissioni dei veicoli come l’anidride carbonica (espirata dai passeggeri) e l’ossido di azoto (dalle emissioni dei veicoli). Questi gas, se inalati, possono provocare differenti  effetti negativi sulla salute

Altri fattori che possono influenzare o esacerbare il rischio di inquinanti nell’abitacolo sono il traffico intenso, la velocità della ventola di ventilazione, le sostanze inquinanti nell’aria esterna e il numero di passeggeri nell’auto.

I conducenti nelle città  più trafficate corrono un rischio particolarmente elevato di esposizione a microinquinanti . Nel corso di un lungo viaggio in auto, la cabina della tua auto può accumulare livelli di particolato e gas.

L’articolo sullo studio dell’Università della California spiega come questi particolati penetrino nella cabina della tua auto. Descrive la cabina dell’auto come una “scatola con piccoli fori per lo scambio di gas”. Ciò significa che la cabina “alla fine sarà ventilata o equilibrata, con l’aria esterna”. Questo può richiedere da un minuto a un’ora.

Inoltre, le auto si differenziano per la capacità di filtrare gli inquinanti atmosferici e mantenere la qualità dell’aria nella cabina pulita. Tuttavia, non esisteva un metodo o un indice di prova standard per quantificare queste tossine, fino ad ora.

Heejung Jung, professore di ingegneria meccanica per UC Riverside, studia come l’inquinamento esterno penetri all’interno delle auto e identifica i modi per migliorare la qualità dell’aria in cabina. Jung ha lavorato con la società di consulenza Emissions Analytics per sviluppare un metodo di prova standard per la qualità dell’aria nelle auto.

Il primo passo dello standard verso l’approvazione dell’agenzia di regolamentazione è stato nel corso di un seminario del Comitato europeo di normalizzazione nel novembre del 2019. Durante questo seminario, il team ha testato 100 veicoli e sta usando i dati per costruire un database che aiuterà i futuri conducenti a proteggere la loro salute respiratoria includendo la qualità dell’aria in cabina è un fattore identificabile che gli acquirenti possono considerare quando acquistano un’auto.

Il sistema più semplice per ridurre  il particolato nella cabina della tua auto è quello di chiudere i finestrini e scegliere l’impostazione di ricircolo del sistema di ventilazione dell’auto. Il ricircolo e una bassa ventilazione rimuovono la maggior parte delle nanoparticelle ultrafine  .

Tuttavia, questa impostazione contribuisce a una maggiore inalazione  di anidride  carbonica, un normale sottoprodotto della respirazione umana. Poche auto hanno la tecnologia per ridurre l’anidride carbonica.

Il gruppo di Jung ha studiato i modi per inclinare le alette di ricircolo in una certa direzione per controllare lo scambio tra aria di ricircolo e aria fresca. Questo metodo ha lo scopo di ridurre l’esposizione all’anidride carbonica e gestire i livelli di particolato.

Questo metodo, noto come “ricircolo d’aria frazionata”, è un’opzione praticabile per le case automobilistiche per migliorare i sistemi di filtrazione dell’aria che minimizzerebbero il particolato, l’anidride carbonica e l’ossido di azoto.

Tuttavia, fino a quando tale sistema non sarà incorporano nei  nuovi modelli di auto, i conducenti possono esclusivamente sperimentare questo metodo da soli. I conducenti possono regolare le modalità in base alla velocità con cui guidano, al numero di passeggeri, alla tenuta dei finestrini dell’auto e all’efficienza del sistema di filtraggio dell’aria della cabina dell’auto.  Jung e Emissions Analytics stanno preparando un database per dare indicazioni su oltre 2.000 modelli di auto.

“Quando  ti imbatti in una strada congestionata con molti camion di fronte a te, scegli la modalità di ricircolo e regola la velocità della ventola. Il ricircolo completo con una bassa  velocità della ventola  non deve essere utilizzato per più di qualche minuto poiché l’anidride carbonica si accumula rapidamente all’interno della cabina “, ha dichiarato Jung.

Se è necessario mantenere attiva la modalità di ricircolo per più di qualche minuto, Jung consiglia di aumentare la velocità della ventola di ventilazione. Una velocità della ventola più elevata, sebbene rumorosa, può comportare un po ‘più di ventilazione rispetto alla bassa velocità. I produttori possono anche incorporare il ricircolo frazionario nei loro progetti di ventilazione.

“Questo principio si applica a tutti gli ambienti chiusi come aeroplani, autobus, treni, metropolitane ed edifici”, ha detto Jung. “Siamo in grado di ridurre significativamente l’esposizione agli inquinanti atmosferici in alcuni ambienti in cui le persone trascorrono più tempo con i sistemi di circolazione dell’aria che includono il ricircolo frazionario”.

da ohsonline liberamente tradotto ed adattato  da dott Alessandro Guerri medico specialista in medicina del lavoro