Novità

LIMITI DELLA FORMAZIONE ON LINE SECONDO OSHA

L utilizzo di sistemi multimediali  ha rappresentato un valido sistema di informazione e formazione in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro sin dagli anni 90. Tuttavia OSHA e diversi organismi internazionali hanno segnalato anche i  limiti della formazione online che non sarebbe da se sufficiente  a meno che “non contenga componenti interattivi e pratici”.

Cosa manca alla formazione esclusivamente on Line  ?

La formazione dovrebbe consentire domande e risposte tempestive, nonché l’interattività.

L’OSHA prevede che la formazione includa “[t] l opportunità per i lavoratori di essere in grado di porre domande e ricevere risposte da un istruttore qualificato, in modo tempestivo”.
Per garantire che i dipendenti possano apprendere efficacemente il materiale, l’interazione non dovrebbe essere “ritardata o limitata”.
Per una soluzione, OSHA ha suggerito di fornire un numero telefonico  ai lavoratori che seguono corsi online in modo che possano chiamare  un istruttore durante la formazione.

In sintesi:
La formazione dovrebbe includere  una esperienza pratica.

I dipendenti dovrebbero essere in grado di “interagire con attrezzature e strumenti in presenza di un istruttore “.
I lavoratori dovrebbero essere in grado di “apprendere o aggiornare le proprie capacità attraverso l’esperienza”.

I formatori poi dovrebbero essere in grado di “valutare se i tirocinanti hanno imparato le tecniche appropriate”.

OSHA ha messo in rilievo i requisiti per i programmi di formazione  OSHA 10 ore e OSHA 30 ore. Tali corsi devono “essere partecipativi” e includere “attività interattive”, come “seminari, case study, esercitazioni e dimostrazioni che comportano la partecipazione e l’interazione degli studenti”. In tali programmi, l’OSHA generalmente limita la quantità di materiale consegnato tramite video, richiede un numero minimo di persone per classe per una maggiore interazione e controlla strettamente la consegna online dei corsi. Si aspetta una comunicazione a due vie con i formatori e risposte rapide alle domande degli studenti.

I dipendenti devono essere in grado di porre domande.
I lavoratori hanno bisogno di opportunità per acquisire “familiarità con le attrezzature e le pratiche sicure in un ambiente non pericoloso”, ad esempio attraverso esercitazioni pratiche.

I formatori devono essere in grado di confermare che gli studenti “hanno acquisito le competenze necessarie”.
Da allora, l’OSHA ha ripetuto queste preoccupazioni e ha affermato che la formazione online da sola non è sufficiente  senza interazioni ma al contempo sta studiando nuovi modelli di formazione tramite L impiego di sistemi informatici con una prevalente componente interattiva

OSHA propone quattro possibili livelli di interattività: da puramente passivo (visualizzazione di testo e grafica sullo schermo e clic sulla schermata successiva) a “limitato” (aggiungendo alcune domande a scelta multipla), “complesso” (aggiungendo compilando campi vuoti con risposte) e “tempo reale” (simulazione realistica con segnali e risposte simili alla realtà virtuale o ai simulatori di volo).

La rivoluzione del 3D e della realtà virtuale.

Possono la nuova tecnologia informatica ed il 3d ovviare a questo gap ?: Nella formazione 3 d di ultima generazione forse si perchè questa  consente  a un tirocinante di entrare virtualmente in un sito di lavoro immersivo e praticare tecniche di sicurezza. Nel video ad esempio proposti da 3M, un lavoratore può esercitarsi a indossare protezioni anticaduta e lavorare in sicurezza in un cantiere virtuale .Nel simulatore, tutto sembra molto “pratico” e interattivo, proprio quello che l’OSHA dice che vuole. Può inoltre consentire  la formazione pratica a più lavoratori e, ironia della sorte, fornire ambienti più “realistici” per la pratica di abilità che assomigliano maggiormente alle aree pericolose.

Forse con la giusta tecnologia, la formazione online sarà presto pronta a soddisfare praticamente tutti gli standard di formazione OSHA.

Articolo da oshaonline.com di
Avi Meyerstein partner di Washington, DC con lo studio legale Husch Blackwell LLP. Dirige il gruppo Safety & Health

liberamente tradotto ed adattato da dott Alessandro Guerri medico specialista in medicina del lavoro

INFORTUNI SUL LAVORO E MEDICO COMPETENTE

 

MONTEGROTTO TERME

7-8 FEBBRAIO 2020

Il D.Lgs. 81/2008 prevede due particolari momenti in cui i componenti del sistema prevenzionistico aziendale si confrontano, collaborando ciascuno con le proprie competenze e professionalità alla valutazione dei rischi: il sopralluogo del medico competente (articolo 25, D.Lgs. 81/2008: obblighi del medico competente) e la riunione periodica (Articolo 35, D.Lgs. 81/2008: riunione periodica). Il sopralluogo è l’attività specifica che permette al medico competente di contribuire alla redazione e/o all’aggiornamento del Documento di Valutazione dei Rischi e alla promozione di iniziative di miglioramento in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro.

Questi sono anche i due momenti in cui, a livello preventivo, prima (sopralluogo), e su un piano eventualmente critico/analitico poi (Relazione Periodica) il Medico Competente si confronta con il tema infortunistico. Nella Riunione Periodica, il legislatore stesso prevede che “nelle aziende, (…), il datore di lavoro, direttamente o tramite il servizio di prevenzione e protezione dai rischi, indice almeno una volta all’anno una riunione cui partecipano il datore di lavoro o un suo rappresentante, il responsabile del servizio di prevenzione e protezione dai rischi, il medico competente, ove nominato e il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza”. In tale riunione uno dei punti da discutere, che riguarda appieno l’attività del Medico Competente è “l’andamento degli infortuni e delle malattie professionali e della sorveglianza sanitaria;” In tal senso nel testo si consiglia di approfondire, infatti si cita “possono essere individuati: codici di comportamento e buone prassi per prevenire i rischi di infortuni e di malattie professionali. l consumo di alcol e droga sta diventando un fenomeno sempre più diffuso in tutte le fasce di età e in ogni ambiente di vita.

La problematica è di particolare complessità e va dunque affrontata con determinazione. I rischi per la salute legati all’abuso di sostanze psicotrope sono numerosi, tanto più se si considerano luoghi di aggregazione, in cui il pericolo si estende a molte persone.
Negli ambienti di lavoro, dove le condizioni psico-fisiche del lavoratore sono un presupposto fondamentale per garantire la propria sicurezza e quella degli altri, sia l’assunzione di bevande alcoliche che il consumo di sostanze stupefacenti sono tra i fattori che influenzano negativamente il comportamento dei lavoratori, creando situazioni di forte rischio e condizionando il benessere durante le ore lavoro. Nella seconda sessione parleremo proprio di questi aspetti, attraverso il contributo dello specialista Psichiatra, dell’ Asl, del Medico Competente, Sert e della Commissione Patenti. Il corso è improntato su una didattica fortemente interattiva, con esercitazioni pratiche e largo spazio alla discussione moderata dagli esperti.

