Gli effetti collaterali noti della vaccinazione sono “in modo significativo più leggeri” nella terza dose a paragone delle prime due inoculazioni. Lo hanno rivelato nuovi dati diffusi dal ministero della sanità israeliano. Fatica, debolezza e dolore al braccio dell’iniezione – hanno mostrato – sono molto meno comuni per tutti i gruppi di età alle prese con il booster.
Secondo queste statistiche, una spossatezza generale è stata riscontrata a seguito della terza dose in 86.6 persone per milione contro 271.8 e 251.1 per milione in seconda e prima dose rispettivamente. Dolore nella zona della vaccinazione è stato riscontrato in 42.7 persone per milione nella terza dose contro le 222.9 e le 514.3 della seconda e prima dose. Su circa 3 milioni e 200 mila immunizzazioni con il booster (oggi si è a 3.400.000) i casi seri di effetti collaterali sono stati solo 19 anche se il ministero della sanità ha spiegato che gli esperti stanno esaminando se questi siano proprio collegati al vaccino.Infine, il ministero ha anche diffuso i dati relativi ai casi segnalati di miocarditi (infiammazioni del muscolo cardiaco) nella fascia di età 12/15 anni che hanno avuto prima e seconda dose. Tali dati – ha detto il ministero – hanno “un tasso non significativo”.
Metodologie innovative per la valutazione del rischio biomeccanico” è il primo di una serie di fact sheet realizzati dal Laboratorio di Ergonomia e Fisiologia del DiMEILA nell’ambito della Campagna europea EU-OSHA 2020-2022 “Alleggeriamo il carico!” e presenta le nuove metodologie di valutazione del rischio biomeccanico – Sistemi optoelettronici, Sensori inerziali (Intertial Measurement Units, IMUs) ed Elettromiografia di superficie (EMGs) – quantitative, oggettivabili e ripetibili che permettono di identificare il rischio anche nei moderni scenari lavorativi dove si sta sempre più diffondendo l’utilizzo di esoscheletri da parte dei lavoratori e la condivisione degli spazi lavorativi con i cobot.
L’impatto della pandemia e le complicanze neurologiche causate dall’infezione da Covid-19 ancora al centro dell’attenzione, ma non solo; le nuove frontiere nella cura della Malattia dell’Alzheimer, le recenti tecniche di indagine dell’ictus in grado di guadagnare i tempi di intervento, il ruolo della neurologia nelle malattie rare, l’impiego delle immunoglobuline nelle terapie neurologiche.
Sono alcuni dei temi al centro del XXV Congresso Mondiale di Neurologia, l’incontro biennale tra i massimi esperti mondiali della scienza neurologica, in questa edizione virtuale in programma dal 3 al 7 ottobre 2021.
Il Long Covid
«Secondo l’analisi preliminare dello studio Neuro-Covid realizzata sui primi 904 pazienti ospedalizzati, provenienti da 18 centri del Nord e Centro Italia nel periodo marzo 2020-marzo 2021, si conferma che il disturbo neurologico più frequente è l’alterazione combinata dell’olfatto e del gusto (anosmia- ageusia, circa il 40% dei pazienti Neuro-Covid) con durata superiore a 1 mese nel 50% dei casi e fino a oltre 6 mesi nel 20%» ha spiegato Ferrarese. «Un secondo disturbo, anch’esso molto frequente (circa il 25% dei pazienti Neuro-Covid), è l’encefalopatia acuta ovvero uno stato di confusione mentale, perdita di attenzione e memoria, stato di agitazione, fino ad una alterazione dello stato di coscienza e al coma». È tuttora oggetto di dibattito il legame causa-effetto tra l’infezione da Covid e l’ictus ischemico, verificato nel 20% dei casi dei pazienti oggetto dello studio Neuro-Covid ha aggiunto. Quanto alla cefalea associata a Covid, ha detto Ferrarese, «è frequente, nel 50% dei casi diventa cronica e dura oltre 2 settimane mentre in circa il 20% dei casi ha una durata superiore ai 3 mesi». Infine, ha concluso, «i disturbi cognitivi post-Covid fanno parte della “sindrome long Covid”, non sono rari (circa il 10% dei soggetti Neuro-Covid) ma l’entità del disturbo è quasi sempre di grado modesto e non raggiunge i criteri di una “demenza”. La durata media è circa 3 mesi e si risolve spontaneamente entro i 6 mesi in quasi la totalità dei casi».
