Il parere è stato anticipato dall’agenzia Ue in una nota e si inserisce nell’ambito di una più ampia valutazione della sostanza.
Il glifosato “provoca gravi lesioni oculari ed è tossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata”, ma non ci sono prove sufficienti per classificarlo come “tossico” per specifici “organi bersaglio o come sostanza cancerogena, mutagena o tossica per la riproduzione”. È questo il parere della European Chemicals Agency (Echa), agenzia UE deputata alla sorveglianza delle sostanze chimiche, in merito al noto erbicida. Il parere è stato anticipato dall’agenzia Ue in una nota e si inserisce nell’ambito di una più ampia valutazione della sostanza, i cui risultati complessivi saranno trasmessi alla Commissione europea e all’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) entro metà agosto.
A sua volta, “l’Efsa effettuerà la sua valutazione del rischio del glifosato, che dovrebbe essere pronta nel luglio 2023″, fa sapere l’Echa. Sulla base di questi dati, continua l’agenzia Ue, “la Commissione presenterà quindi agli Stati membri una nuova relazione e un progetto di regolamento sulla possibilità di rinnovare o meno l’approvazione del glifosato”. La nuova valutazione dell’Echa stride con quella dell’International Agency for Research on Cancer (Iarc), che nel 2015 ha classificato il glifosato come “probabilmente cancerogeno per l’uomo”. La classificazione, spiega lo Iarc, “si basava su prove limitate di cancro negli esseri umani e prove sufficienti di cancro negli animali da esperimento”.
Nel 2021 il 30% dei pazienti con sclerosi multipla ha perso il posto di lavoro a causa della patologia e il 53% ha dichiarato di non aver mai svolto il lavoro per cui era qualificato. Donne e giovani sono la categoria più colpita, tra questi ultimi, a perdere il lavoro è stato infatti uno su 4. Lo indicano i dati del Barometro 2022 presentato alla Camera dei Deputati dall’Associazione italiana sclerosi multipla (Aism), in occasione della giornata mondiale dedicata alla malattia.
“Questa giornata rappresenta un’importante occasione di riflessione sugli obiettivi raggiunti e sugli strumenti da mettere in campo per garantire ai pazienti affetti da sclerosi multipla una presa in carico a 360 gradi. Grazie alla ricerca in questi anni si sono fatti molti progressi nella diagnosi e nella cura di questa malattia. Ma bisogna fare ancora di più” ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza, in un messaggio inviato all’incontro organizzato, da Aism.
“Oggi per la prima volta – ha aggiunto Speranza – disponiamo di risorse finanziarie che ci consentiranno di dare concretezza ai principi di equità, universalità e inclusività a cui si ispira il nostro sistema sanitario. Abbiamo scelto di irrobustire la medicina del territorio destinando sette miliardi provenienti dal Pnrr perché è con questo setting assistenziale che la sanità rivela la sua prossimità ai cittadini. Bisogna impegnarsi ora per promuovere una sanità che abbia come parole chiave: più salute, prossimità, innovazione e uguaglianza”, ha concluso Speranza.
I dati del Barometro 2022 presentati da Aism offrono un’istantanea annuale della realtà della sclerosi multipla in Italia e dell’andamento dei livelli di cura e inclusione delle oltre 133.000 persone che convivono in Italia con questa patologia cronica e con patologie correlate. Oltre 20.000 le richieste di consulenza sono arrivate al Numero Verde dell’Associazione italiana sclerosi multipla (Aism) da gennaio 2021 a febbraio 2022. Richieste che affrontano problemi di vario tipo, incluso supporto psicologico: oltre il 42% dei pazienti con sclerosi multipla, infatti, ha sofferto di isolamento e depressione durante la pandemia.
