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ALLERGIE E ATTIVITÀ LAVORATIVA

Da allergicamente.it

L’esposizione ad allergeni o a sostanze chimiche allergizzanti o irritanti durante l’attività lavorativa può provocare asma e altre patologie polmonari come rinite, dermatiti, o aggravare malattie preesistenti. Essere informati e sapere quali sono i lavori a rischio, è di grande importanza per una corretta prevenzione.

L’asma professionale è la patologia allergica respiratoria professionale più nota, e si stima che costituisca circa il 10-15% di tutte le asme. Si stima poi che circa il 25% dei soggetti con asma causata da altri fattori (ad esempio da pollini) abbia riacutizzazioni in ambiente di lavoro. E’quindi una condizione di frequente riscontro nella pratica clinica, e poiché è causa di disabilità e di costi individuali e sociali è importante riconoscerla e gestirla correttamente. All’asma è molto spesso associata la rinite professionale, che aggrava la sintomatologia.

Le attività lavorative a maggior rischio e le sostanze che più frequentemente provocano asma e rinite professionale sono riportate in Tabella 1.

Tabella 1. Principali lavorazioni e sostanze causa di asma e rinite professionale.

LAVORAZIONISOSTANZE
Panettieri, pasticceriFarina di cereali, soprattutto frumento, enzimi e additivi alimentari (alfa amilasi ecc)
Industria alimentareProteine del latte e dell’uovo, farine di cereali, derivati di prodotti ittici (pesci, crostacei, molluschi), additivi e contaminanti
Addetti alle pulizieDetergenti, spray irritanti
Apicultori, forestali, lavoratori con attività all’aperto, giardinieri, fioristi, agricoltoriInsetti, pollini, fiori, derivati di vegetali vari
Laboratoristi, veterinariDerivati (siero, urine) di animali
Personale sanitario, addetti alla produzione della gommaLatice della gomma, disinfettanti
Falegnami, mobilificiPolveri di legno, isocianati
CarrozzieriIsocianati
ParrucchieriSali di persolfato, coloranti per capelli
Industria chimica e farmaceuticaFarmaci, enzimi biologici
Industria plasticaIsocianati, Anidridi acide, amine sostanze varie

Le forme attualmente più frequenti sono l’asma da farina di cereali nei panificatori e pasticceri, e l’asma negli addetti alle pulizie, che sono esposti a mix di irritanti e sensibilizzanti. Di frequente riscontro sono anche l’asma da decoloranti (sali di persolfato) o da tinte per i capelli nei parrucchieri, e l’asma da isocianati, composti usati nella produzione di schiume poliuretaniche e come indurenti nelle vernici spray usate dai carrozzieri e nella lavorazione del legno. Nell’ultimo ventennio del ‘900 ha avuto grande importanza nel personale sanitario l’asma da lattice, per l’aumentato uso di guanti in latice per la protezione dall’infezione da HIV, ma successivamente, per le misure preventive intraprese, la frequenza è nettamente diminuita

I sintomi dell’asma professionale sono uguali a quelli dell’asma allergico da pollini o da altri allergeni, e consistono in crisi con mancanza di fiato, senso di fame d’aria, tosse, sibili che si manifestano durante il lavoro, o a volte dopo la fine del turno di lavoro, la sera, a casa. In questi ultimi casi può essere difficile metterli immediatamente in relazione con il lavoro. Nelle fasi iniziali caratteristicamente i sintomi si presentano solo nei periodi di 

attività lavorativa, e scompaiono durante le ferie o nel fine settimana, ma quando la malattia si aggrava e perdura da tempo i sintomi possono diventare quasi continui, anche in assenza di esposizione lavorativa. Per evitare peggioramenti è quindi importante diagnosticare la malattia il più rapidamente possibile, per attuare i provvedimenti necessari per la cura.

La diagnosi di asma professionale si effettua raccogliendo un’accurata storia clinica e dell’attività professionale del paziente, seguita da test di funzionalità respiratoria, test allergologici (prick test e ricerca nel siero del paziente di anticorpi IgE), e in certi casi esponendo il paziente in ambiente controllato alle sostanze che si sospettano essere la causa dell’asma, per accertarne il ruolo specifico.

