Novità

ORMAI SEMAFORO VERDE DELL ‘EMA PER I VACCINI

Il via libera dell’Ema al vaccino di Pfizer atteso entro il 29 dicembre, quello di Moderna entro il 12 gennaio. Fino a 202 milioni di dosi. Si parte dai  medici, dagli anziani, poi i lavoratori essenziali.

Le prime dosi delle 202 milioni complessive che potrebbero arrivare in Italia il prossimo anno sono attese «tra il 23 e il 26 gennaio» e saranno distribuite in 300 ospedali (15-20 per ogni Regione). Serviranno per vaccinare medici e infermieri, ospiti e operatori delle Rsa. Poi si partirà dai «grandi vecchi» (gli over 80) e successivamente con gli altri anziani divisi per «scaglioni» in base all’età – 60-70 anni e poi le altre fasce della popolazione attiva. (da il sole24 ore)

VACCINI A TUTTI.. ANCHE AI GUARITI DA COVID?

Da Dottnet.it

La piu’ grande campagna vaccinale di massa che abbia mai avuto corso in Italia, quella contro il covid, e’ alle porte e potra’ essere conclusa in autunno. Ma oltre alle imponenti misure logistiche e alle direttive su chi vaccinare nella prima fase, arriva ora il nodo dei positivi. Se, cioe’, coloro che hanno contratto il virus debbano o meno essere vaccinati. Un punto che gia’ divide gli esperti. Gli operatori sanitari saranno i primi ad esser vaccinati, seguiti dagli anziani. Ma chi ha avuto il covid cosa dovra’ fare? “Chi ha avuto il Covid – ha spiegato Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto Spallanzani di Roma – non deve vaccinarsi contro la malattia perché ha sviluppato anticorpi naturali, semmai dovrà controllare il livello di questi anticorpi. E quando questi dovessero scendere, si può riconsiderare una vaccinazione”.

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Ma su questa tesi non è d’accordo Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive del San Martino di Genova. “Bisognerebbe vaccinare sia chi non ha mai fatto l’infezione da SarsCoV-2 che chi l’ha già fatta”, sostiene Bassetti, secondo il quale bisognerebbe vaccinare “anche chi ha già gli anticorpi, perché non si sa per quanto tempo durino”. “Difficile dire ora, senza i dati delle sperimentazioni, se sia opportuno o meno vaccinare anche i guariti”, spiega all’Ansa Carlo Signorelli, ordinario di Igiene all’ Università di Parma e all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Certo è che “non vaccinarli rischierebbe di complicare le cose invece che semplificarle”. Il problema, infatti, “è che per escluderli dalla vaccinazione bisogna identificarli e anche questo è un lavoro in più. Un lavoro, tra l’altro, per il quale abbiamo uno strumento, il test sierologico, che con il passare del tempo tende a non dare una risposta corretta. Abbiamo, infatti, test negativi a fronte di persone che sappiamo essere state positive”.

Capire se vaccinare o meno i guariti, comunque “è cruciale per la campagna vaccinale, perché in alcune zone la quota di chi ha avuto il Covid arriva fino al 40%. Se l’immunità acquisita dalla malattia non regge, rischiamo di lasciarli scoperti”. Ad oggi – dice Arcuri – un italiano su 36 e’ stato contagiato.  E sempre sul fronte vaccini arriva anche il doppio annuncio di Moderna che inizia i test sugli adolescenti tra i 12 e i 17 anni e rende noto che il vaccino avra’ una copertura di almeno tre mesi dopo la seconda dose. Novità anche per la sperimentazione condotta da AstraZeneca e Università di Oxford che si trasforma da ‘doppio cieco’ in ‘aperto’. Tutti i partecipanti potranno sapere se è stato somministrato loro il preparato sperimentale o un placebo.  Intanto alcuni gruppi di hacker stanno prendendo di mira le aziende coinvolte nella distribuzione dei vaccini e potrebbero prepararsi a colpire la ‘catena del freddo’ necessaria per far arrivare le dosi. Lo afferma la compagnia Ibm, secondo cui i criminali informatici stanno raccogliendo informazioni sugli aspetti logistici. L’attività di spionaggio, spiega Ibm, è condotta attraverso ‘una campagna globale di phishing’ in cui vengono inviate email a nome dell’azienda cinese Haier Biomedical specializzata nel trasporto di vaccini.