 

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MEDICINA DI GENERE E DI PRECISIONE CONVEGNO A PISTOIA

17-18 GENNAIO 2020 MONTECATINI E PISTOIA

 

genereeprecisioneLa Medicina di genere si basa sulle diverse caratteristiche biologiche, ma anche fattori ambientali, socio-relazionali, economici e culturali, che influenzano lo stato di salute, la diagnosi, la cura oltre che l’attitudine alla prevenzione di uomini e donne e non va intesa come una branca della Medicina, ma come un approccio da applicare a tutte le discipline mediche, tra le quali anche la Medicina del lavoro. Oggi si tende alla medicina di precisione con l’obiettivo di una sempre maggior personalizzazione delle cure e centralità del paziente che deve essere studiato e curato non solo considerando le sue caratteristiche biologiche, ma anche le variabili ambientali, socio-relazionali, economiche e culturali. Equità di accesso alle cure e sostenibilità del sistema sanitario richiedono che donna e uomo siano entrambi considerati nella loro specificità.
Oggi il 42% dei medicinali in sviluppo è indirizzato alla medicina di precisione, percentuale che sale al 73% considerando solo quelli antineoplastici. Ecco perché è importante partire dallo studio delle differenze di genere per arrivare a risposte cucite su misura sulla specifica persona. E l’impegno delle aziende è rivolto anche al Diversity Management, che non va inteso solo come diversità di genere ma anche come diversità di esigenze, di situazioni familiari, di patologie, di cure e terapie nell’approccio sempre più attuale di un’idoneità gestita attraverso una mansione studiata sull’individuo, con il duplice effetto che le caratteristiche dell’individuo (eventuali limitazioni o prescrizioni) non incidano nella produttività e in una concezione di nuova generazione della prevenzione, che tuteli le fisiologiche degenerazioni del lavoratore esposto al rischio, nell’ottica anche di un sano invecchiamento negli ambienti di lavoro.
Nel corso si affronteranno, per l’appunto quelle che si rivelano essere le più innovative sfide del Medico Competente, nella tutela della salute del lavoratore, che vede, in questo spaccato temporale, aumentata la sua età pensionabile a fronte di un indebolimento sistemico e di genere. Con un po’ di autoironia, ci cimenteremo in un trekking/ciaspolata, per arrivare ad un rifugio in cui parleremo di promozione della salute e di ricadute dell’attività fisica nel benessere psico fisico, non dopo esserci giustamente premiati con una cena degna di un rifugio di montagna Naturalmente l’attività, quest’ultima è facoltativa, perché si pernotterà in un rifugio spartano e solo la mattina dopo, con calma si tornerà a Pistoia per la seconda sessione del corso. Un modo divertente di pensare la formazione come un modo per applicare tutte le forme di acquisizione, anche quelle dirette e pragmatiche. La raccomandazione è sempre quella di iscriversi al più presto, i posti sono limitati.

 

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Organizzato da :

Med.Lav.ECM S.r.l.
Via Wirsung 6, Padova (PD) CAP 35126

BRUXISMO E IPERTENSIONE ARTERIOSA

ABSTRACT
Contesto e obiettivi: la renalasi, una nuova ammina ossidasi, è coinvolta nello sviluppo dell’ipertensione. Il bruxismo del sonno (SB) è un comportamento correlato al sonno caratterizzato da attività ritmica o non ritmica dei muscoli masticatori, che porta all’usura meccanica dei denti, al dolore dei muscoli masticatori oltre a problematiche correlate a disturbi del  sonno .

Studi recenti indicano che SB svolge un ruolo nella patogenesi dell ‘ipertensione. Pertanto, questo studio mirava a determinare la relazione tra intensità del bruxismo nel sonno e concentrazione di renalasi, che potrebbe aiutare in futuro a chiarire la patogenesi dell’ipertensione e altri disturbi cardiovascolari.

Materiale e metodi: SB è stato valutato in 87 pazienti adulti utilizzando la polisonnografia con misurazione notturna  integrata da registrazioni audio e video .Gli episodi di bruxismo sono stati valutati secondo gli standard dell’American Academy of Sleep Medicine. I livelli di renalasi sierica sono stati misurati nei pazienti utilizzando kit di analisi degli immunosorbenti enzimatici. Risultati: SB (Bruxism Episode Index (BEI) ≥2) è stato diagnosticato nel 54% (n = 47) della popolazione studiata e la concentrazione media di renalasi è risultata ridotta nel gruppo ipertensivo rispetto al gruppo normotensivo (133.33 ± 160,71 vs 219,23 ± 220,58, p = 0,047). Inoltre, è stata osservata una correlazione lineare negativa tra la concentrazione di renalasi e l’indice di massa corporea (BMI) nel gruppo SB (r = 0,38, p <0,05) ma non nei controlli. Pertanto, un BEI più elevato e un BMI più elevato sono stati identificati come fattori associati indipendentemente alla più bassa concentrazione di renalasi, ma solo nel gruppo di pazienti che avevano una concentrazione di renalasi ematica> 212,5 ng / mL.

Conclusione: esiste un’associazione tra concentrazione di renalasi e intensità SB e sono necessari ulteriori studi per chiarire il ruolo della renalasi nella patogenesi dell’ipertensione e di altri disturbi cardiovascolari.

Parole chiave: renalasi; dormire; bruxismo del sonno; ipertensione

Liberamente tradotto e adattato

da dott Guerri

I CINQUE SETTORI A MAGGIOR RISCHIO DI MESOTELIOMA NEGLI STATES

L articolo evidenzia  le  cinque attività lavorative più colpite negli USA dal mesotelioma – una malattia che si sviluppa da 20 a 40 anni dopo l’esposizione a una sostanza tossica nota come amianto. Autore :Nicole Winch, Liberamente tradotto ed adattato da dott Alessandro Guerri medico specialista in medicina del lavoro

13 dicembre 2019
Il mesotelioma è ,come noto, una malattia che si sviluppa da 20 a 40 anni dopo l’esposizione ad amianto. Questo minerale è stato per molto tempo impiegato in ambito industriale  fino agli anni ’80.

Tuttavia, molte industrie hanno continuato a utilizzare questa sostanza per gran parte del 20 ° secolo, nonostante la conoscenza dei pericoli che rappresentavano per i loro dipendenti. Sfortunatamente, la maggior parte dei lavoratori non era a conoscenza degli effetti che l’esposizione all’amianto avrebbe avuto sui loro corpi decenni dopo.

Oggi, nonostante le normative, l’uso commerciale dell’amianto non è vietato negli Stati Uniti ( mentre lo è in Europa). Purtroppo ci sono molti casi di potenziali esposizioni perché  i lavoratori oggi interagiscono con edifici e altre strutture che sono state costruite con amianto in passato

Qui di seguito le cinque attività lavorative con il maggior numero di casi di mesotelioma in Usa.

1. Lavoratori ferroviari

I lavoratori  del settore ferroviario lavoravano quotidianamente con l’amianto poiché veniva utilizzato per l’isolamento, in particolare per le attrezzature ferroviarie e le parti della locomotiva. Caldaie, motori, tubi e quadri elettrici erano coperti con questa sostanza tossica. Questo utilizzo ha esposto meccanici ,operatori di treni, conduttori o capicantiere  al pericolo di inalazione di fibre di amianto per periodi di tempo prolungati.

Nonostante l’Amministrazione per la sicurezza e la salute sul lavoro (OSHA) ha limitato l’uso di prodotti fabbricati con l’amianto, alcune compagnie ferroviarie hanno continuato a utilizzare l’amianto e hanno nascosto i pericoli dei propri dipendenti.

2. Costruttori navali


Grandi navi commerciali e navali furono costruite  in passato con l’amianto a causa delle sue proprietà ignifughe e isolanti. La Marina degli Stati Uniti, in particolare, ha usato questa sostanza per costruire molte delle sue navi fino alla seconda metà del 20 ° secolo. L’amianto è stato principalmente utilizzato per aumentare la durata in materiali come guarnizioni, isolamento e alcuni filtri. I costruttori navali hanno anche usato l’amianto per isolare i tubi di queste navi. Anche le imbarcazioni costruite per uso turistico potrebbero aver incluso questa sostanza tossica. L’amianto è stato utilizzato per l’isolamento di cavi elettrici, sigillanti e sigillanti. I costruttori navali sono  a rischio di inalazione di queste fibre quando vi è un deterioramento dei materiali con possibile aerodispersione.

3. Operai

L ‘ industria ha prodotto una infinità di macchinari  realizzati con l’amianto nel corso del 20 ° secolo. Le macchine di produzione e i nastri trasportatori sono stati realizzati con parti contenenti questa sostanza tossica. Quando queste macchine si usurano per il costante uso , le particelle di amianto possono ovviamente disperdersi nell’aria. Le persone che lavoravano all’interno di queste fabbriche sono potenzialmente esposte  ad alte concentrazioni di polvere di amianto.

