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STRESSATO UN ITALIANO SU TRE.

Da dottnet.it

Per un italiano su tre (34%) lo stress è una condizione cronica, il 26% dichiara di sentirsi stressato spesso e il 9% addirittura ogni giorno. A dirlo è una ricerca dell’Osservatorio Sanità di UniSalute, condotta nell’estate 2022 insieme a Nomisma, su un campione rappresentativo di 1.200 persone.  In generale, il 42% degli italiani non è di buon umore, dichiarando di avere molti alti e bassi o di essere giù di morale la maggior parte del tempo.  Il 67% del campione ha avuto almeno qualche volta problemi di sonno, il 23% prova spesso ansia o eccessiva apprensione.   I fattori che scatenano stress e apprensione riguardano soprattutto la situazione economica familiare e l’aumento dei prezzi, citati rispettivamente dal 41% e dal 40% degli intervistati. È fonte di stress anche la gestione degli impegni familiari, indicata dal 33% del campione, e di conseguenza l’equilibrio tra lavoro e vita privata (21%).     Guardando alla fascia di popolazione più anziana, fonte di disagio è anche la solitudine, di cui soffre spesso o almeno qualche volta più di un over-60 su due (52%).    I metodi antistress più popolari sono stare all’aria aperta e il contatto con la natura, citati da quasi un italiano su due (44%), seguiti dal prendersi del tempo per se stessi (36%), dallo sport (33%) e dalla compagnia degli amici (32%).   C’è però chi, per superare le emozioni negative e sentirsi meglio, ricorre a metodi poco salutari, come il fumo (11%), con il 31% dei fumatori inclusi nel campione che dichiara di fumare di più oggi rispetto a 2-3 anni fa, cioè prima della pandemia (ma il 41% degli italiani dichiara di bere meno alcolici meno rispetto al passato).

14 MILIONI DALL’INAIL PER LA FORMAZIONE

A beneficiare degli interventi formativi saranno lavoratori, Rls, Rlst, Rlssp e Rspp. Tra i temi affrontati, l’analisi degli infortuni e dei quasi incidenti, la riorganizzazione dei processi produttivi legata alla trasformazione digitale e le strategie di contrasto ai rischi psicosociali, come stress, mobbing, violenze e molestie.

ROMA – Con il nuovo bando pubblicato oggi in Gazzetta ufficiale e sul sito dell’Istituto, l’Inail mette a disposizione quasi 14 milioni di euro per il finanziamento di interventi formativi e aggiornamenti tematici destinati ai lavoratori, ai loro rappresentanti per la sicurezza a livello aziendale (Rls), territoriale (Rlst) o di sito produttivo (Rlssp), e ai responsabili del servizio di prevenzione e protezione (Rspp).

Come sottolineato dal presidente dell’Istituto, Franco Bettoni, si tratta di “un’iniziativa di estrema importanza per favorire un’efficace diffusione della cultura della salute e sicurezza sul lavoro. La formazione costituisce, infatti, un elemento essenziale per orientare i nostri comportamenti nella direzione giusta e per incoraggiare quel cambiamento culturale necessario affinché la prevenzione sia considerata un’opportunità preziosa di sviluppo, crescita, competitività, produttività, tutela della salute e benessere organizzativo”.

Per l’Inail, prosegue Bettoni, “l’attività formativa in tema di salute e sicurezza sul lavoro costituisce, dunque, parte integrante del percorso educativo finalizzato al miglioramento delle competenze di lavoratrici e lavoratori, che devono essere in grado di conoscere i rischi, di usare correttamente le attrezzature di lavoro e i dispositivi di protezione individuale, assumendo piena consapevolezza delle proprie mansioni nell’ambito del processo produttivo”.

Dalla costruzione e promozione delle relazioni con tutti i soggetti interni ed esterni all’organizzazione (reti, flussi comunicativi, modalità per proposte e partecipazione) alle tecniche di gestione dell’errore umano, il catalogo degli interventi formativi finanziabili dall’avviso pubblico comprende otto ambiti, alcuni relativi a figure specifiche, altri di contenuto trasversale e rivolti a tutti i destinatari, e definisce standard formativi in termini di obiettivi, contenuti e durata, allo scopo di assicurare la qualità delle proposte e la coerenza tra obiettivi e modalità di realizzazione degli interventi.

Tra i temi oggetto della formazione rientrano lo studio delle problematiche degli ambienti di lavoro e delle situazioni lavorative (analisi di processo, degli infortuni e dei quasi incidenti), la raccolta, elaborazione e registrazione di informazioni relative a tutti i rischi, a scopo valutativo e ambientale, la formulazione di proposte e la partecipazione alle attività di pianificazione e gestione della salute e sicurezza del lavoro in azienda, la conoscenza e gestione dei dispositivi di nuova generazione e delle tecnologie digitali abilitanti, la riorganizzazione dei processi produttivi legata alla trasformazione digitale, l’analisi di stress, mobbing, violenze e molestie sul luogo di lavoro e le strategie per prevenirli.

Le domande di finanziamento potranno essere presentate, singolarmente o in aggregazione, da soggetti formatori già accreditati nella Regione in cui svolgeranno il progetto, organizzazioni sindacali dei datori di lavoro e dei lavoratori, quali articolazioni a livello territoriale di quelle già rappresentate a livello nazionale nell’ambito della Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro, organismi paritetici e, limitatamente ai propri iscritti, ordini e collegi professionali.

Le domande devono riguardare interventi formativi di importo complessivo compreso tra un minimo di 20mila e un massimo di 140mila euro. A ogni progetto ammesso sarà riconosciuto un contributo finanziario, variabile in funzione del numero dei partecipanti e delle ore di formazione erogate, di importo orario predeterminato.

Dopo la fase di registrazione dei proponenti, i fondi Inail saranno assegnati fino a esaurimento delle risorse finanziarie disponibili con procedura telematica a sportello, secondo l’ordine cronologico di presentazione delle domande. Le attività formative dovranno concludersi entro un anno dalla data del provvedimento di concessione del finanziamento.