NUOVI CODICI INPS E QUARANTENA COVID: UN CASO DI ORDINARIO CAOS

Da Doctor33.it

Un allarme dalla Fimmg Basilicata dà spunto per parlare del caos esistente in Italia sui codici malattia del Covid. I medici non trovano nei portali Asl né gli esiti dei tamponi propedeutici alle certificazioni di ripresa delle attività, né le certificazioni di fine quarantena che i servizi di igiene Asl dovrebbero rilasciare. Non possono perciò emettere certificato di riammissione al lavoro se il datore lo chiede. Ma soprattutto si trovano spiazzati da una revisione Inps dei codici di malattia.

Cosa dice la legge – Il servizio di igiene Asl, che in base al decreto rilancio considera in malattia i lavoratori (pubblici o privati) positivi o contatti stretti di pazienti Covid, comunica con Pec al medico l’avvio di isolamento o quarantena. Il lavoratore è in malattia, per un periodo che non rientrerà nel computo totale dei giorni cui ha diritto da contratto. Al soggetto sintomatico indirizzato dal medico curante all’Asl e tamponato dalle unità speciali di continuità assistenziale sarà sempre l’Asl a effettuare la comunicazione. Solo se il tampone lo fa il medico le cose cambiano ed è il camice ad annotare l’esito online per il servizio di prevenzione Asl.
Isolamento e quarantena – Il 12 ottobre 2020 una circolare del ministero della salute ha meglio differenziato l’isolamento per il Covid dalla quarantena per il contatto stretto di un positivo. E ha disposto che i positivi asintomatici in isolamento possano rientrare al lavoro dopo 10 giorni in presenza di un test molecolare negativo. I positivi che sviluppano la malattia potranno uscire dall’isolamento al 10° giorno dalla comparsa dei sintomi a condizione che siano trascorsi almeno 3 giorni senza sintomi, e che il test molecolare in 10ma giornata sia risultato negativo. Se il test risultasse ripetutamente positivo, sarà possibile uscire dall’isolamento al 21° giorno a condizione che la sintomatologia sia assente (non si tiene conto della persistente anosmia o ageusia). I contatti stretti sono obbligati alla quarantena di 14 giorni dall’esposizione al caso positivo, che potrà essere ridotta a 10 giorni, consentendo il ritorno al lavoro se un test in decima giornata -molecolare o anche rapido- risultasse negativo.

L’Inps – Fin qui i medici per porre in isolamento o quarantena -previa ordinanza Asl – pazienti positivi o contatti stretti hanno utilizzato il Codice V29 sulla base di circolari Inps, da usare anche per pazienti al rientro da paesi esteri con Covid; hanno altresì utilizzato il codice V07 per i pazienti immunodepressi, oncologici o effettuanti cure salvavita, da tenere lontani da ambiti lavorativi a rischio contagio Covid-19. Ma non in tutte le regioni i codici sono univoci. In Lombardia nei giorni scorsi, rispondendo ad un interpello ordinistico, il dirigente Inps Leonardo Sammartano ha chiarito che il codice V07 va usato non per i fragili ma per i positivi asintomatici, per i contatti stretti di positivi o di contatti di positivi, e per i soggetti rientranti da paesi indicati come a rischio dal Ministero degli Esteri, la cui tabella è aggiornata volta per volta. A chi sviluppa i sintomi vanno attribuiti invece i codici 480.3 per la polmonite da Covid e 079.82 per “infezione da coronavirus associata alla SARS”. Quanto ai lavoratori in condizioni di rischio, arriva un terzo codice, V15.A Bologna l’indirizzo Inps è quello di non usare il codice ma di far dettagliare la malattia al medico.