Per la cura ottimale dell’asma professionale è fondamentale interrompere (o ridurre al minimo possibile) l’esposizione all’agente allergizzante che la provoca, modificando i processi lavorativi (ad esempio usando sostanze liquide anziché spray), o cambiando la mansione del soggetto, ricollocandolo in ambiente privo del rischio specifico. A volte purtroppo però, specialmente nelle realtà lavorative più piccole, come quelle artigianali, non è possibile interrompere l’esposizione, e il lavoratore può essere costretto a un cambio di lavoro, che può comportare anche un danno socio-economico (riduzione di stipendio, periodi di disoccupazione).

Per la terapia dell’asma professionale si utilizzano principalmente associazioni di broncodilatatori e cortisonici per via inalatoria. Per una corretta gestione, i lavoratori devono essere adeguatamente informati e formati sui rischi e sulle misure preventive da adottare per limitare l’esposizione, oltreché sulle terapie prescritte.

Poiché l’asma è una malattia professionale riconosciuta e indennizzabile, il medico che effettua la diagnosi deve espletare una serie di adempimenti medico-legali (referto all’Autorità Giudiziaria, denuncia di malattia all’organo di vigilanza dell’ASL, consegna del primo certificato di malattia professionale al lavoratore, che deve consegnarlo al datore di lavoro, che lo trasmetterà all’INAIL).

L’asma e la rinite professionale sono malattie prevenibili. Il livello di esposizione alle sostanze allergizzanti in ambiente di lavoro è il fattore di rischio più importante per la prevenzione primaria, in particolare per i soggetti atopici, che hanno una predisposizione individuale genetica a sviluppare malattie allergiche. Gli ambienti di lavoro vanno quindi accuratamente controllati in modo che siano salubri, e l’esposizione sia ridotta al minimo con adeguate misure di igiene ambientale.

Data l’elevata frequenza dell’atopia nelle nuove generazioni, gli adolescenti e i giovani che si affacciano al lavoro, così come gli apprendisti e gli iscritti alle scuole professionali, andrebbero adeguatamente informati sui rischi derivanti dall’intraprendere attività che espongono a potenti allergizzanti e guidati nelle scelte.

Bibliografia

  • Moscato G. Asma bronchiale professionale. Rass Patol App Respirat 2017; 32: 30-38– Serie “Malattie respiratorie occupazionali”
  • Moscato G, Pala G, Boillat MA, Folletti I, Gerth van Wijk R, Olgiati-Des Gouttes D, Perfetti L, Quirce S, Siracusa A, Walusiak-Skorupa J, Tarlo SM. EAACI Position Paper: Prevention of work-related respiratory allergies among pre-apprentices or apprentices and young workers. Allergy 2011; Sep;66(9):1164-73.

AMIANTO : UN KILLER ANCORA SILENZIOSO

All’esposizione all’amianto sono attribuibili, in media, 4.410 decessi l’anno, 4.410 decessi l’anno. Rispetto al totale, 1.515 sono stati i decessi per mesotelioma maligno, 58 per asbestosi, 2.830 per tumore polmonare e 16 per tumore ovarico. Questi i principali dati Istat, illustrati da Lucia Fazzo, del dipartimento Ambiente e salute dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), nel convegno “Amianto e Salute: priorità e prospettive nel trentennale del bando in Italia”, organizzato dal ministero della Salute. Per affrontare il tema, ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza, «serve sintonia inter-istituzionale, non basta il governo nazionale, abbiamo bisogno di una rete con le regioni, con i comuni e le istituzioni della ricerca». La pandemia e anche la questione dell’amianto confermano che «la strategia di fondo che deve accompagnare le politiche sanitarie future è One health, ovvero deve considerare la salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente come un’unica cosa, sono imprescindibilmente connesse».

