Un nuovo strumento generico OiRA per la valutazione interattiva dei rischi online, appena uscito, permette a qualsiasi impresa di valutare gratuitamente i rischi per la salute e la sicurezza in modo rapido e intuitivo. Lo strumento consente a tutte le imprese, indipendentemente dal settore di attività, di delineare un solido piano d’azione preventiva per mantenere sano e sicuro l’ambiente di lavoro dei dipendenti.
Si tratta di una nuova soluzione per la valutazione dei rischi che si presta alla perfezione per le imprese che ancora non rientrano in uno dei 326 strumenti settoriali OiRA già in essere. Di questo numero impressionante, 37 sono stati attivati in rete nel 2022, mentre oltre 60 sono in fase di sviluppo.
Forte di oltre 261 300 valutazioni dei rischi effettuate e 157 800 utenti registrati, OiRA è diventata una piattaforma online di elezione, orientata all’utente, per la valutazione e la gestione dei rischi lavoro-correlati nelle microimprese e piccole imprese d’Europa.
VeSafe è una guida elettronica edita dalla Commissione europea sui rischi per la sicurezza dei veicoli aziendali o utilizzati per motivi di lavoro, di facile consultazione con la parte relativa alle buone pratiche .
Questa guida è rivolta a conducenti/datori di lavoro, dipendenti ed esperti di sicurezza in tutti i settori dell’UE, interessati ai rischi legati ai veicoli.
Puoi selezionare:
Un tipo di veicolo: furgone, auto, camion, autobus, bicicletta, ecc.
Un rischio: consegna, carico, manutenzione, pericoli fisici, ecc.
Un’area in cui lavori: guida sicura per lavoro, lavoro su o vicino a una strada e sicurezza dei trasporti sul posto di lavoro.
Questa guida elettronica è ospitata dall’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro mentre il contenuto editoriale è gestito dalla DG EMPL.
Obiettivo dei Quaderni Tecnici per i cantieri temporanei o mobili è accrescere il livello di sicurezza nei cantieri temporanei o mobili
Forniscono informative basate su leggi, circolari, norme tecniche specifiche e linee guida utili a individuare e perfezionare metodologie operative per il miglioramento delle misure di prevenzione contro i rischi professionali. I Quaderni sono rivolti a coloro che operano nell’ambito dei cantieri temporanei o mobili rappresentando un agile strumento sia per l’informazione e la formazione dei lavoratori sia per il miglioramento dell’organizzazione delle piccole e medie imprese.
ROS (Reactive Oxygen Species) e l’RNS (Reactive Nitrogen Species) causano danni ossidativi alle biomolecole quali acidi nucleici, lipidi e proteine.
Le modificazioni ossidative delle basi del DNA e RNA possono essere prodotte sia da fonti endogene che esogene quali inquinamento atmosferico, esposizione ad agenti chimici pericolosi, radiazioni etc. I derivati della guanina ossidata e della nitrazione delle proteine che vengono escreti nelle urine possono essere utilizzati come biomarcatori dello stress ossidativo. Questi biomarcatori possono essere utilizzati come indicatori precoci per valutare gli effetti dell’esposizione lavorativa ad agenti chimici pericolosi anche in condizioni di conformità con le norme. Il fact sheet rappresenta un utile compendio nella fase di formazione/informazione, prevista dal d.lgs. 81/2008 e s.m.i., evidenziando l’importanza del ricorso alle idonee misure di prevenzione e di protezione per i lavoratori professionalmente esposti in tutte le fasi di utilizzo delle suddette sostanze.