I danni da lavoro ambulatoriale su schiena e collo di dentisti ed igienisti dentali
Una ricerca dell’Università di Bologna ha evidenziato i disordini muscoloscheletrici dei professionisti, il 60% ne soffre, in particolare le donne. Le cause: poca considerazione dell’ergonomia e corretta postura.
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Che lavorare non faccia bene è certamente un luogo comune ma per certi mestieri anche una realtà, soprattutto se non si considera postura ed ergonomia. Odontoiatri, Igienisti dentali, ASO, ne sono la conferma riscontrando sempre più frequentemente problemi a collo, schiena, area lombare ma anche polsi, gomiti e caviglie.
A quantificare “gli acciacchi” degli operatori odontoiatrici, sono stati i ricercatori della Clinica Odontoiatrica dell’Università di Bologna coordinati dalla Prof.ssa Maria Giovanna Gandolfi (nella foto) che hanno indagato il benessere muscolo scheletrico di un numeroso gruppo di odontoiatri ed igienisti dentali di diverse regioni italiane. Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista scientifica International Journal of Environmental Research and Public Health. Lo studio dimostra che l’attività clinica espone odontoiatri ed igienisti dentali a numerosi rischi per la salute, tra i quali lo sviluppo di disordini e patologie a carico dell’apparato muscolo-scheletrico.
“La prolungata posizione mantenuta mediante attivazione isometrica della muscolatura posteriore del rachide, i movimenti statici in abduzione e/o elevazione delle braccia, le vibrazioni, le prolungate applicazioni di forza, le torsioni ed inclinazioni di testa e busto, ecc… -spiega ad Odontoiatria33 la professoressa Gandolfi- sottopongono i sistemi muscolare e scheletrico a prolungato sforzo, a ininterrotta tensione, a errata biomeccanica del movimento ed a notevole stress/affaticamento fisico e mentale”.
E i dati raccolti non sono certo rassicuranti visto che il 59.9% del campione soffre di dolori lavoro-correlati al collo, il 52% all’area lombare, il 43.3% alle spalle, il 37.7% all’area dorsale ma che anche polsi, gomiti e caviglie sono colpiti da problematiche algiche.L’incidenza delle problematiche, spiegano i ricercatori, è proporzionale al numero di ore di attività ambulatoriale, con maggiore incidenza per 30-40 ore settimanali, al numero di anni di attività professionale, con maggiore incidenza per operatori in attività da 21-40 anni.
Tuttavia anche i neolaureati in fase di apprendimento e consolidamento delle competenze odontoiatriche ne sono particolarmente colpiti. Le operatrici donne presentano sempre disordini muscoloscheletrici di portata quasi doppia rispetto agli uomini.
Il 60% degli Odontoiatri ha sofferto di problematiche algiche al collo negli ultimi 12 mesi ed il 45-56% alla zona lombare. Il 15.4% ha riportato importanti problematiche al collo negli ultimi 12 mesi che hanno costretto alla sospensione temporanea della professione. Il 17.8% degli Igienisti Dentali ha invece presentato criticità alla zona lombare.
Problemi che potrebbero essere se non del tutto evitati, in buona parte certamente attenutati se i professionisti adottassero una corretta posizione ergonomica durante le ore di lavoro ed effettuassero specifica attività fisica. Per questo alla Clinica Odontoiatrica di Bologna hanno pensato di “educarli” fin da subito, attivando un progetto ad hoc.
“La prevenzione, intesa come acquisizione universitaria delle capacità professionali mai disgiunta dalla conoscenza delle linee guida dell’ergonomia odontoiatrica e dalla applicazione delle stesse durante l’apprendimento universitario, rappresenta un potente mezzo di riduzione del rischio”, ricorda la prof.ssa Gandolfi .
“I numerosi stress meccanici e fisiologici non possono essere completamente esclusi per la tipologia di attività, che richiede precisione in aree scarsamente visibili e con tipologia di manovre che influiscono sulla fisiologia e sul benessere dell’odontoiatra”. Lo studio, promosso dal Progetto Ergonomia, Posturologia e Yoga therapy svolto per il Corso di Laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria e per il Corso di Laurea in Igiene Dentale dell’Università di Bologna, ha inoltre evidenziato la scarsa conoscenza dell’ergonomia odontoiatrica, delle cause anatomico-funzionali dello sviluppo del dolore e della mancata conoscenza di tecniche di mobilizzazione compensatoria, di detensionamento muscolare e decompressione scheletrica.