Regioni in tilt
 – Esemplifica il responsabile comunicazione Fimmg lucano Erasmo Bitetti che ai nuovi indirizzi sui codici «la Puglia si è adeguata, noi in Basilicata no. Preferiamo, in presenza di una disposizione del medico del lavoro, usare il codice diagnosi ICD della patologia prevalente del paziente (quella legata alla fragilità) e non più il codice V07 specificando che si tratta di “Patologia determinante inidoneità al lavoro secondo quanto disposto dal Medico tale con documento datato tot”. Per i codici V07, sia per il positivo in isolamento domiciliare sia per il contatto stretto in quarantena, i provvedimenti sono emessi in entrambi i casi dall’Asl all’interessato, al medico curante (che redige certificato Inps ed attestato per il datore di lavoro) e al sindaco.

Riepilogando – Il paziente positivo, sintomatico o asintomatico, rimane in isolamento 10 giorni e ne esce solo con l’esito negativo di un tampone molecolare sempre che sia senza sintomi; se il paziente positivo, pur asintomatico, non si negativizza resterà in isolamento non oltre il 21° giorno sempre che resti asintomatico. Il contatto stretto che ottenga un tampone, anche rapido, a 10 giorni dall’avvenuto contatto, se negativo è riammissibile al lavoro; se non ottiene il tampone esce comunque al 14° giorno. Se il contatto diventa positivo segue il percorso dei soggetti positivi.

Mauro Miserendino

INAIL: 211 MILIONI PER LA SICUREZZA SUL LAVORO

Da Italiaoggi.it

Con il bando Isi 2020 sarà possibile coprire fino al 65% delle spese sostenute dalle aziende per realizzare progetti destinati a migliorare i livelli di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro

Pubblicato oggi in Gazzetta ufficiale il bando Isi 2020 con il quale l’Inail mette a disposizione delle imprese che scelgono di investire in prevenzione 211.226.450 euro di contributi a fondo perduto. I fondi del bando Isi 2020 sono ripartiti in budget regionali/provinciali e suddivisi in quattro assi di finanziamento, differenziati in base ai destinatari e alla tipologia dei progetti che saranno realizzati. All’Asse 1 (Isi Generalista) sono assegnati 96.226.450 euro, suddivisi in 94.226.450 euro per i progetti di investimento e due milioni per i progetti di adozione di modelli organizzativi e di responsabilità sociale. Per l’Asse 2 (Isi Tematica) sono a disposizione 45 milioni di euro, destinati a sostenere la realizzazione di progetti per la riduzione del rischio da movimentazione manuale dei carichi, mentre lo stanziamento dell’Asse 3 (Isi Amianto), per progetti di bonifica da materiali contenenti amianto, è pari a 60 milioni di euro. L’Asse 4 (Isi Micro e Piccole Imprese) riguarda invece i progetti di miglioramento dei livelli di salute e sicurezza realizzati nelle micro e piccole imprese operanti nei settori della fabbricazione mobili e della pesca, per le quali sono disponibili 10 milioni.

Destinatarie dei finanziamenti sono le aziende, anche individuali, iscritte alla Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura, a esclusione delle micro e piccole imprese dell’agricoltura primaria, alle quali è riservato il bando Isi Agricoltura 2019-2020, pubblicato lo scorso 6 luglio. È stata confermata, inoltre, la possibilità per gli enti del terzo settore di accedere ai fondi del secondo asse, dedicato ai progetti per la riduzione del rischio da movimentazione manuale dei carichi. “In linea con il lavoro portato avanti negli ultimi anni – precisa Bettoni – per ottimizzare l’utilizzo dei fondi stanziati, aumentare il coinvolgimento delle aziende e rendere più rapida l’erogazione dei finanziamenti, nella fase di predisposizione del bando abbiamo puntato alla semplificazione degli adempimenti richiesti alle imprese partecipanti e alla definizione più dettagliata degli interventi che possono essere sostenuti”. Le date della procedura saranno pubblicate entro il 26 febbraio. La presentazione delle domande di accesso agli incentivi Inail avverrà, come per i bandi precedenti, in modalità telematica, attraverso una procedura articolata in diverse fasi, le cui date saranno pubblicate nella sezione del portale dell’Istituto dedicata al bando Isi entro il 26 febbraio 2021. Il contributo erogato in conto capitale, calcolato sulle spese ritenute ammissibili al netto dell’Iva, può coprire fino al 65% delle spese sostenute, con un tetto massimo di 130mila euro per i progetti ammessi che rientrano nei primi tre assi di finanziamento e di 50mila euro per quelli del quarto asse.