ALCUNE CONCLUSIONI:
CONCLUSIONI L’ 8-oxodGuo è un biomarcatore di effetto utile per la valutazione di esposizioni professionali croniche a sostanze chimiche pericolose anche a basse dosi; l’8-oxoGuo è un indicatore sensibile nell’ esposizione anche a breve termine, come un turno di lavoro; la 3-NO2 Tue è un buon indicatore di effetto sia in ambito occupazionale che clinico. Questi biomarcatori possono quindi essere utilizzati per valutare gli effetti dell’esposizione lavorativa ad agenti di rischio anche in condizioni di conformità con le norme sulla salute e sicurezza, e risultano particolarmente utili nella valutazione degli effetti dell’esposizione a miscele, per le quali non è possibile stabilire un valore limite di esposizione professionale. La valutazione deve essere effettuata confrontando i valori trovati in lavoratori esposti a sostanze pericolose con quelli di gruppi di controllo per identificare situazioni di rischi che potrebbero evolvere negativamente per la salute.
Il testo unico 81/2008 è stato recentemente aggiornato e modificato prevalentemente in alcuni ambiti relativi alle norme antincendio ..ma non solo. Qui di seguito alcuni link utili :
Declino della vista, scienziati scoprono che è contrastabile con luce rossa
Secondo uno studio condotto dall’University College di Londra, il solo fissare una luce rossa intensa per un periodo breve (intorno ai tre minuti) ogni giorno può apportare notevoli benefici alla vista in declino. Nello studio, pubblicato su Journals of Gerontology, si parla di quella che potrebbe essere una nuova terapia di facile attuabilità che potrebbe aiutare milioni di persone le quali debbono sopportare un degradamento progressivo del loro livello visivo con l’aumentare dell’età.
Con il passare degli anni, infatti, a causa dell’invecchiamento della retina, sono milioni le persone che incorrono in degradamenti del livello visivo e ciò accade in particolare superati i quarant’anni. A diminuire sono la sensibilità retinica e la percezione dei colori, come spiega Glen Jeffery, ricercatore dell’istituto di oftalmologia dell’UCL. Queste diminuzioni sono causate soprattutto dai mitocondri delle cellule nelle retine la cui funzione cellulare, essenzialmente quella di produrre energia (ATP), comincia a venire meno.
Sempre Jeffery spiega che un modo per arginare o contrastare questo processo potrebbe essere il riavvio delle cellule che tendono ad invecchiarsi nelle retine con brevi raffiche di luce ad onde lunghe. I ricercatori hanno fatto esperimenti sui topi, sui bombi e sui moscerini della frutta sottoponendoli ad una luce rossa profonda ad una lunghezza d’onda di 670 nanometri proiettata negli occhi. I ricercatori riscontravano in tutti e tre gli animali miglioramenti significativi nelle funzioni base dei recettori.
“I mitocondri hanno caratteristiche di assorbimento della luce specifiche che influenzano le loro prestazioni: lunghezze d’onda più lunghe che vanno da 650 a 1000nm vengono assorbite e migliorano le prestazioni mitocondriali per aumentare la produzione di energia”, spiega ancora Jeffery.
I ricercatori hanno effettuato anche un esperimento su 24 esseri umani (12 maschi e 12 femmine) con un’età compresa tra i 28 e i 72 anni che non mostravano particolari patologie oculari. A tutti partecipanti era stata consegnata una piccola torcia LED che dovevano utilizzare a casa proiettando il fascio di luce rosso intenso negli occhi per tre minuti ogni giorno per due settimane.
Testando la sensibilità dei coni degli occhi (sostanzialmente la capacità di rilevare i colori) i ricercatori notavano che migliorava fino al 20% in alcuni soggetti con un’età dai 40 anni in su. I ricercatori inoltre notavano miglioramento anche nella sensibilità dei bastoncelli (che sono alla base della capacità di poter vedere in condizioni di scarsa luce). La tecnologia si rivelerebbe “semplice e molto sicura”, come spiega lo stesso Jeffery, in quanto la luce viene semplicemente assorbita dai mitocondri presenti nella retina.
L’attuale crisi economica colpisce sia i singoli sia le aziende, e le incertezze che ne derivano impattano anche sulla salute delle persone, in particolare quella psicologica. Lo conferma a Dica33 Paolo Campanini, psicologo del lavoro, dell’Ordine degli psicologi della Lombardia, che ricorda come ci sia un legame diretto tra «la perdita del posto di lavoro e un aumento di disturbi mentali come ansia, depressione, attacchi di panico; è un fatto noto e dimostrato da molte ricerche». Dica33 ha chiesto a Campanini di illustrare i meccanismi che conducono a eccessiva sofferenza psicologica, per individuarli e correggerli in anticipo.