Piccoli spazi di lavoro e pochissima ventilazione hanno contribuito ad aggravare il rischio  . Sebbene le condizioni siano migliorate nel corso degli anni ,tutt’oggi  gli operai affrontano ancora la minaccia dell’esposizione all’amianto.

4. Operai edili

Oltre agli evidenti pericoli fisici associati alla costruzione, l’esposizione all’amianto è stata un pericolo nascosto per decenni. Falegnami, imbianchini, carpentieri e manovali erano tutti ad alto rischio di esposizione. Questa sostanza è stata aggiunta infatti a cartongesso, scandole, tegole, piastrelle e miscele di calcestruzzo. Quando le persone installano, rimuovono o sostituiscono questi materiali, le fibre vengono rilasciate nell’aria e inalate dagli operai vicini.

Il governo consente ancora l’uso di prodotti di amianto purché rispettino alcune linee guida federali. Oggi, la demolizione di case costruite prima del 1970 comporta il rischio di rilasciare fibre nell’aria. Pertanto, chiunque lavori in demolizioni o ristrutturazione di case è a rischio di esposizione.

5. Minatori


L’amianto, che è un minerale che è stato estratto negli Stati Uniti per molti anni. L’amianto crisotilo, che è spesso legato all’esposizione professionale e al mesotelioma, è stato estratto negli Stati Uniti fino al 2002. Nel 2019 è stata chiusa l’ultima miniera di amianto crisotilo. I minatori erano spesso esposti alle minuscole particelle mentre questo veniva estratto e trasformato in materie prime.

L’estrazione sotterranea è ad altissimo rischio a causa della scarsa ventilazione, che rendeva inevitabile l’inalazione di particelle libere.

REFERENCES
1. Past exposure to asbestos among active railroad workers. National Center for Biotechnology Information. Retrieved:  https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/3674028  Accessed: 12/09/19
2. Kara Franke & Dennis Paustenbach (2011) Government and Navy knowledge regarding health hazards of asbestos: A state of the science evaluation (1900 to 1970), Inhalation Toxicology, 23:sup3, 1-20, DOI: 10.3109/08958378.2011.643417 Retrieved: https://www.tandfonline.com/doi/pdf/10.3109/08958378.2011.643417Accessed: 12/09/19
3.U.S. Geological Survey. (2005). Reported Historic Asbestos Mines, Historic Asbestos Prospects, and Natural Asbestos Occurrences in the Eastern United States. Retrieved from: https://pubs.usgs.gov/of/2005/1189/pdf/Plate.pdfAccessed: 12/10/19
4. Asbestos: mining exposure, health effects and policy implications. The National Center for Biotechnology Information.Retrieved: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2323486/Accessed: 12/10/19

OCCHIO SECCO NELL’AREA METROPOLITANA MILANESE

Da Adnkronos

Occhio secco epidemia metropolitana, o meglio ancora padana. L’overdose digitale – con una tecno-dipendenza da computer, tablet e smartphone che supera le 6 ore al giorno – l’abuso di aria condizionata o riscaldamentoe lo smog ‘asciugano la vista’ al 75% degli italiani, con punte dell’83% fra chi abita in Pianura padana. E’ quanto emerge da uno screening nazionale che ha coinvolto 745 persone di 11 regioni della Penisola, sottoposte a controlli gratuiti nei 16 centri che lungo lo Stivale hanno aderito alla quarta campagna di prevenzione e diagnosi promossa dal Cios (Centro italiano occhio secco) di Milano diretto da Lucio Buratto, in collaborazione con la clinica Oculistica dell’università dell’Insubria di Varese diretta da Claudio Azzolini.

Risultati immagini per occhio secco

I risultati dell’iniziativa, patrocinata da ministero della Salute e Soi (Società oftalmologica italiana) vengono diffusi nel capoluogo lombardo insieme a quelli della prima campagna di prevenzione e diagnosi del cheratocono, che sempre con il patrocinio di ministero e Soi ha permesso di valutare 317 persone in 21 centri, ancora sotto l’egida di Buratto quale direttore del Camo (Centro ambrosiano oftalmico), con Neovision e in collaborazione con le università di Verona e di Chieti-Pescara. Ne è emerso che quasi 2 italiani su 10 soffrono o potrebbero ammalarsi di questa patologia progressiva della cornea, tipica dell’adolescenza e associata – se non trattata – a un crollo della capacità visiva.

“Quest’anno abbiamo organizzato tre campagne di diagnosi e prevenzione contro maculopatia diabetica (gennaio), occhio secco (maggio-giugno) e cheratocono (settembre-ottobre)”, ricorda Buratto, direttore scientifico di Cios e Camo. “E’ stato impegnativo, ma grazie alla collaborazione con università e centri d ricerca e con il sostegno delle istituzioni, in primis il ministero della Salute, abbiamo raggiunto ottimi risultati ed è stato centrato l’obiettivo: aiutare le persone a vivere meglio, diffondendo la cultura della prevenzione. Tutti gli esami sono stati completamente gratuiti – precisa l’esperto – e le tecnologie a disposizione all’avanguardia nel mondo della diagnostica”, anche con l’impiego di test genetici (test Avellino) e intelligenza artificiale per stanare il cheratocono.

Tra i fattori di rischio per l’occhio secco si confermano età (gli over 50 sono più colpiti), sesso (donne più esposte), alterazioni ormonali, malattie sistemiche, fumo e alcol. “Ma insieme a questi, e con un’incidenza sempre maggiore nell’insorgenza della sindrome – sottolineano gli specialisti – ci sono l’inquinamento atmosferico, il lavoro in ambienti con aria condizionata oppure molto ventilati o secchi, e l’uso prolungato di dispositivi dotati di schermo luminoso“. Condizioni che alterano la funzionalità lacrimale e che sono “riscontrabili nelle grandi città metropolitane, soprattutto del Nord, in percentuale doppia rispetto alle altre zone d’Italia”.

Per l’analisi dei dati raccolti grazie alla campagna sull’occhio secco, considerando anche la distribuzione dell’inquinamento sul territorio nazionale sono state individuate due categorie: informazioni provenienti dai centri situati in Pianura padana (gruppo A – Milano, Varese, Torino e Padova), o da altri territori (gruppo B – Napoli, Arezzo, Pisa, Bari, Catania, Sassari e Lecce). Si quindi calcolato che nel gruppo A più del 20% dei pazienti trascorre oltre 6 ore al giorno in un ambiente condizionato, contro meno del 10% nel gruppo B. Anche l’uso della tecnologia per più di 6 ore al giorno è maggiore nel gruppo A (47%) rispetto al B (33%). “Di fronte agli schermi luminosi – avvertono gli esperti – si tende a sbattere le palpebre (ammiccamento) molto meno frequentemente, con una ridotta produzione di lacrime e un’eccessiva evaporazione” che ‘desertificano’ l’occhio.

“L’aumento dei casi di secchezza oculare che si è registrato negli ultimi anni – aggiungono gli specialisti – è correlato anche alla crescita esponenziale dei casi di allergia“, riscontrata nel 18% dei pazienti di entrambi i gruppi A e B. Quanto infine alle patologie sistemiche, dagli screening condotti, solo per le tiroiditi il campione B conta più pazienti (20%) rispetto all’A (11%).

Immagine correlata

Dalla campagna dedicata al cheratocono è emerso invece che l’82% delle persone visitate non presenta alterazioni riconducibili alla patologia, il 10% mostra alterazioni sospette e l’8% modifiche corneali spia di un cheratocono già evidente e mai diagnosticato in precedenza. Un 18% che, riguardando una malattia di giovani e giovanissimi, desta negli addetti ai lavori “una certa preoccupazione”.