Le stime, elaborate a partire dai dati Istat, mostrano che nel periodo 2010-16 «ci sono stati in Italia 7.670 decessi per mesotelioma, dei quali 2.947 tra le donne, con un tasso pari a 3,8 per 100.000 tra gli uomini e 1,1 per 100.000 tra le donne: tassi abbastanza elevati a livello mondiale. Le regioni con un tasso più elevato di quello nazionale si confermano Liguria, Piemonte, Lombardia e Friuli-Venezia Giulia». Rispetto all’andamento temporale dei decessi per mesotelioma, ha proseguito Fazzo, «nel 2012 si è osservato un picco rispetto agli anni precedenti, che continua a mantenersi elevato, anche se con oscillazioni». Su questi numeri «ci può essere una sottostima, ma c’è concordanza con quelli del Registro Nazionale Mesoteliomi (Renam)». Dal 2010 al 2016, «per asbestosi, sono stati registrati complessivamente 361 decessi tra gli uomini e 44 tra le donne». Nello stesso arco di tempo, per tumore al polmone dovuto ad amianto, «sono stati registrati circa 2.700 decessi l’anno per gli uomini e 112 per le donne (pari a circa l’8% dei tumori al polmone). Per tumori dell’ovaio la stima parla di circa 16 casi all’anno». Sono numeri, ha concluso Fazzo, evidenziano un «rilevante carico di malattia a distanza di 17-25 anni dalla legge, tale da richiedere interventi adeguati in sanità pubblica, anche per i soggetti ancora a rischio di esposizione».

Nel 1992, anno di entrata in vigore della legge 257/92, che mise al bando l’uso dell’amianto in Italia, «si partiva da oltre 31 milioni di tonnellate di amianto da rimuovere in Italia. Da allora ne sono state rimosse 8 milioni e rimangono 23 milioni di tonnellate da rimuovere, soprattutto rappresentate dal compatto». Lo ha detto Mariano Alessi, dirigente presso la direzione generale della Prevenzione sanitaria del ministero della Salute. Tale normativa «ha aperto la strada rispetto a un terreno in larga parte del globo inesplorato.

Noi siamo ancora una sparuta minoranza: tre quarti dei paesi del mondo non ha una legislazione simile a quella di cui ci siamo dotati 30 anni fa; quindi, dovremo ancora lavorare con Oms e Nazioni Unite affinché iniziative simili possano essere estese a luoghi e posti distanti da noi», ha dichiarato Speranza. Per il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) Silvio Brusaferro, «Quella dell’amianto è una storia di sanità pubblica importante, da cui possiamo imparare. Una storia che non è finita deve proseguire e arrivare a contaminare anche altri Paesi, in cui questa problematica non è stata affrontata in modo sistematico». «Per rimuovere 23 tonnellate di amianto in 10 anni servirebbero 173.000 bonificatori; in 30 anni 57.000 bonificatori. Attualmente – ha rilevato Alessi – i bonificatori sono 29.000. È importante anche fare questo tipo di stime». Numeri che mostrano come evidenziano le slide mostrate, una «carenza di risorse umane e finanziarie». In questo contesto, ha concluso Alessi, è importante sollecitare l’Inail ad avere un ruolo operativo, riallacciare una serie di azioni che veda partecipi tutti i soggetti interessati e «recuperare il confronto del tavolo inter istituzionale presso la Presidenza del Consiglio e conseguire così i risultati attesi».

Da doctor33.it

LE NUOVE REGOLE SU GREEN PASS, ISOLAMENTO E MASCHERINE.

Dove e fino a quando resta in generale l’obbligo

di mascherina?

Fino al 30 aprile 2022 in tutti i luoghi al chiuso, ad esclusione delle abitazioni private. In classe l’obbligo è esteso fino alla fine dell’anno scolastico (inizio giugno).

Da dottnet.it

Covid, si volta pagina: i non vaccinati sospesi (tranne i medici) possono già rientrare al lavoro, e giovedì a mezzanotte partirà un mese di aprile con molte misure attenuate. Di fatto anche coloro che non si sono sottoposti alla vaccinazione Covid torneranno a prendere i mezzi pubblici, potranno andare al cinema e allo stadio o nei ristoranti al chiuso con il solo tampone negativo. Dal primo maggio poi andranno in soffitta sia il Green Pass sia l’obbligo di indossare mascherine (per quasi tutte le attività, non per le visite in ospedale e in Rsa). Ma restiamo sul futuro immediato. Ci sono novità che diverranno dunque operative tra quattro giorni, e che riguardano non solo il certificato verde, ma anche la quarantena, la scuola, i vaccini e le mascherine.