All’interno di un Dipartimento dedicato alle Scienze Biomediche e NeuroMotorie (DIBINEM, Dipartimento di Eccellenza MIUR diretto dalla Prof.ssa Lucia Manzoli), non poteva mancare una particolare attenzione agli aspetti neuromotori ed anatomico-funzionali correlati alla salute ed al benessere dei nostri studenti, futuri professionisti odontoiatrici.
“Nella Clinica Odontoiatrica di Bologna -dice la prof.ssa Gandolfo- gli studenti di Odontoiatria e di Igiene Dentale partecipano al Progetto inserito nel programma curriculare, apprendendo – anche tramite una fondamentale attività esperienziale (pratica fondamentale del programma per acquisire consapevolezza corporea e capacità di auto-analisi) – il razionale che sottende l’ergonomia odontoiatrica. In tal modo costruiscono le proprie capacità e conoscenze professionali con consapevolezza e controllo posturale”.
“E’ un Progetto innovativo – conclude- che ha ricevuto l’appoggio del Direttore vicario Prof. Lorenzo Breschi e del Decano della Clinica Odontoiatrica Prof. Carlo Prati – che la Prof.ssa Gandolfi sta programmando di estendere anche nei corsi post-laurea dell’Alma Mater come i Master universitari. Obiettivo importante dei percorsi formativi in Dentistry presso l’Università di Bologna vuole essere l’attenzione al benessere ed alla salute degli odontoiatri ed igienisti dentali”.
The Effect of Blue-enriched White Light on Cognitive Performances and Sleepiness of Simulated Shift Workers
A Randomized Controlled Trial.
Autori:
Canzone, Yanping MPH; Lv, Xinrui MM; Qin, Wei MM; Dang, Weimin MM; Chen, Zhizhong D Phy; Nie, Jingxin D Phy; Liu, dottore in Baohua; Dong, medico di Wentian
Il lavoro a turni è associato a prestazioni ed efficienza ridotte, l’attuale studio mirava a indagare se la luce bianca arricchita di blu potesse migliorare le prestazioni dei lavoratori.
Metodi:
Lo studio, che ha adottato uno studio randomizzato controllato, è stato condotto su 48 turnisti simulati. I partecipanti hanno svolto attività di attenzione sostenuta, attività di memoria di lavoro e attività di sonnolenza durante il lavoro a turni di notte. I dati sono stati analizzati utilizzando ANOVA a misura ripetuta a due vie.
Risultati:
I risultati hanno mostrato che, rispetto alla luce convenzionale, le risposte corrette dei partecipanti all’attenzione sotto sforzo sono aumentate significativamente quando sono stati esposti a luce bianca arricchita di blu, di conseguenza, gli errori di esecuzione e di omissione sono diminuiti. Inoltre, la luce bianca arricchita di blu ha avuto significativo effetto sulla diminuzione della sonnolenz., la memoria di lavoro non è stata influenzata in modo significativo.
La lista non è esaustiva, ma solo indicativa dei principali farmaci la cui assunzione, contemporaneamente o nei sei mesi antecedenti la somministrazione delle dosi precedenti del vaccino, possa averne ridotto la risposta anticorpale
L’Agenzia Italiana del Farmaco pubblica l’elenco dei principali farmaci ad attività immunosoppressiva (clicca qui per scaricare l’elenco completo) da considerare ai fini della selezione dei soggetti per i quali può essere indicata la dose addizionale di vaccino anti COVID-19.
La lista non è esaustiva, ma solo indicativa dei principali farmaci la cui assunzione, contemporaneamente o nei sei mesi antecedenti (ove non specificatamente dettagliato) la somministrazione delle dosi precedenti del vaccino, possa averne ridotto la risposta anticorpale. Pertanto la lista di farmaci pubblicata deve essere utilizzata nell’ambito di una valutazione clinica che tenga conto non solo dei farmaci utilizzati, ma anche della specifica diagnosi, della storia clinica e dello stato attuale del singolo paziente.
Si ribadisce, infine, che la decisione di somministrare una dose addizionale di vaccino deve essere presa in rapporto alle caratteristiche cliniche del paziente, non in base al dosaggio degli anticorpi anti spike in quanto non è attualmente disponibile uno standard di riferimento e non è stata definita una concentrazione considerata ottimale/adeguata. da dottnet.it
una circolare del ministero della Salute riconosce altri tre vaccini somministrati all’estero ai fini del green pass.