Nell’occhio affetto da cheratocono la cornea si assottiglia e cambia foggia. Spesso diventa miope, ma è l’astigmatismo irregolare a disturbare maggiormente la visione restituendo immagini sfocate e deformate. La patologia può esordire fin dalla pubertà e, se non viene immediatamente diagnosticata, diventa difficile da curare. Individuare precocemente il problema permette invece di trattarlo con il Cross linking, una tecnica para-chirurgica che si è dimostrata efficace nel rallentare e in molti casi fermare l’evoluzione del cheratocono. Si tratta di applicare sulla cornea un farmaco chiamato riboflavina, successivamente attivato da una luce ultravioletta Uva. L’azione combinata stimola la cornea a rinforzare i legami fra i tessuti che la compongono.

Commenta Buratto: “Gli screening hanno evidenziato come la sindrome dell’occhio secco sia una patologia in continuo aumento nella nostra società, in particolare nei grossi centri urbani e in maniera molto evidente nella Pianura padana, mentre il cheratocono è una grave patologia che colpisce in prevalenza gli adolescenti. Non ha un’incidenza altissima, ma se non diagnosticata può diventare un serio problema risolvibile solo con il trapianto di cornea. Per queste e altre patologie dell’occhio, e non solo – ammonisce l’esperto – la via maestra è quella della prevenzione. Una sempre più stretta collaborazione tra medici, ricercatori e istituzioni, in un’ottica di Welfare Community, è il modo migliore per garantire una diagnostica di alta qualità alle persone e per evitare impegni più gravosi in futuro”.

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MEDICO COMPETENTE ECM E TRIENNIO FORMATIVO

da

Area MC CoSiPS
Coordinamento Sindacale Professionisti della Salute
 

Il 31/12/2019 si conclude il triennio formativo relativo al programma di Educazione Continua in Medicina (ECM) cui tutti i professionisti sanitari sono chiamati ad adempiere per l’indispensabile aggiornamento professionale richiesto dalle nuove emergenze in materia, sia dal punto di vista della Sanità, in generale, sia soprattutto dal punto di vista specialistico e normativo. In particolare tutti i Medici Competenti, in virtù del dispositivo di cui all’art. 38 comma 3 del D.lgs. 81/08 (“Per lo svolgimento delle funzioni di medico competente è altresì necessario partecipare al programma di educazione continua in medicina ai sensi del decreto legislativo 19 giugno 1999, n. 229 e successive modificazioni e integrazioni, a partire dal programma triennale successivo all’entrata in vigore del presente decreto legislativo. I crediti previsti dal programma triennale dovranno essere conseguiti nella misura non inferiore al 70 per centodel totale nella disciplina Medicina del Lavoro e sicurezza degli ambienti di Lavoro”), sono obbligati, pena il mancato inserimento nell’Elenco Nazionale tenuto presso il Ministero della Salute e la conseguente mancata possibilità di continuare a svolgere la propria attività professionale, a completare la formazione triennale mantenendo le percentuali di aggiornamento con le indicazioni previste nell’articolo prima richiamato. Questa disposizione prescinde dalla specializzazione posseduta dal singolo professionista, per cui anche chi non è specialista in Medicina del Lavoro deve aggiornarsi attraverso eventi specifici di questa Disciplina per quanto riguarda la percentuale obbligatoria del 70%.

Il raggiungimento dell’obiettivo formativo dovrà successivamente, entro il mese di Gennaio 2020, essere comunicato all’ufficio competente del Ministero della Salute – e per conoscenza all’Ordine dei Medici di appartenenza – con modalità che saranno note a breve, presumibilmente con l’identica procedura seguita nello scorso Gennaio 2017 a conclusione del precedente triennio ECM e di cui informeremo tempestivamente tutti i colleghi interessati non appena ne verremo a conoscenza diretta.

A fine anno, quindi, conclusi tutti gli eventi cui si è partecipato, si invitano i colleghi Medici Competenti a verificare la propria situazione tramite le banche dati disponibili sul web, cioè Age.Na.S. e Co.Ge.A.P.S, ove la registrazione dei crediti viene eseguita in maniera automatica all’atto della comunicazione da parte del provider, entro 90 giorni dalla data di termine di ciascun evento formativo. Si precisa che per la Formazione a Distanza (FAD) i novanta giorni vanno calcolati dalla fine dell’evento e non alla data in cui il singolo professionista ha completato il corso, per cui è possibile che passi parecchio tempo prima che i crediti relativi siano inseriti nel portfolioformativo del singolo medico.

Sul portale Age.Na.S. myECM (Libra ESVA ha rilevato un possibile tentativo di phishing da “app.mailvox.it” https://ape.agenas.it/professionisti/myecm.aspx) viene messa a disposizione una “pagina personalizzata” nella quale viene indicata la situazione formativa dei crediti acquisiti tramite gli eventi organizzati dai provider nazionali (attenzione: non sono visualizzati gli eventi di provider accreditati a livello regionale). In tale pagina si può così verificare l’ammontare dei crediti ECM acquisiti, suddivisi per anno e tipologia (formazione residenziale, FAD etc.) e consultare l’elenco degli eventi formativi cui si è preso parte con le rispettive informazioni. Come già detto, però, il portale myECM nonriporta la situazione formativa completa del singolo medico in quanto evidenzia solamente i crediti acquisiti da provider nazionali e non contempla eventuali esoneri ed esenzioni o crediti acquisiti da provider regionali o esteri etc.

La posizione formativa completa di ogni medico, compresi dunque i Medici Competenti, è invece quella contenuta nella sezione “Partecipazioni ECM” dell’anagrafe gestita da Co.Ge.A.P.S., Ente nazionale pubblico preposto alla certificazione ECM, cui si può accedere (previa registrazione) tramite il portale Libra ESVA ha rilevato un possibile tentativo di phishing da “app.mailvox.it” www.cogeaps.it. A partire dal dicembre 2013 su tale pagina web è possibile consultare e costruire il proprio dossier formativo individuale. Ad avvenuto accesso nel sito, la situazione di ciascun medico viene riassunta come evidenziato nella figura sottostante (per comodità viene illustrato solo il triennio formativo 2017-2019).

Come si può vedere nell’immagine riportata, viene individuato il debito formativo di ogni singolo professionista, costituito dalla quota obbligatoria di 150 crediti alla quale va sottratta la riduzione derivante dal completamento del precedente triennio 2015-2017, che può variare fino a 50 crediti (nel caso prospettato è di 30 crediti). Inoltre, per l’attuale triennio, è stata riconosciuta a tutti i medici e odontoiatri iscritti alla FNOMCeO una ulteriore riduzione, pari a 30 crediti, per la costruzione del dossier formativo di gruppo dello stesso ciclo triennale. Tale dossier definisce un insieme di tematiche professionali trasversali a supporto dei professionisti iscritti agli Albi per lo svolgimento della propria pratica professionale, contribuendo a costruire il portfolio delle competenze del medico/odontoiatra (https://portale.fnoMedici Competentieo.it/comunicazione-n-24-delibera-della-commissione-nazionale-ecm-sul-dossier- formativo-per-il-triennio-2017-2019/). Da segnalare, inoltre, alcuni casi particolari: una determina della Commissione Nazionale Formazione Continua (CNFC) ha ridotto da 150 a 75 il numero di crediti formativi per il triennio per i medici dei territori colpiti dai terremoti del 2016 e 2017 mentre a Bari l’Ordine ha consentito ai propri iscritti di accorpare i due precedenti trienni formativi, “spalmando” i crediti acquisiti secondo convenienza a partire dal 2015 fino al 2019.

Ritornando alla tabella generale valida per tutti, si può constatare che l’obbligo formativo del triennio si riduce, quindi, proporzionalmente in relazione ai vari casi personali. La pagina web di Co.Ge.A.P.S. indica quindi il totale dei crediti derivanti dalla partecipazione a tutti gli eventi formativi degli anni 2017, 2018 e 2019, per cui si può verificare il raggiungimento della quota prevista dal debito formativo individuale.