“Oltre al nostro contributo per l’attuazione di misure adeguate per fronteggiare la pandemia, abbiamo quindi ritenuto opportuno dare continuità a questa iniziativa, unica nel suo genere in Europa, che a partire dal 2010 ha consentito la realizzazione di quasi 32mila progetti, presentati soprattutto da micro e piccole imprese, finalizzati al rafforzamento della prevenzione e al contrasto del fenomeno degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali”, spiega il presidente dell’Istituto, Franco Bettoni. “Un investimento in sicurezza è un investimento per il Paese, per i nostri cittadini e per le imprese. In questo momento così difficile è dunque fondamentale garantire alle nostre aziende tutto il sostegno possibile, per fare in modo che l’emergenza Covid-19 non faccia perdere di vista l’obiettivo della tutela di lavoratrici e lavoratori. In questo senso il bando Isi dell’Inail è un’iniziativa di provata efficacia che, insieme alla formazione, alla sensibilizzazione, all’attività ispettiva e alle sinergie tra istituzioni e parti sociali, rappresenta un tassello decisivo della strategia nazionale per la salute e la sicurezza sul lavoro”, sottolinea dalla ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Nunzia Catalfo.

COME RIDURRE IL RISCHIO COVID IN MENSA CON UN SIMULATORE

Da 01health

Dassault Systèmes ha annunciato che GEA, tra i principali fornitori dell’industria di processo alimentare e di una vasta gamma di altre industrie di processo al mondo, ha utilizzato le applicazioni Simulia, basate sulla piattaforma 3DExperience, per simulare il flusso d’aria all’interno delle mense aziendali di Oelde, in Germania, chiusa da marzo 2020 a causa della pandemia da Covid-19, e per capire meglio in che modo riaprire in sicurezza la struttura per i 1.900 dipendenti.

Consapevole che il coronavirus possa diffondersi attraverso le goccioline nell’aria, nel contesto dell’iniziativa “Ritorno al lavoro” intrapresa dall’azienda con l’obiettivo di riaprire completamente tutti i siti, GEA ha voluto esaminare la diffusione per via aerea delle particelle all’interno della mensa aziendale e visualizzare diversi scenari di sicurezza. La società ha quindi lavorato con Dassault Systèmes per costruire un gemello virtuale 3D della mensa, con parametri che includevano persone positive al virus che tossivano e starnutivano, per simulare il comportamento del flusso di particelle all’interno dello spazio. GEA è stata in grado in questo modo di sperimentare realmente come il virus possa diffondersi nell’aria e contaminare superfici come piatti, vassoi e tavoli. Il gemello virtuale ha anche rivelato aree inaspettate di alta concentrazione del virus.

GEA sta ora utilizzando i risultati della simulazione per identificare e implementare una strategia di gestione del rischio che risulti efficace nel rendere lo spazio della mensa più sicuro.  Ciò include una serie di modifiche, tra cui quelle delle entrate, delle uscite e della disposizione dei posti a sedere, la separazione della cucina della mensa dall’area di ristorazione, la modifica del sistema di ventilazione e l’adozione di ulteriori misure di sicurezza a tutela del personale di cucina.

GEA prevede di condividere con i dipendenti i video che mostrano i risultati della simulazione della diffusione di Covid-19 nelle mense, in modo da comunicare internamente in modo chiaro perché e come sono state adottate le nuove misure e quale ruolo ha giocato la tecnologia in questa strategia.