Anche per quanto riguarda la sostenibilità dei costi dei trattamenti, la pandemia Covid ha aggravato un trend già in atto, aumentando le forti difformità per l’accesso ai farmaci in grado di modificare il decorso di malattia a causa dei diversi sistemi regolatori adottati dalle regioni. Inoltre, un paziente su 3 oggi non sta ricevendo gratuitamente i farmaci sintomatici, arrivando a un carico di spesa annuale che può toccare i 6.500 euro a paziente e che in molti casi rischia di non poter essere sostenuto. E 2 pazienti su 3 non ricevono la riabilitazione né l’assistenza domiciliare, dovendo affrontare spese out of pocket. Finora, infine, 13 regioni su 20 oggi presentano Percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (Pdta) approvati, applicati concretamente solo in 1 Centro su 4.
Il 31 maggio si celebra la giornata mondiale senza tabacco, ma purtroppo in Italia vi è stato un aumento dei fumatori nell’ultimo anno.
da aiponet.it il sito della associazione pneumologi ospedalieri
Ogni anno l’Organizzazione Mondiale della Sanità lancia una campagna in occasione della ricorrenza. Il tema di quest’anno “Tobacco: Threat to our environment – Tabacco: una minaccia per il nostro ambiente” intende sensibilizzare il pubblico sull’impatto ambientale del tabacco, dalla coltivazione, alla produzione, alla distribuzione e ai rifiuti, dando ai consumatori di tabacco un motivo in più per smettere di fumare.
Anche le piante, infatti, “muoiono” a causa del fumo: ogni anno 600 milioni di alberi vengono abbattuti per produrre sigarette e, sempre a questo scopo, si consumano 22 miliardi di litri d’acqua.
Il fumo, poi, è collegato all’emissione di 84 milioni di tonnellate di CO2. Insomma, se non riusciamo a farlo per noi, facciamolo almeno per gli altri e per il pianeta. Ecco alcuni consigli per capire come smettere.
Un fumatore su due morirà proprio per ragioni collegate a questa pessima abitudine, che è anche la prima causa di morte evitabile e la seconda causa di morte complessiva. Smettere di fumare è un modo per prendersi cura non solo di noi stessi e delle persone che ci circondano, ma anche dell’ambiente.
Il fumo è responsabile di malattie mortali che potrebbero essere evitate. Tra le patologie più diffuse tra i fumatori, ci sono il tumore del polmone, del cavo orale e della gola, del pancreas, del colon, della vescica, del rene, dell’esofago, del seno e di alcune leucemie.
Secondo la Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro, nel nostro Paese il tumore del polmone è la prima causa di morte per neoplasia, con 34mila decessi stimati solo per il 2021.
Come smettere di fumare? Ecco i 10 consigli del Ministero della Salute
A stilare i 10 consigli per smettere di fumare è il Ministero della Salute. Un vademecum da seguire magari proprio in vista della Giornata mondiale senza tabacco.
Smettere di fumare è possibile.
Il desiderio impellente della sigaretta dura solo pochi minuti.
I sintomi dell’astinenza si attenuano dopo sette giorni.
Già dopo 20 minuti dalla cessazione del fumo ci sono effetti benefici.
Smettere di fumare non significa ingrassare.
Quando si smette di fumare, è meglio bere molto, ridurre il consumo di zuccheri e grassi, aumentare il consumo di frutta e verdura, e fare lunghe passeggiate.
Se non si riesce a smettere di fumare, è meglio parlarne col medico di famiglia.
Il medico di famiglia può indirizzare anche al più vicino Centro Anti Tabacco.
Le ricadute non devono scoraggiare.
Non fumare non arricchisce solo in salute, ma anche economicamente.
Nonostante le campagne d’informazione, in Italia ci sono ancora 11 milioni di fumatori – circa il 20% della popolazione nazionale. In Italia un ragazzo su cinque tra i 13 e i 15 anni fuma quotidianamente e il 18% fa uso di sigarette elettroniche, spesso percepite come meno nocive rispetto alle sigarette tradizionali. In realtà, i dati ad oggi disponibili suggeriscono che si tratti di prodotti sfavorevoli sia per quanto concerne la sicurezza sia per la salute pubblica.