Nel riquadro sottostante, che riguarda in modo peculiare i Medici Competenti, viene evidenziato l’obbligo formativo in Medicina del Lavoro, richiamando la relativa percentuale prevista dalla normativa, e subito dopo i crediti maturati per gli eventi specifici di Medicina del Lavoro e Sicurezza negli ambienti di lavoro, aggiungendo alla fine se l’obbligo è stato assolto in modo affermativo.

Invitiamo tutti i colleghi Medici Competenti e, comunque, tutti i medici delle altre categorie sanitarie a controllare per tempo la propria situazione, anche al fine di segnalare al consorzio Co.Ge.A.P.S. eventuali discrasie o errori nel riporto dei crediti acquisiti nel triennio.

Nonostante la farraginosità del sistema e alcune evidenti anomalie riscontrate negli anni scorsi, si ribadisce infine la grande importanza dell’aggiornamento professionale costante per tutti gli operatori sanitari e si ricorda che il mancato assolvimento di questo obbligo comporta la possibilità di sanzioni ordinistiche per chi non risulti in regola (avvertimento, censura, sospensione, radiazione in ordine crescente di gravità) e che nel decreto attuativo della Legge Gelli è previsto che, a partire dal 2023, ai fini della eventuale condanna nei casi di responsabilità professionale il  Giudice dovrà valutare anche l’eventuale mancato aggiornamento attestato dai crediti ECM conseguiti al 31/12/2019

COME UTILIZZARE IL CALENDARIO ONLINE CONDIVISO PER AUMENTARE LA PRODUTTIVITA’

GRAZIE A UN CALENDARIO CONDIVISO CON IL TEAM DI LAVORO SARA’ POSSIBILE ORGANIZZARE AL MEGLIO TUTTI GLI APPUNTAMENTI E COORDINARE ANCHE A DISTANZA IL GRUPPO

In un team di lavoro, l’organizzazione e la comunicazione sono tutto. Se uno di questi due elementi dovesse venire meno, la produttività del gruppo e la possibilità di raggiungere gli obiettivi prefissi ne risentirebbe inevitabilmente. Per questo motivo, è fondamentale utilizzare degli strumenti che facilitino la collaborazione all’interno del gruppo, anche se si lavora a decine di chilometri di distanza.

Diversi gli strumenti che possono essere utilizzati per favorire comunicazione, organizzazione e, di conseguenza, la collaborazione tra i vari membri del team. Eccone alcuni.

1. PIATTAFORME DI CONDIVISIONE E COMUNICAZIONE

Le piattaforme di comunicazione, come chat e email, ad esempio, consentono di scambiare messaggi anche se i membri dovessero lavorare in telelavoro o in sedi differenti dell’azienda.

Coaching

Ci sono poi, ovviamente, le piattaforme di produttività “collaborativa”, che consentono di realizzare documenti di testo, presentazioni e fogli di lavoro condivisibili con gli altri membri del team che, a loro volta, possono modificarli liberamente nel cloud.

2. CALENDARIO ONLINE

Altro elemento fondamentale per la collaborazione e l’organizzazione lavorativa è il calendario online condiviso. Questo strumento, troppo spesso sottovalutato, consente di organizzare al meglio tempi e scadenze lavorative, dando modo a tutti i membri del team di conoscere date e orari delle riunioni, scadenze in vista e, perché no, anche i giorni di ferie o permesso che gli altri colleghi hanno preso. Insomma, uno strumento, il calendario online, non solo utile, ma diventato via via indispensabile per qualunque organizzazione lavorativa, indipendentemente dalla dimensione.

Risultati immagini per calendario online condiviso

Grazie al calendario online condiviso, ad esempio, si potranno:

  • organizzare delle riunioni di gruppo anche se gli altri membri non sono presenti in ufficio. Basterà controllare i loro impegni, trovare una finestra di tempo in cui tutti siano disponibili e inviare gli inviti, con la certezza che non saranno necessari lunghissimi giri di email per mettere tutti d’accordo
  • organizzare il calendario vacanze nel giro di pochissimo tempo: basterà indicare la propria scelta nel calendario online condiviso, in modo che gli altri membri del team possano saperlo e regolarsi di conseguenza.

E, a differenza di quanto si possa pensare, utilizzare un calendario online condiviso è più semplice di quanto si possa pensare. Con Libero Mail, ad esempio, basterà creare un nuovo calendario, aprire il menu e cliccare sulla voce “Crea collegamento di condivisione”. A questo punto il calendario sarà pubblico e accessibile da chiunque avrà il link appena creato. Condividendolo con i colleghi, si darà loro la possibilità di controllare gli appuntamenti dei singoli membri e quelli collettivi, modificarlo (aggiungendone di nuovi o eliminando quelli già presenti) e molto altro ancora.

Grazie alla funzione di notifica, poi, si riceverà un avviso automatico ogni volta che si avvicina la scadenza di un appuntamento – sia la consegna di un lavoro o una riunione a breve termine. Insomma, dimenticarsi di una riunione, delle scadenze di un progetto o dei giorni di assenza dei propri collaboratori sarà impossibile. E il tutto grazie a un “semplice” calendario condiviso online.

UN UFFICIO PERSONALE ALLA RICERCA DELLA FELICITÀ

Da repubblica.it

Manager della felicità con tanto di certificazione. Chief happiness officer (Cho) è Cecilia Masserini, dallo scorso settembre responsabile delle risorse umane di Biogen Italia, una delle prime aziende biotecnologiche al mondo che studia e sviluppa terapie con un approccio innovativo e pionieristico per malattie e patologie neurologiche autoimmuni e rare. Nata ad Aosta nel 1983, Masserini è tra i primi cinquanta manager titolati Cho in Italia, un corso legato alla Scienza della felicità e delle organizzazioni positive, rivolto a ruoli di hr o anche di amministratore delegato, che conferisce le competenze adatte a sviluppare e coltivare ambienti di lavoro con una buona qualità della vita e più liberi da stress.

Cecilia Masserini ha impostato i presupposti di questo suo indirizzo professionale fin dai tempi dell’università, con una laurea in Filosofia da 110 e lode alla Statale di Milano, e una tesi in Filosofia morale su ‘L’Eracle di Euripide e i sofisti: gli uomini e la relazione con la divinità’. “Quando mi sono iscritta all’università non avevo in mente una professione definita, durante il corso di laurea ho svolto lavori nella sfera green, con alcune cooperative dedicate alla sostenibilità ambientale. Ma lo studio del comportamento umano è stato sempre la mia passione assieme al lavoro di consapevolezza su di me”.

Ha iniziato con un impiego in Adecco come selezionatrice del personale per il settore industriale, ma per fare il salto alla gestione delle risorse umane intraprende un master in Human Resources presso la Business school del Sole24 Ore e consegue una certificazione di tre anni come counselor al Centro Berne di Milano. “Il master mi ha aperto un nuovo orizzonte. In azienda io porto la mia particolare visione delle cose, ma su questi temi in Biogen erano sensibili anche prima del mio arrivo. È nella cultura dell’azienda, in quella dell’amministratore delegato Giuseppe Banfi che ha portato avanti questi principi. Abbiamo cercato di mettere questa linea sempre più a sistema, con passi continui, in modo da strutturarla al meglio. L’anno scorso ci siamo guadagnati un’altra certificazione conferita dal Winning women institute, che guarda più parametri. Per esempio, da noi donne e uomini sono completamente paritari nella retribuzione”.