WORKLIMATE E PREVISIONE DELLE ONDATE DI CALORE.

da Inail.it

Il tema del cambiamento climatico e dell’impatto sulla salute è di crescente rilevanza in relazione agli scenari di previsione meteo-climatica dei prossimi anni ed all’incremento della intensità e frequenza delle ondate di calore.

Il Progetto Worklimate e la piattaforma previsionale di allerta per la valutazione dei rischi legati all’esposizione ad alte temperature in ambito occupazionale

L’esposizione occupazionale prolungata ad alte temperature può causare una perdita di attenzione ed una minore capacità di reagire agli eventi imprevisti, determinando un rischio di infortunio soprattutto in settori come l’edilizia e l’agricoltura. Il sistema previsionale WORKLIMATE rappresenta uno strumento di orientamento a disposizione dei singoli lavoratori, delle autorità di sanità pubblica e degli operatori della prevenzione per valutare, monitorare e contrastare l’esposizione occupazionale ad alte temperature.


Prodotto: Fact sheet
Edizioni: Inail 2022
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

VISIBILITÀ E SICUREZZA PER I RIDERS

Con la riduzione progressiva delle ore di luce in inverno e in conseguenza dei provvedimenti imminenti di risparmio energetico sui sistemi di illuminazione pubblica, diventa sempre più importante la visibilità per la sicurezza di tutti i lavoratori su due ruote.

SUVA , l ” Inail” svizzero ha pubblicato una recente guida per tutti i lavoratori che utilizzano la bicicletta per lavoro:

https://consentcdn.cookiebot.com/sdk/bc-v4.min.htmlIT

Renditi visibile

Al crepuscolo e di notte il rischio di infortunio è tre volte più alto che nelle altre ore della giornata. Ma la visibilità è molto importante anche di giorno.

Il pericolo è sempre in agguato

Di notte si potrebbe evitare la metà degli infortuni se le persone coinvolte si vedessero almeno un secondo prima (fonte: UPI). Gli utenti della strada vestiti di scuro sono visibili solo da una distanza di 25 metri. Chi va in bici senza un buon sistema di illuminazione mette a repentaglio la propria vita.

Cosa bisogna fare per andare in bici in tutta sicurezza

  • Tieni gli occhi aperti, accendi le luci e indossa gli inserti riflettenti!
  • Ricordati che, specialmente al crepuscolo e di notte, gli altri utenti della strada potrebbero non vederti.
  • Un buon sistema di illuminazione può salvarti la vita quando è buio, quindi assicurati che i fanali della bici funzionino sempre correttamente e, se necessario, falli riparare.
  • Inserti riflettenti, indumenti fluorescenti o di colore chiaro sono indispensabili per la tua sicurezza.
  • Con abiti chiari e colori fluorescenti o ad alta visibilità si può essere visti da una distanza di 40 metri.
  • Con accessori retroriflettenti si è visibili addirittura da 140 metri.
  • Moderare la velocità significa arrivare sicuri a destinazione.

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Quando circoli in senso opposto di notte…

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Quando attraversi un incrocio di notte…

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ARTICOLO ORIGINALE:

https://www.suva.ch/it-CH/materiale/Documentazione/visibilita

CARBONE VEGETALE PER COMBATTERE I PFAS.

da dottnet.it

Da un’intuizione sperimentale ispirata all’attuale tecnologia di filtraggio delle acque, basata sull’utilizzo dei filtri ai carboni attivi, è stato individuato un corrispettivo terapeutico nel carbone attivo vegetale ad uso umano

L’inquinamento ambientale è un problema diffuso a livello globale, il caso dei perfluoroalchilici, Pfas, ha acquisito estrema rilevanza soprattutto nel territorio Veneto nell’ultimo decennio. In realtà l’esposizione è un problema esteso a tutta la popolazione, che può entrare in contatto con queste sostanze attraverso oggetti di uso quotidiano come pellicole e rivestimenti alimentari, tappeti, abbigliamento, polvere, prodotti cosmetici. “Le manifestazioni cliniche associate all’inquinamento da Pfas sono certamente evidenti nelle popolazioni esposte – spiega Carlo Foresta, professore ordinario di endocrinologia presso la Scuola di Medicina di Padova – ma è interessante considerare che anche i bassi livelli di queste sostanze riscontrabili nella popolazione generale possono costituire fattore di rischio per manifestazioni cliniche associate a questa forma di inquinamento”. Su queste premesse, sono state proposte varie iniziative per la riduzione delle concentrazioni di questi inquinanti persistenti dall’ambiente e in particolare si è rivelato efficace l’utilizzo di filtri al carbone attivo per la purificazione delle acque ad uso umano nell’area rossa a massimo inquinamento da Pfas. Ma è rimasta tuttavia inalterata la difficoltà di intervenire sull’uomo per eliminare queste sostanze che hanno un tempo di eliminazione fino a dieci anni.Per risolvere la questione dell’eliminazione dei Pfas dal corpo umano si è attivato il gruppo di studio del professor Foresta.     Le ricerche condotte dalla sua equipe e svolte presso l’Uocdi Andrologia e Medicina della Riproduzione dell’Azienda Ospedale Università di Padova, diretta dal professor Alberto Ferlin, hanno permesso di identificare possibili forme di intervento basandosi sulle dinamiche di bioaccumulo di queste sostanze nell’uomo. Da un’intuizione sperimentale ispirata all’attuale tecnologia di filtraggio delle acque, basata sull’utilizzo dei filtri ai carboni attivi, è stato individuato un corrispettivo terapeutico nel carbone attivo vegetale ad uso umano.

UN BATTERIO CONTRO DIABETE E OBESITÀ

da microbiota.it

Stato dell’arte
Da quando Akkermansia muciniphila è stata scoperta e caratterizzata, due decenni fa, numerosi studi hanno dimostrato che la mancanza o la diminuzione di questo batterio commensale è collegata a molteplici malattie, come obesità, diabete, steatosi epatica, infiammazione e risposta alle immunoterapie contro il cancro.

Cosa aggiunge questa ricerca
Questa review ripercorre la storia della scoperta di A. muciniphila e riassume le numerose evidenze e meccanismi d’azione mediante i quali questo simbionte intestinale è in grado di migliorare la salute.