Apparecchi di sollevamento persone e Ponti mobili sviluppabili

I ponti mobili sviluppabili rientrano tra le attrezzature di lavoro soggette al regime di verifica periodica previsto dall’art. 71 del decreto legislativo 81/08.

Immagine Apparecchi di sollevamento persone - Ponti mobili sviluppabilia

La pubblicazione illustra nel dettaglio le fasi tecniche della prima verifica periodica dei ponti mobili sviluppabili, così come indicate al d.m. 11 aprile 2011, e le modalità di compilazione della relativa scheda e del verbale di prima verifica al fine di fornire strumenti utili e riferimenti per uniformità di comportamento sia ai tecnici delle strutture territoriali dell’Istituto, soggetto titolare di questo adempimento, che a quelli dei soggetti abilitati.

Prodotto: Volume
Edizioni:Inail – 2020
Disponibilità: Si – Consultabile anche in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

INAIL DOSSIER SCUOLA

Presentato in occasione della “Giornata Nazionale per la sicurezza nelle scuole”, il volume contiene una sintesi delle attività svolte per la promozione e la diffusione della cultura della salute e sicurezza in ambito scolastico e per la gestione del contagio da Covid-19

Dossier scuola 2020

Il dossier presenta una selezione dei migliori progetti formativi realizzati dall’Inail, a livello locale, nazionale ed europeo, integrati con nozioni specifiche sui rischi biologici, sul Covid-19 e sulle misure di prevenzione adeguate. Nello svolgimento delle attività è stato favorito l’impiego di metodologie didattiche innovative e l’uso di strumenti multimediali interattivi.

Il volume include una sezione sugli investimenti per il rinnovo del patrimonio edilizio scolastico, un focus sui dati relativi agli infortuni occorsi a studenti e docenti nel triennio 2017-2019, una piccola rassegna di film sui temi della legalità e della sicurezza a scuola e una sezione dedicata alle pubblicazioni, con i contributi sulla gestione del rischio da Coronavirus realizzati dall’Inail.

A cura di:
Direzione centrale pianificazione e comunicazione
Direzione centrale prevenzione
Direzione centrale patrimonio
Consulenza statistico attuariale

Prodotto: Opuscolo
Edizioni: Inail – 2020
Disponibilità: Consultabile solo in rete
Info: dcpianificazione-comunicazione@inail.it

VACCINO PFIZER IN 300 PUNTI

Trecento punti per la distribuzione del vaccino anti-Covid in tutta Italia e l’avvio di un bando per l’acquisto di oltre 100 milioni di siringhe per la somministrazione del siero.

L’Italia si prepara alla grande campagna di vaccinazione contro il virus SarsCov2, una delle più grandi che siano mai state messe in atto, come l’ha definita il ministro della Salute Roberto Speranza, mentre il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli bolla come “assolutamente false” le affermazioni secondo cui il Paese “non si sta organizzando”.

Sul fronte della logistica, nei 300 i punti su tutto il territorio nazionale saranno distribuite le prime 3,4 milioni di dosi del vaccino della Pfizer che dalla fine di gennaio dovrebbero consentire di vaccinare 1,7 milioni di italiani. L’elenco è stato inviato da tutte le regioni al Commissario per l’Emergenza Domenico Arcuri in queste ore e comprende sia le strutture ospedaliere in grado di conservare e somministrare il vaccino sia le Rsa, che verranno servite attraverso le unità mobili. Nella lettera inviata alle Regioni con la quale Arcuri chiedeva ai presidenti di fornire l’elenco delle strutture idonee alla distribuzione e alla somministrazione, il Commissario indica che si potrebbe prevedere in questa prima fase di somministrare il vaccino direttamente nelle strutture ospedaliere e, tramite unità mobili, nei presidi residenziali per anziani. A consegnare il vaccino nei 300 punti individuati sarà direttamente la Pfizer, “per garantirne la sua integrità”.