In concreto ci sono poi le buone pratiche messe in atto per favorire la donna e la mamma. “Con un master che abbiamo lanciato on line, proponiamo di dimostrare che le competenze maturate nel ruolo di mamma potranno essere spese nel mondo del lavoro, e quelle acquisite lavorando forgiano un buon genitore. Ci preme costruire una sinergia tra i due aspetti. La donna, dopo la maternità, si può avvalere di un coach che l’accompagna durante il rientro in azienda. L’altro elemento su cui abbiamo investito sono i benefit in termini di permessi. Diamo fino a 15 giorni per la malattia del bambino. Penso ai manager che trattano con persone tanto diverse le une dalle altre. e quanto è importante che gli stili manageriali siano inclusivi di competenze professionali e umane”.

Fondata nel 1978 da Charles Weissman, Heinz Schaller, Kenneth Murray e dai premi Nobel Walter Gilbert e Phillip Sharp, Biogen coltiva una ricerca all’avanguardia su una serie di malattie come la sclerosi multipla, l’Alzheimer, il Parkinson, la sclerosi laterale amiotrofica (Sla), l’atrofia muscolare spinale (Sma) e la paralisi sopranucleare progressiva (Psp).

Con un fatturato globale 2018 di 13,5 miliardi di dollari, l’azienda americana la cui sede centrale è negli Usa, a Cambridge, nel Massachussetts, conta 7.300 dipendenti, opera direttamente con proprie filiali in 39 Paesi e collabora con una rete di partner in 102 nazioni. In Italia dal 1997 e con un’affiliata indipendente dal 2011, si trova a Milano, con 140 addetti, il 50% nella sede centrale e il resto sparso sul territorio nazionale, sei su dieci sono donne, un dato che si ripete anche a livello di top management.

La ricerca scientifica è il cuore dell’attività Biogen: l’azienda vi investe circa il 20% del proprio fatturato annuo. Tramite il suo portfolio di biosimilari di farmaci biologici avanzati per la cura di importanti malattie, crea sostenibilità e aumenta le possibilità per i pazienti di accedere ai trattamenti e all’assistenza necessari. Ha messo a punto terapie innovative per il trattamento della sclerosi multipla e per l’atrofia muscolare spinale. “Ora stiamo lavorando per immettere sul mercato il farmaco per la cura dell’Alzhaimer. Sarebbe il primo”.

Il concetto di presa in carico dei dipendenti e l’analisi dei processi che permettano di mettere al centro il lavoratore, sono il fulcro della strategia della top manager. Che nel suo percorso di carriera è stata per poco più di due anni in Ingram Micro, il più grande distributore a livello mondiale di prodotti tecnologici, leader globale nella supply chain IT, occupandosi delle maestranze. Poi con Teva Italia, multinazionale farmaceutica israeliana, ad Assago, è passata a hr business partner, con un ruolo a 360 gradi di una unit, seguendo anche la parte legale, di budget, procedure di mobilità, per quattro anni, di cui due nella affiliata italiana e gli altri nell’head quarter europeo di Amsterdam, dove rispondeva al responsabile delle Risorse umane Europa. “Si disegnavano i processi, la cultura organizzativa, i valori dell’azienda, e io ero il tramite tra chi progettava e chi li doveva attuare, un impegno molto interessante che mi ha messo in contatto con persone di tutto il mondo. È stato un momento di grande trasformazione per me, l’occasione per rivedere i miei stili di comunicazione e di inclusione”.

Rientrata in Italia nel 2016 ha fatto un’altra esperienza in Vodafone, azienda diversa e più grande, con 16 mila dipendenti. Prima come hr business partner per una unit che si occupava di tecnologia, e poi promossa a ruolo di training manager per negozi e agenzie che per Vodafone erano il fulcro.

Tre anni dopo eccola in Biogen Italia, subito responsabile delle Risorse umane. Qui, nel nuovo modello di business, la sostenibilità dell’individuo coincide con quella dell’azienda. “A volte quando si parla di felicità si pensa a concetti astratti, invece ha precisamente a che vedere con il benessere della persona e della compagnia per cui lavora. Guardiamo i dati: aumenta la capacità di innovare del 300 per cento, le vendite del 37 per cento, la produttività del 31 per cento. Per curare il nostro business ci dobbiamo occupare di tutto ciò che gravita in questo ecosistema. Il tema dei feedback, per esempio, focalizzati sull’aspetto emotivo di chi li riceve e di chi li invia, sulla qualità della relazione: se c’è cura nei rapporti tra le persone c’è fiducia e la fiducia porta all’empowerment. Come manager dobbiamo essere costantemente attenti a ciò che facciamo, non siamo esseri perfetti, abbiamo margini di miglioramento, ma c’è la voglia di essere all’interno di questo percorso. Che del resto corrisponde alla nostra missione, la cura delle malattie rare. Per riuscire non possiamo non prenderci cura di noi, e poi forse ci auto selezioniamo in questo senso. Tutto ciò viene prima della competenza di chiunque; chi non sposa questi valori non può funzionare”.

Azioni positive nella vita quotidiana, investire sul benessere psicologico di ognuno. Con uno sguardo attento al contesto sociale, l’azienda ha attivato un servizio che permette ai dipendenti e alle loro famiglie di usufruire in maniera gratuita di un supporto psicologico, in termini confidenziali e anonimi per tutto il nucleo familiare. “La depressione, l’ansia, lo stress da lavoro coinvolgono un gran numero di individui; si stima che in Europa 84 milioni di cittadini soffrano di disagio mentale. L’idea è stata di partire dagli indici che ci dà l’Organizzazione mondiale della Sanità. L’Oms avvisa che nel 2020 la depressione sarà la seconda malattia con cui il mondo farà i conti e già oggi, solo in Europa, 40 milioni di lavoratori soffrono di ‘stress da lavoro correlato’.

“Noi passiamo 8, 10 ore in ufficio e le varie forme di malessere hanno impatto sulla produttività. L’azienda ha un valore sociale e il suo sistema deve prendersene cura. Lo stesso discorso vale sul versante legale. Biogen affronta anche i disagi che nascono dalle separazioni, dalla ricerca di casa, i problemi del mutuo, le classiche preoccupazioni nel ciclo della vita. Per noi è importante dare strumenti che possano garantire la serenità dei dipendenti”.

Anche all’esterno Biogen con Cecilia Masserini sta investendo su più fronti. A partire da una collaborazione importante con Dynamo Camp, in Toscana, a San Mauro Pistoiese. È il primo laboratorio di terapia ricreativa per bambini malati in Italia, per periodi vacanza e divertimento con assistenza specifica. “Prima erano normali donazioni, poi la nostra organizzazione invece di prendere degli spazi in un hotel per le nostre riunioni di ciclo, ha deciso di andare a Dynamo camp, e di dare in beneficenza i soldi risparmiati”. L’evoluzione di questo rapporto è stata favorire le esperienze dei dipendenti all’interno della onlus e l’azienda ha regalato dieci giorni di volontariato. L’anno prossimo promuoverà un training per i suoi manager sulla gestione della diversità, inclusione e comunicazione non violenta.

Per Cecilia Masserini, uno dei driver è il viaggio. “Mia madre Maria Antonietta Russo, faceva l’assistente di volo, mio padre Francesco l’insegnante di Lettere. Fin da piccola con una sorella e un fratello di undici e dieci anni più grandi di me, dalla chiusura delle scuole fino a settembre, facevamo una lunga vacanza in un posto del mondo che poteva essere la Thailandia, Tokio, l’Argentina: nel mio dna c’è questa modalità di immergersi in culture diverse, nel confronto continuo ci sono un po’ cresciuta. Il viaggio è ancora oggi per me una necessità. L’ultimo l’ho fatto in Botswana, subito dopo ho agganciato la Namibia, prima ero stata in Israele, che avevo la curiosità di conoscere”.

La prossima spedizione, di solito in questo mese di dicembre, sarà diversa. “Ho deciso di fare il volontariato al Dynamo camp. Una settimana di terapia ricreativa dedicata a bambini con gravi patologie, sette giorni in cui si possono scordare della loro malattia, coinvolti in una serie di attività che li fanno pensare a un gioco. È una struttura che permette a questi bambini di fare gratis esperienze incredibili. Con la sedia a rotelle, in piscina, il circo, laboratori di pittura. Un concetto molto vicino a quello del ‘Fun’da noi introdotto in azienda. Per lavorare bene occorre attivare anche i bisogni primari che portano a più creatività. L’idea è: prendi con leggerezza e divertimento tutto quello che ti circonda, il lavoro o la malattia”.