Conclusioni
Gli effetti benefici di A. muciniphila sono molteplici e sono già stati applicati alla sindrome metabolica. Saranno necessari ulteriori studi sull’uomo per supportare i numerosi giovamenti osservati nei modelli animali in molte altre malattie, come il cancro, l’infiammazione intestinale o i disturbi neurodegenerativi.

Da quando Akkermansia muciniphila è stata scoperta e caratterizzata, due decenni fa, numerosi studi hanno dimostrato che la mancanza o la diminuzione di questo batterio commensale è collegata a molteplici malattie, come obesità, diabete, steatosi epatica, infiammazione e risposta alle immunoterapie in ambito oncologico. 

Esiste un numero rilevante di studi che hanno provato la causalità di queste associazioni, attraverso una grande varietà di modelli animali, oltre che tramite un recente studio di proof-of-concept sugli umani.

Akkermansia muciniphila, architrave dei processi metabolici

Il microbiota intestinale è considerato uno dei fattori chiave che contribuiscono fortemente alla regolazione della salute dell’ospite. 

Si ritiene che le perturbazioni nella sua composizione e attività siano coinvolte nell’insorgenza di molteplici malattie. 

Infatti, sono stati condotti numerosi studi che hanno mostrato forti associazioni tra microrganismi specifici e malattie metaboliche legate al sovrappeso, all’obesità e al diabete mellito di tipo 2 (T2DM), nonché a specifici disturbi gastrointestinali, malattie neurodegenerative e anche tumori.

Tra i diversi batteri osservati, l’Akkermansia muciniphila è emerso più volte come potenziale candidato alla regolazione di alcuni aspetti metabolici.

Il primo ceppo di A. muciniphila è stato isolato nel laboratorio di Microbiologia di Wageningen nel 2004. Si trattava di un ceppo molto abbondante, in grado di degradare il muco, che venne chiamato MucTA. muciniphila è risultato essere uno specialista esclusivo della degradazione della mucina presente nell’intestino umano, sin dalla prima infanzia.

Dalla scoperta di A. muciniphila MucT, molti studi hanno contribuito a decifrare i meccanismi attraverso i quali questo batterio interagisce con il suo ospite. 

Gli effetti metabolici e antinfiammatori di A. muciniphila Mucsono ora ben conosciuti, poiché molte pubblicazioni di diversi gruppi di ricerca hanno confermato i vari benefici di questo ceppo sulla salute. Sebbene gli effetti fisiologici di A. muciniphila siano pleiotropici e riguardino molteplici aspetti, come il metabolismo dei lipidi e del glucosio, l’infiammazione, l’immunità, la funzione cerebrale, è importante sottolineare che esistono numerose modalità d’azione convergenti, probabilmente a causa delle proprietà specifiche correlate alla specializzazione nel metabolismo della mucina. 

In effetti, sono state identificate diverse vie di azione comuni, tutte rivolte alla regolazione della  barriera intestinale, attraverso la produzione di muco, e alla regolazione dell’attività del sistema immunitario. 

Infatti, il ripristino della barriera intestinale contribuisce anche all’attivazione del corretto funzionamento di diverse vie metaboliche che sono alterate in alcune malattie, tra cui, ad esempio, quelle riguardanti l’attività mitocondriale, il metabolismo epatico, il tessuto adiposo e l’attività cerebrale. A causa di queste capacità, negli studi condotti, una minore abbondanza di Akkermansia muciniphila è stata associata a molteplici malattie, sia nei modelli murini che nell’uomo. 

Effetti clinici dimostrati 

  • A. muciniphila ha dimostrato efficacia nel migliorare l’obesità, il diabete mellito di tipo 2 e di tipo 1, la steatosi epatica, l’infiammazione intestinale e diversi tipi di cancro nei topi;
  • sono stati identificati numerosi meccanismi molecolari che legano A. muciniphila a specifici metaboliti o proteine ​​di membrana e tipi di cellule ospiti o recettori;
  • A. muciniphila contribuisce al mantenimento di una sana barriera intestinale, regolando così l’immunità, e limitando anche l’insorgenza dell’infiammazione, che è la causa principale di numerose malattie.

Inoltre, il ceppo pastorizzato di A. muciniphila MucT ha dimostrato sicurezza ed efficacia in numerosi studi sui topi e in uno studio proof-of-concept sull’uomo. In particolare, questo studio ha permesso di dimostrare che la somministrazione di A. muciniphila MucT è sicura e ben tollerata nell’uomo nel trattamento della sindrome metabolica e che è in grado di prevenire con successo il naturale deterioramento dei parametri associati alla sindrome metabolica nei pazienti non trattati.

In questo contesto, in meno di 15 anni, gli effetti benefici di A. muciniphila MucT sono stati tradotti dalle osservazioni precliniche all’intervento umano. Si tratta di un successo unico e senza precedenti, rispetto ad altri microrganismi di nuova generazione.

Luci e ombre su cui investigare

Per approfondire lo studio di A. muciniphila saranno necessari ulteriori ricerche sull’uomo, per supportare i dati sui numerosi effetti benefici osservati nei modelli animali in molte altre malattie come il cancro, l’infiammazione intestinale o i disturbi neurodegenerativi.

Tra gli ambiti di ricerca più attuali, troviamo:

  • lo studio degli effetti della somministrazione del ceppo A. muciniphila MucT in coorti umane con patologie come il cancro, il diabete mellito di tipo 1, le malattie del fegato, la sindrome dell’intestino irritabile e/o malattia infiammatoria dell’intestino, le malattie neurodegenerative, per le quali sono risultati effetti benefici nei test preclinici sugli animali;
  • un’attenta analisi della potenza terapeutica di ceppi diversi da A. muciniphila MucT, che è stato utilizzato nella stragrande maggioranza degli studi fino ad oggi;
  • l’esplorazione di approcci terapeutici basati sulle molecole prodotte da A. muciniphila nelle malattie metaboliche, o di altro tipo;
  • studi volti a determinare se la migliore risposta clinica è correlata al microbiota intestinale al basale (compresi i livelli di A. muciniphila) e alle abitudini alimentari;
  • l’identificazione di fattori nutrizionali e ambientali utili al fine di mantenere adeguati livelli di A. muciniphila nell’intestino ed eventualmente limitare il rischio di malattie;
  • indagare l’effetto di trattamenti concomitanti nell’uomo, in aggiunta alla supplementazione di A. muciniphila pastorizzato, nel contesto della sindrome metabolica o del diabete mellito di tipo 2 (cioè dieta ridotta, digiuno periodico o farmaci antidiabetici).