In che modo la recessione che stiamo vivendo si riflette sulla nostra psiche? Il legame non è così diretto e, proprio per questo, più complesso da sciogliere. La crisi impatta fortemente sulla situazione lavorativa: la perdita del posto di lavoro ha, ovviamente, conseguenze deleterie sui diretti interessati, ma provoca anche un peggioramento significativo delle condizioni lavorative di chi resta. Intanto si viene a modificare il contesto sociale in cui si lavora, cambia il gruppo, si perdono colleghi stimati o amici, i rapporti tra chi resta sono deteriorati dall’insicurezza circa il proprio futuro professionale, si perde così una importante rete di supporto umano, capace di ammortizzare gli effetti dello stress lavorativo. Ogni cambiamento poi, di per sé, è fonte di stress e il timore di perdere il posto di lavoro può spingere verso il superlavoro generando altro stress, esaurimento delle energie, stanchezza, tutte condizioni che non aiutano a gestire adeguatamente le ansie e incertezze.
Il superlavoro non è dato dalla necessità di compensare le mansioni svolte dal personale mancante? In parte sì ma è soprattutto un circolo vizioso, che si instaura dall’alto: è il capo per primo che vuole strafare, nella speranza di allontanare da sé e dal suo gruppo altri tagli aziendali, riversa la sua ansia sui sottoposti spingendoli a produrre di più. In un momento in cui già gli obiettivi standard sono sempre più difficili da raggiungere, per colpa della crisi globale, il tentativo di superarli è destinato a frustrazione sicura. E così si entra nel vortice dell'”overcommitment“: il lavoro, con i suoi problemi, oltre che un’occupazione quotidiana diventa anche un pensiero fisso che invade gli spazi della vita privata.
Come ci si accorge che l’impegno verso il lavoro sta superando i limiti? I primi sintomi sono fisici e facili da riconoscere, primo fra tutti l’alterazione del ciclo sonno-veglia. Si dorme male e meno, si fa fatica a prendere sonno, oppure ci si veglia più volte nel corso della notte, o ci si risveglia all’alba. Quando questi segnali non sono saltuari ma persistono per settimane o mesi, significa che qualcosa non va. Oltre a questo ci possono essere i classici disturbi di stomaco, bruciori, inappetenza, gastropatie. Lo stress si manifesta anche con tensioni muscolari, dolori muscolo-scheletrici, cefalea e anche con una maggior suscettibilità ai malanni di stagione, per esempio raffreddori ricorrenti sono un segnale d’allarme. Tutte problematiche riconducibili a un allungamento dell’orario di lavoro che non è funzionale alla salute.
Come ci si accorge che l’impegno verso il lavoro sta superando i limiti? I primi sintomi sono fisici e facili da riconoscere, primo fra tutti l’alterazione del ciclo sonno-veglia. Si dorme male e meno, si fa fatica a prendere sonno, oppure ci si veglia più volte nel corso della notte, o ci si risveglia all’alba. Quando questi segnali non sono saltuari ma persistono per settimane o mesi, significa che qualcosa non va. Oltre a questo ci possono essere i classici disturbi di stomaco, bruciori, inappetenza, gastropatie. Lo stress si manifesta anche con tensioni muscolari, dolori muscolo-scheletrici, cefalea e anche con una maggior suscettibilità ai malanni di stagione, per esempio raffreddori ricorrenti sono un segnale d’allarme. Tutte problematiche riconducibili a un allungamento dell’orario di lavoro che non è funzionale alla salute.
Sul fronte psicologico come incide l’overcommitment? I primi segni negativi sono i forti sbalzi d’umore: si cede più facilmente a scatti di rabbia, perché lo stress prolungato esaurisce le capacità di reagire con equilibrio. Tra l’altro se il lavoro diviene progressivamente totalizzante, finisce per costituire l’unica fonte attorno cui si costruisce l’identità dell’individuo. Ne consegue che, in queste condizioni, qualsiasi cosa accada sul lavoro ha un impatto molto più forte sugli stati d’animo di chi lo vive.