Green pass: dove serve dal 1º aprile e dal 1º maggio  

Il Green Pass “normale”, quello che si ottiene con un tampone antigenico o molecolare negativo oppure dopo la guarigione, all’aperto dal 1° aprile non servirà più. Nessun controllo nei dehors di bar e ristoranti. Il certificato servirà invece ancora sugli aerei, treni a lunga percorrenza, navi e pullman che si spostano da una regione all’altra. Accesso libero nel trasporto pubblico locale su tram, autobus e metropolitana. Dal 1° maggio non servirà più Green Pass per mangiare nelle mense, per i concorsi pubblici, per i corsi di formazione, per i colloqui con i detenuti e per gli stadi (che dal prossimo weekend tornano finalmente a piena capienza) o per tutti gli altri eventi sportivi all’aperto.

Il Super Green Pass, il certificato rafforzato in mano, oggi come oggi, a chi è guarito da non più di sei mesi e a chi è in regola con le vaccinazioni, fino al 1° maggio a qualcosa servirà ancora. Serve infatti per consumare al bar seduti al chiuso o al ristorante al chiuso, ma non quelli dentro gli alberghi, dove si alloggia senza alcun pass. Il Super Green Pass dal 1 al 30 aprile è necessario in tutta Italia per andare in palestra, piscina, centri benessere, per svolgere attività sportive al chiuso, per partecipare a convegni e congressi, per frequentare centri ricreativi, per le serate in discoteca. Sarà richiesto fino a fine 2022 per entrare in ospedali e Rsa.

Quarantena e mascherine: cosa cambia da venerdì

Non c’è lo “sconto” sulla quarantena dei positivi al Covid. Regole e tempi restano invariati anche con la fine dello stato di emergenza il 31 marzo. Lo precisano dal ministero della Salute dopo che un passaggio del decreto approvato dal governo la scorsa settimana e appena entrato in vigore lasciava aperti alcuni dubbi. Il provvedimento (articolo 4 comma 1) recita che “a decorrere dal 1 aprile 2022 è fatto divieto di mobilità dalla propria abitazione alle persone sottoposte alla misura dell’isolamento per provvedimento dell’autorità sanitaria, in quanto risultate positive al SARS-CoV-2, fino all’accertamento della guarigione”. Non viene precisato un limite temporale e molti l’avevano interpretato come un allentamento della misura: non appena il tampone risulta negativo sei libero, anche dopo 4 o 5 giorni. Invece no.

Dagli uffici del ministro Roberto Speranza sottolineano come al comma 3 dello stesso articolo si faccia riferimento alla “circolare del ministero della Salute con cui sono definite le modalità attuative dei commi 1 e 2”. Si tratta della circolare a firma del direttore generale della Prevenzione Gianni Rezza del 4 febbraio, in cui appunto si specifica che “per i non vaccinati o i vaccinati che hanno completato il ciclo vaccinale da più di 120 giorni e per i guariti da più di 120 giorni l’isolamento dura 10 giorni con un test antigenico o molecolare negativo alla fine del periodo”. Invece “per i vaccinati con terza dose booster o che hanno completato il ciclo vaccinale da meno di 120 giorni e per guariti da meno di 120 giorni l’isolamento dura 7 giorni”, sempre con tampone negativo alla fine. Non cambia nulla.

Da venerdì l’unica novità riguarda i cosiddetti contatti stretti di positivi al Covid, che non dovranno più mettersi in quarantena: senza fare distinzioni tra chi ha fatto una, due, tre o nessuna dose, il decreto prevede che per tutti scatti solo l’autosorveglianza. Che consiste nel portare per 10 giorni la mascherina Ffp2 al chiuso e anche all’aperto in caso assembramenti. Alla prima comparsa dei sintomi bisogna, comunque, fare il tampone e ripeterlo dopo 5 giorni se si è ancora sintomatici.

Molto è demandato alla responsabilità dei singoli cittadini.