Si tratta di: – Covishield (Serum Institute of India), prodotto su licenza di AstraZeneca; – R-CoVI (R-Pharm), prodotto su licenza di AstraZeneca; – Covid-19 vaccine-recombinant (Fiocruz), prodotto su licenza di AstraZeneca.
La circolare firmata dal direttore generale della Prevenzione del ministero, Giovanni Rezza, precisa che questi vaccini “sono considerati validi ai fini dell’emissione della Certificazione verde Covid a favore dei cittadini italiani (anche residenti all’estero) ai i loro familiari conviventi e ai cittadini stranieri che dimorano in Italia per motivi di lavoro o studio, indipendentemente dal fatto che siano iscritti al Servizio Sanitario Nazionale o al Sasn (Assistenza Sanitaria al Personale Navigante), nonché tutti i soggetti iscritti a qualunque titolo al Servizio Sanitario Nazionale che sono stati vaccinati all’estero contro il Sars-CoV-2″.
Inoltre, fatto salvo quanto previsto dalla normativa vigente in materia di ingressi transfrontalieri, “le certificazioni di vaccinazione rilasciate dalle autorità sanitarie nazionali competenti estere, a seguito di vaccinazione con vaccini autorizzati da Ema o con i vaccini equivalenti di cui sopra, sono considerate come equipollenti alla certificazione verde Covid per le finalità previste dalla legge”.
Queste certificazioni dovranno riportare almeno i seguenti contenuti: – dati identificativi del titolare (nome, cognome, data di nascita); – dati relativi al vaccino (denominazione e lotto); – data/e di somministrazione del vaccino; – dati identificativi di chi ha rilasciato il certificato (Stato, Autorità sanitaria).
Le certificazioni vaccinali, in formato cartaceo e/o digitale, dovranno essere redatte almeno in una delle seguenti lingue: – italiano; – inglese; – francese; – spagnolo; – tedesco.
Nel caso in cui il certificato non fosse stato rilasciato in una delle cinque lingue indicate, è necessario che venga accompagnato da una traduzione giurata. La validità dei certificati vaccinali è la stessa prevista per la certificazione verde Covid-19 (Certificato Covid digitale dell’Ue) emessa dallo Stato italiano. Da Fortuneita.com
Fisi, Andef, Federfuni, Amsi e Colnaz, ovvero la Federsci, le due associazioni degli impiantisti e i rappresentanti dei Maestri di sci, hanno firmato oggi a Milano il protocollo che normerà la riapertura delle ski area e l’utilizzo degli impianti di risalita. L’accordo, arrivato quest’anno in tempi utili, arriva nelle stesse ore in cui la Camera ha approvato il Decreto Green Pass Bis, che prevede l’utilizzo del “passaporto vaccinale” per gli impianti di risalita.
Le località turistiche non possono permettersi di vivere un altro inverno senza sci, dato che proprio dal turismo bianco e in particolare dalle attività legate allo sci alpino e alla sua filiera arriva la maggior parte degli incassi legati al turismo montano.
Nel protocollo sono elencate le prescrizioni per l’accesso agli impianti e le pratiche per garantire la sicurezza di lavoratori e turisti. Oltre a vari accorgimenti per garantire il distanziamento e i flussi di persone, si accederà agli impianti con la certificazione verde covid 19 e si dovrà utilizzare la mascherina almeno chirurgica. Per quanto riguarda la portata degli impianti sarà dell’80% negli impianti chiusi: funivie, cabinovie e seggiovie con cupola e del 100% su seggiovie e skilift. Da dovesciare.it
Mezzo milione di lavoratori potranno (forse) andare in pensione in anticipo grazie alla revisione dei cosiddetti lavori gravosi.
Oggi sono 15 i lavori considerati gravosi, ma questo elenco di persone che possono andare in pensione in anticipo è destinato ad allargarsi, probabilmente già con la prossima riforma del sistema previdenziale. La commissione sui “lavori gravosi” ha infatti chiuso l’istruttoria per revisionare l’elenco delle professioni particolarmente pesanti che danno diritti a ritirarsi dal lavoro in anticipo. Nella proposta che ora passerà ora al vaglio dei ministeri dell’Economia e del Lavoro guidati da Daniele Franco e Andrea Orlando si passa da 15 a 57 gruppi e da 65 a 203 mansioni.