Strumenti di supporto per smettere di fumare:
I Centri Antifumo sono servizi che offrono trattamenti integrati (terapie farmacologiche e supporto psicologico individuale o di gruppo) per smettere di fumare. L’Istituto Superiore di Sanità censisce e aggiorna dal 2000 la rete dei Centri Antifumo per offrire al cittadino informazioni sempre aggiornate sui dati anagrafici dei Centri, l’offerta assistenziale, la modalità di accesso ai servizi. Tutti i servizi presenti in questa mappa appartengono al Servizio Sanitario Nazionale (SSN), alla Lega Italiana Lotta contro i Tumori (LILT) o al privato sociale. Per la mappa dei centri Antifumo: https://smettodifumare.iss.it/it/centri-antifumo/
Per chi desidera smettere di fumare, è attivo dalle 10 alle 16 il Telefono Verde contro il Fumo 800554088 dell’Osservatorio fumo, alcol e droga dell’Istituto Superiore di Sanità. Si tratta di un servizio gratuito e anonimo che si rivolge a tutti: fumatori e loro familiari, ex fumatori, persone esposte a fumo passivo, e a chiunque voglia ricevere informazioni sul tema. https://www.iss.it/numeri-verdi/-/asset_publisher/LXvuDqwiaG9G/content/telefono-verde-contro-il-fumo-2
Per chi ha un tumore e vuole porre una domanda a un esperto, la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (Lilt) ha messo a disposizione il numero verde Sos Lilt, gratuito e anonimo, 800998877, dedicato ai pazienti alle loro famiglie. La linea vede la collaborazione di specialisti in ambito oncologico pronti a rispondere a domande e dubbi su prevenzione, diagnosi, terapie e riabilitazione. Il numero è attivo dal lunedì al venerdì dalle 10:00 alle 15:00; in alternativa si può scrivere una mail all’indirizzo sede.centrale@lilt.it.
Il presente report da un lato illustra l’approccio e i metodi che possono caratterizzare un Piano Mirato di Prevenzione, dall’altro presenta le esperienze condotte nell’arco di un biennio sul territorio nazionale e in diversi contesti socio economici.
Il report, dunque, costituisce strumento di diffusione dei risultati progettuali in un processo più ampio di comunicazione, in linea con quanto stabilito nel PNP in merito alle politiche di prevenzione e promozione della salute, funzionali ad aumentare la conoscenza e l’enpowerment, a stimolare e rendere efficace il confronto e lo scambio di buone prassi, dati, informazioni, linee di lavoro.
Lecco è nota soprattutto per il suo patrimonio ambientale e per i Luoghi manzoniani ma la città e la sua provincia possiedono numerose e composite vestigia di rilevante interesse storico e artistico, tra cui le testimonianze della storia industriale: documenti, filmati, veri e propri archivi d’impresa come quello Badoni, macchinari e attrezzi, recuperati tra le centinaia di unità artigianali che costituirono il tessuto produttivo siderurgico e metallurgico. Infine, i pochi siti di archeologia industriale ancora oggi sopravvissuti. Testimoni di un passato che ha plasmato l’identità economia, sociale e culturale del Lecchese.
Per promuovere la memoria di questa storia lunga più di duemila anni, e valorizzare la grande capacità imprenditoriale che caratterizzò la città, soprattutto tra il XIX e il XX secolo, nel 2008 il Sistema Museale Urbano Lecchese (Si.M.U.L.), dopo molte ricerche sui fondi documentari e sui siti archeologici e archeologico-industriali, divulgate in pubblicazioni e convegni, ha realizzato, grazie al supporto del Rotary Club Lecco, della Camera di Commercio, del Distretto Metalmeccanico e di alcune aziende di grande tradizione, un percorso museale all’avanguardia, dotando il Museo Storico di Palazzo Belgiojoso della Sala virtuale dell’Industria lecchese.
L’obiettivo della Giornata ( 21 maggio 2022) organizzata per l’ottavo anno dalla Società Italiana di Chirurgia della Mano, è la sensibilizzazione dei cittadini alla prevenzione, alla diagnosi e alla cura dei disturbi e delle patologie a carico delle mani, strumenti preziosi della nostra vita quotidianità. È infatti importante non sottovalutare la presenza di sintomi o dolori che colpiscono le mani, ma rivolgersi a uno specialista per comprenderne le cause e avere indicazioni su come eventualmente procedere.