Ogni presidio ospedaliero individuato, si legge ancora nella lettera, “dovrà essere in condizione di vaccinare almeno 2mila persone (o più persone ma con multipli di mille) in 15 giorni”.  Per gli altri vaccini in arrivo destinati a tutte le altre categorie di cittadini , si dice ancora nella lettera di Arcuri alle Regioni, “saranno previste modalità differenti di somministrazione, in linea con la ordinaria gestione vaccinale, attraverso una campagna su larga scala” utilizzando anche i drive in o, ma sono ancora ipotesi, anche palazzetti, fiere e palestre, “a partire dalle persone con un elevato livello di fragilità”. Al via anche il bando per l’acquisto di oltre 100 milioni di siringhe: le aziende avranno 15 giorni di tempo dalla pubblicazione della richiesta per presentare le offerte e a quel punto ci sarà la selezione.  Intanto, diventa sempre più ampio il portafoglio di vaccini anti-Covid di cui l’Europa si sta dotando.

La presidente della commissione europea Ursula von der Leyen ha infatti annunciato che il 25 novembre sarà approvato un nuovo contratto con l’azienda Usa Moderna, il cui candidato vaccino potrebbe ricevere l’approvazione da parte dell’ente regolatorio per i farmaci statunitense Fda l’11 dicembre. Se ci sarà l’approvazione, ha affermato il direttore scientifico dell’Istituto Spallanzani Giuseppe Ippolito, “dal giorno successivo, e cioè dal 12 dicembre, potrà essere avviata la macchina per il piano di vaccinazione in Usa”. Il contratto tra Bruxelles e Moderna prevede la fornitura fino a 160 milioni di dosi del vaccino. Si tratta del sesto contratto per la fornitura di vaccini in Europa, dopo quelli con le aziende AstraZeneca (per 400 mln di dosi), Sanofi-Gsk (300 mln), Johnson & Johnson (fino a 400 mln), BioNTech-Pfizer (fino a 300 mln) e CureVac (fino a 405 mln). L’Europa sta lavorando anche ad un settimo contratto. “Stiamo costruendo uno dei più completi portafogli di vaccini per il Covid-19 al mondo”, ha detto von der Leyen.

Ma, a livello mondiale, la corsa ai vaccini si fa sempre più serrata.  L’ultimo annuncio riguarda il vaccino russo Sputnik V che, ha reso noto l’istituto di ricerca Gamaleya, ha un’efficacia “superiore al 95%”. Sul fronte italiano, fa significativi passi avanti il vaccino made in Italy dell’azienda biotech ReiThera in collaborazione con l’Istituto Spallanzani: è ben tollerato e induce risposta immunitaria nei soggetti sani di età compresa tra i 18 e i 55 anni. La Fase 1 avanza ora nei soggetti di età compresa tra i 65 e gli 85 anni. L’arruolamento dei volontari più anziani sta procedendo e l’azienda prevede di comunicare entro la fine dell’anno i primi risultati dello studio.

SPRAY NASALE CONTRO IL COVID

Sono allo studio spray barriera contro il Covid 19. Anche ilsole24ore ha riportato la notizia in prima pagina nell edizione on line.

Di cosa si tratta? Di molecole neutre o naturali per la mucosa del naso ma che diventano una barriera ulteriore ed efficace al virus.

Riportiamo qui l’abstract da

Biorxiv.org

I patogeni aerodispersi presentano rischi elevati in termini di contagio e di trasmissione all’interno delle vie respiratorie, in particolare nella nucosa nasale. Sebbene la conoscenza della trasmissione per via aerea sia nota da tempo, poco si é fatto in termini di intervento adeguato in grado di proteggere l’individuo, o addirittura prevenire un’ulteriore diffusione. Questo studio si concentra su un preparato  nasale con la capacità di combattere tali problemi, in particolar modo  sul virus SARS-CoV-2. È stato preparato un prodotto in  formulazione spray contenente polisaccaridi noti per le loro proprietà mucoadesive e caratterizzato per i loro modelli meccanici, spray e proprietà antivirali. È stata dimostrata la capacità di barriera di due polimeri: gellano e λcarragenina. Inoltre, i sistemi spray hanno dimostrato capacità antivirali molto potenti, con conseguente inibizione completa del virus sia per la profilassi che per la prevenzione della diffusione. Infine, è stato proposto un meccanismo per spiegare e dimostrare il primo dispositivo completamente preventivo, mirato a proteggere il rivestimento delle vie respiratorie superiori.