La revisione operata dalla commissione – che sarebbe dovuta iniziare nel 2018 ma è iniziata solo nella scorsa primavera – ha tenuto conto della frequenza degli infortuni così come del numero di giornate medie di assenza per infortunio e malattia. Alla fine delle valutazioni se le indicazioni troveranno attuazione la platea si allarghera a mezzo milione di lavoratori.
Mezzo milione di lavoratori in pensione in anticipo
L’obiettivo – in vista dell’addio a Quota 100 a fine 2021 – è quello di estendere l’elenco dei lavori gravosi consentendo a più lavoratori di anticipare la pensione usufruendo dell’indennità della cosiddetta Ape sociale. Negli ultimi 4 anni il 61% delle richieste è stato bocciato proprio perché chi lo aveva richiesto non rientrava non nelle mansioni gravose.
Grazie alla revisione della platea oltre 500mila persone potrebbero accedere a questo anticipo pensionistico che prevede che si maturi l’assegno Inps a 63 anni con 36 di contributi a patto di aver svolto una mansione gravosa per 6 anni negli ultimi 7 o 7 negli ultimi 10. L’Ape sociale “rafforzata” viene corrisposta fino al raggiungimento dell’età prevista per la pensione di vecchiaia, ovvero fino al conseguimento della pensione anticipata o di un trattamento conseguito anticipatamente rispetto all’età per la vecchiaia.
Il presidente della commissione sui lavori gravosi, il giuslavorista Cesare Damiano, ha spiegato che all’enco Inail sono state aggiunte anche due liste Inps che comprendono tutte quelle mansioni gravose affini a quelle coperte dall’Ape sociale ma fin qui escluse.
Le nuove mansioni ritenute gravose
Ad andare in pensione in anticipo saranno quindi chi si occupa di lavori manuali svolti nel campo della manifattura, dell’edilizia e dell’agricoltura.
Nell’allargamento delle mansioni gravose, così come stilato dalla commissione, sono stati inseriti lavori come quello dei bidelli, dei saldatori, dei tassisti, dei falegnami, dei conduttori di autobus e tranvieri, dei benzinai, dei macellai, dei panettieri, degli insegnanti di scuole elementari, dei commessi e dei cassieri, degli operatori sanitari qualificati, dei magazzinieri, dei portantini, dei forestali, dei verniciatori industriali.
Quali sono i lavori usuranti
Come linea sono ritenuti gravosi chi si occupa di lavori manuali nelle categorie della:
manifattura;
edilizia;
agricoltura e operai forestali;
conduttori d’impianti e di macchinari pesanti;
il personale dei servizi sanitari e sociali.
Oggi sono ritenuti meritevoli di andare in pensione con l’ape social:
Gli operai dell’industria estrattiva, dell’edilizia e della manutenzione degli edifici;
Conduttori di gru o di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni;
Conciatori di pelli e di pellicce;
Conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante;
Conduttori di mezzi pesanti e camion;
Personale delle professioni sanitarie infermieristiche e ostetriche ospedaliere con lavoro organizzato in turni;
Addetti all’assistenza di persone in condizioni di non autosufficienza;
Insegnanti della scuola dell’infanzia ed educatori degli asili nido;
Facchini, addetti allo spostamento merci e assimilati;
Personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia;
Operatori ecologici e altri raccoglitori e separatori di rifiuti.
Fin qui erano categorie previste dalla legge 232/2016 cui si sono aggiunte quattro con la legge 205/2017
Siderurgici di prima e seconda fusione e lavoratori del vetro addetti a lavori ad alte temperature non già ricompresi nel perimetro dei lavori usuranti;
Operai dell’agricoltura, della zootecnia e pesca;
Pescatori della pesca costiera, in acque interne, in alto mare dipendenti o soci di cooperative;
Marittimi imbarcati a bordo e personale viaggiante dei trasporti marini e acque interne.
A questi come abbiamo visto si aggiungeranno tutti i lavoratori ritenuti affini. Per cui si aprirano le porte della pensione anticipata per
In conseguenza dell’approvazione dell’obbligo vaccinale anti Covid-19 per il personale sanitario, si pone il problema di chi all’interno di una struttura sanitaria privata sia eventualmente tenuto a verificare il sussistere delle condizioni necessarie all’erogazione delle relative prestazioni.Forniamo a riguardo indicazioni in un documento elaborato sulla base della normativa vigente.da OmceO Strutture sanitarie private e adempimento dell’obbligo vaccinale
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