E con la mascherine? Che succede, dobbiamo portarle ancora ovunque? Al chiuso sì, fino al 30 aprile. E’ possibile, ma non assicurato, che dal 1 maggio non saranno più obbligatorie al chiuso. Si vedrà nella seconda metà di aprile. Intanto fino al weekend della Festa dei lavoratori restano obbligatorie le Ffp2 nei luoghi più a rischio: vanno indossate in aereo, nave, treno (non nei regionali, dove bastano quelle chirurgiche o altre), autobus, metro, pullman, funivie, cabinovie e seggiovie coperte. A scuola, nei bar e nei ristoranti basta la mascherina chirurgica. Sul luogo di lavoro serve la mascherina solo se non si può rispettare il metro di distanza dai colleghi. Niente mascherine per i bambini fino a sei anni, i fragili, gli accompagnatori dei disabili. Niente mascherina quando si bala in discoteca o quando si fa attività sportiva.

Obbligo vaccinale e scuola: novità aprile 2022

Capitolo obbligo vaccinale: per tutti i lavoratori della sanità, compresi quelli delle Rsa, l’obbligo vaccinale è prorogato fino al 31 dicembre. La guarigione da adesso varrà come la vaccinazione, come previsto per il resto della popolazione. Senza vaccino si resta a casa con lo stipendio sospeso. Per il personale della scuola, militari e forze dell’ordine, l’obbligo durerà invece fino al 15 giugno, ma potranno nel frattempo prestare servizio con il Green Pass semplice, ossia facendo il tampone rapido ogni due giorni, rischiando soltanto la multa da 100 euro. Stesso discorso per gli over 50, che dal 15 giugno potranno tornare al lavorare con il Green Pass base.

Novità anche per la scuola: per i due mesi e mezzo che mancano fino alla fine dell’anno scolastico, dal 1° aprile, la Dad va in soffitta. Non scatta più per le scuole di ogni ordine e grado, perché a casa resterà soltanto chi è positivo al Covid e chi ha sintomi respiratori o una temperatura superiore a 37,5°. Positivi e sintomatici potranno però seguire le lezioni da remoto se un certificato medico attesterà che sono nelle condizioni di farlo. Tutti i contatti stretti di un positivo, anche se non vaccinati, continueranno in presenza, ma se i contagi in classe dovessero essere 4 o più, dalle mascherine chirurgiche si dovrà passare alle Ffp2. Via alle gite scolastiche. I prof senza vaccino rientrano a scuola ma di fatto non possono insegnare. Una sorta di vacanza pagata: infatti non potranno essere mandati dai dirigenti scolastici a lavorare in segreteria perché sarebbe un demansionamento, e nemmeno in biblioteca, visto che anche lì vanno i ragazzi. Potrebbero arrivare chiarimenti dal ministero a breve su questo specifico punto.

Tutte le regioni in zona bianca da oggi.

Immagini tratte da ilsole24ore.it

NEURODIFFERENZE E LAVORO

Una nuova guida “Valutare e supportare le neurodifferenze sul lavoro “è ora scaricabile dalla Society of Occupational Medicine (SOM). È un prodotto del SOM Occupational Health Psychology Special Interest Group (SIG) ed è stato lanciato durante la Neurodiversity Celebration Week.

La guida è rivolta a professionisti della salute sul lavoro (OH), professionisti delle risorse umane e datori di lavoro, che il proprio personale per una valutazione diagnostica o servizi a supporto di ADHD, autismo, dislessia, disprassia, sindrome di Tourette e/o simili. Descrive cosa cercare nel personale, diverse opzioni disponibili per il supporto e gli obblighi legislativi dei datori di lavoro. La guida presenta raccomandazioni basate su prove di ricerca, le ultime linee guida degli organismi di regolamentazione, la pratica attuale e la giurisprudenza.

Psychology SIG

Download the guide here.

QUERTY VS COLEMAK: QUANDO LA DIGITAZIONE ALLA TASTIERA È PIU ERGONOMICA

Non tutti forse sanno che oltre a garantire una corretta posizione economica del lavoratore al videoterminale, bisognerebbe progettare delle tastiere maggiormente ergonomiche in modo tale che il movimento è la forza di digitazione dei tasti sia maggiormente adeguato.