Si tratta ovviamente di uno studio seppur promettente.

Cosa può accadere quindi in caso di entrata del virus? Questa “patina” riesce a inglobare le particelle, per poi farle eliminare soffiandosi il naso, oltre a catturare l’invisibile nemico che quindi può essere assorbito meno nel corpo, con conseguente limitazione della carica virale.

Al momento, come detto, siamo ancora in fase sperimentale. Ma il grande vantaggio di una soluzione di questo tipo, che potrebbe diventare una sorta di “supporto” tascabile per il controllo della diffusione dell’infezione, consiste nella possibilità di aumentare la protezione quando si rimane a lungo in ambienti chiusi, come ad esempio nelle aule scolastiche o nei lunghi viaggi in aereo.

Sempre in questa direzione un prodotto frutto di uno studio italiano che utilizza prodotti naturali ma segue lo stesso meccanismo barriera.  Riportiamo quanto pubblicato su brescia oggi in merito al prodotto.

.. Un aiuto può arrivare anche da uno dei polifenoli dell’olio d’oliva del Garda e dalle ciclodestrine, forse è bene prenderlo in considerazione. Alle molecole naturali come aiuto nel contrasto alla diffusione di agenti virali, il genetista bresciano Matteo Bertelli stava già lavorando da tempo insieme con la sua equipe nel laboratorio di ricerca a San Felice del Benaco, seppur all’interno di uno studio sulle malattie genetiche rare. I LABORATORI di Ebtna-Lab si erano focalizzati sull’endocitosi virale mediata da zattere lipidiche nell’ambito di una malattia rara legata al colesterolo. Nel frattempo, studi della comunità scientifica avevano evidenziato che il Coronavirus entra nelle nostre cellule attraverso il famoso recettore Ace2 localizzato proprio nelle zattere lipidiche. «Per questo ho deciso di trovare, tra le molecole naturali, quelle che potessero impedire l’ingresso del virus agendo sul meccanismo dell’endocitosi lipid-raft mediata», spiega il genetista bresciano. E ci è riuscito.

È nato così Endovir Stop, un integratore alimentare spray a base di ciclodestrine e polifenoli in grado di ridurre il rischio di contrarre infezioni delle alte vie respiratorie di tipo virale, compreso il Sars-Cov-2. «Endovir Stop non è la soluzione definitiva al Coronavirus – tiene a precisare il dottor Bertelli – ma tutti questi aiuti, insieme, possono fermarne efficacemente la diffusione». Bertelli non è il primo a studiare le molecole naturali a contrasto del Coronavirus: il primo gruppo di studio in Italia è stato quello dell’Università Tor Vergata e della Sapienza di Roma conElena Campione sulla lattoferrina, poi il gruppo spagnolo di Saragozza ha dimostrato come la quercetina possa prevenire l’infezione virale. «Lo studio delle molecole naturali dovrebbe essere ripreso dalla comunità scientifica perché può aiutare nella prevenzione di molte malattie», aggiunge Bertelli. La formulazione «è seguita da sperimentazioni coordinate dai professori Giampietro Farronato e Gianluca Martino Tartaglia della Statale di Milano, ed eseguite dal professor Mahmut Çerkez Ergoren alla Near East University di Nicosia – specifica Bertelli -. Nei giorni scorsi siamo stati premiati dalla Società europea di biotecnologie come miglior prodotto anti Covid-19. Noi siamo pronti, speriamo di poter commercializzare Endovir Stop già entro la fine di questo mese».