Non potendo nulla sulla crisi, quali strategie adottare a tutela della propria salute? Direi di non farsi coinvolgere troppo, ma non è certo un consiglio facilmente praticabile. Piuttosto meglio difendersi riconoscendo il problema, e attuando interventi adeguati a controbilanciare il carico di ansie e stress. Bisogna essere consapevoli che i problemi avvertiti sul luogo di lavoro riguardano moltissime persone in questi periodi, quindi condividere se e ogni volta che si può, aiuta molto a sdrammatizzare. Poi agire, impegnarsi in attività diverse dal lavoro, per distrarsi, divertirsi, e soprattutto scoprire o coltivare altre capacità. Individuare le proprie competenze non lavorative da spendere in altri ambiti: differenziare i propri impegni con attività extra-lavorative aiuta a sostenere l’identità dell’individuo e a riequilibrare i ritmi tornando a un vivere più sano.
Durante e dopo la pandemia, le aziende hanno cercato di compensare la mancanza di interazioni di persona con lunghe riunioni virtuali. Per ridurre gli incontri inutili, l’azienda di e-commerce Shopify, a inizio anno, ha deciso di cancellare tutte le riunioni ricorrenti che coinvolgono più di due persone nel tentativo di dare ai dipendenti più tempo per concentrarsi sulle altre attività, ha annunciato Kaz Nejatian, chief operating officer del gruppo. L’azienda vieterà anche le riunioni del mercoledì e farà in modo le riunioni di grandi dimensioni si svolgano solo in un blocco di sei ore il giovedì.
Il mondo del lavoro ha subito una rivoluzione dopo la pandemia che è ancora in corso tra fasi di assestamento, alcune tendenze che si confermano e altre che vanno scemando. Un esempio è il cosiddetto «quiet quitting». Nonostante la traduzione letterale possa portare a pensare ad una forma di «dimissioni silenziose», il termine ha un significato diverso: si riferisce infatti alla tendenza a «fare lo stretto necessario», partendo dal presupposto che il lavoro non è tutto. Malgrado il trend, che aveva iniziato ad affermarsi già nel 2022, sembri in calo stando alle ricerche su Google e TikTok, secondo alcuni esperti l’etica del quiet quitting è destinata a sopravvivere anche nel 2023. Nei prossimi mesi, nel tentativo di razionalizzare alcuni fenomeno esplosi durante la pandemia, potremmo assistere anche a un drastico ridimensionamento dei meeting e delle riunioni di lavoro. Cosa che alcune aziende hanno già iniziato a fare.
«reset» degli incontri virtuali
Anche altre aziende, con l’aumentare dei problemi di produttività, le difficoltà di gestire un’organizzazione del lavoro in modalità ibrida e i casi di burnout sempre più frequenti, hanno deciso di ridurre le riunioni. La piattaforma di software GitLab, ad esempio, prevede delle giornate di «reset» delle riunioni in modo da fare una scrematura tra gli incontri superflui, che possono essere cancellati, e quelli davvero indispensabili. Asana ha organizzato degli incontri chiamati « meeting doomsday» nel corso dei quali i lavoratori cancellano tutte le riunioni inutili dall’agenda e aggiungono solo quelle ritenute fondamentali.