Vi propongo la lettura di questo articolo tratto da:

https://leonardofinetti.it/5-motivi-per-usare-il-layout-colemak-dhm/

Il classico layout di tastiera denominato QWERTY lo conosciamo tutti: è il più utilizzato al mondo per le lingue europee ed è lo standard di fatto. Non molti però sanno che questo sistema ha numerosi problemi e che essi derivano dalla sua origine storica.

Questo layout è infatti stato inventato attorno al 1860 per le macchine da scrivere dell’epoca. Non era stato pensato per le moderne tastiere e nemmeno per come vengono usate oggigiorno. Al tempo esistevano dei particolari limiti tecnologici e quindi questa disposizione dei tasti fu una scelta quasi obbligata.

In quel periodo non si diede importanza all’ergonomia ed allo studio di come rendere ottimale la posizione delle lettere in base alla loro frequenza nella lingua scritta in modo da bilanciare l’uso delle dita anche a fronte di una loro diversa forza. Il mignolo, ad esempio, è più corto e debole rispetto all’indice, pertanto i moderni studi suggeriscono di assegnare a tale dito delle lettere meno frequenti.

Allo stesso tempo anche la disposizione sfalsata dei tasti è un retaggio di quel periodo. Ma con la tecnologia attuale si sono superati i limiti dell’800, e quindi si possono costruire tastiere con i tasti in colonna per ridurre ulteriormente lo stress fisico alle mani.

Negli ultimi decenni sono nati numerosi layout alternativi, tutti molto più validi del primogenito, ma a livello commerciale e industriale, per pigrizia e per scarsa attenzione al tema “ergonomia” si è ancora fermi ad un sistema vecchio più di 150 anni.

Tra i layout di tastiera alternativi a QWERTY spiccano:

  • Dvorak
  • Colemak (e Colemak DHm)
  • Workman
  • Norman
  • Carpalx
  • Beakl

Un paio di anni fa, dopo numerose ricerche, ho ritenuto che in casi come il mio dove l’utilizzo della tastiera è sia per scrivere in italiano ed inglese, sia per programmare, il layout più adatto è il Colemak, ma non quello standard, bensì la versione Colemak DHm (o mod DHm).

Perché modificare il layout Colemak?

Il layout Colemak è stato ideato in primis per la lingua inglese e per tastiere con i tasti sfalsati. Avendo però una tastiera con i tasti incolonnati (e di questo ne parlerò in uno o più articoli dedicati) e scrivendo anche in italiano, mi sono accorto che la versione standard di Colemak non era quella più adatta. Spostando però alcuni tasti si riesce a bilanciare molto meglio l’esperienza d’uso. Per maggiori informazioni e dettagli su questa variante rimando al sito Colemak Mod-DH che ha diversi esempi in base anche al tipo di tastiera.

VALUTAZIONE DELLO STRESS LAVORO CORRELATO IN AMBITO SANITARIO

Da Inail.it

Il monografico illustra i risultati delle attività di ricerca e di sperimentazione sul campo effettuate dal Laboratorio rischi psicosociali e tutela dei lavoratori vulnerabili con la collaborazione di strutture sanitarie afferenti al Servizio Sanitario Nazionale (Ssn), che hanno portato allo sviluppo del Modulo contestualizzato al settore sanitario della Metodologia Inail per la valutazione e gestione del rischio stress lavoro-correlato.

Vengono offerti strumenti di valutazione e gestione integrati con aspetti specifici per tale settore e finalizzati a supportare operativamente le aziende sanitarie nella gestione efficace di questa tipologia di rischio.


Prodotto: Volume
Edizioni: Inail – 2022
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

ESPOSIZIONE PROFESSIONALE A MICOBATTERI NON TUBERCOLARI

Da inail.it

I micobatteri non tubercolari sono patogeni opportunisti trasmessi dall’ambiente (acqua, terriccio) all’uomo tramite goccioline di acqua contaminata causando la “malattia polmonare da micobatteri non tubercolari”.