AZIENDE ALLA RICERCA DI “GREEN SKILLS”

dal quotidiano ” Avvenire” . Articolo di Silvia Serafini

La transizione ecologica sta cambiando radicalmente il modo di fare impresa. A testimoniarlo, l’aumentata richiesta di competenze manageriali specifiche nel campo della sostenibiltà da parte delle aziende. In uno studio dell’osservatorio “4 Manager”, è stato rilevato come più della metà delle grandi e medie imprese stia elaborando una strategia di trasformazione nell’ottica della sostenibilità a trecentosessanta gradi. Questo comprende la ricerca di professionisti del settore in grado di includere tutti i processi aziendali, individuarne i punti deboli, riorganizzare la gestione interna e pianificare la migliore strategia in un’ottica di efficientamento e sostenibilità, anche nel quadro degli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Unione europea.

«Per affrontare uno scenario geopolitico ed economico in tumultuoso cambiamento, il mercato del lavoro avrà sempre più bisogno di nuove professionalità – ha dichiarato Stefano Cuzzilla, presidente di Federmanager e 4 Manager – è per questo che assistiamo a una crescita annuale pari al 5% della domanda di competenze manageriali con sempre più precise “green skill”».

Negli ultimi anni sono stati assunti manager, lavoratori con elevate competenze tecniche e scientifiche e sono state incrementate le risorse per la formazione. Il professionista più richiesto è il “Sustainability manager”, il «coordinatore di sostenibilità»: negli ultimi dodici mesi le qualifiche professionali per questa figura sono cresciute del 46%. In aumento anche altre figure manageriali più specialistiche (environmental manager, governance manager, social manager ed energy manager), che registrano un +38%, o di carattere consulenziale (+25%). Le competenze più richieste riguardano gli impatti sui bilanci (+207%); la responsabilità sociale (+69%); ambiente, salute e sicurezza (+59%) e finanza (+42%).

Questi profili professionali hanno la caratteristica comune di interpretare un’evoluzione del tradizionale paradigma competitivo verso una maggiore integrazione dei fattori Esg (Environmental-Social-Governance), seguendo i binari tracciati in modo lungimirante nell’Encliclica “Laudato Si’”, in cui Papa Francesco aveva avviato una riflessione in grado di fornire anche a manager e imprenditori una visione d’insieme sia dei problemi socio-ambientali, sia dei paradigmi da utilizzare per affrontare la crisi, nell’ambito dell’“ecologia integrale”.

«La domanda di competenze sta cambiando non solo quantitativamente ma, soprattutto, qualitativamente», ha spiegato Giuseppe Torre, coordinatore dell’Osservatorio 4 Manager e docente invitato del laboratorio di ecologia integrale dell’Antonianum. «Prima le figure che si occupavano di questioni ambientali avevano competenze prettamente tecniche e focalizzate sull’applicazione delle normative – ha proseguito Torre – ora il concetto di sostenibilità è cambiato: è incentrato sul sociale e c’è bisogno di competenze trasversali per gestire l’aspetto relazionale».

In quest’ottica, il principale problema è che gli investimenti di risorse sono ancora focalizzati in problemi troppo specifici. «Le aziende più virtuose sono poche, meno del 10% – ha spiegato il professor Torre – e hanno tutte in comune due caratteristiche: studiano strategie su un orizzonte temporale più lungo e hanno capito che innovazione e sostenibilità sono aspetti intimamente connessi».

C’è dunque bisogno di un cambiamento sistematico che dovrebbe avvenire in un ambiente, quello manageriale, in cui, nel nostro Paese, si fa ancora fatica a far incontrare la domanda e l’offerta di compentenze. Nello studio dell’Osservatorio viene evidenziato come i principali fattori di attrito alla crescita e allo sviluppo delle imprese siano la difficoltà di reperimento delle ​competenze sul mercato del lavoro (35%); gli ostacoli di natura normativa o burocratica (31%) e la carenza di competenze manageriali interne (23%).

«I percorsi di transizione verso la sostenibilità appaiono ancora piuttosto frammentati – ha concluso Torre – anche se rileviamo i primi segnali di una importante evoluzione soprattutto per il progressivo diffondersi della consapevolezza che il degrado climatico, ambientale e sociale possono essere affrontati solo attraverso modelli valoriali, culturali e comportamentali alternativi a quelli che li hanno generati».

LE AZIENDE ALLA RICERCA DI TALENTI E SOFT SKILL

da Avvenire.it articolo di Maurizio Carucci mercoledì 5 ottobre 2022Tante le aziende a caccia di talenti