La strategia di Shopify
Shopify, per assicurarsi che la sua strategia funzioni, ha chiesto ai dipendenti che tutti gli incontri «a tutto campo» con più di 50 persone si svolgano non più di una volta alla settimana per un massimo di sei ore. Il gruppo verificherà se i singoli manager saranno in grado di rispettare questa nuova politica aziendale o meno. A questo scopo ha creato un bot per ricordare a chiunque provi a programmare una riunione il mercoledì di spostare il meeting. E, infine, incoraggerà tutti i lavoratori a cancellare le riunioni non necessarie e abbandonare le grandi aree di lavoro e le conversazioni di gruppo su Slack. Per avere un’idea di quanto le riunioni si siano dilatate grazie alle piattaforme digitali, basta pensare che secondo uno studio di Microsoft, pubblicato la scorsa primavera, l’utente medio di Teams negli ultimi due anni ha passato il 252% del tempo in più alla settimana in riunione rispetto al periodo pre-pandemia. Anche il numero di riunioni settimanali è aumentato del 153% in tutto il mondo.( Da il corriere )
Grossi vantaggi nella tutela della vista derivano da una dieta generosa in elementi antiossidanti, vitamina A, vitamine del gruppo B, vitamina E, e via dicendo. Parliamo di nutrienti che possono ridimensionare i fattori di rischio legati al passare degli anni, a partire dalla cataratta e dalla degenerazione maculare senile.
Luteina
“La retina – ha spiegato Matteo Piovella, presidente della Società italiana di oftalmologia (Soi) – si giova di sostanze come la luteina, molecole che il nostro organismo è incapace di produrre, ma che introduciamo con la dieta. Oltre allo yogurt, tra gli alimenti che contengono luteina (sostanza del gruppo delle xantofille, pigmenti naturali liposolubili) possiamo citare la frutta e gli ortaggi come spinaci, cavoli, broccoli e uova. La curcumina si trova nel curry e nello zafferano”.
Radicali liberi
Gli agrumi aiutano a combattere i radicali liberi e, specifica Piovella, citando uno studio recente, si evidenzia come la vitamina C contribuisca a mantenere efficienti le strutture del nervo ottico. Carote, zucca, patate dolci e meloni sono ricchi di beta-carotene. Peperoni gialli e arancioni, pesche sono ricchi di vitamina C e zeaxantina.
Aminoacidi essenziali
La soia, con i suoi derivati, è un formidabile antiossidante e contiene amminoacidi essenziali, fitoestrogeni, vitamina E che aiutano a mantenere gli occhi sani”. Anche gli Omega 3 contenuti nel pesce sono fondamentali, in particolare salmone, tonno, trota selvatica e sardine contengono grandi quantità di acido docosaesaenoico (acido grasso semiessenziale della serie omega). E ancora le sostanze contenute nel tè verde, nel tè nero e di Colong, sono altre utili risorse.
Se l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha classificato il lavoro notturno come “probabilmente cancerogeno”, per indagare sul legame tra turni lavorativi notturni e insorgenza del carcinoma mammario. il Policlinico di Sant’Orsola prova ora a fare chiarezza con una ricerca condotta dal professor Francesco Violante, direttore dell’Unità Operativa di Medicina del Lavoro.
Lo studio, fa sapere il Policlinico, indaga il ruolo dell’alterazione del ciclo circadiano sullo sviluppo del tumore al seno nelle operatrici sanitarie e chiarisce: “Per ciclo circadiano si intende quel complesso sistema di meccanismi fisiologici che allinea le funzioni del corpo umano al ritmo del giorno: dura infatti 24 ore e, in sostanza, corrisponde a quello che comunemente viene definito orologio biologico”.
Si sospetta che l’alterazione del ciclo sonno/veglia provochi squilibri ormonali tali da facilitare lo sviluppo del tumore mammario – spiega il professore Violante – Per verificare questa ipotesi, incroceremo i dati dei turni lavorativi contenuti nel database amministrativo con le esperienze di salute delle operatrici che aderiranno volontariamente allo studio. La possibilità di partecipare verrà offerta a tutte le professioniste del Policlinico di Sant’Orsola e del Policlinico Gaetano Martino di Messina: potenzialmente stiamo parlando di una platea di 10mila lavoratrici”.
Al termine del progetto, che ha durata biennale e che è stato finanziato dal Ministero della Salute con fondi PNRR, “potremo confermare o meno il legame tra lavoro notturno e tumore mammario. Questo ci consentirà di adottare, se necessario, gli opportuni approcci di medicina preventiva”. ( Da bolognatoday)
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