Questa insorge in individui con patologie respiratorie preesistenti ma negli ultimi decenni si è verificato un aumento dell’incidenza di questa patologia anche nelle persone sane. I principali fattori di rischio per l’infezione sono rappresentati dall’esposizione ambientale e suscettibilità dell’ospite. Il rischio di esposizione a questi batteri è poco conosciuto negli ambienti di vita e lavoro, non essendo disponibili protocolli standardizzati per il campionamento e l’identificazione delle specie patogene in matrici ambientali né indicazioni riguardo misure di prevenzione e protezione.


Prodotto: Fact sheet
Edizioni: Inail – 2022
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

Da pianeta salute2.0 :

LA GENESI DEL TU 81/08

Istituto Superiore di Sanità
Il D.LGS. 81/08: Genesi ed Applicazione della Disciplina sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro
Alberto Andreani e la Sicurezza sul Lavoro (in memoria)
Webinar 25 novembre 2021 –

Paolo Pascucci e Eugenio Sorrentino (a cura di)Biografia

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Abstract

In questo scritto sono riproposti gli interventi presentati al webinar del 25 novembre 2021 dedicato alla memoria di Alberto Andreani, alla sua visione della sicurezza sul lavoro e alle problematiche e prospettive del d.lgs. n. 81/2008.https://doi.org/10.14276/2531-4289.3266

DISABILITA’ E REINSERIMENTO LAVORATIVO: EDIZIONE INAIL 2022

L’Inail garantisce supporto ai propri assistiti vittime di infortunio o malattia professionale per la continuità lavorativa o per l’inserimento in una nuova occupazione attraverso la realizzazione di progetti personalizzati di reinserimento lavorativo. Disponibili per i datori di lavoro finanziamenti a fondo perduto fino a un massimo di euro 150.000,00 per interventi di adeguamento degli ambienti e delle postazioni di lavoro e azioni formative mirate alla riqualificazione professionale dei lavoratori infortunati.
Per favorire l’accesso ai finanziamenti, l’Istituto ha da tempo semplificato l’iter e le procedure di attivazione degli interventi, snellendo l’iter a carico dei datori di lavoro e promuovendo campagne di sensibilizzazione per rendere maggiormente note le misure per il reinserimento lavorativo delle persone con disabilità da lavoro.


Per l’edizione 2022 della campagna di comunicazione sono stati realizzati due opuscoli informativi e due brochure, dedicati rispettivamente ai lavoratori e ai datori di lavoro, che illustrano gli interventi previsti dall’Inail e forniscono una serie di indicazioni utili:

  • chi sono i destinatari delle misure adottate dall’Inail, sia in caso di conservazione del posto di lavoro sia in caso di nuova occupazione;
  • quali interventi è possibile realizzare con i finanziamenti;
  • quali sono i contributi messi a disposizione e come è possibile accedervi;
  • notizie di interesse per lavoratori e per datori di lavoro.

Prodotto: Opuscolo
Edizioni: Inail – 2022
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

PATOLOGIE MUSCOLOSCHELETRICHE DEL RACHIDE: MAPPE DI RISCHIO INAIL

da inail.it

Facendo propria la strategia UE, al fine di prevenire gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, la SSC ha intrapreso un lavoro mirato a migliorare la raccolta dei dati, sviluppare la base delle informazioni, con particolare riguardo ai rischi e ai danni da lavoro.

L’attenzione nell’anno 2021 si è focalizzata sulle patologie muscoloscheletriche del rachide che, attraverso la lettura integrata di informazioni sulle denunce, sui rischi e danni conseguenti ha portato ad elaborare mappe di danno e di rischio in specifici settori lavorativi, in territori localizzati, evidenziando fenomeni meritevoli di attenzione e per i quali si sono prospettate azioni di miglioramento in ambito preventivo e di tutela indennitaria del lavoratore.

Prodotto: Fact sheet
Edizioni: Inail – 2021
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it




Prodotto: Fact sheet
Edizioni: Inail – 2022
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

Prodotto: Fact sheet
Edizioni: Inail – 2022
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

Prodotto: Fact sheet
Edizioni: Inail – 2022
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it