Tante le aziende a caccia di talenti Secondo una ricerca internazionale ripresa dal World Economic Forum, tre aziende su quattro non riescono a trovare i profili ricercati: una percentuale in netta crescita negli ultimi anni se teniamo conto che si tratta del +120% rispetto a un decennio fa quando, nel 2012, le aziende faticavano a trovare “solo” il 34% dei lavoratori e +8,7% sul 2021. Un fenomeno che coinvolge anche l’Italia, dove la percentuale complessiva è di poco inferiore alla media globale ed è una minaccia che può mettere un freno alla crescita economica, visto che secondo il recente rapporto Upwork’s Future Workforceil 70% delle organizzazioni ha previsto un aumento del personale entro i prossimi sei mesi a patto che si riescano a trovare i profili specializzati. In questo senso, gli ambiti di lavoro dove è più difficile scovare i talenti sono Information Technology, sales & marketing, manufatturiero e front office. Il Talent Shortage non è l’unica sfida che stanno affrontando i dipartimenti delle risorse umane: si parla anche di skill shortage quando a un candidato vengono a mancare le competenze tecniche e personali adatte a ricoprire una nuova posizione lavorativa. La ricerca The skillful corporation redatta dalla società di consulenza internazionale McKinsey ha messo in evidenza come allo stato attuale il 43% delle aziende afferma di avere carenze di competenze all’interno della propria forza lavoropercentuale che sale all’87% se dilatiamo l’arco temporale fino ai prossimi cinque anni. Non sorprende che per il 53% delle organizzazioni l’azione più utile da intraprendere per colmare queste lacune sia quella di aggiornare i propri dipendenti, seguito dall’assunzione di nuove risorse (20%) e dalla ridistribuzione della forza lavoro con nuovi incarichi e posizioni (sempre al 20%). Vediamo quindi secondo gli esperti di ricerca e selezione del personale di Zeta Service quali sono attualmente le cinque competenze più ricercate:

  • Smart Teamworker – Con l’avvento dei nuovi modelli di lavoro ibridi è importante che il team riesca a mantenere una collaborazione attiva sui progetti avviati nonostante i dipendenti non si trovino fisicamente in ufficio. La capacità e il desiderio di collaborare per portare a termine un progetto anche da remoto sarà una soft skills che farà la differenza nel mondo del lavoro dei prossimi anni.
  • Time Management – Definizione delle priorità, planning, organizzazione interna: tutte queste azioni hanno in comune una corretta gestione del tempo. In molti ambienti di lavoro si passa da un’urgenza all’altra perdendo di vista il quadro generale: riuscire a definire in anticipo gli obiettivi focalizzando il lavoro verso attività definite e in grado di portare risultati aiuterà la risorsa ad ottimizzare il lavoro.
  • Adaptability – Il sapersi adattare a contesti lavorativi mutevoli è una soft skills sempre più apprezzata dai selezionatori soprattutto nello scenario attuale. Essere aperti alle novità, a nuovi incarichi ed essere disponibili a collaborare con persone con punti di vista anche diversi dal proprio è una capacità molto ricercata nelle aziende.
  • Critical Thinking – Riuscire ad analizzare in modo oggettivo esperienze e informazioni è sempre stata una soft skills di rilievo: riuscire a trasmettere tutte le criticità attuali in modo chiaro, accurato e preciso è di sicuro un valore aggiunto. Se a questo si aggiunge anche la capacità di trovare una soluzione alle criticità che si stanno incontrando, la risorsa sarà in grado di offrire un importante valore aggiunto al team.
  • Knowledge Management –L’abilità nell’acquisire, organizzare e riadattare dati e informazioni provenienti da fonti diversi è sempre più rilevante per le aziende. I lavoratori che hanno queste soft skills sanno analizzare le problematiche per poter ricercare le informazioni necessarie a risolvere le necessità, organizzarle e condividerle in base alle priorità.

Le buone pratiche: dalle Junior Enterprise a Samsung, dalla Lean Factory School a WeDo e OverIT