La Giornata è l’occasione per promuovere l’importanza della prevenzione della patologie che possono colpire la mano, dal tunnel carpale al dito a scatto, dall’artrite reumatoide, la malattia di Dupuytren, alle malattie rare. Problematiche che possono compromettere fortemente la qualità di vita dei pazienti.
La prevenzione e la diagnosi precoce possono molte volte evitare lunghi percorsi terapeutici e interventi chirurgici.
Un documento di 12 pagine è stato inviato dal Ministero della Giustizia a vari uffici giudiziari. Si tratta di un piano con le regole da rispettare in caso di eventi con “armi o agenti di tipo chimico, biologico, radiologico e nucleare”Luca Romano0
Il Ministero della Giustizia ha inviato a vari uffici giudiziari un documento di 12 pagine molto particolare. Si intitola “Piano nazionale per eventi con armi o agenti di tipo chimico, biologico, radiologico e nucleare” ed è arrivato, tra gli altri, alla Cassazione, alle Procure generali delle corti di appello e pure alla Procura nazionale antimafia.
Cosa contiene il documento
Secondo quanto riportato dall’Adnkronos, l’atto è arrivato anche ai magistrati di piazzale Clodio e sottolinea un aspetto tanto importante quanto teoricamente preoccupante. “Tenuto conto delle informazioni e delle valutazioni effettuate dalle agenzie di intelligence e dagli altri enti istituzioni preposti – si legge nel documento – il piano di difesa ipotizza eventi con agenti di tipo chimico, biologico, radiologico, nucleare quest’ultimo per il solo Fall out”.
La procedura, in particolare, si riferisce ad un attacco terroristico con aggressivi chimici, non previsto e di cui all’inizio non si conoscono le modalità di rilascio e il tipo di agente. “Tale attacco può comportare danni gravi, evidenti ed immediati a carico dei soggetti esposti, a differenza degli attacchi di tipo Biologico e Radiologico i cui effetti si presentano invece dilazionati nel tempo”, si legge ancora nel testo.
Nel piano vengono indicate anche le comportamentali associate ai principali agenti “Chimici-Biologici-Radiologici-Nucleari-esplosivi”. In particolare si considerano tre regole a cui attenersi. La prima consiste nel restare all’interno dell’edificio in cui ci troviamo fino a nuove disposizioni da parte delle autorità. “Rimanere all’interno dell’edificio indenne fino a quando le autorità competenti non diano indicazioni diverse”, recita per iscritto il suggerimento numero uno.
Arriviamo così alla seconda regola di buona condotta da rispettare: “Lasciare l’edificio colpito in maniera ordinata e cercare riparo in una struttura vicina non danneggiata”. Questo step, ovviamente, dovrà avvenire una volta che sarà arrivato il via liberà delle suddette autorità. La terza e ultima regola riguarda il vestiario: “Ridurre l’esposizione togliendo i vestiti potenzialmente contaminati, mettendoli subito a lavare in lavatrice o abbandonandoli all’esterno della propria abitazione e lavare tutte le parti del corpo esposte”.
Il fattore protezione
Si definiscono, inoltre, altre quattro regole per quanto attiene il “fattore protezione“. Eccole di seguito, una dietro l’altra. Partiamo dalla numero uno, ovvero ripararsi in una stanza senza finestre: “Per ripararsi da una radiazione o da un attacco in genere all’interno di un edificio, cercare riparo al centro di una stanza priva di finestre”. La seconda regola: “Se possibile, riscaldare la stanza o gli ambienti in quanto l’aria calda determina pressioni positive e ostacola la penetrazione dei contaminati.