TAMPONI NEGLI STUDI MEDICI :LE LINEE GUIDA ISS

 

Da Dottnet.it

Esporre un avviso all’ingresso dello studio con chiare istruzioni sulle modalità di accesso, stabilendo rigorosi percorsi di entrata, di attesa e di uscita e specificando giorni e orari in cui si prevede l’esecuzione del test antigenico rapido. Esclusivamente previo appuntamento; in un locale dedicato, con una buona aereazione e che non sia di passaggio; preferibilmente al termine dell’attività ordinaria, per evitare il contatto tra soggetti con possibile infezione da SarsCov2 e chi accede allo studio per altri motivi; sanificare le superfici tra un prelievo e l’altro; evitare ogni forma di assembramento dei pazienti.  Sono queste alcune delle principali raccomandazioni contenute nella Nota tecnica “Esecuzione dei test diagnostici negli studi dei Pediatri di Libera Scelta e dei Medici di Medicina Generale” (clicca qui per scaricare il documento), realizzata dall’Istituto superiore di sanità (Iss) in collaborazione con il Ministero della salute, la Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei Medici) e l’Inail, online da oggi sul sito dell’Iss.

Abbiamo voluto contribuire fattivamente alla sicurezza degli operatori sanitari e dei cittadini con un documento agile e operativo che possa rispondere ai dubbi dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta chiamati a contribuire fattivamente in questo momento di grande richiesta di test diagnostici”, dichiara Paolo D’Ancona, ricercatore del Dipartimento di Malattie infettive dell’Iss. “Siamo da tempo all’interno dei Gruppi di Lavoro con l’Istituto Superiore di Sanità. Una collaborazione fattiva, che in questo 2020, funestato dalla pandemia di Covid si è fatta sempre più intensa e proficua, con incontri a cadenza settimanale – spiega il Segretario della Fnomceo, Roberto Monaco -. Questo Documento è l’occasione per apportare il nostro contributo professionale. Ad esso si affiancheranno due video-tutorial sulle modalità per effettuare i tamponi, negli adulti e nei bambini”. Il documento include diversi temi, dalle misure generali di prevenzione e controllo dell’infezione – dall’igiene delle mani alla pulizia e disinfezione degli strumenti e degli ambienti, passando per la gestione dei rifiuti e l’organizzazione delle modalità di accesso allo studio medico – alla spiegazione delle procedure per l’esecuzione dei test rapidi antigenici che, analogamente a quelli molecolari, valutano direttamente la presenza del virus nel campione clinico.

A differenza dei test molecolari, però, i test antigenici rilevano la presenza del virus non tramite il suo acido nucleico (RNA), ma tramite le sue proteine (antigeni). Il risultato dei test rapidi antigenici può essere direttamente visibile a occhio nudo o letto mediante uno strumento analizzatore compatto e trasportabile. Proprio per tali caratteristiche questo tipo di test può essere eseguito in uno studio medico o in aree dedicate senza la necessità di essere effettuato in un laboratorio.  Il tampone deve essere processato nel più breve tempo possibile, generalmente entro un’ora dal prelievo. Il risultato si ottiene in 15-30 minuti. Il test può risultare negativo se la concentrazione degli antigeni è inferiore al limite di rilevamento del test come ad esempio nella fase tardiva dell’infezione o risultare falsamente positivo per problemi di specificità, e per tale motivo, il test antigenico rapido positivo può necessitare di conferma mediante test molecolare.

Negli studi pediatrici, qualche raccomandazione in più: separare gli accessi riservati ai bilanci di salute e alle attività vaccinali dagli accessi per l’esecuzione del test diagnostico per SARS-CoV-2; raccomandare che l’accesso ai locali dello studio sia consentito ad un solo accompagnatore per bambino e che l’accompagnatore sia in buona salute; prevedere un percorso prioritario per l’esecuzione del test a bambini immunodepressi o con patologie pregresse e, sotto i 6 anni, a quelli che frequentano la comunità infantile; prevedere un approccio differente nella procedura di prelievo in relazione all’età e alla compliance del bambino, prevedendo il supporto del personale infermieristico.