La storia delle Junior Enterprise italiane parte dal 1992, quando è nata la Confederazione che fa capo a tutte le Junior Enterprise dei singoli Atenei in Italia. Una storia che conta oltre 1.300 ragazzi che, divisi in 35 università italiane, ogni giorno lavorano per supportare le imprese con le loro attività e apprendere, allo stesso tempo, le basi che li porteranno a creare una carriera che possa avere un impatto sulle future generazioni. Un lavoro che ha visto la fiducia di aziende come PwC Italia, Sponsor del trentennale, Banca Mediolanum, Casavo, Amplifon, Nexid, GoStudent, Startup Geeks e auxiell che hanno visto il potenziale della Confederazione e hanno creato partnership strategiche al fine di supportare gli studenti nella loro crescita professionale. Gli studenti sviluppano così competenze fondamentali per il mondo del lavoro e infatti i numeri sul tasso di occupazione sono molto positivi: il 99% dei membri trova lavoro entro sei mesi dal conseguimento della laurea, con una media di 27 giorni contro 306 giorni della media italiana.Al via in sei Atenei la nuova edizione di Innovation Campus, programma di alta formazione sviluppato da Samsung Electronics Italia con l’obiettivo di offrire agli studenti competenze digitali avanzate, necessarie per essere competitivi in un mercato del lavoro in continua evoluzione, facendo leva su intelligenza artificiale, big data, cybersecurity e Internet of things. Il progetto nato nel 2020 ha coinvolto finora studenti su tutto il territorio nazionale, con l’obiettivo di accompagnare i giovani in un percorso formativo sull’innovazione, per trasformare il futuro in presente e aprire nuovi scenari professionali in ambito digitale. La nuova edizione, al via nelle prossime settimane, vede coinvolti sei atenei distribuiti in tutto il Paese, sei eccellenze italiane nella formazione in ambito Stem: Università degli Studi di Bari, Cagliari, Genova, l’Università del Salento, Pavia e Pisa. L’iniziativa consiste in un vero e proprio corso di alta formazione, focalizzato sui temi del digitale, che andrà a integrarsi ai percorsi universitari già avviati e per cui potranno essere riconosciuti crediti formativi: oltre alla partecipazione a lezioni teoriche tradizionali, i ragazzi saranno chiamati anche a sviluppare un progetto di gruppo, per mettere in pratica quanto appreso e immergersi sin da subito in un’esperienza concreta e avvicinarsi così al mondo del lavoro. Il project work dovrà essere un’idea strutturata in grado di promuovere una crescita sostenibile e una società più inclusiva attraverso l’innovazione digitale, con un focus in primis sull’Intelligenza artificiale. Il corso è rivolto ai migliori studenti dei diversi Atenei, provenienti dai corsi di laurea in materie tecnico-scientifiche, selezionati attraverso un test di ammissione scritto e un colloquio motivazionale. Samsung, in collaborazione con i diversi Atenei, metterà a disposizione l’esperienza e le competenze dei propri ingegneri che affiancheranno i docenti universitari per aiutare gli studenti ad acquisire competenze digitali avanzate su temi come Intelligenza Artificiale e Internet of Things applicate al mercato dei prodotti Consumer Electronics, Machine Learning e Cybersecurity, potenziando al contempo le capacità di ideazione, gestione progettuale e problem solving, le cosiddette soft skill, ovvero quelle capacità altrettanto rilevanti per diventare professionisti preparati ad affrontare le sfide future. Una commissione composta dai docenti dell’Ateneo e dagli esperti Samsung premierà poi con una borsa di studio del valore di circa 1.800 euro gli studenti che avranno raggiunto il punteggio più alto, risultato dalla somma del test finale e dalla valutazione del project work. Per ulteriori informazioni sulle modalità di partecipazione accedi a questo link. Sempre Samsung Electronics Italia ha annunciato La voce della tua generazione, un nuovo progetto di formazione e inclusione sociale e digitale che vedrà coinvolti dieci giovani dai 15 ai 18 anni nello sviluppo e realizzazione di un podcast che, attraverso la condivisione di storie ed esperienze, dia voce alla GenZ. Fino al 2 ottobre, Samsung è alla ricerca dei dieci ragazzi che, dopo una serie di training e formazione ad-hoc, svilupperanno e realizzeranno gli episodi del podcast. Tutti i dettagli per partecipare sono online sul sito di Samsung a questo link: https://www.samsung.com/it/campaign/solve-for-tomorrow/.
Oltre 800 aziende, 3.500 partecipanti per più di 16mila ore di formazione erogate (2mila giornate formative). Sono i numeri dei primi dieci anni di attività della Lean Factory School fondata nel 2012 con il patrocinio di Confindustria Emilia Area Centro da Bonfiglioli Consulting, società italiana di consulenza con quasi 50 anni di storia al servizio dello sviluppo e dell’internazionalizzazione delle aziende italiane. Con la Lean Factory School, Bonfiglioli Consulting ha creato uno spazio in cui manager, imprenditori, responsabili di servizio e di processo possono mettersi in gioco, sperimentare sul campo e imparare facendo. È qui che la conoscenza diventa competenza. A Crespellano, a pochi chilometri da Bologna, la Lean Factory School® è una scuola di formazione innovativa, un luogo in cui trasformare la teoria in azioni concrete, all’interno di un ambiente che riproduce fedelmente un’azienda in miniatura. Promuovendo la cultura d’impresa e la formazione continua, rappresenta un vero e proprio polo d’innovazione in cui testare sul campo le tecnologie di Industria 4.0, toccare con mano la Digital Transformation e sviluppare nuove applicazioni a sostegno dei processi aziendali. La fabbrica in miniatura riproduce la realtà aziendale, con linee produttive, area uffici e soluzioni di digitalizzazione, che permettono di testare insieme i vantaggi del Lean Thinking e del Lean World Class® e toccare con mano il miglioramento, insieme alle opportunità di Industry 4.0, con risultati visibili e misurabili. L’approccio è fortemente pragmaticoanche i percorsi di formazione destinati a profili executive prevedono una forte componente pratica (la teoria assorbe meno del 20% del tempo e viene consolidata dalla pratica). Grazie allo scambio continuo con prestigiosi centri universitari ed istituti di ricerca, la scuola è in grado di fornire un confronto costante con le best practice nazionali ed internazionali. Ed “entra anche in azienda”, con sessioni itineranti presso le sedi delle aziende o a distanza su piattaforma digitale, con percorsi ad hoc per affrontare e risolvere problematiche specifiche e implementare soluzioni in grado di valorizzare le eccellenze e potenziare la competitività, con metodo e coinvolgimento. Per maggiori informazioni: https://www.leanfactoryschool.it/.WeDo, la holding veneta nata nel 2019 che controlla otto aziende attive nei settori della casa, dell’ufficio e dell’healthcare, sta accelerando nel percorso di crescita, rafforzandosi anche grazie a un’intensa azione di riorganizzazione e potenziamento dei servizi e delle professionalità interne. Per governare al meglio la crescita del gruppo e l’ampliamento e la specializzazione del business e ritenendo la valorizzazione del capitale umano un vantaggio competitivo imprescindibile nella propria strategia di sviluppo, WeDo si è dotata del programma di formazione We.Share, ideato per integrare al meglio i processi tra le diverse aziende anche di settori diversi e ridefinire strategicamente gli organigrammi, i ruoli e le funzioni interne. Il progetto di formazione pluriennale, coordinato internamente da Silvia Quaglia e Giuseppe Bincoletto, rispettivamente referente per le Risorse Umane e Chief Marketing Officer del Gruppo WeDo, è finalizzato ad accrescere le conoscenze e le metodologie di gestione delle dinamiche interne e di quelle del mercato di riferimento, in un costante upgrade teso a favorire l’accelerazione del processo di managerializzazione delle aziende controllate. L’investimento pianificato ammonta a 500mila euro nell’arco del biennio 2022-2023, per la realizzazione di una vera e propria Academy trasversale per la formazione delle diverse figure aziendali (top manager, middle management e professionals) finalizzata all’allargamento delle loro competenze, al perfezionamento nella gestione dei processi aziendali, all’accrescimento professionale, al miglioramento della comunicazione interpersonale e alla più proficua gestione dei team di lavoro. A ideare, coordinare e realizzare ciascuno per le proprie competenze, target e finalità i piani formativi per un totale (solo nel 2022) di 600 ore di formazione, saranno due partner istituzionali d’eccellenza come la School of Management SDA Bocconi e il Cuoa, la business school vicentina attiva a Nord Est, entrambe autrici di due percorsi e processi didattici taylor made per i 260 manager e collaboratori partecipanti, su un totale di 524 addetti del gruppo. Considerati i grandi numeri e fattori di crescita della holding padovana, l’opportunità di sviluppo professionale è stata progettata da WeDo in vista del nuovo piano di assunzioni biennale 2023/2024, dove verranno ricercate sul mercato un totale di 100 nuovi collaboratori, in diversi ruoli e mansioni.OverIT, multinazionale con oltre 20 anni di esperienza nel software per il Field Service Management, intensifica gli investimenti volti a offrire le migliori condizioni di lavoro possibili alle proprie risorse e diventare un polo attrattivo per talenti da tutto il mondo. Tra i numerosi interventi attuati e in controtendenza rispetto alla maggior parte delle aziende italiane, OverIT scommette sul luogo di lavoro flessibile, una strategia estremamente moderna e in linea con i trend delle nuove generazioni. Di grande rilievo è la sigla di un accordo che offre a tutto il personale – attualmente 600 persone, ma con un piano già avviato di assunzioni di ulteriori 100 figure – l’opportunità di lavorare da casa o da qualunque luogo all’interno dei confini nazionali. Inoltre, sono da sottolineare la possibilità di fruire di un’offerta formativa on demand, attraverso le migliori piattaforme di learning sul mercato, focalizzata anche sullo sviluppo del middle-management e la gestione dei Team in questo contesto hybrid.A Battipaglia (Salerno) nasce l’Opificio delle abilitàDall’intuizione diAntonio Cerra, già amministratore di Edafos, ente datoriale per la formazione e la sicurezza, nasce a Battipaglia (Salerno) l’Opificio delle abilità – scuola di arti grafiche, edili e metalmeccaniche – per rispondere alle nuove esigenze del mercato del lavoro e della Fabbrica 4.0. Una realtà che risponde anche alle esigenze dei giovani e meno giovani interessati a un percorso di formazione che ha come focus la nascita di “artigiani professionisti 4.0”. Un percorso lungo e non semplice, risultato di un attento lavoro di network territoriale, di legami maturati negli anni con le aziende specializzate nei settori produttivi, con le Agenzie del lavoro ed enti di formazione, per permettere ai nuovi artigiani di inserirsi immediatamente nel mondo del lavoro. La scuola di formazione verte sui campi della metalmeccanica (programmazione Plc nelle operazioni di tornitura e fresatura mediante l’utilizzo di macchine a controllo numerico Cnc, taglio laser Cnc, taglio mediante macchine al plasma, saldatura multi processo controllate a microprocessore, oltre ai processi di saldatura a basso apporto termico e saldature specifiche per alluminio e saldo-brasatura), dell’edilizia (posatore di cappotti termici, serramenti e piastrelle, impermeabilizzatore, pittore edile eccetera) e della grafica nelle sue svariate sfaccettature e declinazioni, per meglio adattarsi alle richieste di mercato.