Le ultime due raccomandazioni sono relative alla protezione dei polmoni e alla chiusura degli accessi d’aria. Partiamo con la regola numero quattro: “Usare le risorse disponibili per proteggere i polmoni (mediante un fazzoletto) e difendere il corpo dalle radiazioni muovendosi dietro un muro. Anche l’utilizzo di una mascherina chirurgica può contribuire ad abbattere le sostanze contaminanti presenti nell’aria”. Ecco, infine, l’ultima regola: “Chiudere gli accessi d’aria, ivi comprese le fessure degli infissi, anche con metodi speditivi (carta, nastro adesivo ecc.)”.
Raccomandazioni, comunicati e gli studi più rilevanti sulla terza e quarta dose di vaccino anti Covid.
#NOVITÁ (scorri sotto per leggere in dettaglio le notizie): • CDC rafforzano le raccomandazioni e amplia l’idoneità per le dosi di richiamo (19 mag) • WHO. Quarta dose e aggiornamento dei vaccini disponibili nel documento ad interim (17 mag) • FDA, dose di richiamo del vaccino Pfizer-BioNTech per bambini da 5 a 11 anni (17 mag) • Efficacia relativa di una dose di richiamo del vaccino a mRNA contro la variante Omicron (3 mag) • Vaccini booster e variante Omicron: una revisione sistematica (2 mag) • Quarta dose: l’approfondimento della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (30 aprile) • ECDC,quarta dose potrebbe evitare un’alta percentuale di decessi da qui a metà autunno nei più fragili (28 apr) • Riduzione di ricoveri e decessi dopo la quarta dose negli israeliani over 60 anni (25 apr) • Gravità di Omicron ed efficacia dei richiami contro la malattia sintomatica in Scozia (22 apr)
Il vaiolo delle scimmie è stato scoperto per la prima volta nel 1958 quando si sono verificati due focolai di una malattia simile al vaiolo in colonie di scimmie allevate per la ricerca, da cui il nome “vaiolo delle scimmie”. Il primo caso umano di vaiolo delle scimmie è stato registrato nel 1970 nella Repubblica Democratica del Congo.
Da allora il vaiolo delle scimmie è stato segnalato negli esseri umani in altri paesi dell’Africa centrale e occidentale. I casi che si sono verificati al di fuori del continente africano erano legati a viaggi internazionali o ad animali importati.
L’infezione non ha niente a che fare con il vaiolo umano, molto più grave, eradicato nel mondo nel 1980, ne condivide soltanto la «famiglia».
Dopo i casi segnalati, a partire dall’inizio di maggio in alcuni paesi europei e negli Stati Uniti, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha iniziato a monitorare la situazione in rapida evoluzione.
Come riporta l’ECDC il primo caso è stato segnalato dall’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito (UKHSA) il 7 maggio e si ritiene che sia stato importato. La maggior parte dei casi riguarda giovani uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (men who have sex with men – MSM), nessuno con una storia di viaggio recente in aree in cui la malattia è endemica.
Per seguire l’evoluzione della malattia è possibile seguire le news dell’ECDC con gli aggiornamenti epidemiologici, la pagina dell’OMS dedicata e i comunicati dell’Health Alert Network dei CDC.
L’automazione sul luogo di lavoro è in crescita. Benché i progressi tecnologici schiudano nuove opportunità, presentano anche nuove sfide per il futuro della sicurezza e della salute sul lavoro (SSL).
Nell’ambito del programma quadriennale di ricerca sulla digitalizzazione, l’EU-OSHA ha pubblicato una relazione iniziale per affrontare tipi e definizioni dell’intelligenza artificiale (IA) e della robotica avanzata per l’automazione delle attività sul lavoro. La relazione passa in rassegna gli usi attuali e potenziali in tutti i settori e i compiti, dai robot industriali e di magazzino ai software di IA nel settore sanitario e fornisce una panoramica delle politiche e delle strategie a livello nazionale e dell’UE.
Un documento programmatico presenta una tassonomia della robotica avanzata e dei sistemi basati sull’IA che possono essere impiegati sui luoghi di lavoro, seguendo un approccio basato sui compiti, per strutturare e valutare le opportunità e le sfide in materia di SSL.
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