Per accedere si deve passare per una selezione e una formazione di quattro giorni perché prima di stare con i bambini in situazioni che possono essere anche molto difficili. occorre testare il livello di energia, e seguire un corso sulla gestione della diversità, “estremamente toccante”. “Nei miei tre anni di counseling ho imparato che la gestione del diverso è costante. Significa capire i bisogni di chi ci sta accanto e includere questa diversità per un’evoluzione comune. In azienda è un valore aggiunto. Scelsi di fare tirocinio all’ospedale Niguarda e alla fine c’era un percorso per chi usciva dall’unità spinale che doveva rimettersi sui binari della vita quotidiana”.

Cecilia Masserini, che vive a Milano, vicino a San Siro, si dichiara felice. “Direi di sì, lo capisco dalla voglia che ho la mattina di portare avanti la giornata. E mi addormento con la stessa energia. Ho delle persone a cui voglio molto bene e su cui posso contare, mia sorella con i suoi quattro figli, il primo di venti anni, una bella rete di amici, sorelle acquisite, una famiglia allargata. Così le cose della vita acquistano un senso. Non si ha la sensazione di andare a vuoto, ma di sentirsi nutriti, sapere che ogni cosa fatta può avere un impatto. Sono stata più piena e appagata dal momento in cui ho capito qual è il contributo che posso dare; mi viene bene, sono contenta di farlo e vedo un ecosistema che si attiva intorno. Mi rattristano, invece, i danni causati dall’uomo, frutto di una mancata cura. Spesso sono le organizzazioni private che arrivano dove altri non riescono. La maternità, le malattie non sarebbero il perimetro dell’azienda, ma quelli che hanno un minimo di visione capiscono che se non lo fa qualcun altro, tocca a loro. È ovvio che un’azienda che si muove così è illuminata: è il tema della responsabilità sociale. Il profitto per il profitto non può essere il fine ultimo, altrimenti siamo destinati ad implodere”.

TRE MOSSE DI ACUSTICA PER RIDURRE IL RUMORE

L’ipoacusia da rumore è una delle più note malattie professionali  . Riuscire a controllare l’esposizione dei lavoratori ed a gestire il rischio rumore rappresenta una importante sfida per i datori di lavoro

Da un punto di vista operativo tale obbiettivo  si può semplificare nelle seguenti operazioni di acustica:

1. Ridurre la quantità di rumore prodotta da un determinato processo, operazione o attività.

2. Bloccare , contenere  e dissipare il suono.

3. Ridurre il riverbero eccessivo della stanza.

Questo è tutto. Tre opzioni semplici e chiare.

Alcune basi importanti dell’acustica

Il motivo per cui tutte le misure di controllo del rumore interno rientrano in queste  tre grandi categorie deriva dal fatto fondamentale dell’acustica che ci sono fondamentalmente solo quattro fattori che determinano il livello sonoro in una determinata posizione all’interno:

i livelli di emissione sonora delle sorgenti sonore nella stanza ;

qualsiasi misura fisica che possa impedire o dissipare il suono mentre si propaga dalle fonti alle posizioni di interesse;

le distanze dalle fonti ai luoghi di interesse e la quantità di riverbero. (Il riverbero è la tendenza del suono a persistere e si verifica a seguito del suono che rimbalza all’interno di uno spazio chiuso, riflettendo e ri-riflettendo su molte superfici della stanza. L’eccessivo riverbero in una stanza aumenta la quantità di rumore consentendo il suono da costruire in modo cumulativo.)

Supponendo che le distanze generalmente non possano essere modificate tra le fonti sonore e le posizioni dei lavoratori, gli altri tre fattori corrispondono alle tre categorie di misure di controllo del rumore.

Per motivi che tratteremo nelle sezioni seguenti, ridurre la quantità di suono prodotta da un determinato processo o operazione è il metodo di controllo del rumore più efficace, ma spesso è anche il più difficile da implementare. Il blocco o il contenimento e la dissipazione del suono è il successivo metodo di controllo del rumore più efficace e copre tutti i metodi più comunemente utilizzati. La riduzione del riverbero della stanza è efficace solo in un numero molto limitato di casi.

Riduzione della quantità di suono prodotta

Quando è possibile trovare un modo per ridurre o eliminare il suono generato da un particolare processo di produzione, farlo è in genere la soluzione più efficace.

Alcuni metodi di produzione sono intrinsecamente rumorosi quando, in effetti, potrebbe esserci un metodo più silenzioso per raggiungere lo stesso compito di produzione. Ad esempio, è comune utilizzare aria compressa Nelle operazioni industriali . È inoltre comune utilizzare tramogge rotanti / vibranti per orientare le parti leggere prima che vengano alimentate in un’unità di elaborazione. L’intenso “sibilo” dell’aria compressa e il rotolamento delle parti in una tramoggia possono creare livelli che superano notevolmente i limiti di esposizione al rumore sul luogo di lavoro.

Mentre questo rumore può essere difficile da ridurre, ci possono essere soluzioni semplici trovando metodi di trasporto o di smistamento alternativi. Allo stesso modo, alcune superfici della macchina come le protezioni di sicurezza in lamiera leggera possono agire come un altoparlante e trasformare efficacemente le vibrazioni silenziose di una macchina in un suono di alto livello, per la vibrazione del pannello. Se questi pannelli solidi leggeri possono essere sostituiti con pannelli perforati, diventano inefficienti nel movimento dell’aria e quindi non convertono l’energia vibratoria in energia acustica.

Spesso non sono disponibili metodi alternativi più silenziosi per svolgere il compito di produzione, in particolare nei casi di metodi di lavorazione o nelle complesse fasi di lavorazione nella produzione di prodotti farmaceutici, petrolchimici, microcomponenti, ecc.

Nei pochi casi in cui è possibile ridurre la generazione di rumore alla fonte, la soluzione deve essere il prodotto di uno sforzo congiunto in un team di ingegneria di processo e il consulente del rumore. E, in molti casi, non è possibile ridurre il rumore generato alla fonte.

Controllo del riverbero con assorbimento acustico

Ridurre il riverbero è un altro metodo che, sfortunatamente, è efficace solo in un numero relativamente piccolo di casi. Tuttavia, è importante comprendere i vantaggi e i limiti dell’utilizzo di materiali acusticamente assorbenti per ridurre il riverbero.

Quando il suono viene rilasciato in qualsiasi spazio chiuso, come una stanza o l’interno di un involucro di una macchina, quelle onde sonore continueranno a viaggiare all’interno dello spazio fino a quando non vengono assorbite attraverso riflessi successivi dalle superfici interne. Se le superfici interne sono principalmente riflettenti, l’energia acustica si accumula e i livelli sonori risultanti saranno maggiori – a volte molto più grandi – che se la stessa quantità di suono fosse rilasciata in uno spazio non chiuso o in uno con un adeguato assorbimento acustico.

Quando questo accumulo di suono si verifica in una stanza, viene chiamato “riverbero”. Se la superficie finisce in una stanza non fornisce un adeguato assorbimento acustico, il riverbero può essere eccessivo, il che può elevare negativamente i livelli sonori all’interno. Allo stesso modo, se c’è un assorbimento acustico piccolo o assente all’interno di un involucro della macchina, i livelli sonori interni aumenteranno fino a quando la quantità di suono trasmessa attraverso le pareti dell’involucro si avvicina alla quantità di suono emesso dalle sorgenti all’interno, in modo tale che l’involucro fornirà un contenimento minimo del suono.