Etjca, a ottobre opportunità per oltre 1.800 figure professionaliL’Agenzia per il lavoroEtjcapropone nel mese di ottobre oltre 1.800 posizioni lavorative su tutto il territorio nazionale. In Lombardia posizioni come addetti alla mensa scolastica, periti meccanici ed elettrici per controllo qualità al ricevimento e un construction project manager impianti elettrici. In Piemonte si ricercano addetti alla preparazione e farcitura croissant, un elettricista industriale e un impiegato/a back office per la divisione cosmetica.In Veneto si seleziona un addetto alla gestione ordini, un collaudatore di schede elettroniche. In Liguria è richiesto un magazziniere notturno per il settore ittico, e un senior buyer ufficio acquisti per una prestigiosa azienda operante nel settore abbigliamento sportswear. In Emilia-Romagna sono richiesti operai addetti alla finitura per il settore metalmeccanico, inoltre si selezionano un carpentiere metallico, un oss e un operaio addetto al confezionamento. In Umbria si selezionano elettricisti idraulici, un fresatore e un manutentore elettromeccanico. Nel Lazio ci sono opportunità come addetti all’assemblaggio e al magazzino, inoltre si segnala una ricerca per un apprendista calzolaio, la risorsa supporterà il personale senior e sarà formato sulla mansione.In Abruzzo sono attive diverse ricerche per addetti alle vendite, inoltre si segnala una posizione come autista per scuolabus. In Toscana si ricercano addetti alla logistica, controllo accessi, tecnici e facchini per il festival internazionale Lucca Comics & Games in programma dal 28 ottobre al 1 novembreInoltre si segnalano ricerche come operaio elettromeccanico, impiegato amministrativo settore pubblico e un addetto allo spruzzo e alla gemata con precedente esperienza nel settore conciario. In Sardegna si ricercano un impiegato amministrativo contabile, un ingegnere ufficio tecnico e un impiegato amministrativo contabile; in Sicilia si segnalano posizioni aperte per un addetto ufficio acquisti nel settore delle costruzioni, un contabile senior e un addetto all’ufficio gare. In Puglia si ricercano un consulente commerciale assicurativo e creditizio, un pasticcere e un coordinatore vendite. In Calabria vengono assunti un programmatore Pl/Sql, un operatore service desk in lingua francese e addetti al customer care telefonico. I potenziali candidati possono consultare il database di offerte di lavorooppure inviare la candidatura spontanea attraverso il sito.www.etjca.it.

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GUIDA AL RISCHIO BIOLOGICO IN AGRICOLTURA E ZOOTECNIA

da Inail.it

Realizzata dai Dipartimenti di ricerca dell’Istituto e dalla sede territoriale di Ascoli Piceno, la pubblicazione offre una panoramica sintetica su normativa, rischi e misure di prevenzione e protezione

Immagine copertina

ROMA – Un vero e proprio prontuario per i lavoratori impegnati in agricoltura e in zootecnia, per fornire in modo sintetico e schematico – anche grazie a box, tabelle e illustrazioni grafiche –  un riepilogo esaustivo su rischi biologici, pericoli e patologie ricorrenti nelle attività agro-zootecniche. È quello che si può trovare in una pubblicazione recente dell’Inail, consultabile sul portale dell’Istituto.

Un progetto Inail concertato da Dit, Dimeila e dalla sede di Ascoli Piceno. La guida è il frutto di un progetto messo a punto congiuntamente dal Dipartimento innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici (Dit), dal Dipartimento di medicina, epidemiologia, e igiene del lavoro e ambientale (Dimeila) e dalla sede territoriale Inail di Ascoli Piceno. L’obiettivo è quello di promuovere la salvaguardia della salute occupazionale nel rispetto della normativa vigente in tema di igiene e sicurezza sui luoghi di lavoro.

Numeri e percentuali di un fenomeno in aumento. I dati Inail evidenziano che nel settore agricolo, da gennaio a ottobre 2021, sono stati denunciati oltre 22mila infortuni sul lavoro, con un incremento dell’1,4%. Nello stesso periodo, sono pervenute più di 7mila denunce di malattie professionali (+ 20,8%) e 112 denunce di casi mortali, pari al +19,1%.

Cause e motivazioni, oggettive e soggettive. Diverse sono le motivazioni descritte dagli autori: utilizzo di macchinari privi dei requisiti essenziali di sicurezza, uso di determinate materie prime, processi lavorativi non standardizzati, malfunzionamento e scarsa manutenzione degli impianti di ventilazione dell’aria, condizioni igienico-sanitarie precarie, contatto con fluidi biologici di origine animale. Inoltre, il ricorso a figure professionali non specializzate, la mancata attuazione periodica dei piani di formazione e informazione rendono difficile l’applicazione delle misure di prevenzione dei rischi lavorativi. In alcuni casi specifici la manifestazione della malattia è legata anche a suscettibilità individuali riconducibili a stili di vita, età e patologie pregresse.

Norme, misure di prevenzione e dispositivi di protezione, caratteristiche degli agenti biologici di rischio. La pubblicazione si apre con una sezione generale incentrata sulla normativa di riferimento in vigore, sui soggetti coinvolti e i relativi obblighi, sulla valutazione del rischio e sulla sua gestione. Dopo un focus sui rischi biologici in ambito agro-zootecnico e sulle infezioni occupazionali causate anche da malattie emergenti, il documento si sofferma sulle misure di prevenzione e protezione, in particolare sui dispositivi di protezione individuali. Le sezioni successive illustrano le azioni di sorveglianza sanitaria e i rischi biologici potenziali nei singoli settori di riferimento, dalla serricoltura agli allevamenti, dal lavoro in pieno campo all’apicoltura. A completare la pubblicazione, sono state inserite schede monotematiche, dove vengono descritte le caratteristiche degli agenti biologici identificati con maggiore frequenza nel comparto agro-zootecnico, unitamente ai loro effetti sulla salute umana.

Attenzione anche ad agenti biologici emergenti come West Nile. Infine, è stata posta particolare attenzione ad alcuni agenti biologici emergenti, già noti e monitorati dalla sanità pubblica ma con evidenze ancora scarse sull’impatto occupazionale. Fra queste, la più recente a essere segnalata dalle cronache è la febbre West Nile, malattia provocata dal virus omonimo proveniente da uccelli selvatici e da alcuni tipi di zanzare attraverso la puntura, che colpisce l’uomo e altri mammiferi. L’infezione può rappresentare un rischio per i lavoratori impegnati in attività agricole svolte in ambienti esterni a contatto con gli animali.

  • Rischio biologico nelle attività Agro-ZootecnicheLa pubblicazione ha l’obiettivo di fornire informazioni sulle misure di prevenzione e protezione correlate al rischio biologico per la tutela della salute degli operatori del settore agro-zootecnico.

MINOR RISCHIO DI MORTE CON LO SPORT

da doctor33.it

Fare regolarmente esercizio con i pesi è legato a un minor rischio di morte per qualsiasi causa, con la sola eccezione del cancro, secondo uno studio pubblicato sul British Journal of Sports Medicine. Le attuali linee guida sull’attività fisica per tutti gli adulti raccomandano almeno 150 minuti settimanali di attività aerobica di intensità moderata, o un minimo di 75 minuti di attività aerobica di intensità vigorosa, o una combinazione uguale delle due (MVPA, attività da moderata a vigorosa). «Si raccomanda inoltre a tutti gli adulti di fare attività su tutti i principali gruppi muscolari. Tuttavia, mentre l’esercizio aerobico è ormai associato a un minor rischio di morte, non è chiaro se allenarsi con i pesi possa avere effetti simili» spiega Jessica Gorzelitz, del National Cancer Institute, Rockville, Stati Uniti, prima autrice del lavoro.

Per meglio chiarire la situazione, i ricercatori hanno valutato separatamente e congiuntamente il potenziale impatto dell’esercizio con i pesi e delle attività aerobiche sul rischio di morte tra gli anziani. I ricercatori hanno chiesto a 104.002 individui se si fossero allenati con i pesi nell’ultimo anno e, in caso affermativo, con quale frequenza lo avessero fatto. Sono stati inoltre generati quattro gruppi di attività in base ai minuti settimanali totali di MVPA. Complessivamente, sono state incluse nell’analisi finale le risposte di 99.713 persone, di cui 28.477 sono morte in una media di nove anni e mezzo di monitoraggio. Quasi un intervistato su quattro (23%) ha riferito di fare qualche attività di sollevamento pesi, e il 16% ha affermato di essersi allenato regolarmente con i pesi da una a sei volte a settimana. Quasi un terzo (32%) era sufficientemente attivo dal punto di vista aerobico, soddisfacendo (24%) o superando (8%) le linee guida sull’MVPA. Ebbene, l’analisi dei dati ha mostrato che l’esercizio fisico con i pesi e l’MVPA aerobica erano entrambi associati indipendentemente a un minor rischio di morte per qualsiasi causa, così come per malattie cardiovascolari, ma non per cancro. Complessivamente, allenarsi con i pesi in assenza di MVPA era associato a un rischio di morte inferiore del 9-22%. Inoltre, tra coloro che non si esercitavano con i pesi, la MVPA aerobica era associata a un rischio di morte inferiore del 24-34% per qualsiasi causa, rispetto a coloro che non riferivano di fare né MVPA né esercizio con i pesi. Ma il rischio più basso di morte è stato riscontrato tra coloro che hanno affermato di aver svolto entrambi i tipi di attività fisica, arrivando a una riduzione del rischio del 41-47%.

British Journal of Sports Medicine 2022. Doi: 10.1136/bjsports-2021-105315
http://doi.org/10.1136/bjsports-2021-105315