Pertanto, l’assorbimento acustico è un elemento importante nel controllo del rumore. Se un involucro attorno a una macchina deve fungere da involucro acustico, deve includere un certo assorbimento acustico interno per dissipare il suono contenuto; altrimenti, sarà inefficace.

Mentre l’assorbimento acustico è importante nel controllo del riverbero, spesso esiste già un adeguato grado di assorbimento acustico naturale in molte stanze come gli arredi delle stanze, i pannelli del soffitto e gli stessi occupanti, che possono già permettersi un assorbimento apprezzabile. In questi casi, l’aggiunta di assorbimento aggiuntivo comporta un vantaggio incrementale minimo, come deflettori acustici sospesi, pannelli di parete in vetroresina o schiuma o isolanti del soffitto in fibra

Inoltre, è importante capire che il livello sonoro totale che colpisce l’orecchio di un lavoratore è composto da due parti: il suono diretto e il suono riverberante. La parte diretta del suono è influenzata solo dal volume della (e) sorgente (i), dalla distanza tra la sorgente e il lavoratore e da qualsiasi cosa che ostacoli il viaggio del suono dalla sorgente al lavoratore. Il suono riverberante è influenzato dalla geometria della stanza e dalla quantità di assorbimento acustico.

Nelle stazioni di lavoro vicine a una sorgente sonora, la componente diretta del suono è in genere molto maggiore della componente riverberante, in modo tale che una riduzione del suono riverberante avrà un effetto minimo o nullo sul livello sonoro totale. Pertanto, nella maggior parte dei casi, il controllo del riverbero ridurrà solo i livelli sonori nelle aree lontane dalle apparecchiature di produzione, in genere luoghi in cui i lavoratori sono raramente presenti. L’esperienza dimostra che l’uso di trattamenti assorbenti per ridurre il riverbero della stanza è raramente una soluzione acusticamente efficace o economica sul posto di lavoro.

Bloccare o contenere e dissipare il suono

Un altro sistema di controllo è legato ovviamente alle misure di progettazione Con un considerevole margine, le misure di controllo del rumore con la più ampia applicabilità nell’ambiente di lavoro industriale sono l’hardware di controllo del rumore progettato. Esistono molti tipi, ma in sostanza sono tutti esempi di blocco del suono o di contenimento e assorbimento. Le seguenti sezioni descrivono i metodi di controllo del rumore più comuni e collaudati.

Barriere antirumore e recinzioni acustiche. Le barriere antirumore, di solito sotto forma di un muro di rumore o di altri ostacoli, bloccano il suono, creando un ‘”ombra acustica” per un’area protetta. Contrariamente a un involucro acustico completo, una barriera antirumore è in genere aperta sulla parte superiore o su uno o più lati. Sebbene le barriere antirumore siano efficaci all’esterno, di solito hanno un beneficio minimo all’interno a causa del riverbero o di discreti riflessi acustici (ad esempio, dal soffitto).

Una certa quantità di suono si diffonde sempre sopra o intorno ai lati aperti della barriera. Pertanto, gli involucri acustici completi sono generalmente la misura di controllo del rumore più comune ed efficace nell’ambiente di produzione.

Un contenitore acustico funziona contenendo efficacemente il suono e quindi dissipandolo per assorbimento. Per contenere il suono, le pareti dell’involucro devono essere impermeabili all’aria e avere una massa sufficiente (a seconda della grandezza e della frequenza del suono contenuto).

Eventuali aperture nella custodia, ad es. Per consentire l’ingresso e l’uscita del prodotto o l’aria di ventilazione / raffreddamento, devono essere dotate di silenziatori o passaggi acusticamente allineati. In caso contrario, eventuali giunti, spazi vuoti o crepe devono essere sigillati ermeticamente. Anche una piccola lacuna o apertura non silenziata può degradare drasticamente il contenimento del suono.

In alcuni casi, le apparecchiature destinate al controllo del rumore dispongono già di custodie integrate per motivi di sicurezza o di qualità del prodotto. Tuttavia, a causa di aperture o lacune e dell’assenza di assorbimento acustico interno, non offrono naturalmente un beneficio acustico apprezzabile. A volte questi involucri possono essere aggiornati per funzionare come efficaci misure di controllo del rumore sigillando gli spazi vuoti, fornendo assorbimento interno e progettando aperture silenziate per l’ingresso / l’uscita dei materiali del prodotto e l’aria di raffreddamento.

Ritardo acustico. Per tubi e recipienti, il “rallentamento” acustico (avvolgimento) è un metodo di controllo del rumore comune, in quanto può essere meno ingombrante di un involucro acustico completo. In sostanza, il ritardo acustico è semplicemente un involucro acustico supportato sulla superficie della fonte di rumore stessa. È costituito da uno o più strati di materiale fibroso o poroso, potenzialmente uno o più zoccoli intermedi, strati di barriera impermeabili all’aria e una camicia esterna impermeabile all’aria pesante.

Il materiale di rivestimento più comune è costituito da un rivestimento protettivo in alluminio o acciaio inossidabile, con vinile caricato in massa inerte laminato sul lato posteriore, rivolto verso l’isolamento ed è disponibile presso i fornitori di sistemi di controllo del rumore. Per attrezzature di forma complessa, sono disponibili prodotti in mastice per la copertura esterna, che possono essere applicati a spatola sopra lo strato isolante e che quindi polimerizzano in tale posizione. Gli strati fibrosi o porosi forniscono assorbimento acustico, ma fungono anche da supporto resiliente per il rivestimento esterno contenente suono al fine di disaccoppiarlo parzialmente dalla superficie vibrante del tubo o del vaso.

È importante notare che la massima riduzione del rumore possibile dal ritardo nell’acustica è inferiore a quella di un involucro acustico completamente disaccoppiato a causa del contatto tra la superficie della sorgente di rumore e la camicia esterna. Inoltre, mentre il ritardo acustico è efficace per il rumore ad alta frequenza, nell’intervallo da 500 a 5000 Hz, tende ad amplificare il suono alle basse frequenze ed è quindi inadatto per le fonti che producono un rumore a bassa frequenza apprezzabile.

Silenziatori e Louvres Acustici. Un silenziatore è una misura di controllo del rumore comune ed efficace che consente il flusso di aria o altri gas ma che rimuove una parte dell’energia acustica dal flusso di gas che lo attraversa. I silenziatori possono essere montati sull’aspirazione o sull’uscita di un ventilatore o in un’apertura di ventilazione in un armadio.

Tutti i silenziatori restringono il flusso d’aria in una certa misura, con conseguente contropressione aggiuntiva al percorso del flusso. In genere, la contropressione aggiuntiva aumenta con l’aumentare dell’attenuazione acustica, quindi le prestazioni acustiche devono essere bilanciate rispetto alla contropressione incrementale consentita che il sistema può accogliere. La contropressione aggiuntiva può generalmente essere ridotta al minimo utilizzando silenziatori con dimensioni e / o lunghezza della sezione trasversale maggiori, se lo spazio disponibile lo consente.

Riepilogo conclusivo

La migliore soluzione di controllo del rumore dipende sempre dalle specifiche delle apparecchiature rumorose, dall’impostazione in cui si trova e dal modo in cui i lavoratori devono interagire con i processi di produzione. Nella maggior parte dei casi, è necessaria una combinazione dei metodi discussi sopra. La chiave per risolvere un problema di rumore esistente – o prevenirne uno in fase di progettazione – è identificare le fonti di rumore e i percorsi di trasmissione dominanti, classificarli e selezionare il migliore combinazione di soluzioni ingegnerizzate di controllo del rumore basate sulla comprensione dei fondamenti dell’acustica di cui sopra.

Articolo originale
Rob Stevens, MASc, PEng, è un ingegnere acustico della HGC Engineering, una delle più grandi società di consulenza ingegneristica del Nord America specializzata esclusivamente in rumore, vibrazioni e acustica.

  • Liberamente tradotto e adattato  da dott Alessandro Guerri medico specialista in medicina del lavoro